DEL CONCETTO DI BONTA’. – LE ATROCITA’ TEDESCHE. – IL PENSIERO DI CONFUCIO SUI PROLETARI. – SULLA SERIETA’.
KALLE La parola «buono» ha un
brutto suono.
ZIFFEL Gli americani per dire «buon
uomo», usano il termine sucker, pronunciato «saggher», e possibilmente sputato
fuori da un angolo della bocca. Vuol dire uno che è sempre fregato, un
sempliciotto, la vittima ideale per un imbroglione affamato.
KALLE Basta pensare a un «buon
garzone panettiere», a braccetto con un «allegro operaio metallurgico»,, e
allora ti casca la benda dagli occhi. I buoni, in larga scala, sono soltanto
quelli che non fanno parte della cosiddetta gente perbene. Gli operai tessili
ci vestono, i braccianti ci nutrono, i muratori e i metallurgici ci fanno le
case, i birrai ci dissetano, i tipografi ci istruiscono, e tutti per un
compenso notoriamente misero: un disinteresse simile non lo conosce nemmeno il
Sermone della Montagna.
ZIFFEL Chi dice che sono buoni? Per
essere tali, dovrebbero essere soddisfatti del loro misero compenso e contenti
di renderci la vita comoda. Ma non lo sono.
KALLE Non faccia lo sciocco. Mi
basta solo chiederle: gli consiglierebbe, in coscienza, di accontentarsi del
misero salario che pigliano?
ZIFFEL No.
KALLE Dunque non vuole che siano
buoni? O che forse lo siano solo al di fuori del loro mestiere, la sera, dopo
il lavoro, magari con un gatto che non riesce a scendere da un albero; o insomma,
in modo tale che non frutti niente.
ZIFFEL Non consiglierei a nessuno
di comportarsi umanamente se non con la massima prudenza. Il rischio è troppo
grande. In Germania, dopo la prima guerra mondiale, uscì un libro col titolo
sensazionale: «L’uomo è buono!» (1), ed io mi sentii subito inquieto, e
respirai di sollievo quando un critico scrisse: «L’uomo è buono, il vitello
saporito». D’altra parte, ho trovato una poesia di uno scrittore di teatro, mio
compagno di ginnasio, che non presenta la bontà come qualcosa di eroico. Dice
così:
Dalla mia parete pende un lavoro giapponese,
di legno,
maschera di un cattivo demone, laccata d’oro.
Con senso partecipe vedo
Le vene gonfie della fronte mostrare
Quanto sia faticoso essere cattivi. (2)
Questo mi spinge a chiederle che cosa ne pensi lei delle
atrocità tedesche. Tra parentesi: io ce l’ho con la parola «tedesco». «Essere
tedesco significa fare le cose a fondo», che si tratti di lucidare i pavimenti
o di sterminare gli Ebrei. «Ogni tedesco ha l’inclinazione a occupare una
cattedra di filosofia». Fosse usata, questa parola tedesco, solo per
distinguere! Il guaio è che viene pronunziata con una tono insieme sentimentale
e sanguinario. Voglio augurarmi che il tedesco, dopo essersi esibito a Parigi,
davanti a Stalingrado e a Lidice, senta ora finalmente il bisogno di cambiar
nome. Altrimenti come fa a cominciare una nuova vita se tutti lo conoscono? Per
distinguerci potremmo chiamarci, diciamo, il Nono Paese, i Noni, con un’anima
nona, o qualcosa di simile. E si dovrebbe ogni tanto cambiare il numero,
in modo che non pigli di nuovo quel maledetto accento sentimentale. E’
stomachevole vedere una qualsiasi testa di legno darsi un sacco di arie, come
se la Passione secondo San Matteo o la Vedova allegra l’avesse composta lui. Ma
sto divagando. Volevo solo domandarle: crede lei alle atrocità tedesche?
KALLE Si.
ZIFFEL E non crede che sia propaganda?
KALLE Degli alleati?
ZIFFEL O dei nazisti.
KALLE Credo senz’altro che
nell’esercito tedesco domini una grande crudeltà. Se lei vuole soggiogare e
rapinare deve picchiare finché il braccio fa male. Con la persuasione e
le carezze non può indurre nessuno a cederle tutti i suoi averi; non ci
riuscirebbe mai, neppure se parlasse il linguaggio degli angeli.
ZIFFEL «Nell’esercito tedesco
domina una grande crudeltà» è un espressione equivoca, lo sa, no?
KALLE Certuni hanno un’opinione
sbagliata di ciò che è il dominare. La maggior parte della gente non si rende
conto per tutta la vita di essere dominata, questo è un fatto. Credono di fare
ciò che farebbero anche se non esistesse alcuna autorità, o comunque qualcosa
che li domini. Se se ne accorgono, qualche volta succede il quarantotto. Si fa
questo ragionamento: se Hitler governa la Germania, vuol dire che domina, ma
molti hanno un’opinione diversa dalla sua; sempre che non sempre, o magari mai,
possono farla valere, appunto perché è lui che domina. Ma la cosa non sta così.
Ci sono naturalmente quelli che non la pensano come lui, ma il guaio è che ben
presto non solo domina lui, ma anche le sue opinioni. Egli infatti ha i mezzi
per soggiogare la loro mente. Per esempio, è soltanto lui che dà loro
informazioni sugli avvenimenti. Anche se pensano che l’informazione è falsa,
non hanno però ancora quella giusta, cioè non sono informati. E inoltre, quando
vuol trascinare la gente a qualche sporca scorreria piratesca è capace anche di
far presa su quanto c’è in loro di «più bello e più nobile». Ho qui una poesia
che mi ricopiai quando circolava a Stoccolma, che non è male.
L’uomo basso si mise a frugare nel suo portafogli, pieno
zeppo di vecchi documenti e di ritagli spiegazzati e con le orecchie agli
angoli, e tirò fuori un foglietto scritto a matita.
KALLE (legge a voce alta la poesia «Appello
dei Vizi e delle Virtù», dalla «Raccolta Steffin»(3))
APPELLO DEI VIZI E DELLE VIRTU'
Alla Soirée dell’Oppressione, che recentemente ebbe luogo,
si presentarono, al suono di fanfare,
certi personaggi di rilievo, e
testimoniarono dei loro legami coi Potenti.
La Sete di Vendetta, truccata e pettinata come
la Coscienza, diede alcuni esempi della sua infallibile memoria. Minuta e
storpia nella persona, riscosse un applauso poderoso.
La Brutalità, guardandosi attorno smarrita, fece
un’entrata infelice. Scivolò sulla piattaforma, ma si rifece scalciando tanto
per la rabbia da fare un buco nel pavimento.
Dopo di lei, l’Odio per la Cultura, che, con la
schiuma alla bocca, scongiurò gli Ignoranti di rifiutare il fardello della
Scienza. “Contro i saccenti!” era il suo slogan, e gli Ignoranti lo portarono
sulle loro spalle, logorate dal lavoro, fuori del locale.
Anche il Servilismo si presentò e si
produsse come grande digiunatore di professione. Prima di ritirarsi, si inchinò
davanti a un paio di grassi mariuoli, cui aveva procurato posizioni elevate.
Popolare attrice comica, animò la sala la Sadica
Gioia. Tuttavia ebbe un piccolo incidente, perché a furia di ridere si
procurò un’ernia.
Nella seconda parte dello spettacolo propagandistico si
presentò l’Ambizione, la grande saltatrice. Saltò così in alto, che si
ferì la testolina a una trave. Ma né allora, né quando un organizzatore della
festa le appuntò una decorazione con uno spillone direttamente nella carne, non
batté ciglio.
Un po’ pallida, forse per l’emozione della ribalta, si
presentò la Giustizia. Parlò di quisquilie e promise per il
prossimo futuro un discorso più profondo.
La Sete di sapere, giovane e forte, riferì come
il regime le avesse aperto gli occhi e come la colpa dei pubblici mali fosse
dei nasi ricurvi.
Ecco venir fuori lo Spirito di Sacrificio, un
giovanotto lungo e magro con una faccia onesta, un gran piatto di monete false
nella mano callosa. Raccolse le monetine degli operai e disse piano, con voce
esausta: Pensate ai vostri figli!
Anche l’Ordine salì sulla pedana, con la testa
calva sotto la cuffia pulita. Distribuì dipoli di dottore ai bugiardi e di
chirurgo agli assassini. Sul suo vestito grigio non un granello di polvere,
benché durante la notte fosse andato a rubare nei cortili fra i mucchi della
spazzatura. In lunghe file interminabili passavano i derubati davanti al suo
tavolo, ed egli, le mani gonfie per le varici, compilava ricevute per tutti.
Suo fratello il Risparmio mostrò un cesto di croste di pane,
strappate di bocca ai malati negli ospedali.
L’Operosità, ansimante come un braccato a morte, il
collo piagato dalle frustate, fece un numero straordinario. In men che non ci
voglia a smoccolarsi il naso fabbricò una granata. E per soprappiù, prima che
si potesse dire Ah!, preparò gas velenoso per duemila famiglie.
Tutte queste Celebrità, figli e nipoti del Freddo e
della Fame, si presentarono al popolo e si dichiararono senza
riserve servi dell’Oppressione.
ZIFFEL Secondo lei, anche coi
dodici apostoli Hitler avrebbe potuto formare un bel manipolo di SS.
KALLE Un profitto lo ricavano solo
usando tutti i mezzi possibili.
ZIFFEL La colpa di tutto ce l’ha il
capitalismo – questa è una constatazione banale.
KALLE Purtroppo non lo è.
ZIFFEL Posso convenire con lei che
non è abbastanza risaputo, e sono anche disposto ad ammetter di avere
personalmente una pericolosa inclinazione a respingere le banalità anche quando
sono utili verità. In chimica questa abitudine non si potrebbe certo
conservare. Lo sa lei che il suo Confucio, Carlo Marx, era freddino assai nel
giudicare le qualità morali del proletariato? Gli ha fatto anche dei
complimenti, lo riconosco, ma che i proletari siano esseri subumani Goebbels
l'ha preso direttamente da Carlo Marx. Solo che questi era dell'opinione che ne
abbiano abbastanza di questa condizione.
KALLE Come fa a sostenere che Marx
abbia insultato i lavoratori? Non faccia tanto l'originale, per favore.
ZIFFEL Mi lasci essere originale,
altrimenti sono stupido e lei cosa ne ricava? Marx non ha insultato i
lavoratori, ha constatato che da parte della borghesia viene fatto loro un
insulto. La mia conoscenza del marxismo non è completa, quindi è meglio che lei
stia sul chivalà.
Una conoscenza più o meno completa del marxismo costa oggi –
mi ha assicurato un collega – dai venti ai venticinquemila marchi-oro, e senza
tutte le finezze e i dettagli. Per meno non si ottiene niente di veramente
buono, al massimo un marxismo di mezza tacca, senza Hegel o senza Ricardo, ecc.
E per di più il mio collega calcola soltanto le spese per libri, tasse
universitarie e ore di lavoro, e non quello che uno ci rimette per via delle
difficoltà che incontra nella carriera, o per eventuali detenzioni, e tralascia
anche il fatto che nelle professioni liberali l’efficienza diminuisce
notevolmente, dopo una lettura approfondita di Marx; in determinati campi, come
la storia e la filosofia, non si ridiventa mai più veramente “bravi” dopo esser
passati attraverso Marx.
KALLE E cos'è la faccenda
della subumanità dei lavoratori?
ZIFFEL Mi pare, salvo errori, che
secondo Marx al proletariato venga negata l'umanità, cioè il suo essere uomo,
così che è costretto a fare qualcosa, disumanizzato com'è in un mondo dove per
lui l'essere umano è particolarmente importante. L'homo sapiens, secondo Marx,
fa qualcosa soltanto quando si trova faccia a faccia davanti alla rovina
totale. Gli impulsi più elevati glieli si può soltanto estorcere. Le cose
giuste, le fa solo in caso di emergenza, quando proprio non si può fare
altrimenti. Così il proletariato perviene alla sua missione di sollevare
l'umanità su un gradino più alto.
KALLE Sono sempre stato contrario,
per così dire, istintivamente, a questa parola. Suona lusinghiera, ma dei
lusingatori io diffido sempre; e lei no? Sarei curioso di sapere che cosa vuol
dire la parola missione, letteralmente.
ZIFFEL Viene dal latino mittere,
mandare.
KALLE Me l'immaginavo. Il proletariato
dovrebbe fare di nuovo da tirapiedi. Voi vi immaginate uno Stato ideale, e noi
dovremmo fabbricarvelo. Noi sempre gli esecutori, e voi sempre i dirigenti, eh?
Noi dovremmo salvare l'umanità: ma chi è l'umanità? E' lei.
A Stoccolma incontrai un emigrato ebreo, un banchiere con il
titolo di commendatore, il quale seriamente mi rinfacciava che noi socialisti
non abbiamo fatto la rivoluzione, ma abbiamo lasciato che Hitler prendesse il
potere. A quanto pare, quello avrebbe voluto che gli facessimo una specie di
Germania dei commendatori. Anche i russi sono sempre stati giudicati da quel
punto di vista. Nella “Frankfurter Zeitung” c'era sempre scritto che laggiù non
c'è il vero comunismo, e così l'Unione Sovietica si pigliava un brutto voto.
Scrivevano che è un esperimento interessante, e sempre con
tono obiettivo, come se il loro giudizio definitivo lo volessero far dipendere
solo dalla possibilità che quell'esperimento fosse tecnicamente eseguibile. Ma
forse anche i nobili francesi parlavano così della ghigliottina.
ZIFFEL Se ho ben capito, lei si
rifiuta di liberare l’umanità.
KALLE Il ogni caso non le pago il
caffè. Qualche volta, non se l’abbia a male. Do sui nervi a me stesso, perché
in tempi come questi me ne sto qui seduto a fare dello spirito.
ZIFFEL Prima di tutto le potrei
rispondere che tutti e due non siamo abbastanza sazi per poter essere veramente
seri, specialmente in un paese dove ci sono due divisioni motorizzate tedesche,
e senza avere il visto per partire. In secondo luogo la serietà, come atteggiamento
della vita, è momentaneamente un po’ discreditata, perché la cosa più seria che
mai sia esistita è Hitler con la sua cricca. Egli fa parte degli assassini
seri, e l’assassinio è qualcosa di molto serio. Non è una natura superficiale,
e i polacchi glielo potrebbero confermare. Al suo confronto Budda era un
umorista. In terzo luogo non abbiamo bisogno di darci un contegno dignitoso:
non siamo mica macellai. Una buona causa la si può sempre esporre anche in modo
divertente.
KALLE Come disse una volta un
oratore ufficiale della società per la cremazione: la borghesia non ha nulla da
perdere, tranne i suoi quattrini.
Poco dopo i due si separarono e se ne andarono ciascuno
per la propria strada.
1 Di Leonhard Frank (1918)
2 E’ la poesia di Brecht Die Maske des Bösen,
nel testo nella versione di Ruth Leiser e Franco Fortini.
3 Silloge di poesie brechtiane così chiamata perché
compilata da Grete Steffin, amica e collaboratrice di Brecht.
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