venerdì 22 ottobre 2021

Una Libia sparita e spartita - Alberto Negri

Da: https://ilmanifesto.it - https://www.facebook.com - Alberto Negri è giornalista professionista dal 1982. Laureato in Scienze Politiche, dal 1981 al 1983 è stato ricercatore all'Ispi di Milano. Storico inviato di guerra per il Sole 24 Ore, ha seguito in prima linea, tra le altre, le guerre nei Balcani, Somalia, Afghanistan e Iraq. Tra le sue principali opere: “Il Turbante e la Corona – Iran, trent’anni dopo” (Marco Tropea, 2009) e “l musulmano errante. Storia degli alauiti e dei misteri del Medio Oriente” (Rosenberg & Sellier, marzo 2017).

Leggi anche: Afghanistan: «Fallimento politico-militare ma anche ideologico» - Alberto Negri

Vedi anche: In viaggio in Medio Oriente: Iraq/Afghanistan - Alberto Negri
In Viaggio in Medio Oriente: Siria - Alberto Negri
Medio Oriente* - Alberto Negri, Marco Santopadre


Nel nulla di fatto la Libia è sparita e spartita. Nel decennale dell’uccisione di Gheddafi alla Sirte della Libia importa poco. Se non per elevare appelli più o meno credibili alla “stabilità”, di cui si è parlato anche ieri alla conferenza internazionale di Tripoli. 



Nel nulla di fatto la Libia è sparita e spartita. Nel decennale dell’uccisione di Gheddafi alla Sirte della Libia importa poco. Se non per elevare appelli più o meno credibili alla “stabilità”, di cui si è parlato anche ieri alla conferenza internazionale di Tripoli, la prima del genere tenuta in Libia, unica nota positiva dell’evento. Stabilità e sicurezza della Libia hanno in realtà per noi un significato assai limitato: prima di tutto bloccare le ondate migratorie, il resto viene tutto dopo, dalle elezioni al ritiro delle truppe mercenarie la cui presenza il premier Dabaiba ha definito ieri “inquietante”. Ma a Tripoli non si è giunti a nessuna conclusione né sui soldati e i mercenari turchi e russi né sulle elezioni presidenziali e legislative. 

Neppure una parola è stata spesa per le migliaia di esseri umani schiavizzati nei campi libici. Eppure i giudici di Agrigento che hanno archiviato le accuse alla nave della Ong Mediterranea _ che si rifiutò di consegnare i migranti ai libici _ sono stati espliciti: non solo è giusto non comunicare con la “guardia costiera libica” ma dalle conclusioni della magistratura emerge una stridente contraddizione. Chi finanzia e addestra la “guardia costiera libica”, ovvero l’Italia, è contro il diritto internazionale ed è complice di condotte criminali. 

martedì 19 ottobre 2021

Giorgio Parisi e la fisica della complessità

Da: Campobianco Gian Luca - Giorgio Parisi è un fisico e accademico italiano, premio Nobel per la fisica nel 2021 per i suoi studi sui sistemi complessi. 
Vedi anche: Giorgio Parisi - A che serve la scienza - https://www.youtube.com/watch?v=_wlwbpDmTjE


I risultati che hanno reso noto Giorgio Parisi a livello internazionale riguardano principalmente i sistemi disordinati ed i vetri di spin (anche noti come spin glass), una classe di modelli della meccanica statistica di cui lo stesso Parisi ha fornito numerose applicazioni in teoria dell'ottimizzazione, biologia ed immunologia. Notevoli anche i suoi contributi nel campo della fisica delle particelle elementari, in particolare di cromodinamica quantistica e sulla teoria delle stringhe. Insegna Meccanica statistica. Insieme a Carlo Rubbia, è l'unico italiano membro della National Academy of Sciences degli Stati Uniti. A trent'anni è diventato membro dell'Accademia dei Lincei. È stato insignito della Medaglia Boltzmann, del Premio Dirac, del Premio Galileo, del Premio Lagrange e della Medaglia Max Planck, che mostra alla fine del film.    
Premio Nobel per la fisica nel 2021 per i suoi studi sui sistemi complessi. 
 
                                                                            


sabato 16 ottobre 2021

La guerra civile inglese - Alessandro Barbero

Da: nimal4 - Alessandro Barbero è uno storico, scrittore e accademico italiano, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare.

Le origini delle guerre civili
La guerra civile inglese: 
                                                                           



giovedì 14 ottobre 2021

Si può ancora ragionare sulla pandemia? - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.

Leggi anche: L’importante libro di Rob Wallace sull’origine delle pandemie - Alessandra Ciattini 

Pandemia nel capitalismo del XXI secolo - A cura di Alessandra Ciattini, Marco Antonio Pirrone 

Pandemie: cattiva gestione, uso politico della scienza e disinformazione a cura di Alessandra Ciattini e Marco A. Pirrone



I massimi esperti in materia affermano che non abbiamo affrontato in maniera adeguata la pandemia e che se non cambiamo rotta fenomeni di questo genere potrebbero ripetersi.

Penso che ormai sia chiaro a tutti che la narrazione ufficiale della pandemia abbia stravinto e che sia persino diventato fastidioso ai più, compreso ai sedicenti oppositori al sistema, sollevare dubbi e riproporre perplessità.

In primo luogo, ricordo che proprio nei giorni passati, nonostante alcuni costituzionalisti avessero manifestato in passato preoccupazioni, la Corte costituzionale ha giudicato non fondate le critiche di incostituzionalità al decreto-legge 19 del 2020, perché al presidente del Consiglio sarebbe stata attribuita con esso solo la funzione attuativa (non legislativa) dello stesso decreto, da esercitare mediante atti di natura amministrativa. Quindi, i numerosi decreti del presidente del Consiglio sarebbero tutti legittimi.

In secondo luogo, l’altro punto della narrazione, ripetuto all’estenuazione da tutti (scienziati, virologi, politici, filosofi), che presenta questi vaccini come la panacea della pandemia, ci ha sbaragliato. Eppure eminenti biologi hanno analizzato con cura la relazione tra sistema produttivo capitalistico e sviluppo delle pandemie, hanno messo in evidenza che siamo ormai a un punto di non ritorno in cui catastrofi di vario genere potranno presentarsi e di fatto si presentano, hanno dimostrato che la Sars-CoV-2 è una sindemia, ossia il risultato dell’attacco concomitante di agenti patogeni, della presenza di malattie negli organismi e delle condizioni climatico-ambientali (compresa la mancanza di un adeguato sistema sanitario). Questi temi sono completamente censurati e non è possibile trattarli, perché metterebbero seriamente in discussione il sistema e l’arrogante governo Draghi che di questo fa orgogliosamente parte. O peggio ancora si finirebbe per essere insultati, oltraggiati e catalogati come no-vax, degli egoisti, degli asociali, dato che si osa mettere in discussione qualcosa che è ormai un dogma.

domenica 10 ottobre 2021

LA LOTTA CONTRO L’ORTODOSSIA - GIORGIO PARISI

Da: https://fisicamente.blog  - Giorgio Parisi è un fisico e accademico italiano, premio Nobel per la fisica nel 2021 per i suoi studi sui sistemi complessi. Attivo in fisica teorica, soprattutto nel campo della fisica statistica e in teoria dei campi, con Carlo Rubbia e Michele Parrinello è uno dei tre fisici italiani membri della National Academy of Sciences degli Stati Uniti d'America. 

Leggi anche: The Nobel Prize ln Physics 2021 - Luca Perri


Questo scritto di Giorgio Parisi (caro amico, come del resto Ciccotti e De Maria, oggi Presidente dell’Accademia dei Lincei) compare, come nuovo contributo, su la riedizione de L’Ape e l’Architetto. Giorgio Parisi mostra, come sempre, la sua acutezza di analisi che unisce alla capacità di farsi capire. Credo sia molto utile una lettura di questo scritto che dovrebbe accompagnare l’altro, quello di Ciccotti e De Maria. Vi sono molte cose da capire e ripensare dopo tanti anni e tutti gli autori di questi scritti ci aiutano. (Roberto Renzetti - https://fisicamente.blog


Quando mi fu chiesto di scrivere una presentazione per la ristampa, da tempo attesa, di L’Ape e l’architetto, pensai tra me e me: “Facile: è un libro che conosco perfettamente e che ho letto molte volte. Basta che gli dia uno sguardo veloce, trovo qualche citazione e so già che cosa dire”. Detto fatto: abbastanza velocemente scrissi una prima stesura che cominciava con: “Ricordo quando ho letto questo libro la prima volta: era il 1973 e mi trovavo nel mio ufficio a New York alla Columbia University…”. Tuttavia in un successivo sprazzo di lucidità mi venne lo scrupolo di controllare la data di pubblicazione e con mio grande stupore scoprii che L’Ape e l’architetto era stato stampato per la prima volta nel 1976. Mi domando ancora che cosa avessi letto a New York nel 1973: forse uno dei saggi degli autori che a queltempo circolava come preprint in forma separata. In ogni caso buttai via quello che avevo scritto e rilessi il libro molto attentamente (come se fosse la prima volta), cercando di non sovrapporre i miei ricordi a quello che leggevo, cercando di capire quale fosse adesso il suo messaggio e quale impressione potesse lasciare al lettore.

Forse la prima sensazione che si ha adesso è di spaesamento. Quando un libro viene scritto – e questo è vero in particolar modo per una serie di saggi – gli autori hanno molto bene in mente il pubblico con cui cercano di comunicare. Una delle preoccupazioni che risultano molto chiare, specialmente nella prima parte di alcuni dei saggi che compongono L’Ape e l’architetto, è dimostrare che le tesi degli autori sono completamente in linea con i testi originali marxiani e ne sono la naturale conseguenza, e che se mostri sacri del marxismo (in un caso anche Lenin) affermano tesi contrarie, sono questi ultimi a uscire dalla corretta strada. L’origine di questa preoccupazione si capiva benissimo nel 1976: da molto tempo si era andata costruendo un’ortodossia marxista per la quale c’erano alcune verità indiscutibili; a questa rigidità ideologica corrispondevano partiti comunisti che nella loro enorme varietà di prassi politica, erano spesso caratterizzati da una forte repressione del dissenso interno: gli avversari della linea vincente erano tipicamente accusati di essere devianti (in genere verso destra) dalla linea corretta. Il grande prestigio ottenuto dall’Unione Sovietica per il suo contributo decisivo a sconfiggere il nazifascismo, la guerra fredda che divideva il mondo in due parti e la conseguente necessità di schierarsi, avevano contribuito moltissimo a questa cristallizzazione. La sinistra in Italia per anni era stata dominata dal PCI e l’egemonia culturale del PCI si faceva sentire pesantemente in tutta l’area della sinistra progressista.

venerdì 8 ottobre 2021

Il fantasma della libertà - Aristide Bellacicco

Da: https://www.lacittafutura.it - Aristide Bellacicco (Medico) fa parte del "Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni"

Leggi anche: Epidemia e potere - Aristide Bellacicco
La diffusione pandemica della pseudoscienza - Alessandra Ciattini e Aristide Bellacicco 



Dopo decenni di predominio assoluto delle ragioni del cosiddetto libero mercato, lo Stato riappare solo con misure emergenziali che per frenare l’epidemia da Coronavirus vengono avvertite come peggiorative delle condizioni di vita dei cittadini.


Esiste un settore della società italiana – piccolo, in verità – il quale, fin dall’inizio dell’epidemia nel 2020, sostiene che sia in atto un tentativo di restringere le libertà individuali attraverso l’instaurazione di una “dittatura sanitaria” che prescinderebbe dalle effettive necessità legate al contenimento dell’infezione. Saremmo, dunque, in presenza di una strumentalizzazione del fenomeno epidemico a fini genericamente autoritari. La modesta entità di questa corrente di opinione, che non si è mai efficacemente organizzata in forma stabile, è facilmente desumibile da vari indicatori empirici.

Cercherò di elencarne alcuni:

- il cosiddetto lockdown del marzo-giugno 2020 è stato ampiamente rispettato in tutto il paese senza dar luogo a fenomeni significativi di protesta o di insubordinazione;

- l'obbligo delle mascherine al chiuso, successivamente esteso ai luoghi aperti, non ha incontrato opposizioni consistenti: anzi, è ancora esperienza comune incontrare persone, perlopiù anziane, che continuano a indossarle anche per la strada sebbene le relative ordinanze siano attualmente non più in vigore;

- la successiva istituzione delle zone (gialla, arancione, rossa ecc.) è stata tollerata, nonostante l’elevato costo economico per varie categorie e le pesanti limitazioni della vita quotidiana dei cittadini tutti, con un elevato grado di consenso o, se si preferisce, di acquiescenza. In ogni caso, anche questa misura non ha visto il formarsi di movimenti di protesta capaci di mettere in discussione le decisioni governative;

- le vaccinazioni: risulta, da fonti del ministero della Salute di oggi 27 settembre 2021, che si è sottoposto al ciclo vaccinale completo oltre il 77% della popolazione di età maggiore di dodici anni. Non sembra quindi sostenibile che esista nel paese una significativa contrarietà alla profilassi tramite i vaccini attualmente disponibili.

mercoledì 6 ottobre 2021

The Nobel Prize ln Physics 2021 - Luca Perri

Da: https://www.facebook.com/luca.perri? - luca-perri (1986) è dottorando in astrofisica all’Università dell’Insubria e all’Osservatorio di Brera e astronomo dell’Osservatorio di Merate. https://www.youtube.com/watch?v=_I7kkK42Ihw 



Negli ultimi anni, da che collaboro con Serena Giacomin su diversi progetti (il libro Pinguini all’Equatore, sì, ma non solo), cerchiamo di trasmettere a più persone possibile il messaggio che la scienza, di per sé, è un sistema complesso.

Sistema "complesso" non vuol dire necessariamente "complicato" da studiare e comprendere. Vuol dire che è composto da più parti fra loro interdipendenti. Va quindi descritto matematicamente, analizzato in profondità se si vogliono capire le relazioni che lo governano, osservato da ogni possibile punto di vista e in ogni possibile sfaccettatura. Solo in questo modo è possibile sperare di comprendere come evolva nel tempo, capendo come anche piccole variazioni - magari casuali - in una o più componenti possano determinare enormi differenze in una fase successiva, facendo previsioni sul medio-lungo periodo.

Ho detto che complesso non vuol necessariamente dire complicato. Quel che non ho detto, però, è che lo è spesso. Magari per la descrizione matematica non immediata, magari per le dimensioni, magari per la parte relativa a variazioni casuali e magari per la determinazione del numero di variabili in gioco. Magari per tutte queste 4 cose assieme e anche per altre.

Ma perché ve ne sto parlando? Perché poco fa sono stati annunciati i Premi Nobel per la Fisica di quest’anno, e questi sono proprio legati ai sistemi complessi.

domenica 3 ottobre 2021

Una notte al museo? Alta cultura e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi

Da: https://www.lacittafutura.itRoberto Fineschi (Marx. Dialectical Studies) è un filosofo italiano. Membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere di Marx ed Engels. 



Il capitalismo crepuscolare utilizza la cultura come una componente accessoria di pacchetti elaborati per fare profitti. Le masse popolari sono storicamente escluse dalla vera cultura, appannaggio esclusivo delle classi dominanti. 

Le statistiche dell'italico popolo relative a lettura e frequentazione di musei sono, notoriamente, drammatiche. All'italiano medio di arte e cultura importa poco o niente. Dovendo per lavoro andare spesso per musei e facendolo altrettanto per piacere, mi capita, non spesso ma sempre, la seguente tragicomica esperienza: tutti mi si rivolgono in inglese dando per scontato che io non sia italiano. Se è pur vero che sono alto, biondo (ora abbastanza bianco in verità) e con gli occhi azzurri, anche dopo che mi sono palesato per nativo utilizzando l'idioma locale (per giunta con marcato accento toscano), talvolta insistono con l'inglese perché proprio non ci possono credere. In genere mi prendono per inglese o, in subordine, per uno sgarrupato tedesco a seconda di quanto arrivo sudato in biglietteria (nel loro immaginario un inglese è considerato in media più signore). Alcuni si giustificano commentando "mi scusi sa, ma di italiani non se ne vedono mai".

domenica 26 settembre 2021

L’importante libro di Rob Wallace sull’origine delle pandemie - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. 

Leggi anche: Pandemia nel capitalismo del XXI secolo - A cura di Alessandra Ciattini, Marco Antonio Pirrone



I media non fanno che parlare di vaccini e della necessità di vaccinarci, ma è davvero questo il modo migliore e unico per affrontare la pandemia?



Non vorrei sbagliarmi, ma mi sembra che solo “il manifesto” abbia dato notizia della pubblicazione nel 2016 dell’importante libro del biologo evolutivo statunitense Rob Wallace intitolato Big Farms Make Big Flu (“Grandi fattorie producono grandi malattie”), cui è seguita l’edizione in spagnolo nel 2020. Se così fosse, sarebbe un’ulteriore conferma dell’approccio semplicistico e interessato con cui i paesi a capitalismo avanzato intendono far fronte all’attuale pandemia, sorta successivamente all’emergenza di altre pandemie non meno pericolose ma che hanno toccato meno i nostri paesi. Ricordiamo che negli ultimi 20 si sono registrate 4 pandemie, alcune non ancora spente; del resto, il cosiddetto virus della spagnola (in realtà “americana” come tutte le cose buone) è ancora circolante.

Rob Wallace insegna nell’Università del Minnesota e da circa 25 anni studia le relazioni tra il modello produttivo capitalistico e l’insorgere di nuovi agenti patogeni. Un argomento che dovrebbe essere al centro del nostro interesse, ma che viene accantonato perché ci si vuole convincere che i vaccini – solo quelli ammessi e scelti sulla base di precisi interessi politici ed economici – sono la panacea delle pandemie, nonostante la loro effettiva protezione, i loro possibili effetti dannosi, il loro funzionamento presentino ancora tanti buchi neri su cui far luce. Inoltre, bisogna aggiungere che le scienze mediche hanno sviluppato il concetto di iatrogenesi per confrontarsi con gli eventuali danni indesiderati provocati dai farmaci o dagli interventi medici. Ma di questi tempi di iatrogenesi è meglio non parlare.

sabato 25 settembre 2021

Riflessioni sull’Italia dopo i fatti del Cile - Enrico Berlinguer

 Da: https://enricoberlinguer.org - Rinascita, 12 ottobre 1973 - Enrico Berlinguer (Sassari, 25 maggio 1922 – Padova, 11 giugno 1984) è stato Segretario generale del Partito Comunista Italiano dal 17 marzo 1972 al 11 giugno 1984. 

Leggi anche: Cosa diceva Berlinguer: discorso al "Convegno degli intellettuali" (1977) 

Vedi anche: La parabola dal Pci al Pd: un bilancio - Aldo Giannuli

Abbiamo constatato che la via democratica non è né rettilinea né indolore. Più in generale il cammino del movimento operaio quali che siano le forme di lotta, non è stato mai né può essere una ascesa ininterrotta. Ci sono sempre alti e bassi, fasi di avanzata cui seguono fasi in cui il compito è di consolidare le conquiste raggiunte, e anche fasi in cui bisogna saper compiere una ritirata per evitare la disfatta, per raccogliere le forze e per preparare le condizioni di una ripresa del cammino in avanti. Questo vale sia quando il movimento operaio combatte stando all’opposizione sia quando esso conquista il potere o va al governo. Ha scritto Lenin: «Bisogna comprendere – e la classe rivoluzionaria impara a comprendere dalla propria amara esperienza – che non si può vincere senza aver appreso la scienza dell’offensiva e la scienza della ritirata». Lenin stesso, che è stato certamente il capo rivoluzionario più audace nella scienza dell’offensiva, è stato anche il più audace nel saper cogliere tempestivamente i momenti del consolidamento e della ritirata, e nell’utilizzare questi momenti per prendere tempo, per riorganizzare le forze e per riprendere l’avanzata. Due esempi rivelatori di queste geniali capacità di Lenin furono il compromesso con l’imperialismo tedesco sancito con la pace di Brest Litovsk, e il compromesso con forze capitalistiche interne che caratterizzò quell’indirizzo che va sotto il nome di Nep (Nuova Politica Economica). Né va dimenticato che Lenin non esitò a compiere tali scelte andando contro corrente. Queste due grandi operazioni rivoluzionarie, che contribuirono in modo decisivo a salvare il potere sovietico e a garantirgli l’avvenire, vennero attuate in condizioni storiche irripetibili, ma il loro insegnamento di lungimiranza e sapienza tattica rimane integro.

L’obiettivo di una forza rivoluzionaria, che è quello di trasformare concretamente i dati di una determinata realtà storica e sociale, non è raggiungibile fondandosi sul puro volontarismo e sulle spinte spontanee di classe dei settori più combattivi delle masse lavoratrici, ma muovendo sempre dalla visione del possibile, unendo la combattività e la risolutezza alla prudenza e alla capacità di manovra. Il punto di partenza della strategia e della tattica del movimento rivoluzionario è la esatta individuazione dello stato dei rapporti di forza esistenti in ogni momento e, più in generale, la comprensione del quadro complessivo della situazione internazionale e interna in tutti i suoi aspetti, non isolando mai unilateralmente questo o quello elemento.

La via democratica al socialismo è una trasformazione progressiva – che in Italia si può realizzare nell’ambito della Costituzione antifascista – dell’intera struttura economica e sociale, dei valori e delle idee guida della nazione, del sistema di potere e del blocco di forze sociali in cui esso si esprime. Quello che è certo è che la generale trasformazione per via democratica che noi vogliamo compiere in Italia, ha bisogno, in tutte le sue fasi, e della forza e del consenso.

mercoledì 22 settembre 2021

La guerra civile americana - Alessandro Barbero

Da: nimal4 - Alessandro Barbero è uno storico, scrittore e accademico italiano, specializzato in storia del Medioevo e in storia militare. 

Le origini delle guerre civili. 
 La guerra civile americana:    
                                                                         

lunedì 20 settembre 2021

Strutturare i soggetti storici. Un paio di riflessioni a partire da Carducci - Roberto Fineschi

Da: https://www.lacittafutura.it - Roberto Fineschi è un filosofo italiano. Ha studiato filosofia a Siena, Berlino e Palermo. Membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere di Marx ed Engels (Marx. Dialectical Studies).


La personalità e la parabola politica di Giosuè Carducci è emblematica del complesso rapporto tra intellettuale e movimento politico, continuamente oscillante tra esigenze di autonomia e necessità organiche di un'organizzazione strutturata. Se l'individualismo lirico rischia di sfociare in posizioni idealistiche, l'intellettuale organico può essere schiacciato da meccaniche che ne cancellano l'autonomia. 



Se le vacanze in Maremma ti portano a Bolgheri e Castagneto, non si può non pensare a Carducci; e se per hobby ti occupi di teoria politica, non puoi non metterti a riflettere su una figura il cui sviluppo politico e intellettuale fornisce spunti interessanti. Innanzitutto bisogna tenere a mente che il nostro è, intellettualmente, un gigante: la sua poesia può piacere o meno o essere più o meno “invecchiata”, ma si tratta di un individuo colto, brillante, audace, reinventore delle metrica classica nella modernità, grande critico letterario. Talvolta non si percepisce fino in fondo la dimensione veramente assoluta di siffatte menti, come quelle di Dante, Leopardi ecc., le cui capacità sono letteralmente sbalorditive; studiare attraverso la poesia il loro lato più umano e intimo occulta talvolta la loro assoluta eccezionalità. Ma non di questo intendo parlare.

sabato 18 settembre 2021

La parabola dal Pci al Pd: un bilancio - Aldo Giannuli

Da: Aldo Giannuli - Aldo Giannuli è uno storico e saggista italiano, direttore del centro studi Osservatorio Globalizzazione. - http://www.aldogiannuli.it -
Vedi anche: Partito Comunista Italiano: cosa è stato e cosa ne rimane (https://www.youtube.com/watch?v=wiro-hR3_n8 - Militant Tube)

                                                                               

sabato 11 settembre 2021

Cinque anni di rivoluzione russa e le prospettive della rivoluzione mondiale - Lenin

Da: Lenin, Opere Complete, vol. 33, Editori Riuniti, Roma, 1967, pp. 385-397 - Pravda n. 258, 15 novembre 1922 - https://www.marx21.it

Leggi anche: Lenin - Opere complete 

Sulla Cooperazione - Vladimir Lenin (1923) 

Better Fewer, But Better*- Vladimir Lenin (1923) 

Il concetto di «capitalismo di Stato» in Lenin - Vladimiro Giacché 

RICERCHE MARXISTE - Momenti del dibattito sulla Nep - Stefano Garroni 


Relazione al IV congresso dell’Internazionale comunista, 13 novembre 1922


Compagni! Sono iscritto nell’elenco degli oratori come relatore principale, ma voi comprenderete che dopo la mia lunga malattia non posso fare un grande rapporto. Non posso che limitarmi a un’introduzióne alle questioni più importanti. Il mio tema sarà molto limitato. Il tema: Cinque anni di rivoluzione russa e le prospettive della rivoluzione mondiale è troppo vasto e grandioso perché, in generale, un solo oratore, in un solo discorso, possa esaurirlo. Perciò mi limiterò a trattare soltanto una piccola parte di questo tema, cioè la questione della «nuova politica economica». Scelgo di proposito soltanto questa piccola parte del tema per informarvi su di un problema che oggi ha la massima importanza, almeno per me che ci lavoro attorno in questo momento.

Vi dirò perciò come abbiamo dato inizio alla nuova politica economica e quali risultati abbiamo ottenuto per mezzo di questa politica. Se mi limito a questo problema, riuscirò forse a farne un esame generale e a darne un’idea generale.

Per incominciare dal modo come siamo giunti alla nuova politica economica, devo richiamarmi a un articolo che io scrissi nel 1918 (101). Al princìpio del 1918, in una breve polemica, sfiorai, per l’appunto, la questione dell’atteggiamento che dovevamo assumere verso il capitalismo di Stato. Scrivevo allora:

«II capitalismo di Stato rappresenterebbe un passo avanti rispetto allo stato attuale delle cose (cioè, relativamente alla situazione di allora) nella nostra Repubblica sovietica. Se, per esempio, tra sei mesi si instaurasse da noi il capitalismo di Stato, ciò sarebbe un enorme successo e rappresenterebbe la più sicura garanzia che tra un anno il socialismo sarebbe da noi definitivamente consolidato e reso invincibile».

Dicevo questo, s’intende, in un periodo nel quale eravamo più inesperti di adesso, ma non tanto inesperti da non poter esaminare simili questioni.

martedì 7 settembre 2021

Professionale amore mio. Scuola al crepuscolo? - Roberto Fineschi

Da: https://www.lacittafutura.it -  Roberto Fineschi è un filosofo italiano. Ha studiato filosofia a Siena, Berlino e Palermo. Membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere di Marx ed Engels (Marx. Dialectical Studies).

Leggi anche: Violenza, classi e persone nel capitalismo crepuscolare - R. Fineschi 

Razzismo e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi 

Social e capitalismo crepuscolare (living in a box) - Roberto Fineschi 

Persona, Razzismo, Neo-schiavismo: tendenze del capitalismo crepuscolare. - Roberto Fineschi



La politica scolastica fin qui seguita dimostra che il capitalismo crepuscolare non è più in grado di esercitare un’egemonia e opta per la formazione di una neo plebe ignorante e facilmente manipolabile, calcolando anche il rischio di forme di ribellismo fuorvianti. 


Chi ha recentemente affermato che i modesti risultati delle prove INVALSI dimostrerebbero la scarsa qualità dei professori italiani - soprattutto in relazione alle drammatiche prove in professionali e “scuole di frontiera” - probabilmente non è mai entrato in una di queste scuole o, se lo ha fatto, ha capito poco o niente di come funzionano le cose. In Italia ci sono dei pessimi professori? È sicuramente vero. Nell’esperienza scolastica di chiunque si annovera qualche personaggio più unico che raro, egregio rappresentante del mondo dell’incompetenza o con delle spalle tondissime. Per capire quali professori rispondano a questo identikit sono necessari studi pedagogici, sofisticate tecniche o procedure altamente formali? No, in genere basta parlarci cinque minuti, anche informalmente, per chiarirsi le idee. Pare evidente che non ci sia alcuna intenzione di individuarli (e non si nascondono). Ciò detto, se ne può dedurre che tutti i professori siano così? Be’, questo è semplicemente senza senso e, evidentemente, offensivo per un’intera categoria. Parlare delle persone senza i contesti è una facile scorciatoia e un modo per non affrontare davvero le molte questioni sul tavolo.

venerdì 3 settembre 2021

“Gli Usa finanziarono la Jihad e oggi vivono la nemesi della storia”, intervista allo storico Luciano Canfora - Umberto De Giovannangeli

Da: https://www.ilriformista.it - Umberto De Giovannangeli, esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.

Leggi anche: Afghanistan: «Fallimento politico-militare ma anche ideologico» - Alberto Negri

Vedi anche: Verso un mondo senza guerra (2018) - Gino Strada


«Le lancette del tempo non vanno riportate indietro di vent’anni. Ma di altri venti ancora. Quando gli Stati Uniti pur di eliminare un governo liberamente eletto dagli afghani ma che aveva la “colpa” di essere vicino all’Unione Sovietica, decisero di finanziare, addestrare, armare i miliziani fondamentalisti di Osama bin Laden. Quarant’anni dopo, l’America fa i conti con la rivincita della Storia, molto più di un fallimento politico e militare». E di Storia il nostro interlocutore è un maestro. Luciano Canfora, filologo, storico, saggista. Una voce libera, cosa sempre più rara nell’Italia d’oggi. Professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia (Dedalo Edizioni).


D. In questi giorni, tanto più alla luce del sanguinoso doppio attacco terroristico di giovedì a Kabul, in tanti si sono cimentati nel definire ciò che sta avvenendo in Afghanistan: fuga, resa, tradimento dell’America e dell’Occidente. Lei come la vede? 

L.C. Direi che in tutta questa grande riflessione collettiva in corso, c’è una piccola, si fa per dire, ma vistosa lacuna: come mai quaranta e passa anni fa, gli Stati Uniti d’America hanno aiutato in tutti i modi la guerriglia islamica antisovietica in Afghanistan? Nel 1978, l’Afghanistan aveva avuto elezioni politiche e il partito popolare democratico, di fatto una specie di partito comunista, aveva stravinto le elezioni. L’intervento sovietico in appoggio di questo governo laico-giacobino, chiamiamolo così, scandalizzò l’Occidente, le Olimpiadi di Mosca furono boicottate, e cominciò la lunga guerriglia afghana alimentata in Pakistan, Paese all’epoca fedelissimo dell’America, e gli Stati Uniti pensarono di avere trovato, e in parte era vero, il modo di logorare la super potenza ostile, avversaria, con un Vietnam sovietico, che fu l’Afghanistan. Dieci anni di guerriglia, ben finanziata, armata. Gli Stati Uniti hanno una buona esperienza in questo campo perché, per esempio, addestrarono in California i guerriglieri kosovari dell’Uck, i quali dopo aver contribuito allo sfasciamento della Jugoslavia, hanno poi dato manforte all’Isis nel califfato siro-iracheno, contribuendo alla sua nefasta consacrazione. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. I nostri giornalisti, studiosi, commentatori politici si sono dimenticati i primi vent’anni di questa storia. E la incominciano dal 2001. Così non si capisce niente. Come mai improvvisamente il talebano antisovietico, musulmano, da coccolare è diventato un nemico? La loro teoria è che l’attacco alle Torri Gemelle sarebbe partito dall’Afghanistan. Non so se si sia mai potuto dimostrare in maniera seria, oggettiva, tutto questo, ma mettiamo che sia vero, a quel punto diventa piuttosto stravagante l’idea che per punire l’attentato del 2001 ci stiamo vent’anni in Afghanistan, fino al 2021. Una punizione che sembra proprio di quelle descritte nell’inferno dantesco, di quelle che non finiscono mai. Al termine di questa mendace presentazione dei fatti, succede che, di botto, gli americani mollano tutto.