sabato 3 maggio 2025

Il mondo constata ancora una volta l’affidabilità della Cina - Giulio Chinappi

Da: https://giuliochinappi.wordpress.com - https://www.facebook.com/WorldPoliticsBloghttps://www.google.com - 

Con nuovi record di capacità eolica e fotovoltaica, la produzione di energia pulita in Cina supera per la prima volta il termoelettrico, confermando la sua leadership nella transizione verde globale. Il Paese mantiene impegni climatici, promuove soluzioni multilaterali e spinge innovazione sostenibile, offrendo certezze al mondo.

Secondo i dati più recenti dell’Agenzia Nazionale per l’Energia, alla fine di marzo la capacità installata di energia eolica e fotovoltaica in Cina ha raggiunto gli 1,482 miliardi di kilowatt, superando per la prima volta nella storia quella termoelettrica. Questo traguardo richiama alla mente il sorpasso registrato alla fine del 2023, quando la capacità installata di generazione di energia non fossile aveva superato quella termoelettrica, e quello del 2024, quando la potenza rinnovabile totale – compresi eolico, solare e biomassa – ha oltrepassato le installazioni a carbone. Oggi, le centrali eoliche e solari hanno raggiunto un nuovo livello, diventando una pietra miliare nella transizione verde e a basse emissioni della Cina. Tutto ciò testimonia la determinazione con cui il Paese persegue i propri obiettivi e il senso di responsabilità di una grande potenza, che considera il futuro dell’umanità e il benessere dei propri cittadini.

L’Agence France-Presse ha sottolineato che il sorpasso storico delle energie eolica e solare sulle centrali termoelettriche indica come il settore energetico cinese stia attraversando una “trasformazione strutturale” e che le emissioni di carbonio siano ormai vicine al loro picco. In meno di un decennio e mezzo, la Cina ha guidato la propria transizione energetica accelerandola senza precedenti: ha raggiunto quasi sei anni prima del previsto l’obiettivo di 1.200 gigawatt di capacità eolica e solare fissato per il 2030, e nel 2024 ha realizzato un incremento record di 357 gigawatt, dieci volte quello registrato negli Stati Uniti. All’ultimo Salone Internazionale dell’Automobile di Shanghai, alcuni media europei hanno riconosciuto che l’autonomia delle batterie dei veicoli elettrici non rappresenta più un problema, e che la vera attesa è ora legata all’arrivo della guida autonoma. Fuori dalla Cina, l’interesse per lo sviluppo verde cinese è passato dal dubbio sul “se” fosse realizzabile alla curiosità sul “quando” lo sarà.

venerdì 2 maggio 2025

Le ambiguità del pontificato di papa Bergoglio - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lantidiplomatico.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). - 

Leggi anche: Addio Francesco, Papa e uomo - Sergio Scorza 

BUONISMO ASTRATTO E SPIETATEZZA CONCRETA - Alessandra Ciattini 

ROMERO BEATO, MARTIRE DELLA GUERRA FREDDA O COSTRUTTORE DI PACE? - Alessandra Ciattini

Vedi anche: Geopolitica del Vaticano: che pontificato e’ stato quello di Jorge Mario Bergoglio? Con Davide Rossi


Papa Bergoglio un rivoluzionario o un conservatore mascherato? Né l’uno né l’altro: un papa può “salvare la Chiesa” spesso accettando compromessi più apparenti che sostanziali.

In questi giorni, ho letto molti articoli e ascoltato molte interviste di autori non solo italiani sulla figura di Papa Bergoglio e sono rimasta sorpresa per la quasi generalizzata accettazione della retorica enfatica con cui è stata affrontata la scomparsa di quest’ultimo papa, che certo si è distinto nello stile e nel gesto dai molti suoi predecessori. Lungi da me voler mostrare mancanza di rispetto verso il sentimento religioso, parte intima e nascosta degli esseri umani, legata alla nostra consustanziale precarietà, al senso della morte e del nulla, ma è bene ricordare che una cosa è questo sentimento, una cosa è l’uso che ne fanno le varie istituzioni storiche, che con atteggiamenti spesso divisivi e contraddittori lo hanno veicolato verso la sottomissione, la rassegnazione, alimentando sogni di speranze nebulose e astratte.

Nel caso della Chiesa cattolica, ricordo che si tratta di un’istituzione, che nonostante i suoi tentativi di modernizzarsi e di democratizzarsi (per es. il Concilio Vaticano II), possiede un cuore tutto medioevale; infatti, è retta da una monarchia sacra e assoluta, che si incarna nella figura di un pontefice reso infallibile, quando parla ex cathedra, da un apposito dogma (Pastor Aeternus), sostenuto dai Gesuiti, proclamato nel Concilio Vaticano I il 18 luglio 1870 sotto il Pontificato di Pio IX, che in precedenza aveva emanato il dogma dell’Immacolata Concezione. La Costituzione dogmatica su citata stabilisce che il pontefice, nella funzione di Pastore di tutti i cristiani, quando definisce una dottrina sulla fede e sui costumi, è infallibile e pertanto tutti i fedeli sono obbligati a conformarsi a quanto da lui affermato. Una minoranza di cardinali, convocati per il Concilio e provenienti dall’Europa centrale, non fu d’accordo con questa decisione e lasciò Roma per non votare. Combattivo sostenitore dell’abrogazione di questo dogma è stato il teologo svizzero Hans Küng, morto nel 2021, cui nel 1979 la Congregazione per la dottrina per la fede proibì di insegnare teologia, il quale criticò fortemente papa Wojtyla per molte ragioni, tra le quali la politica spensierata delle canonizzazioni e gli interventi repressivi. Da non dimenticare nemmeno che la Chiesa cattolica è il maggior proprietario terriero al mondo. 

giovedì 1 maggio 2025

Varoufakis e Sachs a Confronto su Guerra, Clima e Futuro Globale

Da: frontezero - DiEM25 - Yanis Varoufakis è un economista, accademico e politico greco naturalizzato australiano. - Jeffrey Sachs, professore universitario presso la Columbia University, è Direttore del Center for Sustainable Development presso la Columbia University e Presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite. Ha servito come consigliere di tre Segretari generali delle Nazioni Unite e attualmente ricopre il ruolo di avvocato SDG sotto il Segretario generale António Guterres. 


Jeffrey Sachs e Yanis Varoufakis di nuovo insieme. Dieci anni fa tentarono di salvare l’Europa da sé stessa, opponendosi alla distruzione economica della Grecia. Fallirono. Oggi, con l’Europa sempre più dipendente dagli Stati Uniti e priva di autonomia, i danni si estendono ben oltre: dall’Ucraina alla Palestina, fino ai rapporti con la Cina. 
Con il ritorno di Trump e l’abbandono del Green Deal europeo, il mondo affronta una tempesta perfetta: guerre commerciali sempre più feroci, un’escalation con la Cina, la guerra in Ucraina, il genocidio in Palestina e un’emergenza climatica fuori controllo.

                                                                           

mercoledì 30 aprile 2025

Quel memorabile 25 aprile 1974 – Le 23 ore che misero fine alla dittatura portoghese - Rodrigo Rivas

Da: https://giuliochinappi.wordpress.com - PAGINA FACEBOOK Rodrigo Rivas è un giornalista, scrittore ed economista nato a Santiago del Cile. Giovane dirigente di Unidad Popular a sostegno del governo di Salvador Allende, è in Italia dal 1974, esiliato dopo il golpe di Augusto Pinochet. Già direttore di Radio Popolare e docente universitario, ha pubblicato oltre 50 libri di politica ed economia internazionale. 

Rodrigo Rivas ricorda gli eventi del 25 aprile 1974, quando la Rivoluzione dei garofani pose fine alla dittatura militare in Portogallo.


00:20 Radio Renascença trasmette “Grândola, Vila Morena”. È il segnale d’inizio delle operazioni militari. Sono arrestati gli alti ufficiali fedeli al regime e occupati i luoghi strategici, tra cui l’aeroporto di Lisbona e la prigione politica di Peniche, utilizzata dal 1930 come penitenziario per dissidenti politici e oggi sede del Museu da Resistência e da Liberdade.

03:10 I ribelli prendono il controllo della TV di stato RTP e delle stazioni radio Rádio Clube Português ed Emissora Nacional. Movimenti di truppe verso il quartiere Terreiro do Paço di Lisbona, sede delle istituzioni governative.

04:20 Il Movimento delle Forze Armate (MFA) annuncia l’insurrezione attraverso un comunicato di Radio Clube Português. La fanteria occupa l’aeroporto di Lisbona.

05:45 Truppe ribelli occupano il Terreiro do Paço e pongono sotto assedio le sedi ministeriali.

06:00 Un plotone lealista giunge a Terreiro do Paço ma si unisce subito ai ribelli.

09:00 La fregata Gago Coutinho, in esercitazione con altre imbarcazioni NATO, riceve l’ordine di posizionarsi davanti al Terreiro do Paço e di aprire il fuoco contro i ribelli, ma si rifiuta di obbedire.

martedì 29 aprile 2025

Con “l’Occidente contro il resto del mondo” si rischia la catastrofe - Angelo d’Orsi

Da: https://www.africa-express.info - Angelo d'Orsi* Professore ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino. 

Vedi anche: L'OCCIDENTE NICHILISTA vuole UCCIDERE la RUSSIA - Angelo D'Orsi  

Luciano Canfora: "L'asse franco-inglese vuole fare guerra alla Russia, il rischio è altissimo"


La russofobia sta portando l'Europa al disastro. L'asse franco-anglo-tedesco, preannuncia un destino di morte per il continente. Si assiste a un’accelerazione del passaggio dal welfare al warfare. (Redazione Africa ExPres


Sono almeno dieci-quindici anni che la russofobia – che è paura del mondo russo, ma anche la sua espunzione dalla “civiltà” – ci sta ammorbando, sta ottenebrando le nostre menti, sta condizionando i nostri pensieri, indirizzandoci anno dopo anno, giorno dopo giorno, verso la possibilità di un conflitto armato contro Mosca.

Dal 2022 quella possibilità è diventata, nelle parole irresponsabili di gran parte della classe politica euro-occidentale, una necessità alla quale, presto o tardi, dovremmo sottostare. 

E in un crescendo spaventoso, dopo l’arrivo di Donald Trump alla White House, con le sue promesse di porre termine al conflitto in Ucraina (NATO vs. Federazione russa combattuto sul suolo ucraino ma anche sempre di più in territorio russo), ormai la guerra, una guerra totale tra Europa/Occidente e Russia/Oriente ci viene presentata non soltanto come necessità, ma come necessità inderogabile e urgente.

Tre Stati in difficoltà

lunedì 28 aprile 2025

I tentennamenti irrazionali dell’ultimo (per ora) impero - Alessandra Ciattini

Da: Futura Società - https://www.lantidiplomatico.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). - 

Ascolta anche F. Schettino: Per un pugno di dollari (https://grad-news.blogspot.com/2025/04/yesterdays-papers-per-un-pugno-di.html?m=1



La questione delle tariffe trumpiane costituisce l’argomento del giorno per i suoi risvolti sulle relazioni internazionali e sul nostro futuro. I loro fautori appaiono arroganti ma incerti e invece di risollevare l’economia Usa finiranno con l’affossarla. Noi ce lo auguriamo.

Tra le ultime notizie di oggi (9/4) apprendiamo che, usando bastone e carota, il capocirco Donald Trump ha ridotto al 10% per 90 giorni le nuove aliquote tariffarie sulle importazioni alla maggior parte dei partner commerciali degli Stati Uniti, annunciate “il Giorno della liberazione”, per avviare negoziati commerciali con quelli che li hanno chiesti, circa 75 Paesi. Al contempo, ha annunciato dazi contro la Cina al 145% per la “sua mancanza di rispetto verso i mercati”. Un’ulteriore manifestazione di debolezza e di confusione mentale (per essere moderati). Ma la Cina non sembra piegarsi e ha aumentato i dazi sui prodotti Usa al 145% oltre a proibire l’esportazione di alcune materie critiche; inoltre, il ministero del Commercio cinese ha presentato un ricorso all’Omc, in cui si sostiene che i dazi violano le norme sul commercio internazionale, affermando inoltre che il grande Paese asiatico difenderà i suoi diritti legittimi e l’ordine economico internazionale. Non bisogna dimenticare che la Cina, dopo il Giappone, è la seconda detentrice del debito Usa, circa 800 miliardi di cui sembra si stia disfacendo insieme ad altri detentori, e ciò ha portato al preoccupante aumento del tasso di interesse sui bond.

domenica 27 aprile 2025

Geopolitica del Vaticano: che pontificato e’ stato quello di Jorge Mario Bergoglio? Con Davide Rossi

Da: Tracce Di Classe -  Davide Rossi Davide Rossi docente, storico e giornalista, è dottorando in Storia Contemporanea presso l’Università Pedagogica Nazionale di Kinshasa – Repubblica Democratica del Congo. È direttore del Centro Studi “Anna Seghers” di Milano e dell’ISPEC, Istituto di Storia e Filosofia del Pensiero Contemporaneo di Locarno. [...]


Cosa rappresenta davvero il Vaticano nello scacchiere geopolitico mondiale?

                                                                          

sabato 26 aprile 2025

CHI HA COSTRUITO IL MURO DI BERLINO? - GIULIETTO CHIESA

Da: Casa del Sole TV - https://www.facebook.com/margherita.furlan.5 - Giulietto Chiesa (Acqui Terme, 4 settembre 1940 – Roma, 26 aprile 2020) è stato un giornalista e politico italiano. (Giulietto Chiesa). 

Il Muro di Berlino costituisce la metafora e la sintesi dell'intera Guerra Fredda. E' uno dei principali fondamenti della sconfitta definitiva del socialismo reale, di fronte ala straordinaria capacità affabulatrice del capitalismo nella sua fase matura. 
Ma il muro segna anche, al tempo stesso, l'inizio della manipolazione di massa, in forme nuove rispetto al passato, e il mutamento radicale delle stesse forme della competizione geopolitica. 


                           


INTERVISTA A GIULIETTO CHIESA a cura di Margherita Furlan

venerdì 25 aprile 2025

I millantati crediti della “Brigata Ebraica”. Un po’ di storia che va conosciuta - Alberto Fazolo

Da: https://contropiano.org - Alberto Fazolo Militante internazionalista, ha partecipato in prima persona alle campagne in sostegno dei popoli dell’ex Ucraina. Economista, esperto di Terzo Settore e giornalista, ha trascorso due anni in Donbass svolgendo attività politica e umanitaria. 

La Brigata ebraica rappresenta il contributo militare degli ebrei di Palestina nella Seconda Guerra Mondiale. Questi rimasero inattivi fino a praticamente la fine del conflitto, lasciando che si consumasse l’orrore della guerra e dell’Olocausto, senza intervenire. 

Dopo decine di milioni di morti, si mobilitarono solo quando si prospettò concretamente  la possibilità di costituire lo stato d’Israele e per farlo serviva partecipare alla guerra. Per questo venne mandato un numero simbolico di uomini ad arruolarsi nelle fila dell’esercito inglese.

Costoro arrivarono al fronte quando la guerra stava finendo, dopo la liberazione del campo di Auschwitz (non contribuirono a porre fine all’Olocausto), si limitarono ad inseguire i tedeschi in ritirata, combattendo per un mese. Pur non facendo quasi nulla, si intestarono la vittoria e la memoria.

Ciò si pone in evidente antitesi con i valori della Resistenza, eppure in tempi recenti – nonostante le ombre che la coprono – la Brigata ebraica viene spacciata per la principale paladina della lotta antifascista e in difesa degli ebrei. Ovviamente si tratta di una strumentale manovra revisionista finalizzata a legittimare l’azione passata e presente d’Israele.

*****

Nello scenario politico attuale ha assunto un ruolo molto importante il dibattito in merito alla Brigata ebraica. Prevalentemente ciò è il riflesso dell’acuirsi e della polarizzazione dello scontro mediorientale, ma è anche la manifestazione di una contraddizione nostrana. Per entrambe le ragioni, serve conoscere a fondo la storia della Brigata ebraica.

Questa fu l’unica unità combattente che vide tra le proprie fila ebrei di Palestina, ma non era esclusivamente costituita da ebrei o da palestinesi. Nacque su impulso dell’Agenzia ebraica, che era il prodromo dello Stato d’Israele.

giovedì 24 aprile 2025

Addio Francesco, Papa e uomo - Sergio Scorza

Da:  Millepiani - https://www.facebook.com/sergio.scorza.980 - Sergio Scorza Ha studiato sociologia presso l’Università di Urbino e diritto pubblico presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università la Sapienza di Roma. Blogger, attivista, giornalista freelance, si interessa di conflitti sociali, ecologia e diritti umani. Partigiano, odia gli indifferenti. 

Leggi anche: «Laudato si’» - Jorge Mario Bergoglio  

Fratelli di tutto il mondo, affratellatevi! Brevi note sul “papa comunista” - Roberto Fineschi  

Un commento a margine dell'enciclica "Fratelli tutti" di Papa Francesco - Francesco Fistetti  

BUONISMO ASTRATTO E SPIETATEZZA CONCRETA - Alessandra Ciattini  

ROMERO BEATO, MARTIRE DELLA GUERRA FREDDA O COSTRUTTORE DI PACE? - Alessandra Ciattini 

Francesco Piccioni (https://contropiano.org/editoriale/2025/04/23/pro-o-contro-bergoglio-guarda-la-politica-non-la-religione)  

Geraldina Colotti (https://pagineesteri.it/2025/04/23/apertura/lamerica-latina-piange-francisco-il-papa-degli-ultimi-fra-tradizione-e-innovazione/?

Carla Filosa (https://www.marxismo-oggi.it/saggi-e-contributi/articoli/673-la-guerra-di-bergoglio)


Per me che sono cresciuto in oratorio per poi passare ad una comunità di base che si ispirava ai principi del Concilio Vaticano II ed alla teologia della liberazione, l’elezione del gesuita argentino, Jorge Mario Bergoglio, durante il terrificante papato di Joseh Ratzinger e dopo il lungo e devastante papato di Karol Woitila, era sembrata una specie di miracolo. D’altronde la Chiesa romana, prima della sua (inattesa) nomina, era attraversata da una crisi profonda, in caduta verticale di consenso e travoltra dagli scandali. Mi era apparsa, da subito, come una vera boccata di ossigeno, l’elezione di un papa latinoamericano e, probabilmente fu, soprattutto, una sorta di ultima chance prima del tracollo finale di una istituzione che rischiava di esplodere, sia sul piano religioso che su quello finanziario.

mercoledì 23 aprile 2025

Slava Ucraina! in svendita - Luca Cellini

Da: https://www.pressenza.com - Luca Cellini Redattore ed editorialista di Pressenza. [...]  

Leggi anche: Ucraina: autodeterminazione o agronegozio? - Alessandra Ciattini

Gli aspetti controversi dell’accordo Usa/ Russia e la questione delle famose terre rare - Alessandra Ciattini 

Vedi anche: l'Economia della Guerra - Marco Veronese Passarella 


Pochissimi sanno che a partire del 2021 l’Ucraina aveva cominciato la svendita di oltre il 50% dei suoi terreni coltivabili a società straniere.

L’inizio della pratica denominata Land Grabbing (Accaparramento delle terre, fenomeno economico esploso nel 2008, che ha dato vita a un flusso di investimenti e di capitali finalizzato all’acquisizione di terreni per lo sviluppo di monocolture, biocarburanti o per lo sfruttamento delle foreste) era iniziato già prima ed era stato più volte denunciato in rapporti e articoli risalenti al 2013-2014-2015.

Era il 2013 quando Cristina Plank, Docente del Dipartimento di Scienze politiche, pubblicò un breve rapporto dal titolo: “L’accaparramento delle terra nera di oligarchi ucraini e investitori internazionali” https://www.tni.org/files/download/12._ukraine.pdf dove spiegava i meccanismi con cui già all’epoca si aggirava la moratoria sulla vendita dei terreni agricoli ucraini a beneficio di oligarchi ucraini e investitori esteri.

Nel 2015 invece apparve un articolo sull’autorevole Guardian, che parlava apertamente di “Centinaia di milioni di dollari in finanziamenti per lo sviluppo provenienti dal ramo investimenti della Banca Mondiale che hanno finanziato la controversa espansione dell’impero agroalimentare di miliardari Ucraini legati a investimenti stranieri, in un contesto di crescente preoccupazione per il fatto che la terra e l’agricoltura nel Paese stiano cadendo sempre più nelle mani di pochi ricchi individui.” https://www.theguardian.com/global-development/2015/jul/30/ukraine-agribusiness-firms-quiet-land-grab-development-finance

Facendo ulteriori ricerche lo stesso fenomeno viene riportato all’interno di una interrogazione parlamentare del senato australiano redatta da Sheila Newman, Assessore all’ambiente e allo sviluppo sostenibile, nella contea di Mornington a Melbourne, Australia; consulente ambientale, ricercatrice ed esperta nella gestione integrata dei terreni agricoli. https://www.cfmp.org.au/events/council-elections/sheila-newman-yamala-fcc/

martedì 22 aprile 2025

Decostruire il diritto, liberare la Palestina - Pasquale Liguori

Da: https://www.lantidiplomatico.it - Pasquale Liguori. Fotografo dei contesti di edilizia residenziale pubblica e della città ai suoi bordi. Ha pubblicato due volumi - “Borgate” e “ImpAsse Roma-Berlino” - ed effettuato mostre in Italia e all’estero in musei, enti istituzionali e centri sociali. Collabora con riviste indipendenti di politica e architettura ed è autore di saggi riguardanti la periferia, la fotografia urbana e sociale. È impegnato in attività antimperialiste, decoloniali e di sostegno umanitario (https://www.pasliguori.com).

Leggi anche: Razzismo e capitalismo crepuscolare - Roberto Fineschi  

Breve storia degli Stati Uniti e delle loro pretese territoriali - Alessandra Ciattini

IL PAESE DELLE LIBERTÀ: stermini, repressione e lager nella storia degli Usa. - Maurizio Brignoli 

La categoria di imperialismo è ancora attuale e quali sono i paesi imperialisti? - Domenico Moro  

La schiavitù, radici antiche di un male moderno - Francesco Gamba  

Le parole della guerra sono tra noi. E noi? - Paola Caridi

LOSURDO ed il REVISIONISMO STORICO - Alessandra Ciattini e Gianmarco Pisa 


Nel racconto dominante, quando diventa troppo scomodo difenderla apertamente, la violenza estrema di Israele contro i palestinesi viene derubricata a deviazione momentanea dal diritto internazionale: un’eccezione tollerabile, una sospensione temporanea dell’ordine giuridico globale, un errore morale da stigmatizzare con qualche sanzione di rito. E se il diritto internazionale fosse già ontologicamente selettivo, funzionale a tutelare gli interessi geopolitici, economici e razziali di Israele e del suo alleato occidentale? Se il fallimento del diritto non fosse tale, ma piuttosto genuina espressione della sua forma reale, della sua coerenza storica? 

Israele non agisce in un vuoto normativo, ma in un quadro giuridico che implicitamente autorizza e sostiene il suo operato. Il genocidio in atto non avviene nonostante il diritto internazionale, ma in coabitazione con esso. L’impunità protratta, il sostegno incondizionato di Stati Uniti e Unione Europea, il linguaggio diplomatico che evita la parola “genocidio” mentre scorrono le immagini di crimini sistematici: tutto ciò segnala che non siamo davanti a una sospensione delle regole, ma al loro autentico funzionamento.

Riarticolando concetti di Giorgio Agamben, potremmo osservare l’eccezione nel suo affermarsi norma e, in un ulteriore passo critico, suggerire che essa è sempre stata la norma - almeno nei confronti dei soggetti colonizzati, discriminati, esclusi. La Palestina, allora, non è laboratorio dell’unicum: è il luogo in cui l’infrastruttura coloniale e normativa dell’Occidente si palesa in forma nuda, senza pudore.

lunedì 21 aprile 2025

Natura selvaggia - Remo Bodei

Da: Festivalfilosofia - Remo Bodei (Cagliari, 3 agosto 1938 – Pisa, 7 novembre 2019) è stato un filosofo e accademico italiano. 


                                                                          

domenica 20 aprile 2025

"Il vecchio e il nuovo" - Giorgio Agamben

Da: https://www.quodlibet.it/giorgio-agamben-il-vecchio-e-il-nuovo -Giorgio Agamben è un filosofo italiano. Ha scritto diverse opere che spaziano dall'estetica alla filosofia politica, dalla linguistica alla storia dei concetti, proponendo interpretazioni originali di categorie come forma di vita, homo sacer, stato di eccezione e biopolitica. La sua opera è studiata in tutto il mondo. 

Leggi anche: "Mentre" - Giorgio Agamben

REQUIEM PER L’OCCIDENTE - Giorgio Agamben  

Studenti*- Giorgio Agamben

Vedi anche: Homo sacer - Giorgio Agamben 

Perché siamo capaci di descrivere e analizzare il vecchio che si dissolve e non riusciamo invece a immaginare il nuovo? Forse perché crediamo più o meno inconsapevolmente che il nuovo sia qualcosa che viene – non si sa da dove – dopo la fine del vecchio. L’incapacità di pensare il nuovo si tradisce così nell’incauto uso del prefisso post: il nuovo è il post-moderno, il post-umano – in ogni caso qualcosa che viene dopo. È vero precisamente il contrario: il solo modo che abbiamo di pensare il nuovo è di leggerlo e decifrarne i tratti nascosti nelle forme del vecchio che passa e si dissolve. È quanto Hölderlin afferma con chiarezza nello straordinario frammento su La patria che tramonta, in cui la percezione del nuovo è inseparabile dal ricordo del vecchio che va a fondo e deve anzi in qualche modo assumerne amorosamente la figura. Ciò che ha fatto il suo tempo e sembra dissolversi perde la sua attualità, si svuota del suo significato e ridiventa in qualche modo possibile. Benjamin suggerisce qualcosa del genere quando scrive che nell’attimo del ricordo il passato che sembrava compiuto ci appare incompiuto e ci fa così dono della cosa più preziosa: la possibilità. Veramente nuovo è solo il possibile: se fosse già attuale e effettivo, esso sarebbe già sempre deciduo e invecchiato. E il possibile non viene dal futuro, esso è, nel passato, ciò che non è stato, che forse non sarà mai, ma che avrebbe potuto essere e che per questo ci riguarda. Percepiamo il nuovo soltanto se riusciamo a cogliere la possibilità che il passato – cioè la sola cosa che abbiamo – per un attimo ci offre prima di scomparire per sempre. È in questo modo che dobbiamo riferirci alla cultura occidentale che ovunque intorno a noi oggi si disfa e dissolve.
7 aprile 2025

venerdì 18 aprile 2025

giovedì 17 aprile 2025

L'accumulazione originaria: perchè i ricchi sono ricchi - KARL MARX (2)



Questo video di Frasi di Marx è dedicato al famoso tema dell’accumulazione originaria, che spiega in maniera profonda le origini del sistema capitalistico, smentendo la favola dell’uomo che si fa da sé, si arricchisce e fa prosperare la società. Marx tratta dell’accumulazione originaria nel Primo libro del Capitale, esattamente al capitolo XXIV, dove mostra come essa non sia il risultato del modo di produzione capitalistico, ma il suo punto di partenza. Come suo solito, fa un parallelo interessante addirittura con un tema preso dalla teologia, cosa non nuova per lui. A suo parere l’accumulazione originaria gioca lo stesso ruolo del peccato originale nel Cristianesimo. Secondo il Genesi, indotto da Eva, Adamo peccò e la sua colpa ricadde su tutto il genere umano. La tesi dell’accumulazione originaria è invece più selettiva e non coinvolge tutta l’umanità. Infatti, nei tempi dei tempi, vi erano alcuni uomini intelligenti, diligenti e risparmiatori, il cui comportamento era assai diverso da quello degli altri sciagurati che non avevano voglia di lavorare e che si davano allo sperpero. A causa di questa abissale differenza, i primi hanno accumulato grandi ricchezze e non hanno più bisogno di lavorare, mentre gli altri sono privi di tutto e “hanno da vendere solo la propria pelle”. Su questo mito fondativo si basa la struttura di classe del sistema capitalistica, che come si vede si adorna di motivi moralisti, per occultare la cruda realtà svelata nelle parole di Marx, che hanno la potenza di spiegare i fenomeni più raccapriccianti dell’oggi. 
Il Primo libro del Capitale (unico volume pubblicato direttamente da Marx, che ne curò un’edizione semplificata per i lavoratori francesi) colpisce non solo per la profondità delle analisi, per la capacità mutare la natura delle cose guardandole da un punto di vista alternativo e radicale, impressiona anche per la grande passione con cui è scritto. Per riconoscimento unanime si tratta di un’opera dal grandissimo valore, oltre che scientifico, anche letterario, alimentata e arricchita dalle lettura di autori quali Dante, Cervantes, Shakespeare, Balzac; tutti autori che avevano capito a fondo sia la drammatica vicenda umana, sia con Balzac, i meccanismi ideologici e politici del capitalismo in ascesa, eppure profondamente corrotto. (Alessandra Ciattini) 

SECONDO VIDEO:

                                                                          

mercoledì 16 aprile 2025

Trump invia le truppe a Panama “contro l’influenza cinese”, proteste nel paese - Marco Santopadre

Da: https://pagineesteri.it - Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. 

Leggi anche: Trump si prende il Canale di Panama e i microchip di Taiwan - Marco Santopadre  

50 miliardi per l’Africa, la Cina si rilancia - Marco Santopadre 


Pagine Esteri – Sabato scorso nel piccolo paese centroamericano alcune migliaia di persone sono scese in piazza rispondendo all’appello dei partiti dell’opposizione, dei maggiori sindacati e delle organizzazioni studentesche che accusano Washington di aver lanciato una vera e propria “invasione camuffata” di Panama con la scusa di “proteggere il Canale dall’influenza maligna della Cina”.

“Accordo storico”
Ad appena tre giorni dalla visita del Segretario alla Difesa statunitense Pete Hegseth – anche questa accolta da proteste popolari – per la firma di un accordo con il suo omologo locale Frank Ábrego, il presidente Donald Trump ha avvisato di «aver inviato molte truppe a Panama».

Da parte sua Hegseth ha informato che nei prossimi giorni Washington aumenterà ulteriormente la propria presenza militare dislocando i propri soldati in tre ex basi che erano già state affidate agli Stati Uniti fino al 1999 quando – sulla base degli accordi siglati nel 1977 tra i rispettivi presidenti Torrijos e Carter – il controllo del Canale passò interamente sotto il controllo del governo locale.

lunedì 14 aprile 2025

Il Partito Comunista Cinese e lo Stato in economia -

Da: https://www.facebook.com/nico12.666 - Nicolo-Monti già segretario nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI). 

Leggi anche: La famiglia tradizionale non esiste. La rivoluzione della famiglia nella DDR - Nicolò Monti  

"Aqui no se rinde nadie". Tre giorni in Venezuela - Nicolò Monti 

I miliardari cinesi si stanno estinguendo - Nicolò Monti 


Nel 1978 il presidente della Repubblica Popolare Cinese Deng Xiaoping, con la nuova linea politica intitolata “Riforma e Apertura”, diede inizio all’era del Socialismo con Caratteristiche Cinesi. La Cina passa da quel momento da un’economia pianificata basata sul modello sovietico, ad una socialista di mercato. Un sistema dove l’orientamento e la pianificazione dell’economia definite dai Piani Quinquennali vengono affiancate dal mercato, in cui la imprese hanno un rapporto diretto con i cosiddetti consumatori finali. La differenza, enorme, tra la Cina e un paese a capitalismo avanzato occidentale sta nel ruolo che giocano lo Stato e le imprese statali. 

Esemplificativa è la struttura dei Piani Quinquennali, decisi nei congressi del Partito Comunista Cinese e divisi in tre settori di interesse e intervento:
- Macroeconomico, che riguarda il raggiungimento di obiettivi sociali e politici in ambito educativo, culturale, sanitario, ecologico.
- Intermedio, che riguarda il superamento di squilibri interni pianificando il rimedio allo sviluppo inadeguato delle forze produttive e agli squilibri nell’assegnazione delle risorse pubbliche.
- Microeconomico, che riguarda i rapporti diretti e concreti tra aziende e popolazione. 

Ed è solo l’inizio. 

La dirigenza cinese di fine anni 70 comprese che una economia completamente gestita dallo stato, dalle scarpe all’industria pesante, riusciva sì a garantire i bisogni essenziali e di base a tutta la popolazione in modo estremamente efficiente, ma che di contro nel lungo periodo sarebbe caduta in una stagnazione potenzialmente mortale. Uno dei punti più fragili dell’economia sovietica, ad esempio, riguardava la cosiddetta industria leggera, quella dei beni di consumo. Sebbene la storia smentisca l’assunto per la quale senza la promessa del profitto non ci può essere innovazione e crescita (lo sviluppo dell’URSS da paese feudale a potenza mondiale sta li e testimoniarlo), gestire collettivamente tutti i beni di consumo a livello statale ha dei limiti pesanti, perché lo stato deve garantire il livello di benessere, non la varietà di singoli prodotti. 

domenica 13 aprile 2025

Un ricordo di Stefano Garroni

Da: mirkobe79 - Stefano Garroni (Roma, 26 gennaio 1939 – Roma, 13 aprile 2014) è stato un filosofo italiano (Stefano Garroni). 


"[...]La prova induttiva, in definitiva, è questa: il mondo, il mondano, cioè la dimensione dell’esistente, è la dimensione del finito, del particolare; di ciò che per esistere ha bisogno di altro. E’ il mondo degli effetti che hanno bisogno delle cause, ma a loro volta le cause sono effetti di altre cause, quindi ogni esistente rinvia ad altro per giustificare la propria esistenza. In questo continuo rinvio del contingente a una causa che lo spiega, la quale causa a sua volta diventa però un contingente che è effetto di un’altra causa ecc., ; in questo continuo rinvio non si raggiunge mai una stabilità, non si raggiunge mai una ragione dell’esistenza di questo contingente: donde la necessità di postulare una ragione fuori del mondo del contingente, che sia la ragione di tutto il mondo contingente. 

E’ molto importante il fatto che quando Hegel affronta questo tipo di prova dell’esistenza di dio, mette in evidenza che accettando queste prove, e quindi accettando quel ragionamento per cui il contingente trova nel necessario la propria causa, si dimostra anche il contrario, e cioè che è proprio il contingente che pone il necessario. Cioè che così come è vero che il particolare, il finito, il contingente, ha bisogno del necessario per esistere, il necessario intanto esiste in quanto è necessario del contingente. [...]" 
(Stefano Garroni)

VIDEOINCONTRO 02-10-2013

                                                                            

sabato 12 aprile 2025

NEL LABIRINTO. Italo Calvino filosofo - Roberto Fineschi

Da: Casa della Cultura Via Borgogna 3 Milano -  Roberto Fineschi è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni: Marx e Hegel (Roma 2006), Un nuovo Marx (Roma 2008) e il profilo introduttivo Marx (Brescia 2021). È membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, dell’International Symposium on Marxian Theory e della Internationale Gesellschaft Marx-Hegel für dialektisches Denken. (http://marxdialecticalstudies.blogspot.com - https://www.facebook.com/roberto.fineschi - Marx. Dialectical Studies - laboratoriocritico.org!).

                                                                           

giovedì 10 aprile 2025

Lo schiavo - Remo Bodei

Da: Festivalfilosofia -  Remo Bodei (Cagliari, 3 agosto 1938 – Pisa, 7 novembre 2019) è stato un filosofo e accademico italiano.

                                                                           

martedì 8 aprile 2025

Gli aspetti controversi dell’accordo Usa/ Russia e la questione delle famose terre rare - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lantidiplomatico.it -  Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it). - 


Dalle ultime notizie sappiamo che il decaduto presidente dell’Ucraina Zelensky ha ricevuto la nuova bozza dell’accordo genericamente definito sulle terre rare, ma che concerne ben altro. Ha dichiarato che l’Ucraina pagherà per i rifornimenti Usa futuri e non per quelli passati, come del resto era stabilito all’inizio della guerra.

In effetti, quando si è cominciato a parlare di pace, l’ignaro Zelensky aveva proposto al presidente Trump, che fa sempre il furbo, di dare i minerali critici e le terre rare del suo paese in cambio della continuazione dei rifornimenti umanitari, armamentistici, di intelligence da parte degli Usa. Il suo “alleato” aveva colto la palla al balzo e gli aveva comunicato che intanto l’Ucraina avrebbe dovuto pagare tutto quello che aveva già ricevuto, prefigurando un accordo, reso pubblico a fine febbraio, che implicava lo sfruttamento congiunto e indefinito (Usa/Ucraina) delle "risorse naturali" ucraine di proprietà del governo, in cambio delle quali gli Usa davano alquanto vaghe garanzie di sicurezza. Accordo che poi non è stato firmato. Ora la nuova bozza prevede un controllo totale da parte degli Usa su tutte le risorse minerarie del paese, insieme al controllo delle infrastrutture (porti, ferrovie, strade, impianti di lavorazione) e il trasferimento dei profitti generati da queste attività a un fondo di investimento gestito con gli Stati Uniti. Inoltre, gli Usa esigono persino una sorta di Jus primae noctis, ossia che le loro multinazionali siano le prime a ricevere le proposte di investimento, e ciò ovviamente ai danni di quelle dei paesi europei, che hanno designato Macron e Starmer a rappresentare l’Ue nei negoziati sulla guerra, da cui finora sono stati esclusi. Se Zelensky non accetta -ha dichiarato Trump con suo solito fare minaccioso- avrà seri problemi. Mi pare che li avrà anche se accetta.

lunedì 7 aprile 2025

Le parole della guerra sono tra noi. E noi? - Paola Caridi

Da: https://www.invisiblearabs.com - Paola Caridi è una giornalista e blogger italiana. 


“Gaza ha tracciato la linea sulla sabbia, Gaza ha separato il giusto dallo sbagliato, Gaza ha chiarito il nostro ruolo, la nostra responsabilità, la missione della nostra vita. Ci ha mostrato che la lotta per la Palestina non è solo una lotta per il futuro del popolo palestinese. È una lotta per il futuro di tutta l'umanità e del pianeta”. 

Taher Dahleh, Palestinian Youth Movement, Washington (DC), nella marcia del 5 aprile 2025 (e l’immagine riguarda proprio la Marcia del 5 aprile 2025 nella capitale USA) 


La retorica della guerra è già entrata nel discorso globale. Attraverso i dazi. Le parole sul mondo che è già cambiato sono fra noi, e al centro di questo vocabolario c’è un nodo fondamentale: le organizzazioni internazionali sono più deboli. Sono state rese intenzionalmente più deboli: la rottura delle regole, da parte degli stati, è iniziata con il genocidio a Gaza, il mancato rispetto del mandato di cattura contro Netanyahu, e continua a propagarsi come le onde che si allargano dopo aver lanciato un sasso in uno stagno.

E la risposta qual è? Siamo pronti. Noi siamo pronti ad affrontare tutto questo. Come fosse uno tsunami, come se quelle onde si debbano trasformare inevitabilmente in uno tsunami. Questo atteggiamento è pericolosissimo: ricorda gli anni che precedettero la prima guerra mondiale, e anche la deriva altrettanto bellicista degli anni Trenta.

Ora, però, il mondo è cambiato anche in un altro senso. La decolonizzazione del XX secolo ha messo in gioco altri protagonisti, un panorama più frastagliato come frastagliato è l’altro panorama, nascosto. Noi. Il “noi” che non è più (solo) massa di manovra. Vittima, certo. Silenziosa, spesso. Invisibile, quasi sempre. Reale ma non visibile.

Il “noi” può fare la differenza, a livello globale? Perché no? Ora gli strumenti ci sono, e non c’erano prima. Sono l’alfabetizzazione allargata, la competenza diffusa sull’uso di strumenti sofisticati (la tecnologia, per esempio), la coscienza altrettanto diffusa di essere depositari/e di diritti e libertà. Non è ingenua rappresentazione del mondo versione XXI secolo. E’ così, se solo si va girando per il mondo, fuori dall’Europa. E’ così, perché se così non fosse – se si fosse a una situazione del tutto simile a un secolo fa – non ci sarebbe bisogno di (ri)costruire la retorica della guerra inevitabile. Non ci sarebbe la necessità di convincere una generazione, più generazioni che dovranno far la guerra ed essere di nuovo carne da macello. I nuovi ragazzi del ’99.

Siamo proprio sicuri che questa generazione, queste generazioni piegheranno la loro testa e accetteranno la leva obbligatoria? Siamo sicuri che non si opporranno? Non lo so, ma qualcosa mi dice che la retorica della guerra stia trattando queste generazioni come delle pedine da usare e muovere sul campo da gioco, senza vedere quanto siano ora differenti rispetto ai veri, storici “ragazzi del ’99”, quelli che pagarono il prezzo più alto sull’altare della strage della prima guerra mondiale. L’inutile strage.

domenica 6 aprile 2025

“Il riarmo degli imbecilli” – Emmanuel Todd sulla follia strategica europea

Da: frontezero - Emmanuel Todd è uno storico, sociologo e antropologo francese. 


In questo dibattito, Emmanuel Todd e David Teurtrie si confrontano sulla deriva strategica dell’Europa, la disgregazione dell’Occidente e le dinamiche geopolitiche tra Stati Uniti, Russia e Unione Europea. 
Todd, storico e demografo francese noto per aver previsto il crollo dell’URSS, incrocia visioni e provocazioni con David Teurtrie, politologo e specialista della Russia e del mondo post-sovietico. 
Si parla di riarmo europeo, guerra in Ucraina, populismi, élite scollegate dalla realtà, Trump, Putin, NATO, dollaro, multipolarismo, e del ruolo sempre più incerto dell’Europa nel mondo che cambia.
                                                                       

sabato 5 aprile 2025

La guerra in Ucraina è una guerra Usa. Le prove - Redazione Contropiano - Adam Entous

Da: https://contropiano.org - New York Times - Adam Entous è giornalista investigativo del New York Times, residente a Washington, specializzato in approfondimenti narrativi su questioni di sicurezza nazionale e intelligence. 

E’ diventata rapidamente famosa, questa inchiesta del New York Times che dimostra il profondo coinvolgimento statunitense nella guerra in Ucraina. Praticamente tutto quello che gli analisti migliori avevano ricostruito a partire dagli eventi sul terreno, a spizzichi e bocconi, prendendosi sempre l’accusa di essere “filo-russi”, viene qui confermato in pieno. Gli Stati Uniti sono completamente dentro la filiera di comando militare sul campo. 

Non solo hanno fornito armi – secondo una linea di continua escalation motivata da ragioni prioritariamente politiche – a volte su input ucraino, a volte per esigenze di Biden – ma hanno diretto operativamente l’uso degli armamenti migliori (missili, droni, ecc) fornendo l’intelligence satellitare necessarie e concordando i bersagli uno per uno.

Per il lavoro degli storici si tratta di un’ammissione importante, che cambia la ricostruzione e la “narrazione” mediatica della guerra. Ma cambia anche, necessariamente, le coordinate politiche per la sua possibile soluzione. E’ bene comunque precisare una serie di cose, tutte piuttosto importanti.

La prima riguarda tono e contenuti della ricostruzione fatta dal New York Times. Nonostante descriva una macchia militare orientata dalla follia – il “piano” era far combattere agli ucraini, con il loro consenso, una guerra convenzionale contro una potenza nucleare che poteva in qualsiasi momento decidere di “scioglere il bracio che teneva legato dietro la schiena” cercando di non arrivare mai al punto di rottura. E, nonostante questo, cercare comunque la sconfitta militare della Russia senza che questa la percepisse come una “minaccia esistenziale” (la condizione che permette di usare le testate atomiche) – l’articolista condivide  pressoché totalmente l’impostazione di Biden e dei “dem”. 

Anzi. I militari statunitensi sono narrati come il massimo dell’eccellenza. Precisi, corretti, sinceri, professionali, ecc. Mentre i russi, non stranamente, sono solo dei fantasmi sullo sfondo “bersagli” inconsapevoli del “lavoro” statunitense ed ucraino. Destinati a perdite sempre “enormi” e impotenti di fronte a tanta saggezza tecnologica e determinazione dei combattenti ucraini sul terreno.

Naturalmente la domanda che un giornalista professionista serio avrebe dovuto farsi è: ma allora “perché abbiamo perso la guerra?” (“abbiamo”, visto che gli Usa sono militarmente coinvolti e i russi avanzano). Adam Entous non risponde, ma il suo racconto è il canovaccio necessario per la risposta: gli ucraini fanno di testa loro ogni volta che possono, attirati dal “colpo eclatante” e dalla “magnifica vittoria tattica”, perdendo il controllo strategico di lungo periodo.

Insomma, non ascoltano sempre i “buoni consigli operativi” forniti dagli americani e quindi si ritrovano spesso a dover rincorrere le conseguenze inattese della proprie iniziativa sbagliate perché prese senza consultarsi con “gli adulti nella stanza”.

Raccontata così, non stranamente, viene da pensare ancora una volta gli Stati Uniti ritengano di aver “sbagliato cavallo”, puntando su gente – la giunta neonazista di Kiev – che ha in testa obiettivi propri, totalmente irrealistici, e pensa di poterli raggiungere with a big help grom Usa.

E’ la storia dell’Iraq o dell’Afghanistan, di tante altre guerre degli ultimi 35 anni. Gli obiettivi statunitensi – sempre indiscutibilmente “giusti”, anche secondo il New York Times – non collimano con quelli di “alleati locali” che pure si mettono per un po’ a disposizione. E’ il modo yankee di guardare al mondo, dove ogni proprio errore strategico viene sbianchettato facendo “l’autocritica degli altri”. Quindi senza imparare mai dai propri errori.

Per parte nostra, ovviamente, prendiamo atto del dato ormai indiscutibile e ammesso apertamente dagli stessi sostenitori di Biden e dell’establishment ora sotto attacco trumpiano: quella in Ucraina è ed è stata una “guerra per procura”. 

Come al solito, gli Stati Uniti – quando capiscono di non poter più vincere – mollano i vecchi complici ormai perdenti. Che lo capiscono sempre un po’ dopo e quindi per un po’ – basta guardare i media mainstream – continuano a parlare come se non fosse cambiato nulla.

Buona lettura. (Redazione Contropiano)