«Del resto non è difficile a vedersi, che la nostra è un’età
di gestazione e di passaggio ad una nuova era». Hegel ha piena consapevolezza
che noi viviamo in un’età di trapasso in cui vecchie certezze si sono
sgretolate e nuove certezze non sono nate. «Lo spirito ha rotto con quello che
è stato fino ad ora il mondo del suo esserci e del suo rappresentare; esso è in
procinto di calare tutto ciò nel passato, ed è impegnato nel travaglio della
sua trasformazione». Viviamo troppo al di dentro di una trasformazione per
rendercene conto: c’è un travaglio doloroso, che sembra implicare solo
disgregazione, ma che è la preparazione di una nuova era: «In verità esso non è
mai in quiete, ma è preso da un movimento sempre progressivo. Ma allo stesso
modo che nel bambino [vuol dire nel nascituro, nel feto] dopo un lungo e
silenzioso periodo di nutrizione, il primo respiro interrompe – con un salto
qualitativo – il processo graduale di quello sviluppo soltanto quantitativo, ed
allora il bambino è nato, così lo spirito in via di formazione matura
lentamente e silenziosamente verso la sua nuova figura». Anche se non ce ne
accorgiamo, l’epoca storica sta, faticosamente, per partorire qualche cosa di
nuovo, però, appunto, secondo una delle leggi della dialettica, la quantità all’improvviso
si trasforma in qualità, cioè si accumulano prima gradualmente le condizioni di
un cambiamento e poi il cambiamento sboccia all’improvviso. Non ci rendiamo
conto che viviamo in un’epoca di trasformazione, in cui si stanno accumulando
le condizioni di una nuova nascita; sentiamo ogni tanto i gemiti di un parto
che sta per venire, non lo abbiamo ancora visto, «ma io sono certo, dice Hegel,
che lo spirito, cioè il divenire dell’uomo, sta per generare una nuova era, che
poi sboccerà all’improvviso». Hegel è un filosofo rivoluzionario, per lui la
storia presenta discontinuità: procede silenziosamente per anni, anche per
secoli, poi, all’improvviso, emerge un’epocanuova. [...]
Lo spirito non è qualche cosa di passeggero,
di destinato ad essere sconfitto, a essere sorpassato: lo spirito dà luogo a
creazioni permanenti. Lo spirito è il momento più alto perché è il momento in
cui la comprensione dell’uomo si attaglia pienamente alla realtà, quindi dà
luogo a costruzioni che rimangono, a quelle che Hegel chiama “seconda natura”.
Nello spirito l’uomo è creatore. L’uomo si trova di fronte la natura, ma crea
un altro mondo, una seconda natura, che è il mondo del diritto, della famiglia,
dello Stato, dell’arte, della religione, della filosofia. Lo spirito non è
transeunte, non è destinato ad essere sconfitto; esso si radica nella realtà,
perché corrisponde al momento più alto di comprensione dell’uomo, che veramente
afferra la realtà con la sua ragione e si riesce a radicare nella realtà,
riesce a impiantarvi qualche cosa di duraturo, che Hegel chiamerà nella
Filosofia del diritto “seconda natura”, nel senso che è quasi una seconda
creazione. Le creazioni mature dello spirito sono i grandi sistemi religiosi. I
grandi sistemi religiosi cercano di cogliere l’assoluto e di organizzare
popolazioni intere intorno a credenze che rimangono nei secoli, se non nei
millenni, ma le religioni sono solo il penultimo stadio dello spirito, perché
esse colgono l’assoluto, il divino, l’infinito, in una maniera inadeguata,
ancora legata al mito, alla rappresentazione. Lo sviluppo supremo dello spirito,
l’ultimo stadio della Fenomenologia, è il sapere assoluto, cioè il momento in
cui l’uomo capisce, al di là della religione, che l’infinito, il divino,
l’ideale, sono perfettamente razionali, hanno una forma razionale, e quindi
devono essere capiti allo stesso livello, cioè nella forma della ragione. http://www.iisf.it/scuola/idealismo/Hegel_fen.htm
Nessun commento:
Posta un commento