Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query Paolo Vinci. Ordina per data Mostra tutti i post
Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query Paolo Vinci. Ordina per data Mostra tutti i post

martedì 5 febbraio 2019

Homo sacer - Giorgio Agamben

 Da: AccademiaIISF - Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
 Giorgio_Agamben è un filosofo italiano.

In occasione della pubblicazione dell’edizione integrale di "Homo sacer" Quodlibet, Giorgio Agamben dialoga con Carlo Galli e Geminello Preterossi, introduce Massimiliano Marotta, coordina Paolo Vinci:
                                                 

sabato 2 marzo 2019

Antropologia, dialettica e struttura. - Stefano Garroni

Da: Stefano Garroni, Dialettica riproposta, a cura di Alessandra Ciattini, lacittadelsole.
Stefano_Garroni è stato un filosofo italiano. 


Nel suo scritto “Système, structure et contraddictions dans le Capital” (1966), Maurice Godelier si pone immediatamente queste due domande:

(1) “È possibile analizzare le relazioni tra un evento e una struttura”?

(2) è possibile “rendere conto della genesi e dell’evoluzione di questa struttura senza condannarsi ad abbandonare il punto di vista strutturalistico?”[1]

Prima di esaminare le risposte alle domande che lo stesso marxista francese si pone, sono necessarie alcune osservazioni, anche se molto rapide.

Il pensiero dialettico, nelle sue espressioni più classiche (si pensi a Platone, a Leibniz, ad Hegel), vuole essere la risposta esatta a questioni, strettamente analoghe a quelle su cui Godelier si interroga, le quali, in definitiva, ruotano intorno alla possibilità di superare o di mediare l’opposizione fra stabilità della regola e continua eccentricità del movimento.
Per intendere come si collochi il pensiero dialettico rispetto a questa problematica, mi limito a ricordare due casi particolarmente significativi: si pensi per es., a Leibniz, che tematizza il rapporto fede/ragione e si ricordi come, per Hegel, l’idea sia il ritmo logico interno al reale stesso (dunque, non qualcosa di esterno, di altro rispetto al reale, ma sì esattamente quest’ultimo esaminato, però, dal punto di vista della linea, del tracciato, della regola del suo dinamismo)[2].

Perché, allora, il marxista Godelier (dunque, si presume, una persona a cui non sia ignota la tradizione dialettica) si pone queste due domande, ma in relazione allo strutturalismo?

sabato 28 novembre 2020

“CRITICA” TRA HEGEL E MARX - Roberto Fineschi

Da: https://marxdialecticalstudies.blogspot.com - Articolo originariamente apparso su "Revista dialectus", n. 18, 2020, pp. 189-201. - Roberto Fineschi ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni ricordiamo le monografie Ripartire da Marx (Napoli 2001), Marx e Hegel (Roma 2006) e Un nuovo Marx (2008). Vincitore del premio Rjazanov 2002, è curatore di una nuova versione del 1 libro del Capitale dopo la nuova edizione storico-critica MEGA2 (Napoli 2011), nonché membro del comitato scientifico dell'edizione italiana delle opere complete di Marx ed Engels e dell’International Symposium on Marxian Theory. I suoi saggi sono tradotti in varie lingue. r.fineschi@sienaschool.com

Leggi anche: Pensare con Hegel - Vladimiro Giacché

Critica alla religione e realizzazione della filosofia, nella tradizione dialettica - Stefano Garroni

FRANCESCO VALENTINI, SOLUZIONI HEGELIANE* - Carla Maria Fabiani

Studio su Hegel: LA RELIGIONE - Stefano Garroni

Debolezze e potenzialità negli argomenti anti-hegeliani del giovane Marx*- Carlo Scognamiglio

ESSENZA E FORMA NELL'INTRODUZIONE ALLA FENOMENOLOGIA HEGELIANA - Stefano Garroni

Il Capitale come Feticcio Automatico e come Soggetto, e la sua costituzione. - Sulla (dis)continuità Marx-Hegel. - Riccardo Bellofiore -

Hegel e Feuerbach. - Stefano Garoni-

A partire dal sottotitolo del 'Capitale': Critica e metodo della critica dell’economia politica - Tommaso Redolfi Riva

Vedi anche: La logica di Hegel "una grottesca melodia rupestre"- Paolo Vinci

" Hegel "- Vittorio Hosle

La dialettica di Hegel. Origine, struttura, significato... - Roberto Finelli

Hegel: Fenomenologia dello spirito. Dialettica "servo/padrone" - Remo Bodei

"La civetta e la talpa, il concetto di filosofia in Hegel" - Remo Bodei 


Marx fa largo uso del termine “critica”, che è presente nel titolo di varie sue opere. In questo articolo cercherò di ricostruire lo sviluppo e i cambiamenti di significato di questo termine nelle diverse fasi dell’indagine di Marx. Mi concentrerò sulle fonti dirette, come il dibattito “critico” tedesco durante il Vormärz, e su autori come Strauß, Bruno Bauer, Feuerbach. Certamente Hegel è un punto di riferimento privilegiato dell’approccio filosofico di Marx. Mostrerò come Marx si sia spostato lentamente da un significato specifico del termine “critica” che era predominante durante il Vormärz per approssimarsi alla posizione hegeliana.



"CRITIQUE" FROM HEGEL TO MARX

È noto che Marx fa largo uso del termine “critica”. Esso è presente nel titolo di varie sue opere e non è quindi un caso che l’attenzione si sia concentrata su di esso. In questo articolo si cercherà di contribuire alla ricostruzione della sua storia interna e della sua origine nella tradizione filosofica anteriore. Essendo Hegel uno dei filosofi di riferimento privilegiati di Marx, si indagherà anche in questo autore il significato del termine per vedere a quale uso specifico di critica Marx si avvicini di più. Si vedrà del resto come il ruolo e la funzione della critica cambino nel corso della sua maturazione teorica. 

1. Critica è un termine dall’uso diffusissimo nel dibattito intellettuale dall’illuminismo in poi. Qui fa da generale ed emblematico punto di riferimento la ricca, articolata e programmatica voce “Critique” nella Encyclopédie di Diderot e D'Alembert scritta da Marmontel (1754, vol. IV, pp. 490a–497b). Riviste critiche, biografie critiche, approcci critici, per non parlare ovviamente del criticismo kantiano, inondano la produzione letteraria e pubblicistica al punto che non è affatto semplice individuare un significato univoco del termine. Il tema è così complesso che non può certo essere oggetto di questo saggio; ci si limiterà in questa sede a indicarne alcune interpretazioni specifiche che reputo rilevanti per Marx ed il suo rapporto con Hegel. 

giovedì 5 marzo 2020

"Il pensiero di Ludwig Feuerbach come limite allo sviluppo teorico di Karl Marx" - Roberto Finelli

Da: AccademiaIISF -
Roberto Finelli insegna Storia della filosofia all’Università di Roma Tre e dirige la rivista on-line “Consecutio (Rerum) temporum. Hegeliana. Marxiana. Freudiana” (http://www.consecutio.org
Vedi anche: La linea e il circolo: Hegel nella mente di Marx - Roberto Finelli 

                                                                         

               L’idealismo tedesco nei suoi critici. 
                        Fratture e permanenze? 
                                     Schelling, Feuerbach, Marx, Schopenhauer, Nietzsche. 

(1/5) - Marco Ivaldo "Da Hegel a Nietzsche. Rileggendo Löwith"

(2/5) - "Lo Schelling post-hegeliano" - Paolo Vinci

(3/5) - Matteo d’Alfonso "Schopenhauer e la ragione pratica di Kant"

(4/5) - Roberto Finelli "Il pensiero di L. Feuerbach come limite allo sviluppo teorico di Karl Marx"

(5/5) - Marcello Musté "La volontà di potenza in Nietzsche: genesi, significato, conseguenze"

sabato 1 ottobre 2016

Corporeità e individuazione. L’antropologia come preistoria della coscienza. - Paolo Vinci

Vedi anche:   https://ilcomunista23.blogspot.it/2016/08/la-logica-di-hegel-una-grottesca.html



Il discorso sulla corporeità-animalità è per la filosofia contemporanea un tema molto diffuso (oltre la tradizione analitica, oggi anche in Derrida e nella fenomenologia contemporanea tedesca). Tuttavia, all’interno dei discorsi attuali, viene spesso a mancare una prospettiva dialettica. Questo seminario si propone di approfondire questa “lacuna” contemporanea.

La teoria critica ha da sempre cercato di porre al centro della riflessione filosofica tutto ciò che la razionalità e il processo di civilizzazione occidentale hanno rimosso e collocato nel cono d’ombra dell’irrazionale. Capire quelle fatali antinomie denunciate nella Dialettica dell’illuminismo, mettere cioè in risalto le fratture, le dissonanze, dell’apparato razionale, significa recuperare criticamente il carattere negativo di quel ‘rimosso’ e mettere in discussione gli esiti della storia occidentale tout court.

Le tematiche dell’animalità e della corporeità rappresentano in tale contesto due snodi centrali di una razionalità costretta dalla propria dialettica interna ad espellere da sé e dalla soggettività tutto ciò che non è riconducibile ad un progetto identitario di controllo. È compito dell’autoriflessione critica condurre il pensiero ad articolare quelle zone d’ombra, quei punti ciechi in cui il logos, il soggetto e l’umano si costituiscono a partire dalla negazione di un’alterità che in realtà li attraversa indelebilmente. Solo attraverso la rimemorazione del non-identico che lo anima, il pensiero può tentare di sottrarsi alla meccanica distruttiva di una razionalità totalitaria.

Il seminario tenterà di ripercorrere alcuni dei luoghi in cui Adorno sviluppa le conseguenze di tale discorso, mostrando l’attualità del suo pensiero, che ha saputo anticipare questioni che solo oggi guadagnano l’attenzione dell’accademia e del grande pubblico. Al tempo stesso, si cercherà di delineare la specificità dell’impostazione dialettica di tali problemi, mostrando come già in Hegel siano presenti movenze che permettono di articolare la questione del rapporto tra la razionalità e il suo altro al di là di facili dualismi e riduzionismi.

giovedì 17 giugno 2021

L’irrazionalismo come fenomeno internazionale nel periodo dell’imperialismo - György Lukács

 Da: https://gyorgylukacs.wordpress.com - Prefazione a La distruzione della ragione

Gy6rgy Lukacs (Budapest, 13 aprile 1885 – Budapest, 4 giugno 1971) è stato un filosofo, sociologo, politologo, storico della letteratura e critico letterario ungherese.

Leggi anche: Appunti su “la Distruzione della Ragione”, di György Lukács -

Vedi anche: "Il pensiero di Marx come ontologia dell’essere sociale – rileggendo Lukàcs" - Paolo Vinci



Questo libro non pretende affatto di essere una storia della filosofia reazionaria o addirittura un trattato sul suo sviluppo. L’autore sa bene che l’irrazionalismo, di cui viene qui presentato l’affermarsi e l’estendersi a indirizzo dominante della filosofia borghese, è solo una delle tendenze importanti nella filosofia reazionaria borghese. Benché non vi sia praticamente filosofia reazionaria che non celi un determinato elemento irrazionalistico, il campo della filosofia reazionaria borghese è molto più ampio di quanto non sia quello della filosofia irrazionalistica, nel senso proprio e rigoroso del termine. 

Ma neppure questa limitazione basta a circoscrivere il nostro compito. Anche in quest’ambito più ristretto, non si tratta di fare una storia vasta e particolareggiata dell’irrazionalismo, che aspiri alla completezza, bensì di tracciare la linea principale del suo sviluppo, di analizzare le tappe e i rappresentanti più importanti e più tipici. Questa linea principale va presentata come la risposta più significativa e grave di conseguenze data dalla reazione ai grandi problemi degli ultimi centocinquanta anni.

La storia della filosofia, alla stessa maniera della storia dell’arte e della storia della letteratura, non è mai, come pensano i suoi storici borghesi, semplice storia di idee filosofiche o magari di personalità. I problemi e i modi di risolverli vengono stabiliti per la filosofia dallo sviluppo delle forze produttive, dall’evoluzione sociale, dallo svolgersi delle lotte di classe. Le linee fondamentali e decisive di una qualsiasi filosofia non possono essere scoperte se non in base alla conoscenza di queste primarie forze motrici. Se si fa il tentativo di porre e di spiegare il nesso dei problemi filosofici in base a un cosiddetto sviluppo immanente della filosofia, si ha necessariamente un travisamento idealistico dei nessi più importanti, anche se gli storici possiedono la necessaria cultura e hanno la buona intenzione di essere oggettivi. È evidente che l’indirizzo denominato delle «scienze dello spirito» rappresenta rispetto a questo punto di vista non un progresso, ma un regresso: l’impostazione ideologica deformante rimane, ed è soltanto più confusa, più deformante in senso idealistico. Basti confrontare Dilthey e la sua scuola con la storiografia filosofica degli hegeliani, per esempio con Erdmann.

Da ciò non consegue, come pensano i volgarizzatori, che vengano trascurati i problemi puramente filosofici. Anzi, solo in questo nesso può risultar chiara la differenza fra le questioni importanti, dotate di un significato permanente, e le divergenze professorali fatte di sfumature. Proprio la via che conduce dalla vita sociale alla vita sociale conferisce ai pensieri filosofici la loro vera portata, determina la loro profondità anche nel senso strettamente filosofico. A questo riguardo è del tutto secondaria la questione, in che misura i singoli pensatori siano consapevoli di questa loro posizione, di questa loro funzione storico-sociale. Anche in filosofia si giudicano non le opinioni, ma le azioni, cioè l’espressione obbiettiva del pensiero, la sua efficacia storicamente necessaria. In questo senso ogni pensatore è responsabile di fronte alla storia del contenuto obbiettivo del suo filosofare.

venerdì 4 gennaio 2019

La falsa alternativa: la religione, secondo Hegel (e Marx) - Stefano Garroni

Da: Stefano Garroni, Dialettica riproposta, a cura di Alessandra Ciattini, la città del sole. - Stefano_Garroni è stato un filosofo italiano. 



    Indice:


Nota dell’editore 











                                                         ---------------------------------------------------



Questo mio scritto vuol avere la funzione di presentare un bel libro recente, ovvero “Il tragico nel primo Hegel. Tragedia cristiana e destino della modernità”, che Renato Caputo ha pubblicato quest’anno presso l’editrice leccese Pensa Multimedia. Il fatto è, però, che il libro di Caputo appartiene certamente alla letteratura scientifica su Hegel e che, dunque, offre insormontabili difficoltà, quando si pretenda di trattalo, come si meriterebbe, da opera scientifica, ma di far ciò di fronte ad un pubblico non di specialisti del pensiero hegeliano o, almeno, di questioni filosofiche.

La scelta che faccio, di conseguenza, è tentare di mettere in luce il senso culturale e politico, che un libro come questo può avere per persone, comunque impegnate nel tentativo di comprendere il mondo in cui viviamo.

Da questa scelta derivano sia la mancanza di citazioni, sia il fatto che svolgo il discorso come se fosse semplicemente il mio discorso, mentre invece si tratta di ciò a cui conduce la ricerca di Caputo – posta, ovviamente, l’interpretazione, che ne do. 


Se indichiamo col termine «secolo moderno» l’epoca che inizia dall’Illuminismo e che continua almeno fino al termine del Novecento (ma, in realtà, fino ai nostri giorni), possiamo dire che in quest’arco di tempo la “politica” ha avuto più di un’occasione per provocare devastanti disillusioni, non solo nel senso di non riuscire ad offrire quanto prometteva, ma addirittura di dare il contrario di quanto lasciava immaginare e sperare. 

Basti considerare la vicenda della Rivoluzione francese – e non tanto per quella sua fase, che vien detta del Terrore, quanto perché il suo risultato positivo, storicamente controllabile e durevole, fu l’imporsi di un generale sistema di sfruttamento, tanto nuovo, quanto capace di espandersi in tutto il mondo, di piegare senza residuo quest’ultimo alle sue esigenze.  

domenica 19 maggio 2019

Osservazioni a proposito di scienza e filosofia - Stefano Garroni

Da: Stefano GarroniDialettica riproposta, a cura di Alessandra Ciattini, (Dialettica riproposta - Stefano Garroni - lacittadelsole).Stefano Garroni  è stato un filosofo italiano.  




      Indice:


Nota dell’editore
                                                                                                                                                                                              
Stefano Garroni: Dialettica riproposta - Presentazione di Paolo Vinci 











                          -------------------------------------



Riproporre, oggi, la questione del rapporto scienze e filosofia è cosa, non solo utile, ma addirittura necessaria1, in particolare se si tengono presenti due circostanze storicamente obiettive.


In Marx, termini come materialismo o materialista sono perfettamente sostituibili con scienza o scientifico – il che significa che, proclamandosi materialista, Marx non sta per nulla riproponendo la disputa speculativo-metafisica tra il materialismo, appunto, e il suo opposto l’idealismo2. E fa molto bene a comportarsi così, se è vero – come è vero – che quelle due espressioni non solo hanno avuto storicamente significati diversi, ma addirittura, in situazioni diverse son servite ad indicare uno stesso atteggiamento. Per fare un esempio a noi molto vicino, si ricordi che nella rivista di Gramsci Ordine nuovo vennero pubblicati articoli, in cui si esaltava l’idealismo di Lenin, intendendo con tale espressione ciò che noi siamo abituati, invece, a considerare il suo materialismo.

D’altra parte è noto, anche, che critici attenti hanno colto, nel lukàcciano La distruzione della ragione, non la ripresa e continuazione della fumosa e difficilmente precisabile contrapposizione e lotta tra materialismo e idealismo, ma – assai più realisticamente – quella tra sviluppo di un pensiero, fondato sulle scienze e capace di mettere in evidenza anche il loro implicito etico-politico, e dall’altra parte, invece, le tendenze irrazionalistiche e formalistiche, promosse – sempre secondo Lukàcs – da necessità interne allo sviluppo imperialistico.3

Dunque no alla contrapposizione metafico-speculativa tra idealismo e materialismo; invece alla perfettamente comprensibile e precisabile opposizione tra sviluppo – anche filosofico – delle scienze, e/o sua riduzione e falsificazione da parte della società imperialistica: come si vede, abbiamo il riproporsi dell’opposizione, di cui diceva Platone, fra amici e nemici delle forme.