martedì 14 maggio 2019

Vittoria del capitalismo? - Hyman Minsky

Da: http://www.fondazionezaninoni.org - hyman-philip-minsky è stato un economista statunitense.
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"Il 25 ottobre 1990 il Centro culturale Progetto di Bergamo ha organizzato il convegno Vittoria del capitalismo?, relatore Hyman Minsky. Pochi mesi dopo la caduta del muro di Berlino, quando c’era chi preconizzava la fine della storia con la vittoria finale del capitalismo, Minsky contrapponeva una lucida lettura, anticipando le caratteristiche del nuovo fragile sviluppo capitalistico..."
(PAOLO CRIVELLI)



Vittoria del capitalismo? 

Il collasso delle economie di tipo Sovietico è stato salutato come una vittoria del Capitalismo e il crollo simultaneo dei regimi politici comunisti è stato usato per convalidare l’identificazione del Capitalismo con la democrazia.

Da alcune parti si avanza l’idea che questa vittoria segni la fine della Storia così come noi l’abbiamo conosciuta. Ma le vicende del Golfo, la fragilità della prosperità capitalistica e le pressioni nazionaliste risvegliate dal collasso dell’egemonia Sovietica nell’Europa orientale indicano che la Storia non finisce, ma fluisce come il Mississippi che nella canzone “...continua a scorrere”.

Non c’è dubbio che il Socialismo centralistico autoritario di tipo Sovietico è crollato. Ma questa forma di Socialismo non è la sola possibile. Il modello Sovietico ha sempre avuto la caratteristica di non consentire che le preferenze e i desideri della gente influenzassero la produzione. Segnali effettivi (decisioni) nel Socialismo di tipo Sovietico andavano dall’alto verso il basso, mai dal basso,  dalla popolazione verso coloro che avevano il potere di decidere che cosa e come produrre. Esistono modelli teorici alternativi di Socialismo nei quali regna una sovranità del consumatore più ampia rispetto a quella delle economie di tipo capitalistico.

Questo modello autoritario di economia centralizzata non è cattivo quando i compiti assegnati all’economia sono semplici: quando si deve produrre solo pane o carri armati. Un’economia centralistica ha funzionato bene nella trasformazione da una società di tipo contadino ad una economia di produzione di massa limitata nella varietà di beni – quando acciaio, cemento e macchinari sono tutto ciò che deve essere prodotto: questo tipo di economia funziona altrettanto bene per la produzione di materiale bellico. Gli approvvigionamenti militari negli Stati Uniti e nel Regno Unito durante la Seconda Guerra Mondiale seguivano un modello di economia centralistica. 

Questo modello di economia però non funziona bene quando i processi industriali sono in continua evoluzione e quando il paniere dei consumi è molto più ricco rispetto a quello richiesto da una semplice dieta a base di pane. Quando le persone non vivono di solo pane il Socialismo centralizzato fallisce. C’è una qualche verità nell’affermazione che il crollo delle economie centralizzate di tipo Sovietico è causato dalla “coca-cola revolution”, dove per “coca-cola” si intende un vasto insieme di beni che noi qui diamo per scontati, non soltanto una bibita nella quale la caffeina ha sostituito l’iniziale cocaina.

Proprio mentre si stava celebrando la Vittoria del Capitalismo, prima a Parigi, poi a Berlino e ora in tutto il mondo occidentale, diventava evidente che il dominio degli Stati Uniti nell’economia mondiale veniva sempre più seriamente compromesso. Inoltre la stessa prosperità del mondo occidentale era sempre più compromessa dalle massicce perdite che le maggiori istituzioni, finanziarie e non, stavano sperimentando. L’alta quota di impegni di pagamento sui debiti rispetto all’autofinanziamento, impegni di pagamento che sono eredità delle massicce ristrutturazioni finanziarie, sono alla base di queste perdite. Ma prima di andare troppo oltre nell’interpretare il fallimento del Socialismo stalinista come vittoria del Capitalismo, deve essere chiaro che:

1) il Capitalismo che noi abbiamo nel mondo occidentale è solo uno dei possibili modelli di Capitalismo,
2) che il buon funzionamento delle economie capitalistiche è un fatto nuovo,
3) che il buon funzionamento è un fenomeno fragile.

In particolare, quello che ha vinto è un Capitalismo caratterizzato da un intervento consistente dello Stato e da una potente Banca centrale, Capitalismo nel quale gli Stati Uniti sono stati capaci di agire come motore della prosperità. La debolezza economica e finanziaria degli Stati Uniti è ora così evidente che è dubbio se gli Stati Uniti possano agire come motore dell’espansione internazionale. È dubbio se le nuove potenze finanziarie internazionali, Germania e Giappone, abbiano la volontà di assumere questo compito, sebbene, come voglio sottolineare, i costi della unificazione possono essere così poco definiti che la Germania può involontariamente agire come motore dell’espansione e catalizzatore delle attività per l’Europa e per gli Stati Uniti.

Insuccessi del capitalismo 

Nel 1933 il Capitalismo si trovava in una situazione fallimentare. Il Capitalismo è un sistema economico che ha conseguito un relativo successo nel 1990, anche se il suo successo è limitato nella portata ed è sempre in pericolo. Proprio mentre il successo del Capitalismo nel Mercato Comune e negli Stati Uniti ha aiutato la rivoluzione nell’Europa orientale, il Capitalismo rimane un sistema che non ha conseguito buoni risultati in Argentina, Brasile e Messico. Inoltre negli Stati Uniti, nell’Europa occidentale e in Giappone questo successo mostra debolezza mentre il 1990 volge al termine.

Ci sono molte varietà di Capitalismo. I Capitalismi hanno mostrato capacità di adattamento ed evoluzione, anche se il successo comporta una resistenza all’adattamento, al cambio. Ci sono sempre aspetti negativi, che sono spesso politici, che sono difficili da cambiare. Il grande fallimento del Socialismo burocratico Sovietico sta nella sua rigidità nella produzione, nelle tecniche e nell’organizzazione.

Negli Stati Uniti e nell’Europa il Capitalismo del 1990 non è il Capitalismo del 1933. Il Capitalismo che è crollato tra il ’29 e il ’33 era molto più vicino a un’economia “laissez faire” che ai Capitalismi che ebbero successo nel periodo post-bellico. L’economia del 1929 aveva come caratteristica un Capitalismo con un limitato intervento del Governo in cui le Banche centrali erano legate alle regole che conseguivano dal sistema monetario aureo, regole che limitavano la possibilità di intervento della Banca centrale. Ad esempio, la spesa totale del Governo federale ammontava al 3% del prodotto interno lordo degli Stati Uniti nel 1929. In questi anni la spesa totale del Governo federale degli Stati Uniti supera il 20% del prodotto nazionale lordo. La stessa dimensione dell’intervento del Governo stabilisce il limite inferiore della gravità della recessione che si può determinare in un sistema economico.

Un detto di Jefferson, che ha guidato a lungo il pensiero e l’azione americani, è “il miglior Governo è quello che governa meno”. Questa affermazione è vera quando è riferita alle libertà individuali: il Governo non si deve intromettere nelle relazioni private. Sfortunatamente questa astratta affermazione filosofica non vale nella determinazione della domanda aggregata.

Gli economisti ora sanno che il fallimento del Capitalismo degli anni ’30 è stato determinato dalla caduta della domanda aggregata e questa caduta ha avuto origine dal collasso del sistema finanziario la cui drammatica fase iniziale fu il crollo del mercato azionario del 1929. Tuttavia il 1929 non si è collocato nel vuoto, perché durante gli anni ’20 il sistema finanziario degli Stati Uniti e delle altre nazioni capitalistiche si era progressivamente infragilito. Il messaggio di Keynes nella sua “Teoria Generale” del 1935 era che sia la fragilità finanziaria che la domanda aggregata possono essere tenute sotto controllo da un’appropriata politica pubblica.

Un’appropriata politica pubblica richiede una Banca centrale flessibile e la disponibilità di un’economia che gode di indipendenza fiscale, nel senso che le sue passività sono internazionalmente accettabili cosicché essa possa funzionare in un contesto di deficit commerciale, a governare la domanda aggregata e a consentire, attraverso il deficit fiscale, di sostenere i profitti.

Negli Stati Uniti le intuizioni dell’Amministrazione politica nei primi anni ’30 (gli anni di Roosevelt) portarono all’adozione di misure che promossero la costituzione di una robusta struttura finanziaria e integrarono la domanda generata dagli investitori privati e dai consumatori con la spesa pubblica finanziata da deficit. Le riforme fondamentali del secondo New Deal, che furono attuate nel 1936, prima che il messaggio della Teoria Generale di Keynes fosse assimilato dagli economisti americani, liberarono la Federal Reserve dalle costrizioni del sistema monetario aureo e ampliarono il livello della spesa del Governo federale. Queste misure furono prese prima della spiegazione di Keynes del finanziamento in deficit e le riforme finanziarie fossero necessarie. La teoria seguì ciò che era già pratica. La caduta della domanda aggregata, che portò al declino della produzione durante la grande depressione e che porta a moderate diminuzioni che caratterizzano le più frequenti recessioni, contrasta fortemente con il crollo dell’offerta che caratterizza l’attuale “depressione” nel blocco Sovietico.

Gli economisti sono in grado di fornire rimedi al crollo della domanda aggregata che consentono una rapida ripresa della produzione, ma essi non possiedono rimedi prontamente disponibili per il crollo dell’organizzazione e della motivazione che caratterizza una caduta dell’offerta quale quella cui assistiamo nell’Est. 

Un aspetto del crollo sul lato dell’offerta è la motivazione dei lavoratori: come si può indurre i lavoratori a lavorare. Viene alla mente la vecchia storia su come si può indurre un asino a muoversi: il problema è se usare la carota o il bastone. Le economie prospere usano la carota dei beni di consumo, le economie più povere usano il bastone della fame o della costrizione fisica. L’apertura delle economie di tipo Sovietico ha eliminato il bastone, ma non c’erano carote per i lavoratori. 

Fragilità finanziaria 

Il Capitalismo è sostanzialmente un sistema finanziario che trasforma la ricchezza incorporata nei macchinari e negli impianti produttivi nella ricchezza degli individui. 

Ciò che i Paesi Socialisti stanno imparando è che la transizione dal Socialismo al Capitalismo richiede la creazione di un sistema finanziario. Smith ha scritto della “Ricchezza delle Nazioni”, ma in verità il sistema finanziario delle economie capitalistiche trasforma la ricchezza di una nazione nella ricchezza degli individui di una nazione. 

La caratteristica evidente dei Capitalismi che si svilupparono negli Stati Uniti e in Europa nella Seconda Guerra Mondiale è che la ricchezza degli individui in queste nazioni era molto più distribuita di quanto forse non lo sarà d’ora in poi. La distribuzione della ricchezza può non essere sostanzialmente più egualitaria di quanto non lo sia stata fino ad ora, tuttavia, rispetto al passato, una sempre maggiore porzione di popolazione possiede validi diritti a redditi provenienti da beni reali. Per molti questa ricchezza è legata ai fondi pensionistici, per altri la sola ricchezza significativa è la casa. Tuttavia, proprio mentre gli anni più recenti hanno visto il sorgere di una classe di super ricchi, lo spirito di partecipazione nel detenere ricchezza è un nuovo fenomeno. La forma di Capitalismo nel quale una porzione significativa dell’economia possiede ricchezza è definita “Capitalismo popolare”. 

Eppure, negli Stati Uniti la forma di proprietà di beni più diffusa non è quella della semplice proprietà. Piuttosto l’individuo tipo possiede partecipazione in fondi di pensione, in fondi comuni e in riserve delle assicurazioni. Questi intermediari emettono passività che sono possedute dalle famiglie. Essi possiedono titoli emessi da società e compagnie a loro volta proprietarie di capitale immobilizzato. 

Nella sua forma più semplice la struttura finanziaria di una economia capitalistica prende il reddito (i profitti) prodotto dalle unità operative e lo distribuisce agli individui nelle economie. Ma questo processo implica l’esistenza di istituzioni che si collocano tra le famiglie e i proprietari nominali del capitale immobilizzato. Queste istituzioni sono le banche e gli amministratori di fondi. Queste istituzioni sono guidate dal desiderio di profitto che esse ottengono mediante un guadagno dalle attività del loro portafoglio che è maggiore di quanto non paghino per le loro passività; nella finanza, così come in altri ambiti, i profitti si ottengono perché c’è un eccesso di entrate sui costi. Ma nel processo di conseguimento dei profitti i banchieri e gli amministratori di fondi selezionano le attività. Una delle attività che dipende dal finanziamento dei banchieri e degli amministratori di fondi è l’investimento. I banchieri di una economia capitalistica selezionano ciò che deve essere finanziato e perciò influenzano lo sviluppo del capitale dell’economia. 

Le attività, finanziarie e capitali, hanno dei prezzi. Il Capitalismo è tipicamente un sistema a due prezzi: un insieme di prezzi per la produzione corrente e un secondo insieme per i beni capitali e finanziari. Il sistema combinato di prezzi ci dice a quali condizioni le alternative sono disponibili, tuttavia i principi che guidano la determinazione dei prezzi della produzione e dei titoli sono notevolmente diversi. I prezzi della produzione sono il modo in cui i produttori coprono i costi, inoltre essi sono anche portatori di profitti. I prezzi dei titoli sono indipendenti dai loro costi e sono legati all’aspettativa corrente del reddito atteso e del tasso di capitalizzazione (l’incremento dei valori dei titoli); questo tasso atteso rappresenta l’aspettativa nei confronti dei comportamenti dell’economia e contemporaneamente tiene conto delle imperfezioni che governano la conoscenza presente del futuro. 

A fianco della struttura finanziaria che trasforma la rendita proveniente dal capitale nel reddito delle famiglie sotto forma di dividendi, rendite, interessi e utili non distribuiti, c’è una struttura dei debiti delle famiglie nella quale alcune famiglie pagano consistenti premi per avere i titoli. 

Le case e i beni di consumo di ogni tipo possono essere acquistate mediante l’emissione di debiti nel processo che trasferisce reddito agli intermediari, i quali a loro volta trasferiscono parte delle loro entrate nella forma di interessi e dividendi ad altre famiglie. 

La moderna economia basata sulla carta di credito porta il fenomeno dell’indebitamento delle famiglie a nuovi livelli. 


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