Da: mirkobe79 - Stefano_Garroni è
stato un filosofo italiano. - Leggi anche: https://ilcomunista23.blogspot.com/2018/02/riflessioni-8-stefano-garroni.html
Come
leggere il rapporto di Marx ad Hegel.
Sappiamo
bene come la costruzione di un linguaggio scientifico sia opera assai
complessa e, quasi sempre dall’esito assai dubbio.
La
stessa distinzione fra metodo della ricerca (Forschungsweise)
e metodo dell’esposizione (Darstellngsweise)
non fa che segnalare il non univoco rapporto fra inferenza logica e
strumenti extra-logici – come l’immaginazione, l’intuizione, il
caso.
E’
come se l’a-logico, cacciato dalla porta della conoscenza chiara e
distinta, rientrasse inevitabilmente dalla finestra dell’effettiva
ricerca scientifica.
Ed
è utile riscontrare che la distinzione, tra metodo della ricerca e
metodo dell’esposizione, non sia qualcosa che si trovi solo in
Hegel e in Marx, ma che, ad es., è centrale per lo stesso Freud, il
quale distingue
la procedura della psychanalitische
Behandlung
(il trattamento analitico), dal modo di costruire una relazione
scientifica circa una determinata Krankgeschichte
o
caso clinico.
E’
noto inoltre come la rigida
distinzione
tra mondo delle regole e delle forme, da un lato, e dominio
dell’esperienza, dall’altro, che è coessenziale al formalismo
hilbertiano, abbia incontrato –e vada incontrando- critiche sempre
più puntuali, ampliandosi e complicandosi l’universo delle
scienze naturali, della matematica e della logica.
Insomma,
si potrebbe dire che, per quanto resti fuori discussione il nesso
scienza/ragione, non solo il momento della sperimentazione, ma anche
quello dell’elaborazione teorica, in ambito scientifico, ha sempre
bisogno di un intreccio di forme (regole) e materiale (Wahrnehmungen,
sense data),
per non finire col ridursi a speculazione più o meno ebbra,
arbitraria. Cosa comportano queste elementari considerazioni, a
proposito del rapporto di Marx ad Hegel?
Per
quanto possa sorprendere, la più parte della letteratura marxista su
tale argomento procede secondo angolazioni speculative e, perfino,
metafisiche (nel senso in cui Engels usava questo termine). Non
sorprenderà, dunque, che finisca col proporre come soluzioni dalla
pretesa scientifica null’altro che metafore dall’oscuro
significato.
Per
fare un esempio Chi non sa che
Marx ha rovesciato in senso materialistico, quella dialettica, che in
Hegel ha invece un senso speculativo?
Ora,
a prescindere dal fatto che non risulta chiaro cosa possa significare
“rovesciare materialisticamente”
il metodo dialettico (posto che la dialettica sia appunto un metodo e
che non faccia, invece, immediatamente corpo con e non derivi da un
Weltbild,
che probabilmente Hegel ricava da Leibniz); le acque risultano ancora
più torbide se appuntiamo la nostra attenzione su quel
“materialisticamente”, il quale ha ovviamente un senso, se è
accertabile un preciso significato o una delimitata famiglia di
significati rinviabili all’espressione
materialismo.
Ma,
in realtà, non è questo il caso, dato che ampi studi hanno
documentato come storicamente, l’espressione materialismo
abbia avuto significati non solo diversi, ma anche opposti, tanto che
–per fare un solo esempio- la storica rivista gramsciana Ordine
Nuovo lodava
l’idealismo
di
Lenin!
Insomma,
questa storica polisemia del termine materialismo
(ed ovviamente anche del suo opposto idealismo)
comporta anche il fatto che, nello stesso momento, nella stessa
epoca, in culture diverse, si possa intendere con l’un termine ciò,
che altri intendono con il suo contraddittorio. Il che è un ottimo
sostegno alla tesi di chi propone di porre la questione
del rapporto di Marx ad Hegel su tutt’altro terreno.
Che
poi è il più ovvio (ma anche il più complicato): bisogna, per così
dire, contemporaneamente immergersi nella diretta lettura dei testi
dei due autori; aprirsi alle sollecitazioni, suggestioni, indicazioni
e prospettive, che essi aprono; e così ‘sentir risuonare’ la
lezione di Hegel in Marx, ma anche la necessità
di un rinvio a Marx per precisare sia l’ambito di ricerca
specificamente hegeliano, sia per mettere con
i piedi per terra (vale
a dire in un ambito determinato)
ciò, che in Hegel ha piuttosto
il senso di un riflessione sulla storia im
Algemeine
del naturalizzarsi
dell’uomo
e dell’umanizzarsi
della natura.
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