Da: https://www.pane-rose.it (7 Febbraio 2002) - (Uscito su "La rivista de Il manifesto" del 25 gennaio 2002)
Rossana
Rossanda
(Pola,
23 aprile 1924 – Roma, 20 settembre 2020)
è
stata
una
giornalista, scrittrice e traduttrice italiana, dirigente del PCI
negli anni cinquanta e sessanta e cofondatrice de il manifesto.
Ha ragione Bertinotti quando osserva che non si misura un partito sulla lettera di Marx. Ma Rifondazione dichiara una svolta, e la ricava anche dall'esaurimento di «molte categorie marxiste». Vale la pena di riflettervi; non per amore dell'ortodossia ma per intendere le priorità che ne derivano.
A me le Tesi appaiono anzitutto la vera reazione al voto del 13 maggio, quando Bertinotti fece sussultare mezza Italia dicendosi soddisfatto dei risultati, che pure consegnavano il paese a Berlusconi. Quel sollievo rivelava quanto Rc si fosse sentita in pericolo, dopo che la corsa al centro dei Ds aveva impedito un'alleanza elettorale decente. Ma il 'siamo vivi' non cancellava il fatto che Rc non era riuscita ad attrarre neanche due o tre punti dei molti che i Democratici di sinistra sono venuti perdendo. Quali che ne siano le responsabilità - umori ed errori sia di Rifondazione sia dei Ds - non c'è stata neanche una modesta tendenza del voto a rafforzare Rc, cosa che avrebbe forse modificato i termini del congresso Ds. Le Tesi di novembre ne derivano che una sinistra proveniente dalla tradizione comunista - nella cui continuità, rifondata quanto si vuole, quel partito si era presentato ed era recepito - era esaurita.
E proprio mentre fuori di essa si alzava in varie parti del mondo un vasto movimento contro gli effetti devastanti della globalizzazione.
Poco dopo il 13 maggio esso aveva dato a Genova una dimostrazione della sua ampiezza, e a fine estate la marcia della pace di Perugia aveva una dimensione senza pari in Europa. Esisteva dunque una sensibilità militante che non si formava più sotto la bandiera rossa, ma alla chiamata dei no-global e dei pacifisti. Insomma era fra i no- global che la politica riprendeva respiro. Non si doveva concludere che una fase storica era davvero chiusa e sentirsi interpellati da quei movimenti non come aggiunta ma come una cesura con i parametri e gli orizzonti del movimento operaio comunista? E cambiare rotta? Questa è la scelta delle Tesi.
Il documento preliminare dava ai no-global una valenza epocale: «è possibile che nel mondo si stiano determinando le condizioni per un nuovo inizio del processo rivoluzionario» sino «al superamento della società capitalistica». Nelle Tesi il giudizio è stato moderato. Ma si riconferma la natura rivoluzionaria di quel formarsi di diverse culture militanti su obiettivi alti, non più immediati e sulla porta di casa, bensì a dimensione mondiale; e capaci di darsi continuità, consolidare saperi, autogestirsi, andare in piazza, suscitare una grande eco mediatica, custodendo ciascuno un'autonomia (Attac, Commercio equo e solidale, Lilliput, Nigrizia, Confédération Paysanne, Sem Terra, una eco della radicalità degli anni '70 nei Social Forum, altri), e muoversi su obiettivi comuni. E infine, nelle riunioni di Porto Alegre, non solo sfidare il 'pensiero unico' ma tentare un altro mondo possibile.
Rifondazione li aveva sempre appoggiati. Ma ora le Tesi ne deducono che la coscienza rivoluzionaria non fa più centro sul 'lavoro', ma nasce da molteplici soggettività, delle quali quella operaia è una; e così supera la dicotomia fatale del movimento operaio comunista, fra la navigazione entro i limiti del sistema politico ed economico, e il perpetuo rinvio a un domani socialista. Rc ne deriva una riflessione su di sé come partito, che deve assumere i movimenti quale riferimento senza proporsi di diventarne la classica avanguardia, e a questo fine deve rinnovarsi, aprirsi, mutare metodo di decisione.
Questa ridefinizione del soggetto, anzi dei soggetti di rivoluzione, che non fa più asse sul lavoro - cioè sulla lotta al capitale come modo di produzione e ordinamento sociale - si distacca da Marx? Sì.