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Sul
materialismo
Con
l’espressione <materialismo volgare> (particolarmente
frequente nella letteratura marxista –basti pensare, per fare un
solo esempio,
al
Materialismo ed empiriocriticismo, scritto da Lenin), si intende
una
certa immagine del mondo, a cui si lega una determinata maniera di
concepire
la conoscenza scientifica.
Il
<materialismo volgare> ha una lunga storia ed in epoca moderna
domina
il pensiero scientifico e filosofico: di esso il filosofo
inglese
secentesco John Locke in particolare offrì, nel suo Saggio sulla
conoscenza umana, una rappresentazione perspicua.
Con
questo scritto, intendo esporre appunto tale rappresentazione, qual è
contenuta nel libro 2° del Saggio citato –ma, in realtà, il mio
obiettivo ha una più lunga gittata: mi interessa, infatti, precisare
attraverso Locke cosa sia il <materialismo volgare> per
iniziare una sorta di cammino di avvicinamento al Materialismo ed
empiriocriticismo, che Lenin scrisse e che divenne il testo
epistemologico fondamentale del marxismo terzointernazionalista.
Ma
torniamo a Locke, precisando che leggo il testo nell’edizione
inglese della Everyman Paperback, a cura di J.W.Yolton, pubblicato a
Londra nel 1965.
Così
si legge nel paragrafo (d’ora in avanti prf) 1 del libro 2° del
Saggio lockiano: 1.“…riguardo alle semplici idee di
sensazione, tutto ciò che è naturalmente costituito in modo da
esser capace di impressionare i nostri sensi, produce nella mente
(mind) una percezione ed al tempo stesso determina nell’intelletto
(understanding) un’ idea semplice, della quale, indipendentemente
dalla sua causa esterna, quando la nostra facoltà di discernimento,
ne prende cognizione (notice), viene contemplata (to look on) e
considerata come se fosse una positiva idea nell’intelletto, così
come qualunque altra, mentre forse la causa di essa non è altro che
una privazione del soggetto.”
Schematizziamo:
(a) c’è qualcosa che è naturalmente costruito in modo tale, da
impressionare i nostri sensi, producendo così una percezione nella
mente e una cognizione, per la mediazione del nostro intelletto. (b)
esiste, dunque, un mondo esterno ed indipendente dalla nostra volontà
e facoltà conoscitiva; (c) quando tale mondo impressiona la nostra
mente e, mediatamente, pone in movimento il nostro intelletto, in noi
c’è la tendenza a concepire quella impressione come qualcosa di
positivo e non come manifestazione di una mancanza della ‘cosa’,
che ci impressiona. Per fare un esempio, se siamo impressionati da un
che di inerte, tendiamo a concepire quel qualcosa come dotato di una
qualità determinata (l’inerzia) e non invece come qualcosa che
manca di movimento. In questa maniera, una negatività (l’inerzia)
viene scambiata da noi come una proprietà positiva e non come
mancanza. Distinguere le proprietà positive da un lato e le mancanze
dall’altro, è fondamentale, se vogliamo comprendere che tipo di
particelle e quale organizzazione le caratterizza, nel caso di una
qualità positiva o, invece, di una privazione.
(a)
Come si vede, Locke ribadisce l’esistenza di un mondo esterno
all’uomo e l‘origine obiettiva delle percezioni, nel senso che
esse dipendono dalla presenza o meno di un tipo di particelle (gli
atomi) e della loro organizzazione.
Per
chiarire ancora meglio, consideriamo il prf 3, nel qual leggiamo: (b)
Un pittore o un tintore, che pure non si interroga mai circa le loro
cause, ha l’idea di bianco e di nero e degli altri colori,
distintamente, chiaramente, perfettamente nel suo intelletto– e
forse
più
distintamente del filosofo, che si è occupato nel considerar la loro
natura e che ritiene di conoscere in che misura ognuna di esse è,
nella propria causa, positiva o privativa; nella mente del pittore o
tintore l’idea di nero è altrettanto positiva di quella di bianco,
per quanto la causa di quel colore possa essere, nel mondo esterno,
solo una privazione.
Nel
prf successivo Locke chiama in cusa un concetto assai diffuso tra Sei
e Settecento: quello di spiriti vitali, che si inscrive, anch’esso,
in una prospettiva di matteralismo meccanicistico o corpuscolare, che
è quella di cui Locke è grane sostenitore. Così leggiamo nel prf
4: “Se mio scopo fosse, nella presente occasione, di indagare le
cause naturali e il modo della percezione, offrirei la spiegazione
del perché una causa privativa possa, almeno in alcuni casi,
produrre un’idea positiva, ovvero che essendo tutte le percezioni
prodotte in noi a differenti livelli e modi di movimento nei nostri
spiriti vitali, variamente agitati dagli oggetti esterni,
l’abolizione di un precedente movimento deve necessariamente
produrre una nuova sensazione come la variazione o l’incremento di
essa, così introducendo una nuova idea, che dipende unicamente da un
differente movimento degli spiriti animali nell’organo in
questione.”
Per
concludere, possiamo dire che il materialismo meccanicistico ( o
volgare, nella terminologia marxista) non esclude –anzi implica-
una
specifica
attività della mente e dell’intelletto umani, come anche una
riduzione della materia in corpuscoli o atomi che, a secondo della
loro organizzazione, colpiscono variamente l’apparato psichico o
mentale dell’uomo.
aprile 2012
aprile 2012
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