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venerdì 2 dicembre 2022

HEGEL: SCOPERTA GRANDIOSA (E GRANDE OCCASIONE) - Paolo Ercolani

Da: https://www.ilfattoquotidiano.it - Paolo Ercolani (www.filosofiainmovimento.it) insegna filosofia all'Università di Urbino Carlo Bo.

Vedi anche: Marx, il liberalismo e la maledizione di Nietzsche*- Paolo Ercolani 

Un altro Nietzsche - Domenico Losurd

Social? Soggetti in rete, oggetti nella realtà - Paolo Ercolani 

Karl Popper, La società aperta e i suoi nemici - Paolo Ercolani

Leggi anche: I fondamenti filosofici della società virale: Nietzsche e Hayek dal neoliberalismo al Covid-19 - Paolo Ercolani 


Mi è capitato più volte di utilizzare una frase di Hegel per spiegare ai miei studenti il senso generale della filosofia: “Tutto ciò che è noto, in quanto noto, spesso non è conosciuto”.
Non è soltanto l’indicazione che l’essenza - o la “verità” - delle questioni si trova in profondità. Quindi un invito ad andare oltre l’apparenza e la superficie delle cose. 

Ma è soprattutto la messa in guardia dal non scambiare una semplice informazione, che magari diamo per assodata perché entrata nella nostra consuetudine interpretativa, con la più complessa (e faticosa) conoscenza, che invece spesso è destinata a traumatizzare e smentire le nostre convinzioni. 

Non è forse l’essenza del nostro tempo, con la mole sterminata di informazioni che ci invadono durante tutta la giornata, quella in cui corriamo maggiormente il rischio di scambiare l’informazione (ciò che leggiamo al volo e distrattamente su un social network) con la conoscenza (ciò che siamo andati effettivamente a studiare)?! Non è sempre la nostra epoca, quella in cui gli algoritmi ci conducono inesorabilmente verso informazioni che devono confermare le nostre convinzioni di partenza?! 

Hegel, fra le altre moltissime cose, insegnava proprio questo. Ma il problema è che spesso ha subito travisamenti da parte di interpreti autorevoli. Penso a Popper, il filosofo della scienza che vide nel suo pensiero i semi e i fondamenti del totalitarismo novecentesco. O in Italia a Bobbio, che lo lesse come un pensatore il cui lascito più influente fu l’idolatria dello Stato e - in generale - un certo dogmatismo rispetto alla complessità del reale. 

Da questi e altri travisamenti, ne derivò una sorta di maledizione di Hegel, agevolata dal fatto che si trattava di un pensatore terribilmente complesso e di ostica lettura. 

Eppure sarebbe ben ora di rivederla quella maledizione, soprattutto perché molti nel buttare nel cestino Hegel aprirono le porte alla magnificazione di Nietzsche. 

Quel Nietzsche la cui essenza del pensiero stava nel relativismo assoluto, nel nichilismo più disperante e nell’anti-umanismo più pericoloso per le sorti della nostra specie. 

Basti solo pensare a questa frase di Nietzsche, specularmente opposta a quella di Hegel con cui ho iniziato l’articolo: “Non esistono fatti, ma soltanto interpretazioni”. Non descrive forse perfettamente la degenerazione in cui siamo piombati nell’epoca dei social, quella in cui ciascuno è titolare di una propria interpretazione affermata alla stregua di una verità?! Non è forse la base interpretativa per mettere in discussione qualunque fondamento di ragionevole certezza (si tratti della scienza, dei docenti o in generale delle figure competenti e professionali che una volta svolgevano il ruolo di mediatori fra il popolo e il sapere)?! 

Mi rendo conto che può sembrare una questione da specialisti, ma in questo snodo epocale che sostituì Nietzsche con Hegel - a partire dai primissimi decenni del Novecento - si è giocato tutto il declinare della nostra società e umanità verso una dimensione irrazionale, nichilistica e ipercompetitiva. 

Quel Dio che è “morto”, annunciato da Nietzsche, non fu altro che Hegel e, con lui, un tempo in cui il pensiero era sistematico e la ragione aveva ancora una prevalenza sugli istinti e sulla volontà di potenza. Ucciso Dio, si spalancavano le porte alla deificazione dell’uomo, cosa che all’epoca sfociò nel nazifascismo e oggi nei deliri dei transumanisti. 

Ecco perché credo vada vissuta col massimo entusiasmo questa notizia della scoperta di oltre quattromila pagine di manoscritti sulle lezioni di Hegel (https://tg24.sky.it/.../2022/11/29/germania-hegel-filosofia). Non tanto perché si tratta della scoperta filosofica (ma direi culturale in senso lato) più importante del secolo, quanto piuttosto perché potrebbe essere l’occasione per ripensare i fondamenti teorici del nostro Occidente. Rimettere al centro la ragione, il pensiero metodico e sistematico, nonché una visione della società in cui la relazione prevalga sull’antagonismo, potrebbe salvare l’umanità da quella deriva di autodistruzione dell’umano che è sotto gli occhi di tutti noi. 

P.s. Per chi volesse approfondire le tesi qui esposte in maniera assertiva e lapidaria, può consultare il mio libro sull’argomento: https://ilmelangolo.com/prodotto/nietzsche-liperboreo/

domenica 25 settembre 2022

Porcile - Pier Paolo Pasolini (1969)

Da: Gregorio: cabaret dell'800 - Pier Paolo Pasolini è stato un poeta, sceneggiatore, attore, regista, scrittore e drammaturgo italiano.

Vedi anche: Accattone - Pier Paolo Pasolini
Uccellacci e uccellini (1966) - Pier Paolo Pasolini 

Colpisce vedere oggi “Porcile” di Pasolini. Il film è una critica tanto estrema e feroce quanto poeticamente disperata al sistema capitalistico contemporaneo, rappresentato non come una formazione sociale storicamente determinata con i suoi conflitti e le sue contraddizioni ma come una società totalmente dominata dalla logica economica disumana e disumanizzante del mercato e della grande industria monopolistica. 

Perciò attraverso la storia di un conflitto tra padre e figlio, ambientata in una famiglia della grande borghesia industriale tedesca nella Germania occidentale già segnata dai moti giovanili “anti-sistema” del ’68, Pasolini ci suggerisce che il nazismo ha rappresentato in quel paese e quindi nella civiltà europea una forma storicamente determinata ma anche particolarmente tipica ed esemplare della logica del dominio capitalistico in quanto tale: la metafora terribile e violentemente sarcastica del “porcile” allude sia alla disumanità degli esponenti di questo dominio, i grandi capitalisti monopolisti, “maiali” sempre affamati di profitto sia ai processi di “de-umanizzazione” cui sono di fatto sottoposti le loro vittime, sia come produttori che come consumatori dell’industria di massa capitalistica. I “maiali” sono quindi i capitalisti ma anche gli ebrei trattati come tali dalla borghesia tedesca nazista, dal suo sistema sfruttati e insieme cannibalizzati. 

La continuità del nazismo, ben oltre la sua fine storica, sta per Pasolini dentro la logica totalitaria dell’universo capitalistico, in grado perciò di rendere vana ed ineffettuale e disperata qualunque ribellione ad essa che non sia quella irrazionale della disperazione poetica e della pura testimonianza. 

La ribellione dell’intellettuale borghese figlio del grande industriale tedesco si consuma nella pura distruzione di sé in una forma necessariamente infima ed immonda, dandosi in pasto ai maiali di un allevamento. Ma proprio a questo esito tanto estremo quanto, nell’ottica di Pasolini, coerente e lineare della civiltà borghese europea, alla sua precipitazione storica in una nuova “barbarie” segnata dalla de-umanizzazione e animalizzazione dell’umano, Pasolini  accosta e insieme contrappone nell’altra storia raccontata nel film, forse ambientata nel ‘500, su un territorio vulcanico, totalmente arido e desolato, una barbarie ancora al di qua della storia, o appena al suo inizio. La ribellione di un giovane parricida che un po’ come Adamo vaga solitario per le falde dell’Etna, diventato cannibale dopo aver mangiato un serpente potrà culminare con la sua sua condanna a morte nella forma barbara e sacrale di un libero “sacrificio”, prima di essere anche lui divorato dai cani. Di qua o oltre la civiltà e la storia, la natura come ha saputo grandiosamente dirci Leopardi sulle falde del Vesuvio, è pur sempre creazione e distruzione, cambiamento che si curva sempre eternamente in circolo, ripetizione ciclica di se e della sua immane potenza. Ma qui Pasolini allude ad un altro circolo, quello tra mito e storia, tra barbarie e civiltà, tra natura e seconda natura. L’inizio della civiltà moderna, evocato dall’uso delle armi da fuoco da parte del giovane ribelle, e suo culmine e fine nella barbarie del nazismo come sua verità permanente si richiamano a vicenda e insieme si contrappongono. Ma ciò non toglie che Il sacrificio vero del giovane cannibale sia solo il riflesso apparente, il sogno mitico e disperato di quello solo apparente dell’intellettuale borghese. 


                                                                              

sabato 29 maggio 2021

Svolta classista nella scuola sottomessa al capitale - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.

Leggi anche: La dura lotta intercapitalista - Paolo Massucci 

IDEOLOGIA CLASSISTA, SCUOLA CLASSISTA - Paolo Massucci 

LA START UP CHE FA ENTRARE NELLE FACOLTA’ A NUMERO CHIUSO” Paolo Massucci



Il capitalismo in crisi nel XXI secolo abbandona il pensiero liberaldemocratico, che aveva costituito l’ideologia prevalente nei paesi capitalistici più avanzati, per volgersi verso una ideologia elitaria in cui la vita di ciascuno è tenuta sempre più sotto controllo.



Nella mediocrità conformista dei nostri giornali, risalta un ottimo articolo di fondo sul “Corriere della Sera” del 4 maggio 2021 dal titolo Scuola: la nuova maturità con il curriculum sarà un po’ classista di Ernesto Galli della Loggia, stimato politologo e storico, di buon livello, ma da sempre considerato un conservatore, anzi, per l’esattezza, un liberale vicino alla destra economica. 

Nonostante la distanza ideologica con l’autore, questo articolo, che critica radicalmente l’introduzione del curriculum vitae dello studente come elemento di valutazione del diploma di maturità, si può profondamente condividere quasi in toto dal punto di vista culturale e della visione del mondo.

Pur concernendo un tema particolare, che può apparire minore, lo scrittore tratta in realtà una questione centrale e rappresentativa della visione della nostra società e del futuro che si prospetta. Insomma, ci si deve interrogare, come mai, leggendo l’articolo, ci si trovi sulla stessa lunghezza d’onda di un editorialista fondamentalmente di orientamento di destra.

domenica 14 ottobre 2018

"Il pensiero di Marx come ontologia dell’essere sociale – rileggendo Lukàcs" - Paolo Vinci (1/3)

Da: AccademiaIISF - http://www.iisfscuoladiroma.it 
Paolo Vinci è docente di Filosofia pratica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma. - http://www.rivistapolemos.it
Vedi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2016/08/la-logica-di-hegel-una-grottesca.html 

I° Incontro:
                    

II° Incontro: "Il pensiero di Marx come ontologia dell’essere sociale – rileggendo Lukàcs" - Paolo Vinci (2/3) 

III° Incontro: "Il pensiero di Marx come ontologia dell’essere sociale – rileggendo Lukàcs" - Paolo Vinci (3/3) 


"lo sono attitudine, facoltà, dapprima solo naturale; questa attitudine non è dunque identica a me in quanto soggetto, in quanto pura soggettività, e così ciò che in me è dapprima solo in quanto natura, poiché non è identico con me, col mio sapere e col mio volere, non è in mio potere; io non ne sono in possesso, si tratta di qualcosa di esterno di cui devo ancora prendere possesso. E’qualcosa che debbo addomesticare, in modo da poterlo usare, da poterlo padroneggiare. Perché le mie dita, il mio braccio, mi obbediscano, devo prima addomesticare tali forze, in modo che l'obbedienza diventi la loro propria natura. Lo stesso vale per le capacità spirituali: la memoria, l'immaginazione, persino il pensiero deve essere educato, mi deve diventare famigliare, spedito, in modo che mi sia presente quando voglio che venga eseguita una determinata attività. Questa è una presa di possesso di determinazioni inizialmente estranee a me, alla mia volontà, alla mia libertà.”
(Hegel, Le filosofie del diritto: 82-3).

domenica 20 marzo 2022

Accattone - Pier Paolo Pasolini

Da: Film&Clips - Pier Paolo Pasolini è stato un poeta, sceneggiatore, attore, regista, scrittore e drammaturgo italiano. 

                                                                             

venerdì 8 gennaio 2021

Social? Soggetti in rete, oggetti nella realtà - Paolo Ercolani

Da: Festivalfilosofia - Paolo Ercolani (www.filosofiainmovimento.it) insegna filosofia all'Università di Urbino Carlo Bo.

I mass media, Gramsci e la costruzione dell’uomo eterodiretto*- Paolo Ercolani 

(U.S.)America nell'epoca Tecnetronica - Zbigniew Brzezinski (1968) https://ilcomunista23.blogspot.com/2016/10/usamerica-nellepoca-tecnetronica.html

                                       L’io prevale sul noi? In che modo si costruisce la soggettività nei social media?

                                                                         

lunedì 1 luglio 2019

"Lo Schelling post-hegeliano" - Paolo Vinci

Da: AccademiaIISF - Paolo Vinci (Sapienza Università di Roma - IISF)
Vedi anche: La logica di Hegel "una grottesca melodia rupestre"- Paolo Vinci                                                                                                                                                                                                                                              
                                             Secondo incontro: 


               L’idealismo tedesco nei suoi critici. 
                        Fratture e permanenze? 
                                     Schelling, Feuerbach, Marx, Schopenhauer, Nietzsche. 

(1/5) - Marco Ivaldo "Da Hegel a Nietzsche. Rileggendo Löwith"

(2/5) - Paolo Vinci - "Lo Schelling post-hegeliano"

(3/5) - Matteo d’Alfonso "Schopenhauer e la ragione pratica di Kant"

(4/5) - Roberto Finelli "Il pensiero di L. Feuerbach come limite allo sviluppo teorico di Karl Marx"

(5/5) - Marcello Musté "La volontà di potenza in Nietzsche: genesi, significato, conseguenze"


domenica 21 ottobre 2018

"Il pensiero di Marx come ontologia dell’essere sociale – rileggendo Lukàcs" - Paolo Vinci (2/3)

Da: AccademiaIISF - http://www.iisfscuoladiroma.it  
Paolo Vinci è docente di Filosofia pratica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma. - http://www.rivistapolemos.it 
Leggi anche: Riflessioni 16... - Stefano Garroni (https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/10/riflessioni-16-stefano-garroni.html) 

I° Incontro: "Il pensiero di Marx come ontologia dell’essere sociale" – rileggendo Lukàcs - Paolo Vinci (1/3)

II° Incontro:
                    

III° Incontro: "Il pensiero di Marx come ontologia dell’essere sociale – rileggendo Lukàcs" - Paolo Vinci (3/3) 

sabato 3 aprile 2021

Dall’essere all’idea. Le articolazioni decisive della "Logica" di Hegel - Paolo Vinci

Da: AccademiaIISF - Paolo Vinci è docente di Filosofia pratica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma. 

                                Prima parte: 
                                                     


                                                                                                                Seconda parte: 
                                                                  

Vedi anche:  
Leggi anche: 


giovedì 20 maggio 2021

"Spirito e tempo" - Paolo Vinci

Da: AccademiaIISF - Paolo Vinci è docente di Filosofia pratica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma. - http://www.rivistapolemos.it - http://www.iisfscuoladiroma.it -


La storia compresa da Hegel: 

1° Lezione: "Maniera di trattare la storia e compito dello spirito" - Marco Ivaldo (Università di Napoli Federico II, IISF) 

2° Lezione: "Popoli e spazi geografici nella storia universale" - Massimiliano Biscuso (IISF) 

3° Lezione: "Spirito e tempo" - Paolo Vinci (Sapienza Università di Roma, IISF) 

                                                                         

4° Lezione: "La storia fra politica e assoluto" - Geminello Preterossi (Università di Salerno, IISF) 

lunedì 15 agosto 2022

“Perché siamo tutti in pericolo” - PIER PAOLO PASOLINI

Da: inserto Tuttolibri del quotidiano La Stampa l’8 novembre 1975. - Pier Paolo Pasolini è stato un poeta, sceneggiatore, attore, regista, scrittore e drammaturgo italiano. 


Vedi anche: Accattone - Pier Paolo Pasolini 

Uccellacci e uccellini (1966) - Pier Paolo Pasolini

Leggi anche: Il mongoloide alla Biennale - Pier Paolo Pasolini 


L’ULTIMA INTERVISTA DI PIER PAOLO PASOLINI

Sabato 1° novembre 1975, poche ore prima che Pasolini venisse assassinato, lo scrittore concesse un’intervista a Furio Colombo, il cui titolo (“Perché siamo tutti in pericolo”) fu scelto dallo stesso Pasolini.

L’intervista venne pubblicata sull’inserto Tuttolibri del quotidiano La Stampa l’8 novembre 1975. 


Pasolini, tu hai dato nei tuoi articoli e nei tuoi scritti, molte versioni di ciò che detesti. Hai aperto una lotta, da solo, contro tante cose, istituzioni, persuasioni, persone, poteri. Per rendere meno complicato il discorso io dirò «la situazione», e tu sai che intendo parlare della scena contro cui, in generale, ti batti. Ora ti faccio questa obiezione. La «situazione» con tutti i mali che tu dici, contiene tutto ciò che ti consente di essere Pasolini. Voglio dire: tuo è il merito e il talento. Ma gli strumenti? Gli strumenti sono della «situazione». Editoria, cinema, organizzazione, persino gli oggetti. Mettiamo che il tuo sia un pensiero magico. Fai un gesto e tutto scompare. Tutto ciò che detesti. E tu? Tu non resteresti solo e senza mezzi? Intendo mezzi espressivi, intendo... 

Sì, ho capito. Ma io non solo lo tento, quel pensiero magico, ma ci credo. Non in senso medianico. Ma perché so che battendo sempre sullo stesso chiodo può persino crollare una casa. In piccolo un buon esempio ce lo danno i radicali, quattro gatti che arrivano a smuovere la coscienza di un Paese (e tu sai che non sono sempre d’accordo con loro, ma proprio adesso sto per partire, per andare al loro congresso). In grande l’esempio ce lo dà la storia. Il rifiuto è sempre stato un gesto essenziale. I santi, gli eremiti, ma anche gli intellettuali. I pochi che hanno fatto la storia sono quelli che hanno detto di no, mica i cortigiani e gli assistenti dei cardinali. Il rifiuto per funzionare deve essere grande, non piccolo, totale, non su questo o quel punto, «assurdo» non di buon senso. Eichmann, caro mio, aveva una quantità di buon senso. Che cosa gli è mancato? Gli è mancato di dire no su, in cima, al principio, quando quel che faceva era solo ordinaria amministrazione, burocrazia. Magari avrà anche detto agli amici, a me quell’Himmler non mi piace mica tanto. Avrà mormorato, come si mormora nelle case editrici, nei giornali, nel sottogoverno e alla televisione. Oppure si sarà anche ribellato perché questo o quel treno si fermava, una volta al giorno per i bisogni e il pane e acqua dei deportati quando sarebbero state più funzionali o più economiche due fermate. Ma non ha mai inceppato la macchina. Allora i discorsi sono tre. Qual è, come tu dici, «la situazione», e perché si dovrebbe fermarla o distruggerla. E in che modo. Che cos’è il potere, secondo te, dove è, dove sta, come lo stani? Il potere è un sistema di educazione che ci divide in soggiogati e soggiogatori. Ma attento. Uno stesso sistema educativo che ci forma tutti, dalle cosiddette classi dirigenti, giù fino ai poveri. Ecco perché tutti vogliono le stesse cose e si comportano nello stesso modo. Se ho tra le mani un consiglio di amministrazione o una manovra di Borsa uso quella. Altrimenti una spranga. E quando uso una spranga faccio la mia violenza per ottenere ciò che voglio. Perché lo voglio? Perché mi hanno detto che è una virtù volerlo. Io esercito il mio diritto-virtù. Sono assassino e sono buono. 

Ti hanno accusato di non distinguere politicamente e ideologicamente, di avere perso il segno della differenza profonda che deve pur esserci fra fascisti e non fascisti, per esempio fra i giovani. 

martedì 16 gennaio 2024

Gli attuali intellettuali nella post-democrazia neoliberista: Fedez e Greta Thunberg - Paolo Massucci

Da: https://www.lacittafutura.it - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.

Leggi anche: Lo stato attuale della democrazia - Paolo Massucci - 

Considerazioni epocali - Paolo Massucci - 

Filosofie del lavoro e sviluppi del movimento operaio - Paolo Massucci - 

LIBERTA’ COME ILLUSIONE NELLA CULTURA DECADENTE - Paolo Massucci


Le contraddizioni del sistema capitalistico incontrastato hanno prodotto una profonda retrocessione della democrazia che si riflette anche nell’inconsistenza ed involuzione della comunicazione. 


Il Ministero dell'Istruzione, nel 2022 con il governo Meloni, ha cambiato nome in Ministero dell'Istruzione e del Merito, per evidenziare e dare rilevanza al concetto di "merito". L'accostamento dei termini "istruzione" e "merito" suona però abbastanza cacofonico, se non altro perché essi si riferiscono a piani semantici diversi e non rapportabili tra loro: il primo termine consiste in un mezzo, mentre il secondo sarebbe un risultato, auspicabile, ottenibile mediante il primo. Lo Stato può -e dovrebbe- curare la qualità e l'estensione dell'istruzione, mentre il merito sta alla capacità del singolo se ha saputo ben utilizzare il mezzo, cioè l'istruzione ricevuta. Così per coerenza, analogamente, dovremmo avere il Ministero dello Sport e del Risultato, il Ministero del Turismo e degli Alberghi Pieni, il Ministero della Difesa e della Guerra Vinta, il Ministero delle Imprese e del Profitto, il Ministero dell'Economia e della Crescita del PIL (o, meglio ancora, semplicemente il Ministero dell’Abbondanza, di orwelliana memoria, come nel famoso romanzo 1984 di Orwell del 1949). 

giovedì 20 giugno 2024

"Dalla storia alla teoria? Vivere nel latifondo tra tardoantico e alto medioevo" - Paolo Tedesco

Da: Laboratorio Criticohttps://www.laboratoriocritico.org - Paolo Tedesco, University of Tübingen, Department of Medieval History, Faculty Member Austrian Academy of Sciences, Institute for Medieval Research, Post-Doc Eberhard Karls Universität Tübingen, Seminar für Alte Geschichte, Excellent Junior Researcher ...

A proposito di: Living at the margins: African peasants in an age of extreme, 300-900 CE, Stuttgart: Hiersemann, 2025 
Living at the margins ricostruisce le vicende dei contadini africani dal quarto al nono secolo della nostra era incrociando due differenti ma complementari metodi di indagine: l’analisi microstorica e quella macroeconomica di lungo periodo. 
Lo studio dimostra come le comunità rurali dell’epoca non solo si adattarono ai grandi cambiamenti di sistema che si verificarono nel passaggio dal tardo antico all’alto medioevo, ma furono esse stesse agenti delle trasformazioni grazie allo loro straordinaria abilità di sopravvivere e superare le difficoltà quotidiane. 
Al centro del racconto è una piccola comunità rurale del pre-deserto subsahariano. Le vicissitudini di questa comunità sono tramandate tra il quinto e il sesto secolo dalle tavolette di Djebel Mrata, una raccolta di atti giuridici privati identificati a partire dalla località del loro ritrovamento, al confine tra l’Algeria e la Tunisia meridionale. 
Questa fonte mostra in concreto come i contadini vivevano sul latifondo di un proprietario assenteista: il fundus Tuletianos di Geminius Catullinus. I documenti descrivono la vita quotidiana di circa 400 contadini: la nascita e la crescita di un figlio, il matrimonio e la dote della figlia, la morte di un congiunto, ma anche i rapporti con i contadini confinanti, soprattutto quelli potenti – o meglio, prepotenti. La comunità era formata da un gruppo eterogeno di piccoli possidenti, affittuari, e lavoratori agricoli, i quali dovevano decidere di anno in anno quanta terra coltivare, se rimanere nella comunità, oppure lasciare il latifondo per trovare di che vivere altrove. 
I documenti di Djebel Mrata mostrano che nel corso di un secolo i contadini del latifondo Tuletianos affrontarono varie avversità, inclusi eventi drammatici come la scomparsa di un familiare, senza tuttavia segnalare alcuna crisi di sistema nell’economia locale. La famiglia contadina rimase per tutto il periodo documentato dalle fonti la struttura portante dell’economia del latifondo. 
Sulla scorta del modello offerto dal fundus Tuletianos, il libro mostra come l’economia contadina reagisce ai cambiamenti nel lungo periodo. Mutamenti politici considerati ‘epocali’ come la fine dell’impero romano nel quinto secolo o la conquista islamica nel settimo secolo determinarono trasformazioni negli assetti fondiari, favorendo il consolidamento di nuove élites (vandale, bizantine, arabe oppure locali), comportando anche variazioni nella natura e scala del surplus agrario sottratto ai contadini e mutamenti nelle traiettorie di scambio, come anche nelle opportunità di consumo locale. Uno stato più o meno centralizzato ed élites fondiarie più o meno ricche influirono sulle modalità di ripartizione della terra e sull’organizzazione della manodopera rurale, soprattutto in termini di mobilità e precarietà dei lavoratori senza terra o con terra insufficiente per sopravvivere.  
Pur considerata l’importanza di queste trasformazioni, esse non sembrano tuttavia avere intaccato la centralità della famiglia contadina come principale protagonista nelle campagne africane: i contadini continuarono a decidere quanti figli avere, quanta terra coltivare, quanto produrre e quanto consumare, pur prendendo queste decisioni condizionati dalle richieste dei proprietari della terra – fossero essi lo stato, le istituzioni religiosi, oppure i possidenti privati. 

                                                                            

martedì 14 marzo 2023

La "Fenomenologia dello spirito" di Hegel e la sua ricezione - Paolo Vinci

Da: AccademiaIISF - Paolo Vinci già docente di Filosofia pratica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma. - http://www.rivistapolemos.it


                                                  Prima lezione:
                                                                            





lunedì 28 settembre 2020

Martin Heidegger: Sull'origine dell'opera d'arte - B. Moroncini, P. Vinci

Da: AccademiaIISF Bruno Moroncini (Filosofia morale presso l’Università degli Studi di Salerno.) 

                                  Paolo Vinci (Filosofia pratica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università “Sapienza” di Roma. http://www.iisfscuoladiroma.it

Leggi anche: Su HEIDEGGER*

                        CONCETTI DI DIALETTICA (10/11/2011) - Stefano Garroni

Vedi anche:  M. Heidegger: ESSERE E TEMPO - Franco Volpi                                                                                                                                                                                                            Le passioni tra Heidegger e Aristotele - ENRICO BERTI                                                                                                                                                                                      La filosofia come prassi di nuovo genere - Carlo Sini                                                                                                                                                                                            "Heidegger e il problema del Nichilismo"- Costantino Esposito                                                                                                                                                                             M. Heidegger: La fine della filosofia e il compito del pensiero - Carlo Sini                                                                                                                                                       Heidegger - Franco Volpi                                                                                                                                                                                                                                                La dialettica di Hegel. Origine, struttura, significato... - Roberto Finelli


 Primo incontro: Bruno Moroncini "Sul concetto di origine" 

 Secondo Incontro: Bruno Moroncini "Arte e verità"                                          

  Terzo incontro: Paolo Vinci "Dall’opera d’arte alla cosa"                                         

  Quarto incontro: Paolo Vinci "Linguaggio e poesia"

domenica 2 giugno 2024

"La società dell'emergenza" di Francesco Fantuzzi - Recensione di Paolo Massucci

Da: https://www.sinistrainrete.info - Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni. 

Il saggio, edito nel 2024 da Sensibili alle foglie, fornisce una ricca analisi della crisi in corso della democrazia. Le soluzioni proposte stimolano riflessioni utili alla comprensione della nostra condizione storica e alla speranza di un cambiamento.


Segnalo il saggio di Francesco Fantuzzi "La società dell'emergenza. Pandemia, guerra, insicurezza, caos: quale futuro ci attende?" edito nel 2024 da Sensibili alle foglie.

Il libro offre una chiara, dettagliata e spietata descrizione dello spirito del nostro tempo e della grave crisi politica, economica, sociale, culturale ed ecologica in corso, di cui non riusciamo più a intravedere alcuna soluzione. L'annunciata epoca della globalizzazione, della pace mondiale, del progresso e della libertà, una volta crollata l'URSS si è presto conclusa in conseguenza dei sussulti per la contesa sul nuovo ordine mondiale.

Viene esposta la grave situazione politica, ovvero il progressivo arretramento della democrazia per cui è stato anche coniato il termine “postdemocrazia”: le istituzioni nazionali e sovranazionali che detengono il potere rispondono sempre più alle richieste delle lobby industriali e finanziarie, anziché ai popoli. Mentre i governi, a prescindere dai partiti che li sostengono, non si discostano più dalle politiche economiche neoliberiste e di austerità, sfavorevoli ai lavoratori e alle fasce deboli e impiegano modelli di gestione costantemente emergenziali e metodi autoritari.

L'Autore, la cui visione etica appare a mio avviso influenzata dal filone del pensiero occidentale della Scuola di Francoforte, intravede il rischio di una deriva "dis-umanistica", caratterizzata dallo sgretolarsi dei rapporti tra persone e dalla spettacolarizzazione dell'esistenza (viene citato il saggio del 1967 di Guy Debord), in un ambiente relazionale segnato dal solipsismo narcisistico, in cui tutti si mostrano, nessuno ascolta e gli istinti inconsci non sublimati dominano sulla ragione. Tutto ciò, secondo l'Autore, e a ragione, sarebbe favorito anche dalla diffusione degli strumenti della tecnologia informatica, finalizzati, in ultima analisi, esclusivamente alla massimizzazione del profitto privato, anziché a progetti lungimiranti, razionali, etici e responsabili verso la collettività. Viene quindi richiamato il pericolo del "postumanesimo", una progetto a oggi ancora elitario che auspica l'impiego della tecnica per estendere le possibilità del corpo e della mente umana: una pericolosa riproposizione -quella del postumanesimo-, secondo la tesi di Paolo Ercolani nel saggio "Nietzsche l'iperboreo", di cui pure consiglio la lettura, della inquietante teoria del superuomo.

Nella parte finale l’Autore -che afferma che il capitalismo è il problema e pertanto esso non può offrire soluzioni- presenta alcune proposte per invertire la rotta, collocabili, a mio avviso, nell'ambito della cultura postmoderna, quali la teoria della “decrescita felice” di Serge Latouche: una prospettiva lodevole e razionale, nonostante alcuni limiti, indispensabile per poter superare la crisi ecologica e il super-individualismo odierno. Chiaramente occorre anche considerare le possibili contromisure che il capitalismo prenderebbe, come le guerre, per far fronte a un ipotetico calo dei consumi, prima di implodere, se mai dovesse avvenire. D’altra parte, considerate le attuali disparità del livello di consumo nel mondo, si può ipotizzare che la rinuncia a un dato stile di vita consumistico, il cosiddetto benessere, possa coinvolgere per lo più solo quella parte più consapevole e sensibile della classe media più acculturata, mentre il mondo nel complesso continuerebbe presumibilmente a funzionare senza particolari inceppi o trasformazioni.

D’altra parte ci si può chiedere -ma siamo forse nel campo della teoria politica- se l'attuale crisi, con particolare riferimento al restringimento degli spazi di democrazia e al neoliberismo, caratterizzata dall'arretramento dei diritti sociali conquistati nella seconda metà del secolo scorso, cui deriva la vertiginosa polarizzazione di redditi e patrimoni, non sia altro che la naturale conseguenza dell’incontrastato processo capitalistico, una volta privato degli ostacoli dati dalla presenza dell'Unione Sovietica e dei partiti comunisti di massa.

E’ comunque certo, e su questo il saggio fornisce un pregevole contributo di riflessione, che un eventuale movimento anticapitalista internazionale, ancorché non certamente all’ordine del giorno, abbia l’indispensabile compito, oltre all’abbattimento del capitalismo e dello sfruttamento di classe, di mostrare la possibilità e persino il guadagno in termini di civiltà e di relazioni intersoggettive di uno stile di vita più sobrio, meno consumistico, meno competitivo e in definitiva più umano. Anzi, si può affermare, ciò costituirebbe un immenso vantaggio per la nostra esistenza materiale e spirituale: non sarebbe un tornare al passato, bensì un percorso di rinnovamento dei rapporti umani e sociali anche a livello etico: come affermava Che Guevara, la rivoluzione necessita anche della costruzione di un homo novus. Naturalmente, a nostro avviso, qualsiasi cambiamento non può prescindere da una profonda trasformazione della struttura sociale, dei rapporti tra classi, del modo di produzione, altrimenti si collocherebbe su un mero piano idealista, moralista, dei “buoni propositi”.

Non vi è dubbio, in definitiva, che questo libro possa offrire stimoli utili a una riflessione critica sul mondo attuale e spunti per un dibattito per la ricerca di possibili percorsi concreti che possano impedire quella che, a oggi, appare ai più una catastrofe inevitabile di tutto il genere umano.