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martedì 5 novembre 2024

La categoria di imperialismo è ancora attuale e quali sono i paesi imperialisti? - Domenico Moro

Da: https://giuliochinappi.wordpress.com - Domenico Moro è sociologo e ricercatore presso l'Istat, dove si occupa di indagini economiche strutturali sulle imprese. Ha lavorato nel settore commerciale di uno dei maggiori gruppi multinazionali mondiali ed è stato consulente della Commissione Difesa della Camera dei deputati. Collabora con quotidiani e riviste nazionali ed è autore di diversi volumi di carattere economico, politico e militare. Negli ultimi anni ha pubblicato il Nuovo Compendio del Capitale. 

Vedi anche: Stagflazione e crisi del dollaro - Domenico Moro  

IL COLONIALISMO di ieri e di oggi. USA, RUSSIA, e CINA: quali sono realmente i PAESI IMPERIALISTI? - Alessandra Ciattini

Leggi anche: L'imperialismo. Fase suprema del capitalismo*- Vladimir Lenin (1916)  

Il capitale finanziario (estratti dal capitolo XXII, 1910) - Rudolf Hilferding 

Esiste oggi un imperialismo europeo? - Domenico Losurdo 

Dal primo dopoguerra al Secondo conflitto mondiale (passando per la grande crisi del ’29) - Mauro Rota e Francesco Schettino 

Sviluppo capitalistico e Guerra. Un testo illuminante di Gianfranco Pala 

Il mito dell’imperialismo russo: in difesa dell’analisi di Lenin - Renfrey Clarke, Roger Annis 

IMPERIALISMO E SOCIALISMO IN ITALIA - Vladimir Lenin (1915)

L’imperialismo nel XXI secolo - John Smith 



Dalla fine dell’Ottocento, l’imperialismo moderno si sviluppa come sistema di dominio economico e politico delle potenze capitaliste occidentali. Oggi, nonostante la decolonizzazione, persistono dinamiche imperialiste che si manifestano tramite il controllo finanziario e geopolitico esercitato da Stati e multinazionali. 


Il termine di imperialismo è associato ai più importanti imperi del passato come quello romano o quello persiano. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento il termine di imperialismo è stato ripreso per descrivere la nuova realtà mondiale, caratterizzata dalla formazione di diversi imperi facenti riferimento soprattutto agli stati dell’Europa occidentale. Per questo il periodo tra la seconda metà dell’Ottocento e il 1945, quando inizia la decolonizzazione, è stato definito l’età degli imperi. L’impero più vasto era quello britannico, seguito da quello francese, spagnolo, portoghese e olandese, che erano gli imperi più antichi. Tra gli ultimi Paesi a partecipare alla corsa alle colonie ci furono gli Stati Uniti, il Giappone, la Germania, il Belgio e l’Italia.

L’imperialismo moderno si differenzia da quello antico perché non rappresenta soltanto un espansionismo militare bensì un espansionismo in primo luogo economico, basato sulla conquista di territori da sfruttare e utilizzare economicamente, le colonie. L’imperialismo è una fase dello sviluppo del capitalismo, caratterizzando in modo peculiare l’economia dei Paesi imperialisti. Dal punto di vista globale l’imperialismo è un sistema basato sulla divisione tra un centro metropolitano, i Paesi imperialisti, e una periferia e una semiperiferia, entrambe sfruttate e oppresse dal centro.

Dal momento che dopo il 1945 è iniziato il processo di decolonizzazione e le ex colonie sono divenute stati indipendenti, si può parlare dell’esistenza di un imperialismo ancora oggi? Riteniamo di sì, ma con delle differenze. Quella di imperialismo rimane, quindi, una delle più importanti categorie di interpretazione della realtà. Per analizzare l’imperialismo attuale e definire le novità rispetto a quello della prima metà del Novecento dobbiamo partire da un testo che fu fondamentale nell’interpretazione dell’età degli imperi, “L’imperialismo. Fase suprema del capitalismo” di Lenin.

sabato 27 luglio 2024

Imperialismo e Jhad - R. Caputo intervista M. BRIGNOLI

Da: Tracce Di Classe - Maurizio Brignoli, redattore della rivista "La Contraddizione" (https://rivistacontraddizione.wordpress.com). 


                                                                          

vedi anche: M. BRIGNOLI. "Breve storia dell'imperialismo" . Intervista R. Caputo de "La Citta' Futura"

La costante collusione fra imperialismo occidentale e terrorismo islamico (https://www.youtube.com/watch?v=ZdkAfGgSFeI). 

domenica 21 luglio 2024

LOSURDO ed il REVISIONISMO STORICO - Alessandra Ciattini e Gianmarco Pisa

Da: Tracce Di Classe -  Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it).
Gianmarco Pisa è operatore di pace. Impegnato in iniziative e ricerca-azione per la trasformazione dei conflitti, nell’ambito di IPRI (Istituto Italiano di Ricerca per la Pace) – Rete Corpi Civili di Pace, si occupa inoltre di inter-cultura e inclusione presso i centri di ricerca RESeT (Ricerca su Economia Società e Territorio) e IRES Campania (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali), a Napoli, la sua città. Ha all’attivo pubblicazioni sui temi del conflitto e della pace e azioni di pace nei Balcani, per Corpi Civili di Pace in Kosovo, e, in diversi contesti, nello scenario mediterraneo. 

"Comprendiamo molto bene che la formazione di un ordine mondiale che rifletta il vero equilibrio di forze e la nuova realtà geopolitica, economica e demografica è un processo complicato e purtroppo addirittura doloroso. 
Ciò è dovuto soprattutto al fatto che gli sforzi dei membri del BRICS e di altri paesi in via di sviluppo affrontano una forte resistenza da parte delle élite al governo degli Stati cosiddetti "miliardi d'oro". 
Agendo contro la logica storica e spesso a scapito degli interessi a lungo termine delle proprie nazioni, cercano di cementare un certo ordine basato sulle proprie regole che nessuno ha mai visto, discusso o adottato. 
Queste regole vengono scritte o corrette ogni volta, per adattarsi a ogni situazione specifica e nell'interesse di coloro che si considerano eccezionali e si arrogano il diritto di dettare la propria volontà agli altri. 
Questo è il meglio del colonialismo classico, un chiaro tentativo di sostituire il diritto internazionale legittimo e monopolizzare la verità ultima, e questo monopolio è distruttivo". 

Estratto del discorso del presidente russo Vladimir Putin durante la sessione plenaria del 10° Forum parlamentare BRICS, Palazzo Tauride, San Pietroburgo, 11 luglio 2024.

                                                                             

IL PAESE DELLE LIBERTÀ: stermini, repressione e lager nella storia degli Usa. - Maurizio Brignoli
“RAZZISMO E CULTURA” - Frantz Fanon
Razzismo e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi
Violenza, classi e persone nel capitalismo crepuscolare - R. Fineschi
Persona, Razzismo, Neo-schiavismo: tendenze del capitalismo crepuscolare. - Roberto Fineschi
La schiavitù, radici antiche di un male moderno - Francesco Gamba 

lunedì 22 agosto 2022

Dottrina Monroe. L’egemonia statunitense nell’emisfero occidentale - Giacomo Gabellini

Da: la Città Futura - https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini intervista un giovane ricercatore indipendente Giacomo Gabellini, sul suo ultimo libro Dottrina Monroe. L’egemonia statunitense nell’emisfero occidentale, Diarkos 2022.



Partendo dall’enunciazione della Dottrina Monroe, avvenuta nel 1823, si finisce col ricostruire due secoli di storia del nostro mondo, giacché essa è sempre stata il fondamento, implicito o esplicito, di tutta la politica statunitense, che ha praticamente coinvolto tutte le regioni del pianeta.

Richiamandosi a un’opera assai nota di John Perkins, Confessioni di un sicario dell’economia (2004), l’autore illustra i vari metodi usati per favorire l’espansione statunitense, il cui scopo primario era ed è quello di garantire lauti profitti al capitale statunitense e ai suoi monopoli. Dall’analisi di Gabellini risulta pertanto evidente come lo Stato statunitense sia stato un semplice strumento nelle mani di voraci élite che per incrementare i loro profitti non si sono fermate dinanzi a nessuna sofferenza e distruzione che le loro scelte politiche hanno provocato e continuano a provocare.

                                                                                                                                                  


domenica 29 maggio 2022

L'Holodomor, la propaganda liberale e le rimozioni storiche dell'Occidente [1] - Domenico Losurdo

Da: https://www.marxismo-oggi.it - Domenico Losurdo è stato un filosofo, saggista e storico italiano. - http://domenicolosurdo.blogspot.com/

Vedi anche: Stalin oltre la doxa - Domenico Losurdo  

Ucraina: una crisi che può allargarsi - Domenico Losurdo (2014) 


  1. L’olocausto ucraino quale bilanciamento dell’olocausto ebraico

 Le due personalità criminali [Hitler e Stalin ndr], reciprocamente legate da affinità elettive, producono due universi concentrazionari tra loro assai simili: così procede la costruzione della mitologia politica ai giorni nostri imperversante. Per la verità, pur inaugurando questa linea di pensiero, Arendt fa un discorso più problematico. Per un verso accenna, sia pure in modo assai sommario, ai «metodi totalitari» preannunciati dai campi di concentramento in cui l’Inghilterra liberale rinchiude i boeri ovvero agli elementi «totalitari» presenti nei campi di concentramento che la Francia della Terza Repubblica istituisce «dopo la guerra civile spagnola». Per un altro verso, nell’istituire il confronto tra Urss staliniana e Germania hitleriana, Arendt fa valere alcune importanti distinzioni: solo a proposito del secondo paese parla di «campi di sterminio».

C’è di più: «nell’Urss i sorveglianti non erano, come le SS, una speciale élite addestrata a commettere delitti». Com’è confermato dall’analisi di una testimone passata attraverso la tragica esperienza di entrambi gli universi concentrazionari: «I russi […] non manifestarono mai il sadismo dei nazisti […] Le nostre guardie russe erano persone per bene, e non dei sadici, ma osservavano scrupolosamente le regole dell’inumano sistema»[2]. Ai giorni nostri, invece, dileguati il sia pur sommario riferimento all’Occidente liberale e l’accenno alle diverse configurazioni dell’universo concentrazionario, tutto il discorso ruota attorno all’assimilazione di Gulag e Konzentrationslager.

Perché tale assimilazione sia persuasiva, in primo luogo si dilatano le cifre del terrore staliniano. Di recente, una studiosa statunitense ha calcolato che le esecuzioni realmente avvenute ammontano a «un decimo» delle stime correnti[3]. Resta fermo, ovviamente, l’orrore di questa repressione pur sempre su larga scala. E, tuttavia, è significativa la disinvoltura di certi storici e ideologi. Né essi si limitano a gonfiare i numeri. Nel vuoto della storia e della politica la costruzione del mito dei mostri gemelli può compiere un ulteriore passo avanti: all’olocausto consumato dalla Germania nazista a danno degli ebrei a partire soprattutto dall’impantanarsi della guerra ad Est corrisponderebbe l’olocausto già in precedenza (agli inizi degli anni ’30) inflitto dall’Urss staliniana agli ucraini (il cosiddetto «Holodomor»); in questo secondo caso si sarebbe trattato di una «carestia terroristica» e pianificata, alfine sfociata in un «immenso Bergen Belsen», e cioè in un immenso campo di sterminio[4].

martedì 20 aprile 2021

La schiavitù, radici antiche di un male moderno - Francesco Gamba

 Da: https://terzapaginavida.edublogs.org -

Leggi anche: LA TEORIA MODERNA DELLA COLONIZZAZIONE - Karl Marx 

IL PAESE DELLE LIBERTÀ: stermini, repressione e lager nella storia degli Usa. - Maurizio Brignoli 

RAZZISMO E CULTURA” - Frantz Fanon 

Razzismo e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi 

Violenza, classi e persone nel capitalismo crepuscolare - R. Fineschi 

Persona, Razzismo, Neo-schiavismo: tendenze del capitalismo crepuscolare. - Roberto Fineschi 

Colonialismo, neocolonialismo e balcanizzazione: tre epoche di una dominazione* - Saïd Bouamama

Vedi anche: Libertà e schiavitù – Luciano Canfora



È vietata dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 e dalla Convenzione Onu del 1956 eppure esiste tuttora. “Si calcola, che oggi ci siano più di 27 milioni di persone – donne e uomini ma anche bambini – che vivono in uno stato di assoggettamento non dissimile, nelle forme e nelle pratiche, da quello conosciuto in età antica e nei secoli della modernità”: questo stato è la schiavitù e le parole sono quelle del Prof. Giuseppe Patisso, docente di storia moderna dell’Università del Salento.


La schiavitù ha un passato che affonda le radici nella preistoria e che ha lasciato diverse cicatrici nella storia dell’umanità: una di queste viene ricordata il 25 marzo con la Giornata internazionale di commemorazione delle vittime della schiavitù e della tratta transatlantica degli schiavi. La tratta è stata la più imponente migrazione forzata della storia, durata dal 1526 al 1867 e ha interessato tra i 10 ei 12,5 milioni di uomini, donne e bambini africani che furono rapiti dalle loro terre d’origine e spediti attraverso l’Oceano Atlantico alle Americhe; qui, se sopravvissuti al viaggio, venivano torturati e costretti a lavorare senza paga per schiavisti europei e americani. La giornata istituita dalle Nazioni Unite, ricordando questa pagina drammatica della storia dell’umanità, vuole anche sensibilizzare sulle cause che hanno portato l’uomo a compiere un gesto simile: non solo motivazioni economiche, ma anche e soprattutto pregiudizi, discriminazione e razzismo che sono state in antichità e sono ancora adesso causa di schiavitù.

domenica 11 ottobre 2020

Domenico Losurdo: Nietzsche, il ribelle aristocratico - Maurizio Brignoli

 Da: http://www.filosofia.it - 

Vedi anche: Un altro Nietzsche - Domenico Losurdo

NIETZSCHE, Lo scriba del Caos - Carlo Sini

Marx, il liberalismo e la maledizione di Nietzsche*- Paolo Ercolani

Nietzsche e la crisi dell'epoca moderna - Costantino Esposito 

Nietzsche - Antonio Gargano

Leggi anche: 

Storia e oggettività in Nietzsche*- Vladimiro Giacché 

IL LIBRO DEL FILOSOFO* - Stefano Garroni 

Appunti su “la Distruzione della Ragione”, di György Lukács -


Losurdo, Domenico, Nietzsche, il ribelle aristocratico. Biografia intellettuale e bilancio critico. Bollati Boringhieri, Torino 2002, pp. 1167.



Domenico Losurdo sviluppa in Nietzsche, il ribelle aristocratico una scrupolosa e dettagliata ricostruzione del contesto storico e del dibattito culturale coevo quali premesse per comprendere l’evoluzione della carica dissacratoria del pensatore di Röcken.

Fin dalla Nascita della tragedia è possibile vedere come gli spunti politici non siano esterni alla riflessione estetica e come la grecità sia una categoria filosofica elaborata in contrapposizione al mondo moderno, soprattutto alla Francia contemporanea attraversata dalle rivoluzioni. Il pericolo mortale, che sfocia nella rivolta servile della Comune, ha le sue origini nell’illusione moderna della possibilità di conoscere e trasformare la realtà, eliminandone la componente tragica e negativa. Causa di ciò è l’ottimismo, la fede nella felicità terrena di tutti che produce lo scontento nel ceto degli schiavi e li porta a sentire come ingiusta la propria condizione. La crisi della grecità tragica sta nell’ottimismo socratico che crede nell’insegnabilità della virtù e nell’attesa di un mondo felice. Il popolo tedesco, che ha sconfitto la Francia socratica della rivolta servile, deve essere l’erede della civiltà greca. 

Se questa critica alla sovversiva idea di felicità comune è diffusa fra Sette e Ottocento, l’originalità di Nietzsche consiste proprio nel procedere il più indietro possibile nell’individuare l’origine della sovversione. Mentre l’ottimismo moderno porta alla rivolta e il cristianesimo alla fuga dal mondo, l’arte-religione greca promuove la felicità dell’esistenza, nonostante la coscienza del dolore della schiavitù che è a fondamento di ogni civiltà. Riflessione estetica e politica sono così strettamente unite ed è la politica a costituire l’aspetto principale che permette di cogliere l’unità tra i riferimenti al movimento socialista e alla guerra franco-prussiana e le analisi della tragedia eschilea e wagneriana. Siamo in presenza di una filosofia della storia caratterizzata dalla polemica contro lo «spirito del tempo» (Zeitgeist), dalla «critica del tempo presente» (Zeitkritik), in ultima analisi dal rifiuto della modernità (pp. 66-67). Il mondo non necessita di alcuna giustificazione estrinseca: al posto di una teodicea si pone così una cosmodicea che, oltre a eliminare la trascendenza cristiana, elimina anche qualsiasi trascendenza rivoluzionaria. 

Lo stesso concetto universale di uomo è un’astrazione che non appartiene al mondo greco: la differenza tra uomo e uomo emerge nella celebrazione della personalità eccezionale. È però solo con Nietzsche che questa metafisica del genio, presente in Lagarde, Wagner, Schopenhauer, Mill, diviene il centro di un programma politico di contrapposizione radicale alla modernità e alle tendenze sovversive e massificanti ad essa connesse (p. 101). 

Nietzsche spera che con l’affermarsi dell’essenza dionisiaca del popolo tedesco si possano superare le lacerazioni della modernità: la Nascita della tragedia non fa che tradurre in linguaggio dionisiaco questo ideale nato dalla vittoria sulla Francia illuminista e rivoluzionaria. Vi sono però altri miti genealogici che cercano di legittimare il Secondo Reich: quello cristiano-germanico di Wagner, quello puramente germanico dei teutomani e quello ariano-greco-germanico di Schopenhauer. Nella loro diversità, questi miti hanno in comune l’antiebraismo e, nel giovane Nietzsche, le antitesi grecità tragica/modernità e pessimismo/ottimismo coincidono con le dicotomie Germania/Francia e germani/ebrei. Il Nietzsche pre-illuminista è allora un antisemita? È forse più corretto parlare di un antigiudaismo (critica che non mette in discussione l’eguaglianza civile e politica) che può sconfinare nella giudeofobìa (ostilità che porta alla discriminazione politico-sociale); inoltre, l’ebraismo non viene definito da Nietzsche in termini razziali e la successiva presa di distanza da questa giudeofobìa emerge in contrasto con la rozzezza naturalistica dell’antisemitismo wagneriano. L’analisi della modernità, in cui l’antigiudaismo svolge un ruolo significativo, in certa misura si autonomizza rispetto a questi elementi giudeofobi che pure l’hanno accompagnata. 

sabato 12 settembre 2020

Persona, Razzismo, Neo-schiavismo: tendenze del capitalismo crepuscolare. - Roberto Fineschi

                        LA TEORIA MODERNA DELLA COLONIZZAZIONE - Karl Marx 
                        Razzismo e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi  
                        RAZZISMO E CULTURA” - Frantz Fanon


Numerosi stratagemmi sono volti a disgregare e contrapporre gli sfruttati fra di loro, favorendo la guerra fra poveri che distrae dall’unica guerra realmente liberatoria per tutti: la guerra agli sfruttatori. 


Come ho argomentato altrove, lo sviluppo strutturale del modo di produzione capitalistico nella sua fase “crepuscolare” porta alla crisi della vigenza del concetto di “persona”, vale a dire dell’universale uguaglianza e libertà degli esseri umani. A onor del vero, il processo di universalizzazione nello stesso contesto borghese della persona non è mai stato poi così lineare. Lasciando stare le colonie, dove la barbarie schiavistica non è mai cessata, sacche di schiavitù formalmente legittime sono esistite a lungo in seno ai più liberali dei paesi anche fino a tempi relativamente recenti.
L’esempio più facile sono i super liberi Stati Uniti: essi nascono con la schiavitù degli afroamericani addirittura nella Costituzione. Non viene menzionata esplicitamente, ma compare indirettamente attraverso la clausola dei 3/5. La questione era come contare gli schiavi che nel sud erano una parte cospicua della popolazione: come “esseri umani” per avere più rappresentanti o come cosa per pagare meno tasse (che erano basate sul numero di persone). La “soluzione” fu contarli per 3/5: uno schiavo, senza che la parola fosse menzionata, valeva 3/5 di un bianco (articolo 1, sez. 2, comma 3). La parola Schiavitù compare esplicitamente solo nel XIII emendamento approvato tra il 1864 e 1865 dove si dice che, finalmente, è bandita. È del resto noto come la tratta degli schiavi fosse gestita largamente dalla liberalissima Inghilterra. Non bisogna tuttavia stupirsi; sempre altrove ho ricordato come tutto ciò non sia in contraddizione con la filosofia del padre fondatore del liberalismo, John Locke, che addirittura la contempla nella Stato di natura accanto a libertà, uguaglianza e proprietà.

domenica 21 giugno 2020

Razzismo e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi

Da: https://www.lacittafutura.it - Roberto Fineschi è un filosofo italiano (Marx. Dialectical Studies). -
Vedi anche:  "Violenza, classi e Stato nel capitalismo crepuscolare" - R.Fineschi, M.Casadio, A.Allegra.  
                        IL RITORNO DELLA RAZZA - ARGINI E ANTIDOTI DALLA CONOSCENZA" 
                        Rivoluzione socialista e Rivoluzione anticoloniale - Domenico Losurdo
Leggi anche: Populismo, punti di partenza - Roberto Fineschi 
                        Orientamenti politici e materialismo storico - Roberto Fineschi 
                        IL PAESE DELLE LIBERTÀ: stermini, repressione e lager nella storia degli Usa. - Maurizio Brignoli 
                        LA TEORIA MODERNA DELLA COLONIZZAZIONE - Karl Marx 
                        RAZZISMO E CULTURA” - Frantz Fanon 
                        L’occupazione italiana nei Balcani - Angelo Del Boca



Il razzismo non è un fenomeno solo statunitense ma è alla base del pensiero liberale. Aver abolito lo schiavismo non ha intaccato i meccanismi dello sfruttamento dei lavoratori.



1. Come spiega efficacemente Domenico Losurdo in vari suoi studi, la tradizione liberale da sempre ha combinato astratta uguaglianza e libertà con una teoria della classe dominante, secondo la quale esse valgono solo per un circolo di eletti. Credo efficace riportare qualche passo documentario della sua Controstoria del liberalismo dove la crudezza, la ferocia, la “banalità del male” ante litteram, appaiono in tutta la loro drammaticità:

“Proprio in questo ambito il processo di de-umanizzazione ha raggiunto punte difficilmente eguagliabili. In Giamaica, nel britannico impero liberale di metà Settecento, vediamo all’opera un tipo di punizione di per sé eloquente: «uno schiavo era obbligato a defecare nella bocca dello schiavo colpevole, che poi era cucita per quattro o cinque ore»”

Roba per stomaci forti, come la “cronaca” statunitense di inizio novecento che segue:

“Notizie dei linciaggi erano pubblicate sui fogli locali e carrozze supplementari erano aggiunte ai treni per spettatori, talvolta migliaia, provenienti da località a chilometri di distanza. Per assistere al linciaggio, i bambini delle scuole potevano avere un giorno libero. Lo spettacolo poteva includere la castrazione, lo scuoiamento, l’arrostimento, l’impiccagione, i colpi d’arma da fuoco. I souvenirs per acquirenti potevano includere le dita delle mani e dei piedi, i denti, le ossa e persino i genitali della vittima, così come cartoline illustrate dell’evento” (D. Losurdo, Controstoria del liberalismo, Roma-Bari, Laterza, 2005, pp. 333 s.).

venerdì 18 ottobre 2019

I falsi presupposti del Parlamento europeo - Alessandra Ciattini


L’Europa è veramente antitotalitaria, pacifica e democratica tale da condannare i supposti totalitarismi?


Per svolgere una critica radicale alla recente risoluzione del Parlamento europeo che equipara nazismo e comunismo, seguendo un ineguagliabile esempio, cercherò di “cogliere le cose alla loro radice”, pur consapevole di non poter giungere al livello intellettuale raggiunto da chi indicava questo punto di vista.
La risoluzione del Parlamento europeo, votata dalla maggioranza dei deputati europei ed italiani (tutta la destra, il PD con qualche eccezione malamente giustificata e con l’astensione dei 5 stelle), è fondata su tre presupposti impliciti del tutto falsi: 1) in quanto liberale l’UE è antitotalitaria, come invece non lo furono il regime nazista e il sistema sovietico; 2) l’Europa costituisce un’istituzione pacifica e pacificatrice; 3) l’UE e i paesi occidentali a capitalismo avanzato si fondano su regimi democratici.
In questo breve scritto cercherò ovviamente in maniera schematica di demolire queste falsità e non sulla base delle mie personali opinioni, ma richiamando a dettagliati studi storici, di cui i deputati europei ignorano persino l’esistenza, non parliamo poi dei giornalisti. Di questi Karl Kraus diceva che sono persone che, pur non avendo idee, hanno il privilegio di esprimerle, come è facile constatare tutti i giorni.
In primo luogo, comincio col dire quali sono le ragioni che hanno spinto questi ben remunerati signori a prendere questa decisione illegittima: l’opportunismo (mettere in pratica quanto viene ordinato dai loro padroni che non gradiscono l’ascesa della Russia sul piano internazionale), la malafedel’ignoranza e la totale inesperienza della ricerca storica e sociale.