domenica 6 dicembre 2020

"Critica della ragione razzista" - Alberto Burgio

Da: Filosofia Unisalento - Alberto Burgio è un filosofo e politico italiano, insegna Storia della filosofia presso l'Università di Bologna "Alma Mater". 

Fascino e illusioni della democrazia diretta - Alberto Burgio

'Progresso. Progetti di una società migliore tra illuminismo e marxismo' - Alberto Burgio


 
     
                                                                                                   

*** Purtroppo l'audio del video si interrompe:  
     dal minuto 23,30 al m. 40.55 - dal m. 1:22:22 al m. 1:30:50 - 
     dal m. 1:50:41 al m. 2:00:09 - dal m. 2:08:12 al m. 2:11:50 -

sabato 5 dicembre 2020

La questione salariale in Italia - Fulvio Fammoni

 Da: https://www.fondazionedivittorio.it - Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio.

Vedi anche : Dinamica dei salari e immiserimento relativo - Maurizio Donato

Come sta andando il salario negli ultimi anni? - Maurizio Donato

Leggi anche: Miserabile accumulazione: Salari, produttività e impoverimento relativo dei lavoratori*- Maurizio Donato

Salario minimo - Gianfranco Pala 

LA FORMA DI MERCE DELLA FORZA-LAVORO*- Gianfranco Pala

Salario sociale reale - Gianfranco Pala 

Le classi nel mondo moderno III. Nuove frontiere della produzione e dello sfruttamento* - Alessandro Mazzone

Produttività e salari in Europa - Maurizio Donato 



Il report della Fondazione Di Vittorio, scritto da Nicolò Giangrande (https://www.fondazionedivittorio.), mette a confronto i salari del lavoro dipendente in Italia con quelli di cinque delle maggiori economie dell’eurozona (Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi e Spagna).

Nel 2019, i salari medi italiani, nella statistica OCSE, sono pari a circa 30 mila euro lordi annui, in lieve crescita rispetto al 2000, ma addirittura in diminuzione rispetto al 2007. 

Il divario rispetto agli altri paesi non solo è molto ampio, ma si è andato ancora allargando tra il 2007 e il 2019, sia in cifra totale che come dinamica. 

I salari annui tedeschi sono infatti cresciuti in modo consistente negli anni più recenti (42.421 euro nel 2019), così come in Francia (39.099 euro) e nelle altre realtà prese in esame; simile a quello italiano si presenta invece il caso della Spagna. 

Questo divario non si riduce neanche nelle retribuzioni nette relative ad alcune tipologie familiari considerate dall’OCSE. 

La pressione fiscale sui salari e il cuneo fiscale sul costo del lavoro non producono alcun riequilibrio per l’Italia. 

giovedì 3 dicembre 2020

Catastrofe o Rivoluzione - Incontro con Emiliano Brancaccio autore di "Non sarà un pranzo di gala"

Da: I Pettirossi - Emiliano Brancaccio è docente di Politica economica all’Università degli Studi del Sannio di Benevento. Autore di saggi pubblicati da riviste accademiche internazionali, ha promosso il “monito degli economisti” contro le politiche europee di austerity e l’appello per un ”piano anti-virus”, pubblicati sul ”Financial Times”. Sua è la rubrica Eresie su RAI Radio 1. Tra le sue pubblicazioni, L'austerità è di destra (2012), Il discorso del potere (2019), e il manuale Anti-Blanchard Macroeconomics (2020).
   

                                                                                                          

Crisi, rinascita o catastrofe?

Le crisi possono essere opportunità di rivoluzionare il mondo, ma bisogna avere gli strumenti per poter pensare una simile alternativa, per scongiurare che il futuro si trasformi in catastrofe. In occasione dell'uscita del suo ultimo libro "Non sarà un pranzo di gala" (Meltemi), insieme alla rivista Kritica economica (https://www.kriticaeconomica.com), abbiamo invitato Emiliano Brancaccio a parlare di capitalismo, crisi, Europa, democrazia. (https://m.facebook.com/iPettirossi/?locale2=it_IT)


mercoledì 2 dicembre 2020

"AUTOREVOLE" - CARLO SINI

Da:  Dante Channel Carlo Sini è un filosofo italiano.- CarloSiniNoema 



                                                                         

lunedì 30 novembre 2020

La bancarotta dello stato: le cause della rivoluzione francese - Alessandro Barbero

Da: Intesa Sanpaolo - Alessandro Barbero è uno storico, scrittore e accademico italiano, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare.


                                                                         

sabato 28 novembre 2020

“CRITICA” TRA HEGEL E MARX - Roberto Fineschi

Da: https://marxdialecticalstudies.blogspot.com - Articolo originariamente apparso su "Revista dialectus", n. 18, 2020, pp. 189-201. - Roberto Fineschi ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni ricordiamo le monografie Ripartire da Marx (Napoli 2001), Marx e Hegel (Roma 2006) e Un nuovo Marx (2008). Vincitore del premio Rjazanov 2002, è curatore di una nuova versione del 1 libro del Capitale dopo la nuova edizione storico-critica MEGA2 (Napoli 2011), nonché membro del comitato scientifico dell'edizione italiana delle opere complete di Marx ed Engels e dell’International Symposium on Marxian Theory. I suoi saggi sono tradotti in varie lingue. r.fineschi@sienaschool.com

Leggi anche: Pensare con Hegel - Vladimiro Giacché

Critica alla religione e realizzazione della filosofia, nella tradizione dialettica - Stefano Garroni

FRANCESCO VALENTINI, SOLUZIONI HEGELIANE* - Carla Maria Fabiani

Studio su Hegel: LA RELIGIONE - Stefano Garroni

Debolezze e potenzialità negli argomenti anti-hegeliani del giovane Marx*- Carlo Scognamiglio

ESSENZA E FORMA NELL'INTRODUZIONE ALLA FENOMENOLOGIA HEGELIANA - Stefano Garroni

Il Capitale come Feticcio Automatico e come Soggetto, e la sua costituzione. - Sulla (dis)continuità Marx-Hegel. - Riccardo Bellofiore -

Hegel e Feuerbach. - Stefano Garoni-

A partire dal sottotitolo del 'Capitale': Critica e metodo della critica dell’economia politica - Tommaso Redolfi Riva

Vedi anche: La logica di Hegel "una grottesca melodia rupestre"- Paolo Vinci

" Hegel "- Vittorio Hosle

La dialettica di Hegel. Origine, struttura, significato... - Roberto Finelli

Hegel: Fenomenologia dello spirito. Dialettica "servo/padrone" - Remo Bodei

"La civetta e la talpa, il concetto di filosofia in Hegel" - Remo Bodei 


Marx fa largo uso del termine “critica”, che è presente nel titolo di varie sue opere. In questo articolo cercherò di ricostruire lo sviluppo e i cambiamenti di significato di questo termine nelle diverse fasi dell’indagine di Marx. Mi concentrerò sulle fonti dirette, come il dibattito “critico” tedesco durante il Vormärz, e su autori come Strauß, Bruno Bauer, Feuerbach. Certamente Hegel è un punto di riferimento privilegiato dell’approccio filosofico di Marx. Mostrerò come Marx si sia spostato lentamente da un significato specifico del termine “critica” che era predominante durante il Vormärz per approssimarsi alla posizione hegeliana.



"CRITIQUE" FROM HEGEL TO MARX

È noto che Marx fa largo uso del termine “critica”. Esso è presente nel titolo di varie sue opere e non è quindi un caso che l’attenzione si sia concentrata su di esso. In questo articolo si cercherà di contribuire alla ricostruzione della sua storia interna e della sua origine nella tradizione filosofica anteriore. Essendo Hegel uno dei filosofi di riferimento privilegiati di Marx, si indagherà anche in questo autore il significato del termine per vedere a quale uso specifico di critica Marx si avvicini di più. Si vedrà del resto come il ruolo e la funzione della critica cambino nel corso della sua maturazione teorica. 

1. Critica è un termine dall’uso diffusissimo nel dibattito intellettuale dall’illuminismo in poi. Qui fa da generale ed emblematico punto di riferimento la ricca, articolata e programmatica voce “Critique” nella Encyclopédie di Diderot e D'Alembert scritta da Marmontel (1754, vol. IV, pp. 490a–497b). Riviste critiche, biografie critiche, approcci critici, per non parlare ovviamente del criticismo kantiano, inondano la produzione letteraria e pubblicistica al punto che non è affatto semplice individuare un significato univoco del termine. Il tema è così complesso che non può certo essere oggetto di questo saggio; ci si limiterà in questa sede a indicarne alcune interpretazioni specifiche che reputo rilevanti per Marx ed il suo rapporto con Hegel. 

venerdì 27 novembre 2020

Il FMI visita l’Argentina - Alessandra Ciattini

 Da: https://www.lacittafutura.it Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni") insegna Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.

Leggi anche: Sul debito pubblico - Karl Marx

L'annullamento del debito nell'antichità*- Eric Toussaint

L’esplosione del debito pubblico senza un prestatore di ultima istanza - Domenico Moro

Vedi anche: PERCHÉ NON TI FANNO RIPAGARE IL DEBITO - Marco Bersani

Ascolta anche: Radio Quarantena, Oltre Confine: tassazione internazionale dello smartworking e Argentina https://www.spreaker.com/user/11689128/201118-oltre-confine 


L’Argentina pagherà un debito illegittimo e odioso scaricando i suoi costi sulla parte più debole della popolazione.


Nel febbraio 2020 il FMI aveva riconosciuto che il debito di 100 miliardi di dollari consistente in obbligazioni detenute da investitori privati, contratto dall’Argentina, non era sostenibile e pertanto aveva invitato questi ultimi ad accettare un taglio significativo del dovuto. Naturalmente Alberto Fernández, attuale presidente, si era dichiarato soddisfatto e aveva auspicato che l’Argentina potesse ricominciare a crescere e a “onorare” così i suoi debiti, i quali all’epoca del governo Macri hanno permesso una rilevante fuga di capitali.

Successivamente il FMI, la cui direttrice è ora la bulgara Kristalina Giorgeva (la compañera Kristalina, come qualcuno l’ha chiamata), ha visitato in due occasioni il paese, l’ultima a partire dallo scorso 10 novembre con lo scopo dichiarato di cominciare a trattare per formulare un nuovo programma che sostenga il piano economico del governo e di stabilizzare l’economia argentina, di modo che si apra un futuro roseo per il popolo del paese sudamericano.

Secondo “Il Sole 24 Ore” ora il debito argentino in totale ammonta a 200 miliardi di dollari, la metà è costituita da debito estero, l’altra metà è composta da 57 miliardi di dollari da restituire al FMI e da 43 miliardi di debiti locali in pesos.

giovedì 26 novembre 2020

A DIEGO - Gianni Minà

 Da: https://www.facebook.com/giannimina38 - Gianni Minà è un giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano. 

Vedi anche: Un Maradona inedito - Gianni Minà  https://www.youtube.com/watch?v=4N3gv5O3_8U


Con Maradona il mio rapporto è stato sempre molto franco.

Io rispettavo il campione, il genio del pallone, ma anche l’uomo, sul quale sapevo di non avere alcun diritto, solo perché lui era un personaggio pubblico e io un giornalista. 

Per questo credo lui abbia sempre rispettato anche i miei diritti e la mia esigenza, a volte, di proporgli domande scabrose.

So che la comunicazione moderna spesso crede di poter disporre di un campione, di un artista soltanto perché la sua fama lo obbligherebbe a dire sempre di sì alle presunte esigenze giornalistiche e commerciali dell’industria dei media. 

Maradona, che ha spesso rifiutato questa logica ambigua, è stato tante volte criminalizzato.

Una sorte che non è toccata invece, per esempio, a Platini, che come Diego ha detto sempre no a questa arroganza del giornalismo moderno, ma ha avuto l’accortezza di non farlo brutalmente, muro contro muro, bensì annunciando, magari con un sorriso sarcastico, al cronista prepotente o pettegolo “dopo quello che hai scritto oggi, sei squalificato per sei mesi. Torna da me al compimento di questo tempo.” Era sicuro, l’ironico francese, che non solo il suo interlocutore assalito dall’imbarazzo non avrebbe replicato, ma che la Juventus lo avrebbe protetto da qualunque successiva polemica.

A Maradona questa tutela a Napoli non è stata concessa, anzi, per tentare di non pagargli gli ultimi due anni di contratto, malgrado le tante vittorie che aveva regalato in pochi anni agli azzurri, nel 1991 gli fu preparata una bella trappola nelle operazioni antidoping successive a una partita con il Bari, in modo che fosse costretto ad andarsene dall’ Italia rapidamente. 

Eppure nessuno, né il presidente Ferlaino, né i suoi compagni (che per questo ancora adesso lo adorano) né i giornalisti, né il pubblico di Napoli, hanno mai avuto motivo di dubitare della lealtà di Diego.

Io, in questo breve ricordo, a conferma di questa affermazione, voglio segnalare un semplice episodio riguardante il nostro rapporto di reciproco rispetto. 

domenica 22 novembre 2020

Pandemie: cattiva gestione, uso politico della scienza e disinformazione a cura di Alessandra Ciattini e Marco A. Pirrone

Da: https://www.spreaker.com/show/radioquarantena

Leggi anche: I veri responsabili della pandemia e delle sue drammatiche conseguenze - Alessandra Ciattini e Aristide Bellacicco

Essere curati - Aristide Bellacicco

Il Covid-19 negli Stati Uniti - Alessandra Ciattini

Come si muove una pandemia. Il tallone d’Achille della globalizzazione 


Proponiamo un’interessante intervista al Dr. Ernesto Burgio, presidente del Comitato scientifico della Società Italiana di Medicina Ambientale, ricercatore dell’European Cancer and Environment Research Institute (ECERI), sull’origine della pandemia provocata dal SARS-COV 2, che provoca una sindrome respiratoria acuta definita COVID 19. 

Nell’intervista il Dr. Burgio analizza dettagliatamente i processi che stanno alla base della trasmissione di questo virus dai pipistrelli frugiferi alla specie umana, sottolineando il loro collegamento con la situazione ambientale complessiva del pianeta. 

Esamina poi la diversa capacità di controllo della pandemia mostrata dai vari paesi, osservando come quelli orientali erano più preparati ad affrontare tale disastroso evento e sono stati in grado di mettere sotto controllo la diffusione del virus. 

Si pronuncia anche sulla possibilità che, se non si realizzano cambiamenti strutturali nell’attuale forma di organizzazione sociale, i fenomeni pandemici possano ripetersi. 

Quanto alla questione dei vaccini, ovviamente ne riconosce l’importanza, pur sottolineando che essi non costituiscono la panacea del problema, giacché nell’ipotesi sciagurata che le pandemie si ripetano in maniera ricorrente, saremo sempre alla ricerca di un nuovo vaccino. 

Infine, mette in evidenza anche il ruolo non sempre adeguato dei cosiddetti esperti che in molti casi hanno sottovalutato il fenomeno ed hanno dato ai politici suggerimenti sbagliati, enfatizzati dai mass media, generando reazioni contraddittorie nella popolazione. (il collettivo)

                                           Qui l'intervista:  https://www.spreaker.com/user/11689128/121120-intervista-burgio 


sabato 21 novembre 2020

La Modern Monetary Theory - Intervista a Marco Veronese Passarella

Da; https://www.machina-deriveapprodi.com - https://www.marcopassarella.it - Marco Veronese Passarella è docente di macroeconomia presso la Leeds University. - 

Leggi anche: MMT, Minsky, Marx e il feticcio del denaro - Michael Roberts

- Note sulla crisi. Intervista all'economista Marco Passarella -

Crisi capitalistica, socializzazione degli investimenti e lotta all’impoverimento - Riccardo Bellofiore, Laura Pennacchi

CATASTROFE O RIVOLUZIONE - Emiliano Brancaccio

Vedi anche: - Cause strutturali e congiunturali della stagnazione italiana - Marco Veronese Passarella
        
Con l’articolo Economia della dismisura di Christian Marazzi, abbiamo avviato il percorso che abbiamo definito «Governo della crisi» (https://www.machina-deriveapprodi.com/post/pensare-il-transito). La seguente intervista, proseguendo nel solco tracciato dal testo di presentazione della rubrica, analizza gli strumenti messi in campo dalle istituzioni finanziarie e tratteggia le caratteristiche del nuovo corso che si sta imponendo, spiegando, in particolare, i capisaldi della Modern Monetary Theory, dottrina economica salita alla ribalta negli ultimi mesi. Marco Veronese Passarella è docente di macroeconomia presso la Leeds University e autore di articoli su riviste scientifiche internazionali, tra le quali il «Cambridge Journal of Economics», il «Journal of Economic Behavior & Organization» e il «Journal of Policy Modelling». (machina)

La crisi sanitaria ed economica che stiamo vivendo ha determinato la revisione del paradigma neoliberista che ha guidato le politiche fiscali e monetarie negli ultimi decenni. L’iniezione di liquidità senza precedenti promossa dalle banche centrali coniugata con i provvedimenti presi dai governi nei mesi di pandemia, segnalano un cambiamento nella strategia complessiva di governo della crisi. Inoltre, sono gli stessi organi che in questi anni hanno dettato e imposto l’austerity e il contenimento del debito pubblico, oggi richiedono uno scarto: pensiamo, ad esempio, alle dichiarazioni di Kristina Georgieva, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, che ha invocato «una nuova Bretton Woods». Pensi che si possa definitivamente affermare che siamo davanti alla fine dell’egemonia neoliberale?

L’irruzione di nuove idee nei periodi di crisi, anche di quelle ritenute eretiche fino a quel momento, è un fatto ricorrente. Con una semplice ricerca su Google Trend ci si può rendere conto del fatto che alcuni autori – penso a Keynes, a Minsky, persino a Marx – tornano sempre di moda quando tutto va storto. Non è soltanto il pensiero economico a evolversi sulla scia dei fatti economici, ma la società stessa, le classi dominanti e i loro rappresentanti politici, chiedono idee nuove nelle fasi di crisi. C’è dunque un doppio canale attraverso cui la realtà impatta sul mondo delle idee. Durerà questa cosa? In passato non è durata molto. Oggi però sembra che si sia incrinato qualcosa nella narrazione dominante, sia nel modo in cui il mondo viene descritto nei media e nei dibattiti pubblici sia negli strumenti teorici che vengono messi in campo per analizzare i fenomeni economici. 

Naturalmente il fatto che il paradigma neoliberista sia in crisi e che non possa tornare ai suoi vecchi splendori non significa che possa essere messo definitivamente in soffitta. Apro una parentesi: io penso, appunto, che sia più corretto definirlo paradigma «neoliberista» piuttosto che «neoliberale». Gli anglosassoni non hanno un termine per distinguere un approccio di libero scambio in economia dal pensiero liberale nel suo insieme, cosa che crea confusione. Inoltre credo che il prefisso «neo» sia importante perché lo distingue dal liberismo classico inteso come apologia delle forze spontanee del libero mercato, mentre il neoliberismo si configura piuttosto come un attacco politico al mondo del lavoro e allo stato sociale, ma non allo Stato inteso come difensore degli interessi delle grandi imprese e dei gruppi bancari. Inoltre, l’incrinatura del paradigma neoliberista non implica naturalmente la fuoriuscita dal capitalismo né l’avvento di nuove forme di regolazione, come ad esempio la socialdemocrazia. Queste, per essere applicate, hanno bisogno di una serie di condizioni in termini di rapporti di forza tra classi sociali a livello globale e di vincoli alla circolazione di capitali e merci. Non vedo dunque alternative imminenti. 

venerdì 20 novembre 2020

Xi Jinping: sui nuovi orizzonti della politica economica marxista contemporanea. -

Da: https://ottobre.info - Articolo originale: 12个问答,一起学习习近平总书记关于马克思主义政治经济学重要讲话 - Traduzione e note a cura di Davide Clementi

Xi Jinping, segretario generale del Partito Comunista Cinese dal 15 novembre 2012 e Presidente della Repubblica popolare cinese dal 14 marzo 2013. 

Leggi anche: Come usare il capitalismo nell'ottica del socialismo - Deng Xiaoping

Questioni relative allo sviluppo e alla persistenza nel socialismo con caratteristiche cinesi - Xi Jinping

- La Nuova Era cinese tra declino Usa e debolezze Ue -

La Cina corre...

Una stabile crescita interna è l'obiettivo della Cina per il 2017*- Walter Ceccotti

"Cina 2013" - Samir Amin 



Nel n. 12/2020 della rivista Qiushi è stato pubblicato un importante discorso del segretario generale Xi Jinping, strutturato in dodici domande e risposte, dal titolo ‘Esplorare incessantemente i nuovi orizzonti della politica economica marxista contemporanea’. Questo discorso è stato tenuto da Xi Jinping il 23 novembre 2015 al 28° studio collettivo [1] del 18° Politburo sui principi di base e sulla metodologia dell’economia marxista. […] 


DOMANDA 1: PERCHÉ STUDIARE L’ECONOMIA POLITICA MARXISTA?

Lo scopo dell’organizzazione di questo studio è rafforzare lo studio e la comprensione dei principi fondamentali del marxismo. Attraverso la revisione dell’economia politica marxista, dobbiamo approfondire la nostra comprensione delle leggi dello sviluppo economico e migliorare la nostra capacità di guidare lo sviluppo economico della Cina.

Ora, durante la mutazione dell’economia mondiale, essere in grado di governare bene la grande nave dell’economia del nostro Paese è un test importante per il nostro partito. Affrontare la complessa situazione economica nazionale e internazionale e i diversi fenomeni economici, apprendere i principi di base e la metodologia dell’economia politica marxista ci aiuterà a padroneggiare i metodi di analisi economica scientifica, comprendere il processo del movimento economico, padroneggiare le leggi dello sviluppo sociale ed economico, migliorare la capacità di controllare l’economia di mercato socialista e rispondere meglio alle domande teoriche e pratiche dello sviluppo economico della Cina.

DOMANDA 2: QUAL È IL SIGNIFICATO DELL’ECONOMIA POLITICA MARXISTA?

giovedì 19 novembre 2020

"Helgoland" - Carlo Rovelli

Da: Università di Bologna - Carlo Rovelli è un fisico, saggista e accademico italiano, studioso di fisica teorica. Ha lavorato in Italia e negli Stati Uniti e attualmente lavora in Francia. 




                                           
                       

mercoledì 18 novembre 2020

Due o tre cose che so di Gramsci. Antonio Gramsci ai Giovani. - Angelo d'Orsi

Da: Angelo d'Orsi Angelo d'Orsi è professore ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino. (https://www.facebook.com/angelo.dorsi.7


Leggi anche: Su Gramsci e la fondazione del Pci - PIERO GOBETTI


"Se si volesse sintetizzare in termini estremi il messaggio di Antonio Gramsci ai giovani del suo tempo, e del nostro - in particolare i giovani proletari ai quali egli si rivolge - esso potrebbe essere un pressante invito all'istruzione (i proletari non possono concedersi il lusso dell'ignoranza, a differenza dei padroni) e all'impegno (ossia alla lotta per l'emancipazione dal dominio borghese) . Il giovane Antonio scelse questa duplice strada quando era ancora studente liceale in Sardegna e vi rimase fedele fino alla morte dopo una lunga penosa detenzione."

                                                                       


martedì 17 novembre 2020

Crisi capitalistica, socializzazione degli investimenti e lotta all’impoverimento - Riccardo Bellofiore, Laura Pennacchi

 Da: Economisti-di-classe-Riccardo-Bellofiore-Giovanna-Vertova - https://sinistrainrete.info - Introduzione all’edizione italiana di Ending Poverty. Jobs not Welfare. In: Hyman P. Minsky, Combattere la povertà. Lavoro non assistenza, traduz. di Anna Maria Variato, Ediesse, Roma, 2014.

Laura Pennacchi è un'economista e politica italiana. - Riccardo Bellofiore, Università di Bergamo, Professore ordinario di Economia politica. -

Leggi anche: IL PROFETA DELLA CRISI. TRIBUTO A HYMAN MINSKY - intervento di Riccardo Bellofiore - 

Fine di un’epoca - Vladimiro Giacché

CATASTROFE O RIVOLUZIONE - Emiliano Brancaccio 


Il pensiero di Hyman P. Minsky è tornato d’attualità con l’approssimarsi e poi lo scoppio della crisi finanziaria dell’estate del 2007, la cosiddetta crisi dei subprime, sin dai primi mesi di quell’anno [1]. Era già capitato almeno un paio di volte nel decennio precedente: Paul McCulley di PIMCO aveva evocato un Minsky moment a proposito della crisi russa del 1998 e George Magnus di UBS aveva ripreso il termine nella prima metà del 2007. I più attenti erano stati i bloggisti e gli analisti finanziari. La crisi era giunta come una sorpresa per i più. In realtà, essa covava da tempo, e le sue ragioni tutto avrebbero dovuto apparire meno che misteriose.


La Grande Recessione

La sequenza degli avvenimenti è stata classica. Lo sgonfiamento della bolla immobiliare nel 2005 ha generato, prima, la crisi del mercato dei subprime, con annessi e connessi: fallimento di hedge fund, blocco di leveraged buy out, crisi di banche di investimento. Poi sono venuti i segnali di illiquidità e di stretta creditizia, che hanno fatto temere che l’illiquidità si mutasse in insolvenza. Il castello delle relazioni di debito-credito è andato in fibrillazione, le banche hanno cessato di farsi credito l’un l’altra e la preferenza per la liquidità e per i titoli di Stato si è innalzata drasticamente, così come il premio per il rischio. Il bisogno di un intervento delle banche centrali quali prestatori di ultima istanza è divenuto parossistico, e la spinta ad una riduzione dei tassi di interesse irresistibile. Una successione nota, ma che ha visto stavolta qualche novità nei protagonisti, gli strumenti finanziari che hanno costruito il castello della speculazione.

Questa volta, la crisi dei debitori ultimi, famiglie povere con lavori precari, ha avuto come anello di trasmissione il fatto che le proprietà pignorate perdevano di valore ormai da un po’ e sono iniziate le esplosioni nel campo minato della nuova finanza. Ormai anche l’uomo della strada sa cosa siano i «derivati», le «condotte», i titoli «cartolarizzati» appoggiati sulle ipoteche, le obbligazioni del debito «collateralizzate». Ciò che doveva rendere trasparente il mercato e minore il rischio ha fatto invece collassare le relazioni tra operatori per l’opacità dell’informazione, per la corruzione delle agenzie di rating, per l’impossibilità di sfuggire all’azzardo morale.

Come è noto, quella crisi si è poi sviluppata, almeno a partire dalla metà del 2008, in una Grande Recessione globale che si è estesa, con caratteristiche proprie, al vecchio continente europeo. Una «grande crisi» capitalistica paragonabile soltanto a quel Grande Crollo degli anni Trenta del Novecento (di cui aveva scritto magistralmente John Kenneth Galbraith) e che ha fatto impallidire il ricordo della Grande Stagflazione degli anni Settanta. Da quella crisi non siamo in realtà ancora usciti. Non a torto Paul Krugman e Brad DeLong sostengono che saremmo entrati in una Depressione Minore. Qualcosa che a nostro avviso male si farebbe a ridurre ai problemi, pur gravi e reali, di una distribuzione del reddito squilibrata a danno del lavoro o di semplice insufficienza di domanda aggregata.

domenica 15 novembre 2020

"I Sette Re di Roma" Omaggio a Gigi Proietti



"Leggenda musicale in due tempi" di Luigi Magni, con Gigi Proietti e Gianni Bonagura, per la regia di Pietro Garinei e con le musiche di Nicola Piovani.
Lo spettacolo, rappresentato per diverse stagioni al teatro Sistina (Roma) a partire dal 1989, narra la fondazione di Roma attraverso le gesta dei suoi re, tutti interpretati da Gigi Proietti: ironici, smargiassi, dissoluti, problematici.

                                                                           

sabato 14 novembre 2020

Social e capitalismo crepuscolare (living in a box) - Roberto Fineschi

 Da: https://www.lacittafutura.it Roberto Fineschi è un filosofo italiano (Marx. Dialectical Studies).

Leggi anche: Fenomenologia della Ferragni - Roberto Fineschi

Razzismo e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi

Persona, Razzismo, Neo-schiavismo: tendenze del capitalismo crepuscolare. - Roberto Fineschi

Populismo, punti di partenza - Roberto Fineschi

Epoca, fasi storiche, Capitalismi - Roberto Fineschi 

Vedi anche: Marx, Hegel ed il metodo. Note introduttive - Roberto Fineschi 

"Le nuove forme di controllo sociale nella società artificiale" - Renato Curcio 

L'impatto delle tecnologie sul lavoro - Renato Curcio

Funzionamento e funzione dei social nelle dinamiche del capitalismo crepuscolare.


Che cosa ci sia dietro ai social è ormai noto a chiunque lo voglia sapere. [1] Mi permetto di fare una breve sintesi di letture e visioni in una prospettiva personale legata ad altre riflessioni recentemente sviluppate sul capitalismo crepuscolare.

1) Costruire la “scatola”

I proprietari di Facebook, Twitter e compagnia cantante sono degli scienziati sociali. Non è una mia nomina ad honorem, lo sono veramente, in particolare sono esperti di psicologia sociale e “comportamentismo”. La nuova alleanza che hanno instaurato è con web designers ed esperti di calcolo, progettisti questi ultimi dei fantomatici algoritmi. Vediamo come funziona questa triplice alleanza. 

1.1) Lo scienziato sociale

I comportamentisti mettono sul tavolo la loro psicologia sociale, ovvero lo studio del comportamento umano spontaneo, automatico, precosciente. Forti di evidenze sia teoriche sia sperimentali sulle modalità di reazione a stimoli di diverso tipo, individuano reazioni standard, soprattutto quelle legate alle pulsioni più profonde e condizionanti dell’animale uomo (piacere, dolore, paura, rabbia, autoconservazione, socialità, appartenenza ecc.). Studiano come innescare delle reazioni automatiche, utilizzando scientemente stimoli che attivino queste pulsioni profonde. In particolare sono interessati a produrre comportamenti in tutto e per tutto identici a quelle che chiamiamo “abitudini”, ovvero che si ripetono senza il ripetersi di uno stimolo esterno, ma che vengono compiuti “spontaneamente” da chi agisce: lo stimolo viene in sostanza introiettato.