L’individuo privatizzato [Tolosa, 22 marzo 1997]**
La filosofia non è tale quando non esprime un pensiero
autonomo. Cosa significa“autonomo“? Il termine “autos-
nomos”,“che si dà la sua propria legge”, ha in filosofia un
significato chiaro: darsi la propria legge vuol dire porre domande, e non accettare
nessuna autorità; neppure quella del proprio pensiero anteriore.
Ma qui tocchiamo un punto dolente, poiché quasi sempre i
filosofi costruiscono sistemi chiusi come un uovo (si veda Spinoza, si veda
soprattutto Hegel, e in qualche misura anche Aristotele), o restano attaccati a
talune forme che hanno creato, e che non riescono a rimettere in questione. Gli
esempi contrari sono pochi: uno è Platone; un altro, anche se
nel campo della psicanalisi e non della filosofia, è Freud.L’autonomia
del pensiero è l’interrogazione illimitata, che non si ferma davanti a nulla e
rimette costantemente in discussione se stessa. Non è però un’interrogazione
vuota, che non avrebbe alcun significato: perché abbia un senso, occorre aver
già posto un certo numero di termini come provvisoriamente incontestabili;
altrimenti quel che rimane non è un’interrogazione filosofica, ma un semplice
punto interrogativo. L’interrogazione filosofica è articolata, salvo a
riconsiderare gli stessi termini a partire dai quali si è articolata.
Che cos’è l’autonomia in politica? Quasi tutte le società umane sono
istituite nell’eteronomia, vale a dire nell’assenza di autonomia. In altri
termini, le società, che pure creano, tutte, le proprie istituzioni, vi
incorporano l’idea, incontestabile per i rispettivi membri, che queste non siano
opera dell’uomo, creazioni di esseri umani o in ogni caso non di quelli
presenti al momento. Sono sempre create dagli spiriti, dagli antenati, dagli
eroi, dagli dei; non sono mai opera dell’uomo.
C’è un vantaggio considerevole in questa clausola tacita ma
talvolta anche esplicita: come nella religione ebraica, ove il dono
della legge [si veda Esiodo, per il mondo greco, NDR] fatto da Dio a Mosè è
scritto, esplicitato; molte pagine dell’Antico testamento descrivono nei
particolari le regole che Mosè ricevette da Dio: non solo i dieci Comandamenti,
ma tutti i dettagli della Legge. E sarebbe impensabile contestare queste
disposizioni: significherebbe contestare l’esistenza di Dio, o la sua
veridicità, o la sua bontà, o la sua giustizia: tutti attributi consustanziali
a Dio. E lo stesso può dirsi per altre società eteronome. Se cito qui l’esempio
ebraico, è per la sua purezza classica.