giovedì 30 maggio 2024

Trasformazione sociale ed emancipazione della donna - Alessandra Ciattini

Da: https://www.marxismo-oggi.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. 

Leggi anche: Oppressione ed emancipazione della donna - Alessandra Ciattini 

Discorso sulle donne - Thomas Sankara 

Genere e famiglia in Marx: una rassegna*- Heather Brown 

La donna, la nuova morale sessuale e la prostituzione*- Joseph Roth 

La questione di classe è una questione di genere - Giovanna Vertova 


 Chi trasforma la società capitalistica?

Ovviamente nessuno può mettere in discussione che uno dei problemi centrali della società contemporanea, sia nei paesi a capitalismo avanzato che nel cosiddetto Sud globale, non toccati a fondo dalle rivoluzioni borghesi, è quello dell’emancipazione della donna, sesso a cui appartengono più della metà degli esseri umani. 

Tuttavia, a mio parere, l’enfasi quotidiana sul problema donna e genere cela molte ambiguità e non ci conduce ad un miglioramento effettivo delle condizioni di vita di coloro che hanno il compito impegnativo e non facile di perpetuare la specie umana.

Anticipo che mi muovo in una prospettiva marxista, facendo presente che ovviamente non deve essere intesa nel senso vetero-positivista, spesso impiegato dagli antimarxisti o da semplici militanti radicali, che ricadono generalmente in uno sterile riduzionismo. Anticipo anche che la seguente analisi si riferisce alla condizione della donna nella contemporanea società capitalistica e avanzata, che però sta palesando chiari segni di regressione e di declino. Basti pensare che si è ristabilita la condizione dei cosiddetti lavoratori poveri dominante dall’esplosione del capitalismo al secondo dopoguerra. Non tratterò la questione della donna nelle società a capitalismo emergente o periferico, convinta che ampie generalizzazioni producano solo semplificazioni del tutto inutili a comprendere a fondo la storia e la vita sociale.

L’enfasi cui parlavo e che è divenuta il tema dominante di ogni discorso pseudo-trasformativo convogliato dai media consiste nell’insistere sulla convinzione che il cambiamento potrà esser realizzato da tutti quei gruppi critici dell’attuale sistema in senso ampio, come appunto il femminismo nelle sue varie forme, i sostenitori di una sessualità più ampia, le minoranze etniche o se volete, come si dice, altre.

Riprendendo l’osservazione del grande economista trotskista Ernest Mandel, ritengo che: “Ogni prospettiva di trasferire la funzione rivoluzionaria ad altri strati sociali che sono incapaci di paralizzare la produzione di un solo colpo, che non hanno un ruolo chiave nel processo produttivo, che non sono la fonte principale del profitto e dell’accumulazione del capitale, rappresenta un passo indietro dal socialismo scientifico al socialismo utopistico…” (1973: 119-121). Vedasi l’attuale situazione francese, ma anche quella statunitense. Naturalmente da ciò si evince che quegli strati o gruppi, che portano avanti rivendicazioni specifiche e in qualche modo limitate, sono integrabili nella cosiddetta classe rivoluzionaria nella misura in cui fanno parte dell’estesissima porzione della popolazione che per campare deve accettare un lavoro dipendente e salariato, anche nelle condizioni più svantaggiose. Pertanto, non credo che l’accento sul ruolo rivoluzionario dei salariati determini necessariamente “la limitazione delle soggettività che compongono la classe lavoratrice” (Toffanin 2018), perché la maggior parte delle donne appartengono a questa classe.

martedì 28 maggio 2024

Contro la sinistra neoliberale: il caso Sarah Wagenknecht - Vladimiro Giacché

Da: Tracce Di Classe -  Vladimiro Giacché, è un filosofo e saggista italiano Si è occupato e si occupa principalmente di economia finanziaria e politica, storia dell'economia e della filosofia, con particolare riferimento all'idealismo tedesco e alla tradizione del marxismo. È Responsabile Studi e Marketing Strategico presso la Banca del Fucino (Gruppo Bancario Igea Banca)

Con Vladimiro Giacché, autore della prefazione del libro di Sahra Wagenknecht "La sinistra neoliberale" di Fazi editore, cerchiamo di delineare le caratteristiche della sinistra borghese e proviamo a chiarire le reali potenzialità della sinistra guidata dalla Wagenknecht. 

                                                                            

domenica 26 maggio 2024

Io Sono Israele - Norman Finkelstein

Da: https://www.invictapalestina.org - Trad: Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali”, maggio 2021 - Norman Finkelstein, figlio di sopravvissuti ebrei del ghetto di Varsavia e poi del campo di concentramento di Auschwitz, è uno storico, politologo e attivista statunitense. 


Io Sono Israele.

Sono venuto in una terra senza popolo per un popolo senza terra. Quelle persone che si trovavano qui, non avevano il diritto di starci, e la mia gente ha mostrato loro che dovevano andarsene o morire, radendo al suolo 400 villaggi palestinesi, cancellando la loro storia.

Io Sono Israele.

Alcuni dei miei hanno commesso massacri e in seguito sono diventati primi ministri per rappresentarmi. Nel 1948 Menachem Begin era a capo dell’unità che massacrò gli abitanti di Deir Yassin, tra cui 100 donne e bambini. Nel 1953 Ariel Sharon guidò il massacro degli abitanti di Qibya e nel 1982 fece in modo che i nostri alleati massacrassero circa 2.000 palestinesi nei campi profughi di Sabra e Shatila.

Io Sono Israele.

Sono nato nel 1948 nel 78% della terra di Palestina, espropriando i suoi abitanti e sostituendoli con ebrei dall’Europa e da altre parti del mondo. Mentre i nativi le cui famiglie hanno vissuto su questa terra per migliaia di anni non sono autorizzati a tornare, gli ebrei di tutto il mondo sono i benvenuti e ottengono la cittadinanza istantanea.

Io Sono Israele.

Nel 1967 ho inghiottito le restanti terre della Palestina – Gerusalemme Est, Cisgiordania e Gaza – e ho posto i loro abitanti sotto un dominio militare opprimente, controllando e umiliando ogni aspetto della loro vita quotidiana. Alla fine, dovrebbe essere chiaro per loro che non sono i benvenuti e che farebbero meglio ad unirsi ai milioni di profughi palestinesi nelle baraccopoli del Libano e della Giordania.

Io Sono Israele.

Ho il potere di controllare la politica americana. La mia Commissione per gli Affari Pubblici Israeliani americana può creare o distruggere qualsiasi politico di sua scelta e, come vedete, fanno tutti a gara per accontentarmi. Tutte le forze del mondo sono impotenti contro di me, comprese le Nazioni Unite, poiché ho il veto americano per bloccare qualsiasi condanna dei miei crimini di guerra. Come Sharon ha detto in modo eloquente, “Controlliamo l’America”.

Io Sono Israele.

Influenzo anche i media mainstream americani e troverai sempre le notizie su misura per me. Ho investito milioni di dollari nelle pubbliche relazioni e la CNN, il New York Times e altri hanno svolto un ottimo lavoro nel promuovere la mia propaganda. Guarda altre fonti di notizie internazionali e vedrai la differenza.

Io Sono Israele.

Vuoi negoziare la “pace !?” Ma non sei intelligente come me; negozierò, ti permetterò di avere i vostri comuni, ma io controllerò i vostri confini, la vostra acqua, il vostro spazio aereo e qualsiasi altra cosa importante. Mentre “negoziamo”, ingoierò le vostre colline e le riempirò di insediamenti, popolati dai più estremisti dei miei estremisti, armati fino ai denti. Questi insediamenti saranno collegati a strade che non potrete usare e sarete imprigionati nei vostri piccoli Bantustan, circondati da posti di blocco in ogni direzione.

Io Sono Israele.


Ho il quarto esercito più forte del mondo, in possesso di armi nucleari. Come osano i tuoi figli affrontare la mia oppressione con le pietre, non sai che i miei soldati non esiteranno a sparargli in testa? In 17 mesi, ho ucciso 900 di voi e ne ho feriti 17.000, per lo più civili, e ho il mandato di continuare, poiché la comunità internazionale rimane in silenzio. Ignora, come me, le centinaia di ufficiali di riserva israeliani che ora si rifiutano di esercitare il mio controllo sulle tue terre e sul tuo popolo; le voci della loro coscienza non ti proteggeranno.

Io Sono Israele.

Vuoi la libertà? Ho proiettili, carri armati, missili, Apache e F-16 per annientarti. Ho messo sotto assedio le vostre città, confiscato le vostre terre, sradicato i vostri alberi, demolito le vostre case e ancora chiedete libertà? Non hai ricevuto il messaggio?

Non avrai mai pace, o libertà, perché IO SONO ISRAELE 

sabato 25 maggio 2024

Osservazioni in calce a dibattiti recenti su "eurocentrismo", "occidente globale", "giardini e giungle" - Roberto Fineschi

Da: https://marxdialecticalstudies.blogspot.com - Roberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. (https://www.facebook.com - Laboratorio Critico


Osservazioni in calce a dibattiti recenti su eurocentrismo, "occidente globale", "giardini e giungle" (riprendendo alcuni passaggi da un articolo su
Orientamenti politici e materialismo storico). 

Eurocentrismo? Anticapitalismo? 

1.
Nel gran parlare che si fa sul cosiddetto eurocentrismo regna a mio parere una discreta confusione nelle definizioni. In particolare quando, poi, si riferisce la questione a Marx.
Se con tale termine si intende considerare la storia del mondo universo in funzione delle prospettive ed esigenze europee, va da sé che si tratta di un pregiudizio da estirpare. Se però si entra più nel dettaglio, la questione diventa molto più scivolosa e in certi casi decisamente reazionaria. 

La storia del mondo è diventata eurocentrica con lo sviluppo del modo di produzione capitalistico, nel senso che esso ha imposto dominio, regole, forme di sviluppo a una dinamica che prima aveva più elementi indipendenti non uniti a sistema se non per contatti marginali, mentre il capitalismo è diventata la variabile dominante che ha funzionalizzato a sé l’intero mondo. In questo senso eurocentrismo non è un mero pregiudizio intellettuale, è un processo reale di dominio e sfruttamento legato al modo di produzione capitalistico. 

Tuttavia, il modo di produzione capitalistico è stato sin dall’inizio un processo contraddittorio che ha prodotto allo stesso tempo contenuti potenzialmente positivi pervertiti in forma reazionaria per la sua stessa interna dialettica. Quindi, insieme allo sfruttamento, produce anche la libertà potenziale che include produttività del lavoro, sapere razionale e scientifico, dignità universale dell’essere umano, ecc. Essere contro questi aspetti non è semplicemente insensato, è reazionario. 

giovedì 23 maggio 2024

Come siamo arrivati a questo punto? Per un'antropologia della Modernità - Alessandra Ciattini

Da: Tracce Di Classe  -  Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' Docente della Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). 

Primo incontro: Come siamo arrivati a questo punto? Per un'antropologia della Modernità

                                                                           

Secondo incontro: Come siamo arrivati a questo punto? La penetrazione dell'Americanismohttps://www.youtube.com/watch?v=mLb76nnkbjU 

Terzo incontro: Come siamo arrivati a questo punto? La societa' dei consumi https://www.youtube.com/watch?v=B1t7R6xpAZg

Quarto incontro: Come siamo arrivati a questo punto: nella società odierna, chi consuma veramente?https://www.youtube.com/watch?v=NueoRf79e5U 

lunedì 20 maggio 2024

Domenico Losurdo, Un mondo senza guerre: l’idea di pace dalle promesse del passato alle tragedie del presente.

Da: https://www.dialetticaefilosofia.it - RECENSIONE COLLETTIVA  A CURA DI: Premessa/Capitolo 1/editing (William Cimino); Capitolo 2 (Enrico Luceri); Capitolo 3 (Caterina Rainò); Capitolo 4 (Agnese Biasco); Capitolo (Alberto Corvaglia); Capitolo 6 (Andrea Basile); Capitolo 7 (Francesca Gianfreda); Capitolo 8 (Sara Rovito); Capitolo 9 (Elisa Corvaglia); Capitolo 10 (Maria Chiara Ciullo); Capitolo 11 (Erika Borgia); Capitolo 12 e conclusione (Selene Ferilli). CLASSE 5° A Liceo Classico Casarano (LE) Rita Levi Montalcini. 


Domenico Losurdo, Un mondo senza guerre: l’idea di pace dalle promesse del passato alle tragedie del presente, Carocci, Roma 2016


PREMESSA Il sogno che si è presentato più volte nella nostra storia è quello di un mondo non più afflitto dal flagello delle guerre. In esso ci hanno creduto grandi intellettuali (Kant, Fichte, Constant, Marx) ed importanti uomini di stato (Washington, Robespierre, Wilson). Domenico Losurdo nell’indagare la storia dell’ideale di PAX PERPETUA distingue nel suo libro cinque momenti nei quali l’umanità intera si è illusa che la pace potesse realizzarsi. 

Il primo momento si apre nel 1789 con le promesse della Rivoluzione francese (in base alle quali il rovesciamento dell’Antico regime avrebbe posto fine non solo alle tradizionali guerre dinastiche e di gabinetto, ma al flagello della guerra in quanto tale), e termina con le incessanti guerre di conquista dell’età napoleonica. 

Il secondo momento si verifica quando la Santa Alleanza tenta di impadronirsi della bandiera della pace perpetua, al fine di legittimare le guerre da essa intraprese contro i paesi colpevoli di mettere in crisi la Restaurazione e l’ordine consacrato dal Congresso di Vienna. 

Il terzo momento vede lo sviluppo del commercio mondiale e della società industriale moderna andare di pari passo con l’illusione (espressa in modo classico da Benjamin Constant), in base alla quale la nuova realtà economica e sociale avrebbe comportato la scomparsa dello spirito di conquista mediante la guerra. 

Il quarto momento, inaugurato dalla rivoluzione bolscevica russa dell’ottobre 1917, scoppiata sull’onda della lotta contro la guerra, individua nel capitalismo-colonialismo-imperialismo il sistema da abbattere, al fine di spianare la strada alla realizzazione della pace perpetua, e si conclude con i conflitti sanguinosi e con le vere e proprie guerre che lacerano lo stesso «campo socialista». 

Infine il quinto momento inizia con l’intervento degli U.S.A. nella Prima guerra mondiale, deciso da Wilson in nome della pax definitiva e conosce il suo culmine con la vittoria dell’Occidente e del suo paese guida nella Guerra fredda (gli Stati Uniti appunto). 

Dunque cinque grandi momenti o fasi della storia dell’ideale di pax perpetua finiti non nel modo sperato. Losurdo si domanda se tutti e cinque sono completamente fallimentari. Rendendosi conto di no, inizia a fare una distinzione tra le cinque epoche, riportando il bilancio solamente alla fine dell’opera. Solo due aspetti sono anticipati. Nel primo Losurdo ci mostra che chi ha un ideale di un possibile mondo senza guerre farebbe bene a ricredersi subito, anche perché non esiste soltanto lo scontro bellico tra gli stati ma è possibile anche uno scontro di ideali, i quali non sono qualcosa di platonico, poiché hanno un supporto di massa alle spalle. Molto più inquietante è invece, secondo Losurdo, il secondo aspetto. L’autore sostiene che non è detto che chi sostiene la guerra sia in realtà un vero guerrafondaio e così anche chi sostiene la pace non vuol dire la voglia veramente, anzi è possibile che quest’ultimo sia più guerrafondaio di chi sostiene la guerra e potrebbe trarci in inganno. Per Losurdo pace e guerra dal punto di vista politico sono intercambiabili. 

CAPITOLO 1 Kant, la rivoluzione francese e la «pace perpetua» 

venerdì 17 maggio 2024

Scomode Verità - Dalla guerra in Ucraina al massacro di Gaza - Alessandro Di Battista dialoga con il Prof. Barbero

Da: Alessandro Di Battista - Alessandro Barbero è uno storico, scrittore e accademico italiano, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare. - 
Alessandro Di Battista è un opinionista e scrittore italiano. Deputato M5S alla Camera (2013–2018).

                                                                        

martedì 14 maggio 2024

Il modello liberale ha un cuore fascista - Sergio Cararo

Da: https://contropiano.org - Sergio Cararo, Rete dei Comunisti, Direttore di CONTROPIANO. - Giorgio Cremaschi È stato presidente del Comitato Centrale della FIOM, l'organizzazione dei metalmeccanici della CGIL, dal 2010 al 2012. Dal 12 gennaio 2019 al 12 maggio 2021 è stato Portavoce nazionale di Potere al Popolo!.

Vedi anche: USB Convegno "il salario che non c'è" - GIORGIO CREMASCHI 


L’ultimo libro di Giorgio Cremaschi – “Liberal Fascismo. Come i liberali distruggono la democrazia e ci portano in guerra” nelle librerie dal prossimo 24 maggio – farà sicuramente irritare e inorridire i liberal italiani, siano essi di destra o di “sinistra” (sic!). Eppure afferma una tesi – quella secondo cui il modello liberale ha un cuore nero e fascista – che trova ampie conferme nella storia e in quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni.

E’ sufficiente guardare al segno e alle conseguenze dell’offensiva liberista della Thatcher e di Reagan negli anni Ottanta ma anche agli enormi danni sociali, economici, politici, culturali dell’impronta liberista impressa all’Unione Europea sin dal suo trattato costitutivo – Maastricht – entrato in vigore nel 1992.

L’egemonia liberale ha prima coltivato e poi sdoganato i fascisti in Europa fino a renderli nuovamente forza agente nell’agenda politica e di governo. In Italia ma non solo in Italia. Ma non è una deviazione dell’oggi. Lo hanno già fatto, apertamente, con il nazismo in Germania e il fascismo in Italia.

Tornano profetiche e di estrema attualità le tesi di Pietro Gobetti, anche lui liberale ma con una impronta progressista profonda, sul “fascismo come rivelazione di quello che c’era dentro il paese”, definendolo come l’autobiografia della nazione.

I livori della pancia profonda di un paese, le sue voglie di ritorsione e di vendetta sociale, le frustrazioni che non riescono a diventare coscienza di classe, vengono sistematicamente incentivate e approfondite dalle misure economiche liberiste e dalla supponenza morale ed ideologica del liberalismo contro “la plebe”.

I fascisti devono poi passare solo a raccogliere e rappresentare questo cumulo di doglianze e aspettative sociali disattese per rovesciarle contro lavoratori o studenti in cerca di riscatto o ambiti culturali (vedi la scuola) via via ritenuti parassitari rispetto alla materialità della società dei consumi. 

sabato 11 maggio 2024

Israele è una società distrutta. E la colpa non è solo di Bibi - Emad Moussa

Da: https://www.invictapalestina.org - Fonte: English version - Traduzione: Simonetta Lambertini. 

Emad Moussa è un ricercatore e scrittore palestinese-britannico specializzato nella psicologia politica delle dinamiche intergruppi e dei conflitti, con un interesse particolare per Israele/Palestina. Ha una formazione in diritti umani e giornalismo e attualmente collabora spesso con diversi organi accademici e mediatici, oltre a essere consulente di un think tank con sede negli Stati Uniti.



Gli alleati di Israele snobbano Netanyahu per nascondere la loro complicità nel genocidio, scrive Emad Moussa. E se Bibi fosse il sintomo di una malattia sociale più ampia?

La maggior parte degli israeliani non è in grado di vedere le cose dal punto di vista dell’altro o di accettare la responsabilità per i danni che ha inflitto, scrive Emad Moussa.


A Washington, i mormorii di malcontento per la gestione di Bibi della guerra di Israele contro Gaza si sono trasformati in vero e proprio disprezzo.
La decisione del leader della maggioranza del Senato Chuck Schumer, uno dei più strenui alleati di Israele, di chiedere la destituzione di Benjamin Netanyahu ha provocato scosse in tutto il Campidoglio.
Il Presidente Biden ha poi superato Schumer rimproverando Netanyahu, definendo il suo approccio a Gaza un “errore” e rompendo decenni di convenzioni bilaterali.
Entrambi i casi suggeriscono che il problema è Bibi, e i suoi fiancheggiatori di destra, e non Israele stesso. Rimuovete Netanyahu e tutto andrà bene.
Ma quanto è corretto tutto ciò? Piuttosto, cosa spinge Netanyahu ed è l’unico responsabile dell’intento genocida di Israele?

Cosa spinge Benjamin Netanyahu?

I teorici minimalisti puntano sul background di Benjamin Netanyahu per spiegare il suo comportamento, considerando l’attuale “situazione israeliana” come un riflesso della psiche di Netanyahu.
Per spiegare il suo sciovinismo, essi indicano l’ammirazione di Bibi per il sionismo revisionista di Vladimir Jabotinsky – un approccio militarista per controllare tutta la Palestina storica.
Potrebbero anche far riferimento al padre di Netanyahu, Ben-Zion, e alla convinzione di quest’ultimo – e di Jabotinsky – che la storia sia una serie di tentativi falliti di distruggere il popolo ebraico, per comprendere la sua ossessione per la sicurezza nazionale israeliana.
Infine, possono indicare la morte del fratello Yoni nel raid di Entebbe del 1976 per spiegare la visione del mondo di Netanyahu che divide tutti in due campi: quello “indiscutibilmente pro-Israele” e quello “assolutamente anti-ebraico”.
È questo, sostengono, che spiega la decontestualizzazione della storia da parte di Netanyahu. Gli attivisti anti-israeliani sono una “esplosione del passato” della ”lacrimosa storia ebraica”, per usare un termine dello storico ebreo Salo Cohen.

martedì 7 maggio 2024

"Miti d'oggi" con Alessandra CIATTINI

Da: OttolinaTV - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' Docente della Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it).


Come i miti condizionano la nostra percezione della realtà? In che modo la propaganda condiziona questi elementi? 
Verità sociali che consideriamo "naturali" fanno parte della costruzione del discorso pubblico, edificando un senso di continuità e certezza condiviso. 
                                                                                                           

domenica 5 maggio 2024

La filosofia hegeliana del diritto è ancora attuale? - Roberto Fineschi ne discute con Giorgio Cesarale

Da: Laboratorio Critico - Roberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. - 
Giorgio Cesarale è Professore Ordinario di Filosofia Politica presso il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali di Ca’ Foscari - Università di Venezia.


Alcuni dei temi: 
1) Hegel e la sua Filosofia del diritto in particolare vengono ancora in certa manualistica associati al romanticismo, al pensiero conservatore, ecc. Che cosa pensi di questo accostamento alla luce degli studi oramai decennali che hanno messo in luce i suoi legami con la Rivoluzione francese, o addirittura possibili posizioni più radicali fino a ipotizzare una carica diciamo "eversiva" rispetto allo stesso concetto borghese di "proprietà"? 
2) In particolare nella sua teoria della società civile, sulla scia di autori classici dell'economia politica come Steuart, Smith, Ricardo, Hegel discute filosoficamente alcune delle questioni tuttora centrali della vita economica e sociale, come il concetto di proprietà, di denaro, divisione del lavoro, macchinismo, o questioni sociali come la pauperizzazione, la crisi, ecc. Che cosa è vivo di questa analisi? Ha dei limiti? Che vie di uscita prospetta? 
3) Sembra a me che un aspetto moderno, progressivo e critico della modernità e post-modernità borghese sia il rifiuto dell'individualismo metodologico, l'approccio correntemente dominante in tutti gli ambiti del sapere sociale e umanistico. Che cosa pensi delle contro-accuse di organicismo totalitaristico che vengono in genere mosse in questo contesto? Non è quello di Hegel piuttosto un tentativo complesso di articolare sia sincronicamente che diacronicamente la dinamica uno-molti fuori da un asettico vuoto senza storia, caricandola invece di storicità determinata?  
                                                               

sabato 4 maggio 2024

La storia è conflitto e il “politicamente corretto” è da fessi - LUCIANO CANFORA

 Da: https://www.ilfattoquotidiano.it - Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast

Vedi anche: Luciano Canfora presenta "Il fascismo non è mai morto"

CANFORA, UN MANUALE POLITICO - L’illusione ottica. L’Occidente si è convinto di essere il mondo intero, ma non è così. L’Islam, la cultura cinese e africana producono tante altre sensibilità e modi di pensare.

 1 MAGGIO 2024 

Riportiamo una anticipazione del libro “Dizionario politico minimo”, di Luciano Canfora (Autore), Antonio Di Siena (Curatore), edito da Fazi. 

Qualche tempo fa, una scuola superiore di Edimburgo ha deciso di non proporre più come lettura agli studenti Il buio oltre la siepe perché, secondo gli insegnanti, il romanzo promuove una narrazione in cui i neri sono salvati da un bianco. 

L’editore inglese di Roald Dahl ha modificato i testi dei suoi libri eliminando le parti in cui lo scrittore, con il suo stile irriverente, connotava i personaggi negativi con caratteristiche fisiche di bruttezza e di grassezza. 

Il dipartimento di Studi classici dell’Università di Princeton ha deciso di eliminare l’obbligo di studio del greco e del latino, nonché la sua conoscenza intermedia, e sostituirlo con lo studio della razza e dell’identità degli Usa. 

Tutto ciò per migliorare l’inclusività e l’equità dei curricula e combattere il razzismo sistemico perché, come ha scritto più di qualcuno, i classici sarebbero complici di varie forme di esclusione, schiavitù, segregazione, supremazia bianca, destino manifesto, genocidio culturale ecc. Una furia iconoclasta che bandisce libri e abbatte monumenti dedicati a personaggi accusati di razzismo. Finirà che ci diranno di abbattere il Colosseo perché simbolo di schiavitù e l’arco di Tito perché antisemita? 

Ci si affretti a convocare subito delle ditte specializzate. Aggiungendo all’elenco tutte le statue di Giulio Cesare, colpevole del genocidio gallico (almeno 800.000 morti), e poi quelle dedicate a Gengis Khan, Ivan il Terribile e papa Borgia, per altre ragioni. Radiamo al suolo tutto, così non resta nessuno e abbiamo risolto il problema. 

Senza ovviamente dimenticare tutta la storia degli Usa, ma non fino alla guerra di secessione, fino a ieri. Perché se il principio è questo allora tutti i manuali di storia americana vanno abrogati e non se ne deve parlare proprio. Finirà che l’unico argomento di storia sarà la biografia di Joe Biden, quindi sarebbe un corso di studi piuttosto facile. 

Battute a parte, la verità è che stiamo parlando della stupidità universale, non di altro. Dopodiché tutte queste affermazioni sono anche false. Tutte le fasi della storia, remota e recente, sono conflittuali, non sono a senso unico. 

mercoledì 1 maggio 2024

venerdì 26 aprile 2024

Il FASCISMO e la RESISTENZA - raccontati da Luciano Canfora

Da: Circolo Metafisico - Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast)

                                                                            

giovedì 18 aprile 2024

«La Nakba ha colpito anche gli ebrei» - Ariella Aïsha Azoulay, Linda Xheza


Da: https://jacobinitalia.it - Questo articolo è uscito su JacobinMag
Ariella Aïsha Azoulay è una saggista cinematografica, curatrice e professoressa di cultura moderna e letteratura comparata alla Brown University. - Linda Xheza si occupa di fotografia e immigrazione alla Amsterdam School for Cultural Analysis, Università di Amsterdam. 


La regista e accademica ebrea-palestinese Ariella Aïsha Azoulay sostiene che le potenze occidentali si sono servite del sionismo per liberarsi delle comunità sopravvissute alla Shoah e al tempo stesso razzializzare i palestinesi


Nata in Israele, Ariella Aïsha Azoulay, regista, curatrice e accademica, rifiuta l’identità israeliana. Prima di diventare israeliana all’età di diciannove anni, sua madre era semplicemente un’ebrea palestinese. Per gran parte della storia non c’è stato nulla di strano in questa combinazione di parole. In Palestina, per secoli, una minoranza ebraica ha convissuto pacificamente accanto alla maggioranza musulmana.

La situazione è cambiata con il movimento sionista e la fondazione di Israele. La pulizia etnica degli ebrei dall’Europa ha condotto, grazie ai sionisti europei, non solo a quella dei musulmani dalla Palestina ma anche degli ebrei del resto del Medio Oriente, con quasi un milione di persone in fuga a seguito della guerra arabo-israeliana del 1948, molti dei quali in Israele.

Azoulay, professoressa di letteratura comparata alla Brown e autrice di Potential History: Unlearning Imperialism (Verso, 2019), contestualizza il genocidio di Israele a Gaza nella lunga storia dell’imperialismo europeo e statunitense

Ti definisci ebrea palestinese. Potresti dirci di più a riguardo? Per molte persone queste parole sono in opposizione.

martedì 16 aprile 2024

sabato 13 aprile 2024

Intervista a Stefano GARRONI

Da: mirkobe79 - Stefano Garroni (Roma, 26 gennaio 1939 – Roma, 13 aprile 2014) è stato un filosofo italiano. Assistente presso la Cattedra di Filosofia Teoretica (Roma Sapienza) diretta, nell'ordine, dai Proff. U. Spirito, G. Calogero e A. Capizzi. Nel 1973 entrò a far parte del Centro di Pensiero Antico del CNR diretto dal Prof G. Giannantoni. 

TURCI  VS. GARRONI 11-09-2013 

                                                                           

venerdì 12 aprile 2024

BARBARI [Masterclass] - Alessandro Barbero

Da: Alessandro Barbero - La Storia siamo Noi - Alessandro Barbero è uno storico, scrittore e accademico italiano, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare. 

                                                                           

martedì 9 aprile 2024

Lenin, a cento anni dalla morte -


Jutta Scherrer m.13,47 - Luciano Canfora m.36,02 - Rita Di Leo m.50,57 - 
Etienne Balibar m.1,09,25 - Luciana Castellina m.1,34,13 - 
Giacomo Marramao m.2,03,41 - Stefano G. Azzarà m.2,24,51 -

                                                                          


sabato 6 aprile 2024

Uno dei più grandi filosofi marxisti: Stefano Garroni a 10 anni dalla morte - Alessandra Ciattini

Da: Università Popolare Antonio Gramsci - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' Docente della Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). - 

Stefano Garroni è stato un filosofo italiano (Stefano_Garroni). 




                                                                         

mercoledì 3 aprile 2024

ERA PREBELLICA? ALL'ARMI SIAM POLACCHI - Raniero La Valle

Da: (il Fatto Quotidiano del 2 aprile 2024) Raniero La Valle - Raniero La Valle è un giornalista, politico e intellettuale italiano. 


Leggi anche: Il buio che ci sta davanti: dove è diretta la guerra in Ucraina - JOHN J. MEARSHEIMER 

Annie Lacroix-Riz: "C'è un contesto storico che spiega perché la Russia è stata messa all'angolo" 

LE QUATTRO LEZIONI DELL'UCRAINA. I DOPPI STANDARD OCCIDENTALI - Ilan Pappé 

"La messa in scena come metodo della politica occidentale" - S.V. Lavrov 

IL CARATTERE DELLA GUERRA NEL XXI SECOLO: RUSSIA E CINA SONO UN BERSAGLIO O UNA PARTE DELLA GUERRA? - Levent Dölek 

«Concentrare tutte le forze» contro «il nemico principale»*- Domenico Losurdo 

Telesur intervista Noam Chomsky - Alessandra Ciattini 

"Ipocrisia" - Carlo Rovelli 

Vedi anche: STORICA INTERVISTA A VLADIMIR PUTIN - TUCKER CARLSON 



[Raniero La Valle ha 93 anni, Noam Chomsky 95: sono molto più lucidi di tutti i politici europei, alcuni dei quali come Macron hanno la metà dei loro anni...
(Massimo Zucchetti)].



Nato in mutande - È stato lo stesso Putin a dire che l’“al lupo al lupo” delle cancellerie occidentali sulle minacce del Cremlino alla Nato e all’Ue è infondato e serve a estorcere denaro per continuare ad armare Kiev. 

Molte cose inquietanti sono successe nel Venerdì Santo di questo 2024. La lettura dei giornali quel giorno ha dispensato a piene mani, in modo irresponsabile e minatorio insieme, previsioni di morti e di disperazioni di massa. 

Innanzitutto ha risuonato una chiamata alle armi del premier polacco Donald Tusk: secondo lui la guerra non è più, per l’Europa, una cosa del passato, essa è già reale, dura da più di due anni e ogni scenario è possibile; e benché ciò sia “devastante”, soprattutto per i più giovani, dobbiamo abituarci (e abituare anche loro) a “una nuova era prebellica”. Però a questa guerra ancora non siamo pronti, sicché i prossimi due anni saranno decisivi per riarmarci e per investire nella “difesa” almeno il 2% del Pil, se non addirittura, come fa la Polonia, il 4%. 

lunedì 1 aprile 2024

SVEGLIA! SIAMO GIÀ IN GUERRA (anche se nessun parlamento l’ha votata...) - Salvatore Minolfi

Da: https://www.facebook.com/friends/? - Salvatore Minolfi, studioso di storia contemporanea, si è occupato delle problematiche dell'ordine mondiale dopo la fine della guerra fredda, con particolare riferimento all'evoluzione del pensiero strategico americano. È autore di Tra due crolli. 


L’altro ieri i dirigenti polacchi hanno dato il loro peculiare contributo al clima di isteria pre(pro)bellica che pervade da settimane il Vecchio Continente. Hanno gridato allo scandalo perché un missile russo ha lambito lo spazio aereo della Polonia per 39 secondi. 
L’estrema precisione della segnalazione mi ha sorpreso, poiché contrasta con l’assoluto silenzio osservato dal governo di Varsavia sul caso della morte del suo Generale di Brigata Adam Marczak (Deputy Chief of Staff, Support & Enabling EUROCORPS), che assieme ad un folto gruppo di ufficiali della NATO si trovava in un bunker di comando, profondo sei piani, a Chasiv Yar, quando è arrivato (quattro giorni fa) l’attacco missilistico dei russi che ha distrutto l’intero edificio: l’esplosione di un Iskander (un missile balistico ipersonico a corto raggio) ha provocato la morte “per cause naturali” del generale polacco. 

Chasiv Yar è ad appena 17 km da Bakhmut, che a sua volta è a circa 200 km dal confine russo, più o meno 1500 km da Varsavia. 

SVEGLIA! Che ci faceva (che ci fanno) alti ufficiali della NATO nelle regioni orientali dell’Ucraina? Quello che fanno da due anni (dieci, se preferite un conto più accurato). Con risultati che definire disastrosi è un eufemismo. 

La razionalità non ha mai brillato nella vicenda iniziata circa quindici anni fa, allorché il polacco Radek Sikorski e lo svedese Carl Bildt inziarono a giocare a risiko con la “Eastern Partnership”, innescando la dinamica a somma zero della competizione geopolitica con i russi. I tedeschi, che erano contrari, non si opposero e li lasciarono fare, convinti che non sarebbero approdati a nulla. Furbi, i tedeschi! 

Dopo una devastante seconda guerra mondiale e cinquant’anni di guerra fredda che avevano spaccato la Germania, Berlino preferiva – comprensibilmente, finalmente, thank God!, assa’ fa’ ‘a Maronna! – fare affari con la Russia. Ma il polacco gridava allo scandalo: commerciare con la Russia e costruire il Nord Stream equivaleva ad un nuovo “patto Molotov-Ribbentrop”. Così parlò Sikorski. Era il 2006. I polacchi erano da poco entrati nella UE (2004) e già vendevano come “buona e giusta” la "loro" idea di Europa ad un Vecchio Continente disabituato a ragionare, a scegliere, a progettare da un cinquantennio di subalternità atlantica. 

E fu così che anni di costante, silenziosa e tenace tessitura (con l’indispensabile regia del boss d’Oltreatlantico) riportarono l’Europa, ancora una volta, indietro di trent’anni, quando Mosca era, per definizione, l’impero del Male.