Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query Alberto Burgio. Ordina per data Mostra tutti i post
Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query Alberto Burgio. Ordina per data Mostra tutti i post

domenica 6 dicembre 2020

"Critica della ragione razzista" - Alberto Burgio

Da: Filosofia Unisalento - Alberto Burgio è un filosofo e politico italiano, insegna Storia della filosofia presso l'Università di Bologna "Alma Mater". 

Fascino e illusioni della democrazia diretta - Alberto Burgio

'Progresso. Progetti di una società migliore tra illuminismo e marxismo' - Alberto Burgio


 
     
                                                                                                   

*** Purtroppo l'audio del video si interrompe:  
     dal minuto 23,30 al m. 40.55 - dal m. 1:22:22 al m. 1:30:50 - 
     dal m. 1:50:41 al m. 2:00:09 - dal m. 2:08:12 al m. 2:11:50 -

martedì 16 agosto 2016

Etica e/del genocidio: i crimini nazisti e la responsabilità morale*- Armando Lancellotti

*Da:    https://www.carmillaonline.com/



Alberto Burgio, Marina Lalatta Costerbosa, Orgoglio e genocidio. L’etica dello sterminio nella Germania nazista, DeriveApprodi, Roma, 2016, pp.350, € 20,00



«Non si fa mai il male tanto a fondo e con tanta lietezza come quando lo si fa in coscienza» (Pascal, Pensieri, ed. Brunschvicg, n. 895).

Questa folgorante intuizione pascaliana che Alberto Burgio e Marina Lalatta Costerbosa citano a pagina 199 del libro che qui presentiamo esprime in estrema sintesi la tesi di fondo dell’interessantissimo saggio recentemente scritto dai due docenti – di Storia della filosofia il primo, di Filosofia del diritto la seconda – dell’Università di Bologna: coloro che nella Germania nazista e nell’Europa da questa occupata perpetrarono il genocidio, o se ne resero complici collaborando in differenti modi, ovvero lo tollerarono assistendo indifferenti ad esso – pertanto si inoltrarono «tanto a fondo» nella pratica del male – lo fecero «in coscienza», cioè sapendo ciò che facevano e scegliendo consapevolmente di agire in quel modo. Ora, la prassi conseguente ad una scelta libera e consapevole pertiene all’ambito dell’etica e il caso di una prassi malvagia e criminale comporta di necessità la questione delle responsabilità morali (oltre a quelle penali,                                                                                                              politiche o storiche) degli attori di tale crimine.

Etica e/del genocidio, si diceva: “etica e” genocidio, in quanto lo sterminio degli ebrei d’Europa per essere meglio compreso, nonostante la sua apparente e da alcuni teorizzata incommensurabilità cognitiva, deve essere osservato – secondo Burgio e Costerbosa – dal punto di vista della ragione filosofica (nella fattispecie, morale); “etica del” genocidio, perché, come i due autori spiegano dettagliatamente, il regime hitleriano concepì ed elaborò una (contro)etica, una (anti)etica, un’etica del disumano che servì come quadro di riferimento (a)valoriale dell’azione omicida dei perpetratori dello sterminio di milioni di uomini.

Nelle prime pagine del libro, Burgio e Costerbosa, sulla scorta delle considerazioni di, tra gli altri, Primo Levi e Thomas Mann, constatano come la violenza scatenata dai nazisti sia stata sempre “eccessiva”, “inutilmente sproporzionata”, comunque “ridondante” e come proprio per questi suoi aspetti non possa essere spiegata come mera conseguenza meccanica di una premessa, come «pedissequa esecuzione di ordini superiori» (p. 34), ma debba essere ricondotta alla concatenazione e all’intreccio delle singole iniziative assunte, delle varie scelte compiute, ai diversi livelli della macchina genocida, da tutti coloro che di essa furono gli ingranaggi e che diedero un contributo attivo ed essenziale al perseguimento dell’esito criminale. Attori di una politica di sterminio che – si tratta di una questione ormai da molti decenni oggetto di analisi e studi, soprattutto dopo La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme (1963) di Hanna Arendt – per lo più erano uomini e donne del tutto “normali”, “comuni”, se non addirittura individui solitamente considerabili come “persone per bene”.

sabato 20 aprile 2019

OFFICINA MARX

Da: https://vimeo.com/pois - http://marxdialecticalstudies.blogspot.com/ - Marx. Dialectical Studies


Ciclo di incontri in occasione del bicentenario della nascita di Karl Marx tenutosi nel 2018 presso le Stanze della Memoria a Siena.


Primo incontro: UN NUOVO MARX - https://vimeo.com/326331071
(Introduzione al ciclo di Roberto Fineschi)

Secondo incontro: IL SOGNO DI UNA COSA - https://vimeo.com/326285923
(Interventi: [0/18] Mario Pezzella, [18/35] Roberto Fineschi, [35/fine] Alberto Burgio.)

Terzo incontro: ATTUALITA' DI MARX - https://vimeo.com/325820213
(Interventi: [0/36] Alfonso Iacono, [36/fine] Alberto Petrucciani.)

Quarto incontro: TRADURRE MARX - https://vimeo.com/325846600
(Interventi: [0/44] Enrico Donaggio, [44/fine] Peter Krammerer.)



domenica 5 maggio 2019

"IL RITORNO DELLA RAZZA - ARGINI E ANTIDOTI DALLA CONOSCENZA"

Da: Scuola Normale Superiore - 9 novembre 2018
                                                                          
Iniziativa promossa dal Coordinamento dei Comitati Unici di Garanzia di SNS, SSSA, UNIPI, Comune e Provincia di Pisa, AOUP in collaborazione con il CISP ed il Laboratorio di cultura costituzionale. 


Programma 
0/3,54 Saluti di Vincenzo Barone, direttore della Scuola Normale Superiore 

3,54/10,10 Coordina Daniele Menozzi 
10,10/43,40 Alberto Burgio Per una storia del razzismo italiano 
43,40/1,13,20 Lino Leonardi Razza, storia di una parola italiana 
1,13,20/1,45,40 Luigi Ferrajoli Civiltà giuridica post-bellica e razzismo 

Pausa 

Coordina Gaetana Morgante 
1,45,40/2,18,26 Oreste Pollicino Costituzione italiana, costituzionalismo europeo e razzismo 
2,18,26/2,50,20 Emanuela Fronza I profili del trattamento penale del razzismo nell’ordinamento italiano 
2,50,20/3,18,00 Marcello Flores Le manifestazioni del razzismo nell’attuale società italiana 

3,18,00 Dibattito

CHE RAZZA DI STORIA! 

giovedì 20 agosto 2020

Arriva dagli Usa un’altra epidemia: migliaia di morti per mancanza di senso - Vittorio Pelligra

Da: https://www.ilsole24ore.com - Vittorio Pelligra - Professore Associato - Dipartimento di Scienze Economiche ed Aziendali - Università di Cagliari.
Leggi anche:   I cambiamenti culturali della Confindustria - Alessandra Ciattini 
                         Il fallimento dell’America - Cornell West 
                         Stiamo vivendo la prima crisi economica dell’Antropocene - Adam Tooze
                       CARLO SINI SUL 3° DE "Il CAPITALE" di Marx: https://www.youtube.com/watch?v=AVWhAv3X9bc
Vedi anche:    'Progresso. Progetti di una società migliore tra illuminismo e marxismo' - Alberto Burgio 


Dalla rivoluzione francese in poi il pensiero moderato ha criticato la modernità in quanto distruttrice dei valori sui quali si fondava la società umana  (compresa la gerarchia politica ed economica e le forme tradizionali del potere). Avevano ragione, avevano torto? Dipende. La cosa certa è che nelle società eredi delle rivoluzioni borghesi, vale a dire in quelle industrialmente e tecnologicamente sviluppate, vivere è diventato per tutti sempre più difficile, duro e insensato. È colpa del "capitalismo"? Chi sostiene di sì, come gli autori citati nell'articolo, non può cavarsela pensando a un  capitalismo razionalizzato, ma deve mettere in discussione vari problemi fra i quali la cosiddetta morte di dio di cui parlava Nietzsche. 
Una società socialista risolverebbe il problema del senso della vita? Non lo sappiamo. Può darsi che, anche solo istintivamente, larghe masse, abbandonate dall'ideologia rivoluzionaria e dalla religione, soprattutto nelle nazioni a più diffuso e intenso dominio della forma capitalistica, possano sentire quel vuoto che una certa alta borghesia (ma non tutta la borghesia) conosce da tempo e a cui reagisce col cinismo, col lusso o, a sua volta, con le droghe. 
Già in Montaigne e Pascal questa dimensione spirituale di angoscia e smarrimento si è resa presente alla coscienza filosofica. 
Il punto di vista autenticamente critico sulla società capitalistica è quello di classe, vale a dire comunista. Un' intellettuale borghese può essere in grado di scorgere le contraddizioni e i limiti storici del capitale, ma non riesce a pensarne il superamento. Può al massimo ipotizzare delle correzioni o delle riforme sul piano della redistribuzione della ricchezza (del plusvalore). Non gli verrà mai in mente la socializzazione dei mezzi di produzione e l'economia pianificata. (il collettivo)

------------------------------------

16/08/2020 di Antonio Pelligra

Arrivano dagli Usa, storica avanguardia delle tendenze che poi invaderanno gran parte del mondo economicamente avanzato, segni nefasti: uno dei più tragici è legato alla diffusione delle “morti per disperazione”. Una vera e propria epidemia che ha visto, solo negli Stati Uniti, nel 2017, morire 158.000 persone di suicidio, overdose o malattie correlate all'abuso di alcool


La ricerca di un senso profondo per la nostra vita, le relazioni, il lavoro, rappresenta il bisogno più fondamentale che ogni essere umano cerca consciamente o inconsciamente di soddisfare. Riuscire a costruire una narrazione logica e coerente della propria vicenda esistenziale, sentirsi utili agli altri, capaci di fare la differenza, consapevoli di operare in vista di un fine che riteniamo giusto e degno di valore; sono questi gli elementi che ci aiutano ad attribuire significato alle nostre azioni. Ne stiamo parlando ormai da varie settimane, qui su “Mind the Economy”, anche in ambito economico. Poi, naturalmente, c'è il contesto, l'ambiente nel quale ci muoviamo, il microcosmo e il macrocosmo che abitiamo e che è determinante nel facilitare o ostacolare questo processo di costruzione del senso. 

martedì 11 settembre 2018

su Marx - Manifesta Bologna

Da: Sergio Caserta - http://marxdialecticalstudies.blogspot.com 

"Ogni cosa oggi sembra portare in sé la sua contraddizione. Macchine, dotate del meraviglioso potere di ridurre e potenziare il lavoro umano, fanno morire l'uomo di fame e lo ammazzano di lavoro. Un misterioso e fatale incantesimo trasforma le nuove sorgenti della ricchezza in fonti di miseria. Le conquiste della tecnica sembrano ottenute a prezzo della loro stessa natura. Sembra che l'uomo nella misura in cui assoggetta la natura, si assoggetti ad altri uomini o alla propria abiezione. Perfino la pura luce della scienza sembra poter risplendere solo sullo sfondo tenebroso dell'ignoranza. Tutte le nostre scoperte e i nostri progressi sembrano infondere una vita spirituale alle forze materiali e al tempo stesso istupidire la vita umana, riducendola a una forza materiale. Questo antagonismo fra l'industria moderna e la scienza da un lato e la miseria moderna e lo sfacelo dall'altro; questo antagonismo fra le forze produttive e i rapporti sociali della nostra epoca è un fatto tangibile, macroscopico e incontrovertibile. Qualcuno può deplorarlo; altri possono desiderare di disfarsi delle tecniche moderne per sbarazzarsi dei conflitti moderni o possono pensare che un così grande progresso nell'industria esiga di essere integrato da un regresso altrettanto grande nella politica. Da parte nostra non disconosciamo lo spirito malizioso che si manifesta in tutte queste contraddizioni. Nei segni che confondono la borghesia e i meschini profeti del regresso riconosciamo la mano del nostro valente amico, Robin Goodfellow, la vecchia talpa che scava tanto rapidamente, il grande minatore: la rivoluzione. La storia è il giudice e il proletariato il suo esecutore." (K. MarxDiscorso per l'anniversario del People's Paperaprile 1856) 


Manifesta Bologna 7 luglio 2108 su Marx presentazione dibattito 1
2
15:07
Manifesta 7 luglio 2018 su Marx intervista ad Aldo Tortorella prima parte 2
3
 7:43
Manifesta 7 luglio 2018 su Marx intervista ad Aldo Tortorella seconda parte 3
4
 15:07
Manifesta 7 luglio 2108 su Marx Alberto Burgio 4
5
 15:07
Manifesto 7 luglio 2018 su Marx Roberto Fineschi 5
6
 15:07
Manifesta 7 luglio 2018 su Marx Fineschi seconda parte e Eleonora Caramelli inizio 6
7
 15:07
Manifesta 7 luglio 2018 su Marx Eleonora Caramelli seconda parte 7
8
 15:07
Manifesta 7 luglio 2018 su Marx Francesco Cerrato 8
9
 12:42
Manifesta 7 luglio 2018 su Marx Gennaro Imbriano 9

mercoledì 27 giugno 2018

- Crisi della sinistra, ruolo dei comunisti e restaurazione neo-liberale - Stefano G. Azzarà

Da; https://www.lacittafutura.it

Intervista di marco paciotti a Stefano Azzarà, professore di storia della filosofia contemporanea e storia della filosofia politica all’Università di Urbino e direttore della rivista “materialismo storico”, su lotta teorica e contro-informazione, fascismo e “rossobrunismo”, Potere al Popolo e crisi della sinistra in Italia.

D. Stefano, da anni ti troviamo in prima linea sul fronte ideologico della lotta di classe. Tra gli strumenti che metti a disposizione c’è una rivista, di cui sei fondatore e direttore scientifico: “Materialismo Storico. Rivista di filosofia, storia e scienze umane”. Un titolo che richiama i fondamenti stessi del marxismo che tra il popolo tutto, non solo quello che lavora solo con le mani, non gode di ottima salute. Da cosa nasce, dunque, l’esigenza di un’iniziativa così controcorrente e qualè stata la reazione del mondo accademico italiano ed internazionale?
R. In prima linea mi pare troppo. Diciamo dal divano, visto che non faccio più militanza attiva dal 2009, quando sono stato espulso da Rifondazione Comunista…
Il marxismo come materialismo storico, che è una cosa ben diversa dall’economismo oltre il quale molti compagni non riescono ad andare, ha rappresentato un salto nell’evoluzione delle forme di coscienza dell’umanità che dobbiamo considerare irreversibile: come è accaduto dopo la rivoluzione scientifica copernicana, dopo il marxismo nulla può essere più come prima nell’analisi della realtà; chiunque pretenda di capire il mondo senza confrontarsi con esso, sia pure per contestarlo, difficilmente potrebbe essere preso sul serio. Questo vale anche in ambito accademico, dove coloro che vogliano studiare la società e le sue forme espressive non possono evitare, anche volendo, di utilizzare il concetto di classe sociale.
Il materialismo storico tuttavia non è soltanto uno strumentario scientifico ma ha anche una dimensione politica essenziale. In questo senso, per capire il suo stato di salute nella società e nell’accademia noi non possiamo che applicare autoriflessivamente il marxismo a se stesso. Il marxismo è stato anche la teoria che più di ogni altra ha guidato il processo di unificazione delle classi subalterne nel corso di 150 anni di storia, conducendole nell’edificazione di un nuovo tipo di regime politico in Russia – la prima forma di potere popolare nella storia del genere umano – nelle guerre di liberazione dal dominio coloniale, nella conquista della democrazia moderna in Occidente. Sotto questo aspetto, esso è espressione della maturità relativa dei rapporti di produzione, i quali ad un certo punto in quella fase hanno generato il loro soggetto antagonista e hanno anche stimolato la sua visione del mondo.

mercoledì 4 luglio 2018

La grande lezione di ERNST BLOCH - Pierluigi Vuillermin

Da: https://sinistrastoriaeteoria.myblog.it - https://esseresinistra.wordpress.com/
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2015/09/psicologia-delle-folle-1895-prima-parte.html
                    https://ilcomunista23.blogspot.com/2015/01/freud-e-la-massenpsychologie-stefano.html


Weimar e noi (attraverso Bloch) - (2011)
1. Premessa (anti-borghese)

Secondo l’Economist (notizia di qualche tempo fa) per la prima volta nella storia dell’umanità circa metà della popolazione mondiale è entrata a far parte della middle class. Ebbene, ne ha fatta di strada la vecchia piccola borghesia negli ultimi due secoli. Nelle aree emergenti dell’Impero la sua avanzata è incessante. In nome del progresso, essa sostiene la crescita economica e predica le virtù democratiche del benessere materiale. In Occidente, invece, si constata il declino dei ceti medi. Con la competizione globale, l’incubo del declassamento, in casa propria, è una minaccia costante. Ora, questa “nuova borghesia globale” è ancora una classe rivoluzionaria, nel significato tradizionale del concetto? Tanto per essere chiari, citando Hermann Broch, spaventevole progresso, quello alla cui testa marcia il piccolo borghese. La domanda che guida la presente rilettura del libro di Ernst Bloch Eredità del nostro tempo, è molto semplice. In un’epoca di crisi dove vanno politicamente i ceti medi impoveriti? La vicenda della Repubblica di Weimar è risaputa. Mentre l’operaio disoccupato guardava a Mosca, l’impiegato disoccupato si affidò a Hitler. Sappiamo tutti come andò a finire. La questione è tuttora di grande e urgente attualità. Soprattutto oggi, in tempi di recessione economica e conflitto sociale. Di recente il quotidiano La Stampa, recensendo un saggio del sociologo Arnaldo Bagnasco sul ceto medio, così titolava: la classe media lascia il salotto e va alla guerra. In buona sostanza l’autore dell’articolo sosteneva che, in un periodo storico come quello che stiamo vivendo, di incertezza e insicurezza, la classe media abbandona i suoi comodi rifugi e scende rabbiosamente in piazza a lottare in difesa dei diritti o dei privilegi, a seconda del punto di vista. Un po’ in tutta Europa, infatti, stiamo assistendo a manifestazioni e proteste, a volte anche molto violente, da parte di ampi strati di quella popolazione che si considera classe media. Certo, più che con la rivoluzione abbiamo a che fare con rivolte. Così almeno sembra. Differenza non da poco. Tuttavia questo generale malcontento dei ceti medi rischia di prendere una deriva reazionaria e protofascista.

Come ha acutamente ricordato Benedetto Vecchi sul manifesto, vengono in mente gli scenari iperrealisti alla James G. Ballard. In Millenium People la classe media, strangolata da mutui e indebitamento, sopraffatta dalla riduzione dello stato sociale, rincari ingiustificati e da un proibitivo costo della vita, si trasforma in una massa inferocita, pronta a bruciare e distruggere ogni cosa, persino le proprie lussuose ville, simbolo della mentalità borghese. Oppure, incubo ancora peggiore, nel Regno a venire, la ribellione paranoide della piccola borghesia occidentale prende tinte razziste e xenofobe contro gli alieni venuti da fuori.