giovedì 2 febbraio 2017

L’imperialismo americano e la socialdemocrazia europea*- L. Trotsky (1924)

*Da:      https://www.marxists.org/
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Ma prima di affrontare questa importante questione, esaminiamo qual è il ruolo che il capitale americano riserva ai radicali e ai menscevichi europei, alla socialdemocrazia in questa Europa che sta per essere posta a regime controllato.

 La socialdemocrazia è incaricata di preparare questa nuova situazione, cioè di aiutare politicamente il capitale americano a mettere a razione l’Europa. Che fanno in questo momento le socialdemocrazie tedesca e francese, che fanno i socialisti di tutta Europa? Si educano e si sforzano di educare le masse operaie nella religione dell’americanismo; in altre parole, fanno dell’americanismo, del ruolo del capitale americano in Europa, una nuova religione politica. Si sforzano di persuadere le masse lavoratrici che, senza il capitale americano, essenzialmente pacificatore, senza i prestiti dell’America, l’Europa non potrà resistere. Fanno opposizione alla loro borghesia, come i socialpatrioti tedeschi, non dal punto di vista della rivoluzione proletaria, e neanche per ottenere delle riforme, ma per dimostrare che questa borghesia è intollerabile, egoista, sciovinista e incapace di andare d’accordo con il capitale americano pacifista, umanitario, democratico. È il problema fondamentale della vita politica dell’Europa e, in particolare, della Germania. In altri termini, la socialdemocrazia europea diventa oggi l’agenzia politica del capitale americano. È un fatto inaspettato? No, poiché la socialdemocrazia, che era l’agenzia della borghesia, nella sua degenerazione politica, doveva fatalmente diventare l’agenzia della borghesia più forte, della più potente, della borghesia di tutte le borghesie, cioè della borghesia americana. Poiché il capitale americano assume il compito di unificare, di pacificare l’Europa, di insegnarle a risolvere i problemi dei risarcimenti e altri ancora, e poiché tiene i cordoni della borsa, la dipendenza della socialdemocrazia nei confronti della borghesia tedesca in Germania, della borghesia francese in Francia, diventa sempre di più una dipendenza nei confronti del padrone di queste borghesie. Il capitale americano è attualmente il padrone dell’Europa. Ed è naturale che la socialdemocrazia cada politicamente sotto la dipendenza del padrone dei suoi padroni. Questo è il fatto essenziale per comprendere la situazione attuale e la politica della Seconda Internazionale. Non rendersene conto, significa non poter comprendere gli avvenimenti di oggi e di domani, significa vedere soltanto la superficie delle cose e soddisfarsi di frasi generiche.

La socialdemocrazia prepara il terreno al capitale americano, si fa suo araldo, parla del suo ruolo salutare, gli apre la strada, l’accompagna con i suoi auguri, lo glorifica. Non è un lavoro di poca importanza. Prima, l’imperialismo si faceva spianare la strada dai missionari, che i selvaggi di solito fucilavano, e qualche volta addirittura mangiavano. Per vendicare i loro morti, allora, spedivano truppe, successivamente mercanti e amministratori. Per colonizzare l’Europa, per farne il proprio dominio, il capitale americano non ha bisogno di spedirvi dei missionari. Sul posto, c’è già un partito il cui compito è di predicare ai popoli il vangelo di Wilson, il vangelo di Coolidge, le Sacre Scritture delle Borse di New York e di Chicago. In questo consiste l’attuale missione del menscevismo europeo. Ma, servizio per servizio! I menscevichi ricavano dalla loro dedizione parecchi vantaggi. Per questo, proprio ultimamente, durante il periodo della guerra civile acuta, la socialdemocrazia tedesca ha dovuto assumere la difesa armata della sua borghesia, di quella stessa borghesia che camminava tenendosi per mano con i fascisti. Infatti, Noske è una figura simbolica della politica postbellica della socialdemocrazia tedesca. Oggi, quest’ultima ha un ruolo completamente diverso: può permettersi il lusso di stare all’opposizione. Critica la sua borghesia e, con questo, mette una certa distanza tra sé e i partiti del capitale. Come la critica? Tu sei egoista, interessata, stupida, nociva, le dice; ma al di là dell’Atlantico, c’è una borghesia ricca e potente, umanitaria, riformista, pacifista, che viene di nuovo da noi, che vuole darci 800 milioni di marchi per restaurare la nostra moneta e tu ti inalberi, osi ribellarti contro di lei quando hai sprofondato la nostra patria nella miseria. Ti smaschereremo senza pietà davanti alle masse popolari tedesche. E questo, lo dice in tono quasi rivoluzionario, difendendo la borghesia americana.

 Lo stesso accade in Francia. Evidentemente, poiché la situazione politica è più favorevole e il franco non è ancora troppo svalutato, la socialdemocrazia gioca il suo ruolo in sordina, ma in realtà fa esattamente la stessa cosa della socialdemocrazia tedesca. Il partito di Léon Blum, Renaudel, Jean Longuet ha interamente la responsabilità della pace di Versailles e dell’occupazione della Ruhr. Infatti, è incontestabile che il governo Herriot, sostenuto dai socialisti, è per il mantenimento dell’occupazione della Ruhr. Ma, adesso, i socialisti francesi hanno la possibilità di dire al loro alleato Herriot: «Gli americani esigono che voi evacuiate la Ruhr a determinate condizioni; fatelo; ora, anche noi lo esigiamo». Essi lo esigono, non per manifestare la volontà e la forza del proletariato francese, ma per subordinare la borghesia francese alla borghesia americana. Non dimenticate inoltre che la borghesia francese deve 3 miliardi e 700 milioni di dollari alla borghesia americana. È una somma notevole. L’America, quando vorrà, può far precipitare il franco. Certo, non lo farà; è venuta in Europa per instaurarvi l’ordine e non per accumulare rovine. Non lo farà; ma potrà farlo, se vuole. Tutto dipende da lei. Ecco perché, di fronte a questo enorme debito, gli argomenti di Renaudel, Blum e soci sembrano abbastanza convincenti alla borghesia francese.

 Allo stesso tempo, la socialdemocrazia in Germania, in Francia e altrove, ottiene la possibilità di opporsi alla sua borghesia, di condurre su problemi concreti una politica «di opposizione» e, di conseguenza, di conquistarsi la fiducia di una parte della classe operaia.

 Inoltre, i partiti menscevichi dei vari paesi europei ora hanno alcune possibilità di «azioni» comuni. Già ora la socialdemocrazia europea rappresenta una organizzazione abbastanza unita. Questo in qualche modo è un fatto nuovo. Infatti, da dieci anni, dall’inizio della guerra imperialista essa non aveva potuto intervenire in blocco. Adesso può farlo e i menscevichi intervengono per sostenere in coro l’America, il suo programma, le sue rivendicazioni, il suo pacifismo, la sua grande missione. Così, la Seconda Internazionale, questo mezzo cadavere, si galvanizza un pò. Come l’Internazionale di Amsterdam, essa si restaura. Certo, non sarà più ciò che era prima della guerra. Non avrà più la forza di un tempo; è impossibile risuscitare il passato e cancellare dalla storia l’Internazionale comunista. È impossibile cancellare la guerra imperialista, che è stato un colpo terribile per la Seconda Internazionale. Tuttavia, quest’ ultima cerca di riprendersi, di rimettersi in piedi, di camminare con le stampelle americane. Durante la guerra imperialista, i socialdemocratici tedeschi e francesi erano apertamente legati alle rispettive borghesie. Poteva esserci una Internazionale quando i diversi partiti si combattevano, si accusavano, si insultavano a vicenda? Non c’era nessuna possibilità di indossare la maschera dell’internazionalismo. Al momento della conclusione della pace, era la stessa cosa. A Versailles furono semplicemente fissati i risultati della guerra imperialista sui documenti diplomatici. C’era posto in quel momento per la solidarietà? Certamente no. Nel periodo dell’occupazione della Ruhr, neanche. Ma adesso, il capitale americano arriva in Europa e dichiara: Popoli, ecco un piano di risarcimenti; signori menscevichi, ecco un programma. E questo programma, la socialdemocrazia lo accetta come base della sua attività. Questo nuovo programma unifica le socialdemocrazie francese, tedesca, inglese, olandese, svizzera. Infatti, ogni piccolo borghese svizzero spera che la sua patria possa vendere più orologi quando gli americani avranno ristabilito l’ordine e la pace in Europa. E tutta la piccola borghesia, che si esprime attraverso la socialdemocrazia, ritrova la sua unità spirituale nel programma dell’americanismo. In altri termini, la Seconda Internazionale attualmente ha un programma di unificazione: quello che il generale Dawes le ha portato da Washington.

 Di nuovo lo stesso paradosso: quando il capitale americano interviene per un’opera di rapina, ha ogni possibilità di farlo facendosi passare per un riorganizzatore, un pacificatore, un realizzatore delle aspirazioni umanitarie, creando per la socialdemocrazia una piattaforma incomparabilmente più vantaggiosa di quella nazionale adottata fino a ieri. La borghesia nazionale è qui, tutti possono vederla, mentre il capitale americano è lontano, è difficile conoscere i suoi affari, che non sono sempre tra i più puliti; ma in Europa, esso interviene in qualità di pacificatore: la sua colossale potenza, senza precedenti nella storia, soprattutto la sua ricchezza, si impongono ai piccoli borghesi, ai socialdemocratici. Vi dirò, incidentalmente, che durante quest’ultimo anno, sono stato costretto, per le mie funzioni, ad avere dei colloqui con alcuni senatori americani dei partiti repubblicano e democratico. Esteriormente, sono dei provinciali. Non sono sicuro che conoscano la geografia dell’Europa, penserei piuttosto di no, ma quando parlano di politica, si esprimono così: «Ho detto a Poincaré», «Ho fatto notare a Curzon», «Ho spiegato a Mussolini». In Europa, si sentono come in un paese conquistato. Un fabbricante arricchito di latte condensato, di conserve o altri prodotti, parla con tono protettore dei politici borghesi più influenti d’Europa. Egli prevede che sarà presto il padrone, e si sente già il padrone. E questo perché i calcoli della borghesia inglese, che spera di conservare il suo ruolo dirigente, saranno sventati.

 Leggi tutto:    https://www.marxists.org/italiano/trotsky/1924/evoluzione.htm

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