Ideologia senza ritegno sul Corriere della Sera, come in tutti i mass media.
L’articolo a pagina 27 del Corriere della Sera del 27/08/2018 annuncia l’uscita, il giorno seguente, della rivista Buone notizie, sempre del Corriere della Sera, in cui l’argomento principe, che occuperà pure la copertina, riguarderà una start up che “aiuta gli studenti a superare i test per l’ingresso nelle facoltà”.
Buona notizia per chi ? Non certo per chi è costretto a spendere altro denaro per poter aver maggiore probabilità di essere tra i pochi che accedono (non si tratta nemmeno semplicemente di “superare i test” –come spesso si sente dire erroneamente ed ideologicamente- di superare un livello minimo, bensì di mero numero chiuso, per cui vi accede solo un numero fissato tra i partecipanti, i primi nei risultati dei test).
Parlano di “sfida al numero chiuso” da parte dei creatori della start up… ma in realtà essi ben si guardano dal criticare l’istituzione del numero chiuso. Anche allorché, come nel caso della facoltà di medicina, si tratta di un accesso assurdamente limitato, al punto che presto mancheranno persino i medici (una nuova elite nei prossimi anni?). Al contrario, in questa candida “narrazione”, il giudizio sulla giustezza o meno dei test o un tentativo di valutazione delle conseguenze sociali della limitazione all’accesso nelle facoltà sono completamente assenti: il numero chiuso e il metodo dei test di accesso costituiscono variabili indipendenti, come entità metafisiche date, come l’orbita dei pianeti, pertanto indiscutibili (per lo meno per chi le subisce).
Si dice inoltre che “per superare gli esami di ammissione non basta studiare, serve strategia”: dunque avremo in futuro dei medici strateghi (ma non sappiamo se avranno anche la vocazione per lo studio della fisiopatologia umana e se saranno dediti ai pazienti oppure saranno scaltri strateghi concentrati ad ottenere il massimo successo personale – ma in tal caso medice cura te ipsum -).
Si scrive sull’articolo che i giovani fondatori ex studenti della start up (peraltro si evince così che gli imprenditori sono comuni mortali, semplici ex studenti ma “con tante idee e tanta voglia di fare”) sono “i maghi dei test che aiutano gli studenti”; … purché ovviamente questi paghino i corsi, ma su tale ovvio dettaglio prosaico meglio sorvolare perché allontana quel bel sentore di romanticismo che circonda ogni start up.
La circostanza che ci troviamo di fronte a sfruttamento (i corsi a pagamento) dell’ingiustizia (il numero chiuso), il cui risultato crea ulteriore ingiustizia (minore opportunità per chi non può frequentare detti corsi) non si deve nemmeno sospettare e bisogna piuttosto gioire della capacità e generosità di questi giovani imprenditori che “aiutano” i giovani studenti.
Dunque una squallida minestra di banali affermazioni ideologiche che tuttavia è funzionale a ostacolare qualsiasi ragionamento critico verso il modo di produzione capitalistico con le sue logiche dei rapporti sociali e la propria visione del mondo. Non disturbiamo questa poesia!
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