sabato 11 novembre 2017

"Riflessioni" 4.0 - Stefano Garroni





"... È del tutto ovvio che non si fa politica senza capacità tattica, non si fa politica senza spregiudicatezza; ma la tattica e la spregiudicatezza hanno un senso in funzione di un obiettivo di fondo. Allora no, noi non siamo laici. Nel senso che l’obiettivo di fondo ce l’abbiamo, il principio ce l’abbiamo: lì vogliamo andare. Noi vogliamo la dittatura del proletariato, noi vogliamo la socializzazione dei principali mezzi di produzione e di scambio, noi vogliamo i soviet, noi vogliamo l’internazionalismo. Questo è l’obiettivo. Ovviamente una volta fissato l’obiettivo sarà possibile individuare tutte le spregiudicatezze tattiche, le quali hanno però senso in quanto sono i modi che si ricavano dalla realtà presente per arrivare là... 

Allora a questo punto il rapporto tra politica e cultura nel marxismo diventa una cosa molto complessa e densa, perché è il problema del rapporto tra tattica e strategia, tra spregiudicatezza imposta dalla condizione determinata e obiettivo di fondo. Allora bisogna prenderla molto sul serio la dimensione teorica e culturale perché si tratta del rapporto con l’obiettivo di fondo. Senza questo rapporto non c’è la possibilità di individuare una tattica. Perché qual è il criterio che mi fa scegliere una o un’altra mossa? Questa scelta è in funzione di cosa? Se non c’è un obiettivo di fondo chiaro, l’unico obiettivo reale è conservare o casomai aumentare stipendi di parlamentari e di assessori comunali. Questo bisogna bene che ce lo mettiamo in testa. 

Il marxismo nasce nettamente, subito, immediatamente e costantemente in funzione antiutopistica.

Utopismo vuol dire: preferisco che il mondo sia così e così invece che come è. Significa pretendere di dettare al mondo la regola del proprio essere, non ricavando questa regola dall’evoluzione del mondo, ma ricavandola dalle mie preferenze. In questo senso il marxismo è radicalmente antiutopista. 

Ed è un tema molto importante oggi perché questo atteggiamento circola largamente.. Però voi lo sapete perfettamente, non esiste riflessione scientifica che non produca previsioni. Attenti, l’essere antiutopista non significa non prefigurare tappe future, non prefigurare lo sbocco di…. L’essere antiutopista non significa non poter dire: così sarà, così sarà meglio, che sarà nel futuro. Fare un discorso sul futuro.  Non esiste nessuna elaborazione scientifica che non comporti anche un discorso sul futuro... Il comunismo fa delle previsioni, per esempio fa questa previsione: il comunismo sostituisce il parlamentarismo con forme di autogoverno dei produttori associati.

Questo è un punto fondamentale. Capire perché Lenin dice: il parlamento è cosa loro, della borghesia non nostra. Io posso discutere tutte le tattiche da usare in parlamento. Ma questo è chiaro: io vado al soviet, non al parlamento. Io il parlamento lo abbatto, voglio costruire il soviet. Per abbattere il parlamento posso anche andare in parlamento, certo. Ma il problema è che il mio risultato finale sarà il soviet non il parlamento e allora posso scegliere le tattiche. 

Che vuol dire una società in cui il produttore associato governa? Vuol dire che l’obiettivo fondamentale è quello di un prodigioso aumento qualitativo della preparazione culturale di massa. Ecco perché il giovane comunista - secondo Lenin nel ’21 - doveva prima di tutto studiare. Perché il problema è che tu non puoi avere un autogoverno dei produttori se i produttori non sono anche culturalmente in condizione di autogovernarsi. Cioè di controllare i meccanismi economici, di avere consapevolezza dal punto di vista giuridico ecc., ecc.

Allora l’obiettivo costante, inevitabilmente costante dei comunisti non può che essere quello di fare di tutto per elevare il livello culturale di massa. Noi possiamo rivendicare a merito del movimento operaio il fatto che fin dall’inizio – dal primo 800- si impegnò in una vasta attività di diffusione popolare della cultura. Darwin era uno degli autori che più venivano diffusi in opuscoli, libretti. Nell’800 c’è un fiorire di attività enorme promossa dal movimento operaio. Anche questo teniamolo presente perché noi dobbiamo anche fare un po’ i conti con la situazione attuale del movimento operaio e vedere se viene condotta quest’attività. Perché qui è un punto di fondo. Non si tratta di spocchia culturale, si tratta di capire questo: se l’obiettivo è quello comunista, cioè la dittatura del proletariato - cioè che  il proletariato diventa la classe dirigente che organizza lo stato, perché questo vuol dire dittatura del proletariato - se questo è l’obiettivo allora noi siamo vitalmente interessati fin da adesso a fare di tutto perché i livelli di coscienza crescano a livello di massa. Quindi non è un astratto ideale da accademia. Si tratta proprio di giocare la partita di quello che vogliamo perseguire. 

Voi lo sapete perfettamente che più il livello medio culturale dei membri di un partito è basso più il partito si burocratizza. Uno può fare tutti gli statuti libertari che vuole, ma se mediamente il livello dei membri del partito è basso i dirigenti si sostituiscono al partito, alla base, alla massa. E allora è vitalmente necessario un’attività per elevare i livelli di coscienza, se si vuole la democrazia nel partito. Cioè la partita della democrazia nel partito non si gioca a livello degli statuti. Si gioca per esempio sulla base del livello di consapevolezza culturale medio dei compagni. Si gioca al livello della capacità del partito di collegarsi agli strati oggettivamente interessati al socialismo. E' importante che il partito si leghi agli strati oggettivamente interessati al socialismo, perché questi poi pesano sul partito, lo condizionano, ne vincolano le scelte..." 

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