Da: https://www.roars.it - Cristina Re studia Dottorato in Economics presso Università degli Studi di Siena. https://www.facebook.com/cristinare93
Leggi anche: Su: Europa e Globalizzazione*- Cristina Re**

(per Noi Restiamo)
In questo articolo, ci occupiamo di analizzare la connessione tra disuguaglianze sociali ed istruzione andando a decostruire una narrazione dominante che presenta il mondo della formazione come fondato su una efficiente meritocrazia che premia sempre i più bravi e “giustamente” lascia indietro chi non ha le “skills” per affrontare un mondo del lavoro flessibile che richiede giovani lavoratori sempre più “smart” e competitivi. Riferendoci, al di là dell’ideologia, alla realtà vediamo una situazione ben diversa: chi non ha le competenze adatte non è un incapace, ma viene da una condizione economica svantaggiata, e la meritocrazia diventa solo un modo per giustificare le enormi disuguaglianze economiche e sociali.
Da sempre sottolineiamo come il modello economico capitalistico genera uno sviluppo ineguale di diverse aree geopolitiche e classi sociali, il quale a sua volta viene rafforzato dalla “controrivoluzione” neoliberale, iniziata negli anni ‘80, che ha visto l’introduzione di una serie di leggi in materia di lavoro, di istruzione, di previdenza sociale, sanitaria ecc., aventi l’obiettivo di piegare i diritti sociali al profitto e promuovere l’interesse privato a discapito di quello pubblico. Questo sviluppo ineguale, rafforzato dall’Unione Europea soprattutto attraverso la gestione della crisi economica con politiche di austerity, emerge ormai chiaramente dai dati e dall’analisi del quadro generale, tant’è che ormai anche i giornali mainstream non riescono più a nasconderla, nonostante il goffo tentativo di mostrare il fenomeno come marginale. In Italia, nello specifico, sono usciti recentemente una serie di articoli sul tema che sottolineano come la disuguaglianza e la povertà siano ereditarie e molto più sentite al Centro-Sud. Inoltre, l’impatto è diverso all’interno degli stessi territori a seconda della classe di appartenenza e dell’età, risultando ancora più feroce nei confronti dei giovani, nonché per le fasce sociali più deboli.
Con lo scopo di avere una fotografia più chiara del fenomeno, smascherando gli effetti di un modello economico e sociale insostenibile, ne presentiamo una descrizione per cercare di cogliere le tendenze più rilevanti e soprattutto per mostrare l’assenza totale di mobilità sociale, le relazioni centro-periferia che si stanno sempre più rafforzando e l’attacco fortissimo perpetrato nei confronti delle nuove generazioni che, tra le fasce di popolazione, sono tra quelle che soffrono di più gli effetti di questo modello.