venerdì 6 ottobre 2017

"Riflessioni" 2.0 - Stefano Garroni (2001)

Vedi anche:  https://ilcomunista23.blogspot.it/2017/09/riflessioni-stefano-garroni.html



[...] Ma c’è un’altra mistificazione, io credo: noi siamo francamente bloccati dal fallimento del campo socialista. È crollata l’URSS, è questo che ci rende profondamente incerti: dentro di noi non sappiamo più che vuol dire esattamente esser comunista. Siamo per la dittatura del proletariato? Siamo per l’economia pianificata? Ma tutte queste cose sono fallite! Ma non è questa la realtà: quello che è fallito realmente è il movimento comunista in occidente. 
È fallito realmente il movimento comunista, nei momenti di capitalismo alto. L’Unione Sovietica ha fatto passi enormi, noi dobbiamo essere grati fino in fondo all’Unione Sovietica, perché – pur operando in situazioni assolutamente contraddittorie con il progetto rivoluzionario – ha dimostrato la fattibilità di certe cose, come per esempio l’economia pianificata ecc. ecc., ma si è mossa in condizioni assolutamente contraddittorie con la realizzabilità effettiva di questi obiettivi. Siamo noi in occidente che non ci siamo mossi, dove avevamo le condizioni più adeguate per poterle fare le cose. 
E voi ricordate che nel ’19 -’20 Lenin dice: “In Italia nessun membro del gruppo dirigente socialista si è dimostrato marxista”. Nessuno. Capite bene che vuol dire quel ‘nessuno’? Voi sapete bene che i compagni che dettero luogo al Partito Comunista d’Italia, quello serio, non quello ML, ma quello vero, che cosa volevano fare? Volevano battere quella merdosa – come loro dicevano – tradizione socialista, del sottogoverno, del compromesso, del prender le cose alla cattolica, cioè non sul serio, dire una cosa e farne un’altra: volevano rompere con questo e creare realmente un partito comunista. Io credo che nella nostra storia, anche il Partito Comunista Italiano è andato a finire con la vecchia merda socialista. 
E credo che noi oggi stiamo ripercorrendo quella vecchia merda, nello stesso momento in cui dimentichiamo un piccolo particolare: se facessimo il nome di qualche grande dirigente comunista, noi avremmo sempre a che fare con persone dalla grande e formidabile preparazione culturale, dalla grande e formidabile dirittura morale, e capacità di sacrificio pratico. Grande e formidabile preparazione culturale. Compagni, ci rendiamo conto … noi conosciamo la realtà – diciamo così – dell’attuale movimento comunista: è coniugabile con cultura? 
Voi capite … i compagni di Rifondazione mi consentano, ma è chiaro che il giornale di un’organizzazione è una sorta di biglietto da visita. Ma l’abbiamo letto qualche volta Liberazione? Come è possibile che un compagno tolleri che quel giornale esista? A quell’infimo livello come è possibile? È possibile solo perché non si comprende più l’importanza centrale della robustezza culturale del movimento comunista, perché non ricordiamo più che Lenin diceva: “Il socialismo non lo fanno i partiti, lo fanno i proletari”. È una cosa enorme, perché vuol dire appunto che quella nuova fase della storia universale che si chiama comunismo, ha da essere fatto dai lavoratori. Questo vuol dire la necessità di un vasto, enorme, processo di elevamento culturale, e ovviamente, prima di tutto, della così detta avanguardia è evidente. 
Ma se dimentichiamo questo, se dimentichiamo il nesso profondo tra lotta per il socialismo ed elevamento della cultura e lotta per l’affermazione dei principi morali contro la degenerazione capitalistica ... compagna Carla è un’altra cosa combattere contro, per esempio, con articoli che difendono i diritti sindacali o combattere contro la droga. 
Io non credo che noi comunisti siamo coniugabili con i drogati: noi non ci battiamo in difesa della droga. Noi ci battiamo per ben altre cose, e contro, fino in fondo, alla droga, e tutte le forme di droga che il sistema capitalistico ci dà, in tutti i modi. E non cadiamo nel trabocchetto di confondere noi con il postmoderno, cioè con la corruzione del capitalismo. 
Avevano ragione i compagni sovietici, ma noi non ci credevamo, quando dicevano: “Attenti, quel tipo di cultura che in occidente viene dato ai giovani, quel tipo di musica, sono forme di corruzione”. È vero, perché la lotta per il comunismo è lotta per una nuova dignità dell’uomo. Allora significa avere una sensibilità morale più evoluta, più sviluppata. Certo non è data né dalla droga, né dall’omosessualità e né da quest’altra robaccia chiamata musica, ma è data da altre faccende. 
Allora, per esempio, è una cosa interessante se non fosse drammaticissima, basta accendere internet per prendere notizie dalla Jugoslavia: voi sapete che non c’è nessuna ricostruzione. Cioè non solo li hanno bombardati, ma la ricostruzione che fanno è impedire che rinascano le fabbriche. Perché è chiaro, come fanno in una crisi economica internazionale? Possono aprire nuovi luoghi di produzione, quando non riescono a vendere neanche quello che già producono? Allora di fatto, non c’è neanche la ricostruzione. [...]

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