mercoledì 17 febbraio 2021

L’ineffabile, l’anima e l’origine. Una riflessione sul Geist hegeliano - Carla Maria Fabiani

 Da: https://mondodomani.org/dialegesthai - Carla Maria FabianiUniversità del Salento. Department of Humanities - dialettica.filosofia - FRANCESCO-VALENTINI 

Leggi anche: Il tema hegeliano del "riconoscimento". - Stefano Garroni

Studio su Hegel: Filosofia, Storia, Etica - Stefano Garroni 

HEGEL, SCIENZA DELLA LOGICA (1812)

Vedi anche: Hegel: Fenomenologia dello spirito. La questione ontologica della "cosa stessa" - Remo Bodei



- La conversazione cadde sulla dialettica. “In fondo — disse Hegel — la dialettica non è altro che lo spirito di contraddizione [Widerspruchsgeist], regolato e metodicamente coltivato, insito in ogni uomo; uno spirito che celebra la sua grandezza nella distinzione tra il vero e il falso [Unterscheidung des Wahren vom Falschen].” “Purché — intervenne Goethe — questa capacità e queste arti dello spirito non siano così spesso male impiegate e utilizzate per rendere vero il falso e falso il vero.” “Certo — ribatté Hegel — questo succede, ma soltanto ad uomini che hanno lo spirito malato [die geistig krank sind].” -                                     [J.P. Eckermann, Colloqui con Goethe, 18 ottobre 1827].


1. Ineffabile e Anima in alcuni testi di Hegel

Consideriamo qui alcuni testi ‘anomali’ della produzione hegeliana: l’Antropologia, la prima parte dello spirito soggettivo della Grande Enciclopedia del 18301 e le Vorlesungen über die Ästhetik, raccolte e pubblicate da H. Gustav Hotho (1836-38 e poi 1842).2 L’anomalia consiste nel prendere come base filologica del nostro intervento testi in gran parte non pubblicati dall’autore: l’Estetica, per es., è frutto di una sistemazione da parte di Hotho di appunti e manoscritti di Hegel e dei suoi allievi senza distinzione e con forzature (ormai ampiamente riconosciute) operate sui testi di lezione per garantire un impianto organico dell’opera a stampa; l’Antropologia è un testo corposo e degno di nota solo a patto che si leggano le Aggiunte, cioè quelle note ai singoli paragrafi, non pubblicate dall’autore, ma frutto anch’esse di appunti e/o manoscritti di lezione.3

Lavorare principalmente su testi non pubblicati da Hegel, tuttavia, non può essere considerato anomalo, visto che la maggior parte della critica più recente sta operando proprio in questa direzione.4 L’anomalia allora si sposta dal piano strettamente filologico a quello filosofico e di contenuto. Come e perché tenere insieme e leggere insieme l’Estetica e l’Antropologia.

La nostra proposta, al riguardo, è quella di articolare una nozione hegeliana che compare nell’incipit della Logica: unsagbar, tradotto come indicibile o ineffabile:

S’intende, o si opina [Man meint], che l’essere sia anzi l’assoluto Altro che il nulla, e niente è più chiaro che la loro assoluta differenza, e niente sembra più facile, che di poterla assegnare. Ma è altrettanto facile convincersi che ciò è impossibile e che cotesta differenza è ineffabile [unsagbar].5

È qui che Hegel pone il problema del Cominciamento, a cui è connessa tutta la trattazione della monotriade Essere-​Nulla-​Divenire.

martedì 16 febbraio 2021

CAPITALE SENZA RIVOLUZIONE? - Riccardo Bellofiore

 Da: http://www.palermo-grad.com - Riccardo Bellofiore, Docente di Economia politica all’Università degli Studi di Bergamo, i suoi interessi sono la teoria marxiana, l’approccio macromonetario in termini circuitisti e minskyani, la filosofia economica, e lo sviluppo e la crisi del capitalismo. (Economisti di classe: Riccardo Bellofiore & Giovanna Vertova - https://www.riccardobellofiore.info

Leggi anche: H.G. Backhaus e la dialettica della forma di valore - Riccardo Bellofiore, Tommaso Redolfi Riva

Introduzione a "Scritti politici di Rosa Luxemburg". La Rivoluzione - Lelio Basso

KEYNESISMO E MARXISMO A CONFRONTO SU DISOCCUPAZIONE E CRISI - Domenico Moro

Violenza, classi e persone nel capitalismo crepuscolare - R. Fineschi

Cosa significa socialismo nel XXI secolo e cos'è lo Stato socialista? - Stefano G. Azzarà



Pubblichiamo la relazione di Riccardo Bellofiore alla conferenza sul centenario della rivoluzione d’ottobre tenuta a Roma il 18-22 gennaio 2017 e organizzata dall’associazione e rete C17. L’intervento è stato trascritto e pubblicato in Comunismo necessario – Manifesto a più voci per il XXI secolo, a cura di C17 (Mimesis, 2019). Qui di seguito troverete le domande poste da C17 e subito dopo la relazione di Riccardo Bellofiore.




C17:
Cos’è diventato il Capitale nel XXI secolo? Come intendere la “singolarità” del capitalismo neoliberale? Si tratterà per un verso di qualificare – su scala globale – la nuova composizione del lavoro e dello sfruttamento. Ma anche, chiaramente, la composizione del Capitale stesso, tra estrazione del valore e finanza. Per l’altro di percorrere gli antagonismi e la produzione di soggettività (ambivalente) che segnano das Kapital contemporaneo.


1. Aggiornare la critica
Condizione e finalità della critica dell’economia politica borghese è, per Marx, l’esistenza delle classi e la loro incessante lotta: attraverso la «scoperta» dello sfruttamento, la critica marxiana rende visibile la società divisa in luogo dell’individuo isolato e la storia in luogo dell’eternità delle categorie dell’economia politica. Tuttavia, il nuovo paradigma economico-politico «borghese» oggi dominante ha radicalmente modificato il suo oggetto e le forme attraverso cui mistifica il conflitto di classe: alle classi sociali è stato sostituito l’individuo proprietario, alla legge del valore-lavoro quella del valore-utilità, fondando l’origine dell’economia sullo scambio di mercato anziché sulla produzione. In che modo una critica dell’economia politica adeguata al tempo presente deve confrontarsi con queste modifiche nell’oggetto della scienza economica? 

lunedì 15 febbraio 2021

La costruzione dell’egemonia culturale statunitense in Europa dalla fine della Seconda Guerra mondiale - Alessandra Ciattini

Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) insegna Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.lacittafutura.it - https://www.unigramsci.it 


Prima lezione - Dall’Europa tedesca a quella statunitense. La finta epurazione; il surrettizio totalitarismo democratico-liberale: 

                                                                             

Seconda lezione - La libertà di espressione e il controllo della vita culturale. L’utilizzazione della sinistra non comunista; la diffusione mondiale delle correnti artistiche anche non apprezzate in Unione sovietica: https://www.youtube.com/watch?v=GHk7wXqwDMQ&feature=emb_logo 

domenica 14 febbraio 2021

"Innocenza e colpa" - Sergio Givone

Da: Festivalfilosofia - Sergio Givone è un filosofo italiano. 
Vedi anche:  È un romanzo filosofico Delitto e castigo? - Sergio Givone 
                      Creazione: come invenzione e come scoperta* - Sergio Givone
                      Soren Kierkegaard*- Sergio Givone
                                                                                   

sabato 13 febbraio 2021

"Caporetto" - Alessandro Barbero

Da: ERRERRE - Alessandro Barbero è uno storico, scrittore e accademico italiano, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare. 

         Come si è arrivati al fascismo in Italia... 
                                                                            

giovedì 11 febbraio 2021

Abbozzo di riflessione sul PCI e sulla sua crisi - Roberto Fineschi

 Da: https://www.cumpanis.net - Roberto Fineschi è un filosofo italiano. Ha studiato filosofia a Siena, Berlino e Palermo. Membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere di Marx ed Engels(Marx. Dialectical Studies)

Leggi anche: Per il comunismo. Il concetto di classe - Roberto Fineschi 

Epoca, fasi storiche, Capitalismi - Roberto Fineschi 

Violenza, classi e persone nel capitalismo crepuscolare - R. Fineschi

La missione morale del Partito comunista - György Lukács

La crisi marxista del Novecento: un’ipotesi d’interpretazione*- Stefano Garroni 

Nessuna opposizione entro le maglie del capitalismo, ma si opposizione al capitalismo...- Hans Heinz Holz

L’ACQUA PESANTE E IL BAMBINO LEGGERO*- Gianfranco Pala 

Sul compromesso storico - Aldo Natoli

D’Alema e l’involuzione del PCI - Alessandra Ciattini

Cosa diceva Berlinguer: discorso al "Convegno degli intellettuali" (1977)

"PRAGA '68 E LE CONTRADDIZIONI DELLA SINISTRA ITALIANA" - Franco Astengo

LA "MARCIA DEI 40000": uno dei momenti di caduta. 

(U.S.)America nell'epoca Tecnetronica*- Zbigniew Brzezinski (1968) 

Vedi anche: sullo scritto di Ernesto Che Guevara "L'uomo e il socialismo a Cuba" - Alessandra Ciattini

Centenario del PCI: dialogo con Aldo Giannuli, Antonio Carioti e Andrea Ricciardi (https://www.facebook.com/giannulialdo/videos/1408990496166312


Con molte riserve e ritrosie vergo queste note per il centenario della fondazione del Partito Comunista Italiano, non essendo io uno storico e tanto meno un esperto di questo tema specifico. Quanto segue sono riflessioni sviluppate soprattutto nella prospettiva di un conoscitore della teoria di Marx come teoria della processualità storica. Si tratta di commenti provvisori, schematici e quanto mai aperti a essere discussi. Sono riflessioni che hanno inevitabilmente sullo sfondo il presente e le sue problematiche. Il tema abbozzato è quello dello snodo degli anni settanta, la figura di Berlinguer e i cambiamenti storici allora intervenuti e probabilmente ancora irrisolti.


1. Gli anni settanta e Berlinguer come figura di un momento di svolta

Gli anni settanta sono segnati dalla strategia del “compromesso storico” che, nella mente dei suoi promotori, si reggeva su due fondamentali premesse teoriche, strategiche e di fatto:

1) la crisi del comunismo sovietico come modello di socialismo praticabile in occidente (in realtà iniziava a delinearsi l’idea della sua impraticabilità in generale): esso non funzionava in quanto autoritario (i freschi fatti cecoslovacchi del ‘68 lo avevano dimostrato) e in quanto non-europeo (impossibile realizzarlo nell’Europa occidentale con la sua complessa stratificazione sociale e le sue diffuse libertà formali);

2) il colpo di stato in Cile: una via parlamentare al socialismo non era possibile perché, anche in caso di vittoria elettorale, le forze dell’imperialismo mondiale avrebbero messo fine in forma violenta a tale esperienza.

mercoledì 10 febbraio 2021

Economia socialista e mercato in Cina - Vladimiro Giacché

Da: MarxVentuno Edizioni - Vladimiro Giacché è Responsabile Comunicazione, Ricerca e Marketing Strategico di Banca del Fucino SpA - Gruppo Bancario Igea Banca. È stato Presidente del Centro Europa Ricerche, è un filosofo ed economista italiano.

Ascolta anche: Intervista di Alessandra Ciattini a Francesco Maringio' sul discorso del leader cinese Xi Jinping al World Economic Forum 2021 (https://www.spreaker.com/user/11689128/intervista-alessandra-xi-jinping)

                                                            I lavori hanno inizio effettivo al minuto 4,42 fino al m.1.30,15; proseguono poi dal m.1.36,28 fino al termine. 
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             

martedì 9 febbraio 2021

Genova City Strike intervista Emiliano Brancaccio sul suo libro "Non sarà un pranzo di gala: crisi catastrofe, rivoluzione"

Da: Stella Rossa TV - Emiliano Brancaccio è docente di Politica economica all’Università degli Studi del Sannio di Benevento. Autore di saggi pubblicati da riviste accademiche internazionali, ha promosso il “monito degli economisti” contro le politiche europee di austerity e l’appello per un ”piano anti-virus”, pubblicati sul ”Financial Times”. Sua è la rubrica Eresie su RAI Radio 1. Tra le sue pubblicazioni, L'austerità è di destra (2012), Il discorso del potere (2019), e il manuale Anti-Blanchard Macroeconomics (2020).


                                                                           

lunedì 8 febbraio 2021

Un blocco imperialista digitale? - Luca Cangemi

Da: https://www.marx21.it - Luca Antonio Cangemi Docente di Filosofia e Storia, dottore di ricerca in Scienze Politiche, fa parte della segreteria nazionale del Partito Comunista Italiano. 

Leggi anche: La trappola di Tucidide - Andrea Muratore

La Nuova Era cinese tra declino Usa e debolezze Ue  


Da qualche giorno si parla nel mondo (molto meno in Italia, a parte un utile articolo di Alessandro Aresu su Limesonline) di un documento pubblicato dal “China Strategy Group” dal titolo (abbastanza eloquente), Asymmetric Competition: A Strategy for China & Technology Actionable Insights for American Leadership.

Si tratta in effetti di un testo di grandissimo interesse - sotto molti e diversi profili - che mette in fila alcune delle questioni essenziali della scena mondiale di oggi e di domani, operando proposte assai significative,

Intanto qualche parola sugli estensori del documento, le cui biografie ci illustrano, oltre ogni possibile dubbio, la caratteristica certamente non accademica del testo.

La mente del China strategy group e del documento risponde al nome di Eric Schmidt, ex CEO di Google, tra i più ascoltati guru e oligarchi del mondo digitale. E della grande famiglia di Google sono altri tra gli estensori del rapporto, a partire da Jared Cohen, attuale CEO di Jigsaw (tech incubator di Google) nonché ex consigliere di Condoleeza Rice e Hilary Clinton. Accanto poi a top manager dell’intelligenza artificiali e a nomi delle più importanti università americane (a partire da Stanford), vale, almeno, la pena di segnalare la firma di Richard Fontaine, CEO del Center for a New American Security, direttore esecutivo della Commissione Trilaterale già collaboratore della campagna presidenziale del famigerato senatore repubblicano McCain e oggi tra i personaggi più vicini a Biden.

Siamo dunque di fronte a figure di straordinaria influenza, trasversali in quanto a collocazione politica, istituzioni e aziende frequentate, rappresentanza di interessi.

sabato 6 febbraio 2021

H.G. Backhaus e la dialettica della forma di valore - Riccardo Bellofiore, Tommaso Redolfi Riva

Da: Economisti di classe: Riccardo Bellofiore & Giovanna Vertova - https://www.riccardobellofiore.info -

Riccardo Bellofiore, Docente di Economia politica all’Università degli Studi di Bergamo, i suoi interessi sono la teoria marxiana, l’approccio macromonetario in termini circuitisti e minskyani, la filosofia economica, e lo sviluppo e la crisi del capitalismo.

Tommaso Redolfi Riva ha studiato filosofia e storia del pensiero economico presso le università di Pisa e Firenze. Attualmente impegnato in una ricerca su marxismo ed economia politica in Italia negli anni Settanta, si occupa di temi afferenti al pensiero marxiano e alla teoria critica. Ha pubblicato saggi e articoli su riviste italiane e straniere. 


 1. L’opera di Backhaus rappresenta un indispensabile grimaldello per l’accesso ai temi fondamentali della critica dell’economia politica di Marx.Questo grimaldello può essere utilizzato efficacemente sia per comprendere il dibattito che ha caratterizzato la ricezione dell’opera di Marx a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, che per accedere direttamente ai problemi che caratterizzano l’esposizione marxiana e che rappresentano ancora oggi un terreno di vivace discussione tra gli studiosi.

La corrente interpretativa di cui Backhaus è l’iniziatore, ormai riconosciuta nella letteratura critica con il nome di «Neue Marx-Lektüre»1, ha trovato in Italia una diffusione quasi coeva alla pubblicazione delle opere in lingua originale, grazie alle tempestive traduzioni delle opere di Schmidt, Reichelt e Krahl. Questi autori avevano svolto il loro apprendistato teorico presso la Scuola di Francoforte e l’originalità dei loro lavori non risiedeva tanto nei temi trattati, in qualche modo già al centro della discussione nel dibattito marxista sia occidentale che orientale, quanto nella spregiudicatezza con cui questi temi erano trattati. Si cominciava a mettere in discussione, come sulla sponda francese aveva iniziato a fare la scuola di Althusser, la ricezione che il marxismo aveva sviluppato dell’opera di Marx nonché l’autocomprensione di Marx nei confronti della propria metodologia e delle proprie ascendenze rispetto alla filosofia hegeliana. Si cercava di ripensare la teoria del capitale al di fuori delle strette maglie che le interpretazioni economicistiche – soprattutto di matrice anglofona – l’avevano racchiusa, concentrate quasi esclusivamente sulla disputa relativa alla trasformazione. Non meraviglia di certo l’immediata traduzione, quando si pensa alla profondità teorica che in quegli anni caratterizzava il dibattito italiano su Marx: gli studi portati avanti dagli allievi di della Volpe e il dialogo che Luporini aveva intrapreso con Althusser mostravano la volontà di un ritorno a Marx che poteva attuarsi solo attraverso la messa in discussione della pesante tradizione ortodossa e storicista che caratterizzava il dibattito marxista. Ciò che invece può destare meraviglia è che tra le cose allora tradotte in italiano non apparisse alcun contributo di Backhaus, e che il fondamentale articolo La dialettica della forma di valore dovesse attendere il 1981 – quando ormai le mode accademiche avevano iniziato l’opportunistico e progressivo distacco da Marx – per vedere la luce sulle colonne della rivista militante Unità proletaria, grazie alla traduzione di Emilio Agazzi2. 

I temi sviluppati da Backhaus in questo primo contributo e negli altri che pubblichiamo di seguito, sono spesso catalogati col nome di analisi della forma di valore. In termini generali Backhaus intende mettere al centro del proprio discorso teorico la prima sezione del primo libro del Capitale e comprendere analiticamente il rapporto che si determina tra la trattazione della sostanza e della grandezza di valore, con la forma di valore e il carattere di feticcio delle merci. Per sviluppare questo percorso teorico l’autore tedesco si confronta, da un lato, con una sterminata letteratura secondaria che va dal marxismo ortodosso all’economia neoclassica e neoricardiana e, dall’altro, con la stratificazione delle diverse esposizioni marxiane della critica dell’economia politica. Lo stesso Backhaus rinviene l’inizio del suo sviluppo teorico nel ritrovamento di un esemplare del Capitale nell’edizione 1867. Questo ritrovamento gli permise di confrontare le differenti esposizioni marxiane del primo capitolo e metterle in relazione con i manoscritti marxiani del 1857-58 e con Per la critica dell’economia politica. Questo lavoro di comparazione gli consentì di comprendere storicamente il processo di costituzione della critica dell’economia politica, e nello stesso tempo di approfondire la comprensione della struttura logica della argomentazione marxiana che, nel corso delle diverse stesure sembrava essersi a tal punto nascosta da non rendere visibile, nella edizione del 1872, la specificità dialettica del suo procedere3.

La messa a tema del primo capitolo dell’edizione del 1867 permise a Backhaus di affrontare criticamente l’analisi della forma di valore, di comprenderne gli aspetti che rimandavano direttamente alla dialettica hegeliana e di strutturare il proprio progetto di ricostruzione della teoria marxiana del valore.

venerdì 5 febbraio 2021

Retroscena di un paese “commissariato” da dieci anni - Sergio Cararo

 Da: https://contropiano.org - Sergio Cararo, Rete dei Comunisti, Direttore di CONTROPIANO. 

Ascolta anche  Emiliano Brancaccio: QUALCHE VERITA' SUL RITORNO DEL "TECNOCRATE" (https://www.youtube.com/watch?)


L’incarico a Mario Draghi di formare il governo non è stata una sorpresa. Era esattamente il coniglio che le classi dominanti italiane ed europee da mesi volevano tirare fuori dal cilindro facendo fuori il governo Conte, sia nella prima che nella seconda versione.

Esattamente dieci anni dopo, Mario Draghi è tornato così a commissariare dall’alto il nostro paese. Lo aveva fatto nel 2011, firmando il 5 agosto una lettera come presidente entrante della Bce che costrinse Berlusconi alle dimissioni, portò Monti al governo e introdusse misure odiose e antipopolari come la Legge Fornero sulle pensioni e i licenziamenti, l’art.81 in Costituzione, i tagli feroci alla sanità.

Dieci anni dopo è tornato sul luogo del delitto e viene presentato come l’uomo della salvezza per gestire il Recovery Fund, evitare di lasciare il paese senza un governo in un momento d’emergenza e mettere insieme un po’ di classe politica meno cialtrona di quella vista dal 1992 a oggi ( e qui ha poco o niente da scegliere).

Ma perché, quando e come hanno cominciato a fare le scarpe a Conte e preparato il terreno al Commissario Draghi?

giovedì 4 febbraio 2021

COVID: dal 2020 al 2021- Stefania Salmaso, Paolo Vineis, Giorgio Gilestro

Da: Feynman's Magnets - Stefania Salmaso, Associazione Italiana di Epidemiologia, ex direttrice del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell'Istituto Superiore di Sanità. - Paolo Vineis, Professore di Epidemiologia Ambientale all' Imperial College London. - Giorgio Gilestro, Imperial College London 

Vaccino e geopolitica - Aldo Giannuli


                                                                               

mercoledì 3 febbraio 2021

Il Pci durante l’occupazione alleata nel quadro dell’affermazione del dominio statunitense - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) insegna Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.

Leggi anche: La battaglia delle idee: come è stata costruita l’egemonia statunitense - Alessandra Ciattini

Vedi anche: Verso il centenario del PCI - Incontro con Luciano Canfora

Comunisti, fascisti e questione nazionale 



La politica del Pci negli anni che vanno dal 1943 ai primi anni del dopoguerra, quando si afferma il dominio statunitense.


Mi porrò in questo breve scritto una questione cui non è facile dare una risposta, anche perché in genere alcuni di coloro che hanno tentato di darne una hanno spesso adottato una prospettiva unilaterale e schematica, che non ci consente di comprendere a fondo come stavano le cose dopo la caduta di Benito Mussolini, l’inizio dell’occupazione alleata e la resistenza armata condotta in larga parte dai comunisti.

Un articolo del 2018 di Corrado Ocone ritorna sul mito della Rivoluzione “tradita”, ben radicato tra i sessantottini, i quali avevano ripreso il motivo della Rivoluzione non portata a termine dalla guerra di liberazione. A loro parere, se si fosse stati conseguenti con le premesse della Resistenza, questa avrebbe dovuto condurre il proletariato italiano alla sconfitta del nazifascismo e poi all’instaurazione di una società socialista. Motivo che era già stato agitato, tra l’altro, dal celebre romanzo di Carlo Cassola La ragazza di Bube (1958-1959), il cui protagonista, reo di aver ucciso un militare italiano in uno scontro, finisce in prigione benché nutra la speranza di essere salvato dai suoi compagni. Nonostante la lettura politica del romanzo, in cui si esprimeva una forte insoddisfazione per gli esiti della guerra di liberazione, sia stata messa in discussione, preferendole un’interpretazione psicologica e intimistica, a me pare che il suo messaggio politico permanga intatto e manifesti un grande malessere per la situazione politica creatasi con l’occupazione alleata, che non si è trasformata in protettorato proprio per la resistenza dei comunisti.

Per esaminare le prospettive politiche della Resistenza mi limiterò a ricordare alcuni fatti, presenti in molti libri quali per esempio Storia del PCI di Paolo Spriano (vol. V, 1975), che mettono in evidenza che la liberazione è avvenuta in stretto collegamento con un duro periodo di occupazione da parte degli alleati. 

Ricorda Spriano che “i condizionamenti generali, anche internazionali, peseranno notevolmente a rendere più faticoso e incerto il cammino di quella che Togliatti chiamerà nel 1945 … «la prima tappa della rivoluzione democratica»” in Italia (387). Il nuovo partito comunista della classe operaia e del popolo non si propone di “fare come in Russia”, ma di “creare in Italia un regime democratico progressivo… che metterà al bando qualsiasi residuo di fascismo”, che avvierà “una profonda riforma agraria” e che i grandi gruppi economici, responsabili della guerra, saranno colpiti e “messi nelle condizioni di non nuocere” (389). 

martedì 2 febbraio 2021

«Il Principe» di Niccolò Machiavelli - Angelo d'Orsi

Da: Angelo d'Orsi Angelo d'Orsi è professore ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino. (https://www.facebook.com/angelo.dorsi.7


Considerazioni sul "Principe" - Gennaro Sasso 


                                                                          

Il Principe è il classico del pensiero politico per antonomasia: un testo ripubblicato continuamente dalla prima edizione del 1532, apparsa dopo la morte di Niccolò Machiavelli, che scrisse l’opera di getto nel 1513, dopo essere stato rudemente congedato dal suo incarico nella Segreteria di Firenze, con il ritorno dei Medici, a uno dei quali, tale Lorenzino, il trattatello fu dedicato, inutilmente. Maledetto, vietato, il libro circolò segretamente e, quindi, palesemente, fino ai nostri giorni, non solo fra gli studiosi, ma tra i politici professionali, tra i manager, nelle gerarchie militari, come un manuale del potere. E in effetti Il Principe è un trattato, all’insegna di un assoluto realismo politico, indirizzato a chi voglia conquistare il potere o intenda conservarlo, e rafforzarlo. Ma il potere per Machiavelli non è un fine a sé stesso, piuttosto un mezzo per raggiungere il benessere della popolazione, la salvezza della polis. E la politica è la scienza del potere, che deve essere separata e distinta dalla morale (al tempo gli insegnamenti delle Sacre Scritture). Basterebbe questo a rendere immortale questo capolavoro teorico-politico, e letterario.