martedì 3 aprile 2018

Riflessioni 9... - Stefano Garroni




Come leggere il rapporto di Marx ad Hegel.


Sappiamo bene come la costruzione di un linguaggio scientifico sia opera assai complessa e, quasi sempre dall’esito assai dubbio. 

La stessa distinzione fra metodo della ricerca (Forschungsweise) e metodo dell’esposizione (Darstellngsweise) non fa che segnalare il non univoco rapporto fra inferenza logica e strumenti extra-logici – come l’immaginazione, l’intuizione, il caso. 

E’ come se l’a-logico, cacciato dalla porta della conoscenza chiara e distinta, rientrasse inevitabilmente dalla finestra dell’effettiva ricerca scientifica. 

Ed è utile riscontrare che la distinzione, tra metodo della ricerca e metodo dell’esposizione, non sia qualcosa che si trovi solo in Hegel e in Marx, ma che, ad es., è centrale per lo stesso Freud, il quale distingue la procedura della psychanalitische Behandlung (il trattamento analitico), dal modo di costruire una relazione scientifica circa una determinata Krankgeschichte o caso clinico

E’ noto inoltre come la rigida distinzione tra mondo delle regole e delle forme, da un lato, e dominio dell’esperienza, dall’altro, che è coessenziale al formalismo hilbertiano, abbia incontrato –e vada incontrando- critiche sempre più puntuali, ampliandosi e complicandosi l’universo delle scienze naturali, della matematica e della logica. 

Insomma, si potrebbe dire che, per quanto resti fuori discussione il nesso scienza/ragione, non solo il momento della sperimentazione, ma anche quello dell’elaborazione teorica, in ambito scientifico, ha sempre bisogno di un intreccio di forme (regole) e materiale (Wahrnehmungen, sense data), per non finire col ridursi a speculazione più o meno ebbra, arbitraria. Cosa comportano queste elementari considerazioni, a proposito del rapporto di Marx ad Hegel? 

Per quanto possa sorprendere, la più parte della letteratura marxista su tale argomento procede secondo angolazioni speculative e, perfino, metafisiche (nel senso in cui Engels usava questo termine). Non sorprenderà, dunque, che finisca col proporre come soluzioni dalla pretesa scientifica null’altro che metafore dall’oscuro significato. 

Per fare un esempio Chi non sa che Marx ha rovesciato in senso materialistico, quella dialettica, che in Hegel ha invece un senso speculativo? 
Ora, a prescindere dal fatto che non risulta chiaro cosa possa significare “rovesciare materialisticamente” il metodo dialettico (posto che la dialettica sia appunto un metodo e che non faccia, invece, immediatamente corpo con e non derivi da un Weltbild, che probabilmente Hegel ricava da Leibniz); le acque risultano ancora più torbide se appuntiamo la nostra attenzione su quel “materialisticamente”, il quale ha ovviamente un senso, se è accertabile un preciso significato o una delimitata famiglia di significati rinviabili all’espressione materialismo. 
Ma, in realtà, non è questo il caso, dato che ampi studi hanno documentato come storicamente, l’espressione materialismo abbia avuto significati non solo diversi, ma anche opposti, tanto che –per fare un solo esempio- la storica rivista gramsciana Ordine Nuovo lodava l’idealismo di Lenin! 

Insomma, questa storica polisemia del termine materialismo (ed ovviamente anche del suo opposto idealismo) comporta anche il fatto che, nello stesso momento, nella stessa epoca, in culture diverse, si possa intendere con l’un termine ciò, che altri intendono con il suo contraddittorio. Il che è un ottimo sostegno alla tesi di chi propone di porre la questione del rapporto di Marx ad Hegel su tutt’altro terreno. 

Che poi è il più ovvio (ma anche il più complicato): bisogna, per così dire, contemporaneamente immergersi nella diretta lettura dei testi dei due autori; aprirsi alle sollecitazioni, suggestioni, indicazioni e prospettive, che essi aprono; e così ‘sentir risuonare’ la lezione di Hegel in Marx, ma anche la necessità di un rinvio a Marx per precisare sia l’ambito di ricerca specificamente hegeliano, sia per mettere con i piedi per terra (vale a dire in un ambito determinato) ciò, che in Hegel ha piuttosto il senso di un riflessione sulla storia im Algemeine del naturalizzarsi dell’uomo e dell’umanizzarsi della natura. 

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