Da: https://www.antiper.org - Marco Riformetti (https://www.antiper.org/archive/interventi/riformetti-lenin-tesi.pdf)
Da Marco Riformetti, Lenin e la filosofia politica di Stato e rivoluzione, Tesi di laurea in filosofia, Pisa, 2017
Stato e rivoluzione è stato accusato di fare “l’elogio della dittatura” e al tempo stesso di essere un testo anarchico e utopistico. Per esempio, è stato accusato di aver mutuato le sue concezioni fondamentali dal socialismo utopistico pre-marxista (Fourier, Saint Simon) per tramite delle riflessioni engelsiane della maturità (L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato e l’Anti-Duhring)
“erano quattro gli elementi del pensiero politico di Fourier che lo avevano influenzato in modo permanente. Questi elementi erano: (1) il pieno sviluppo delle capacità umane; (2) la fine della divisione sociale del lavoro; (3) la fine dell’esistenza di classi sociali basate sulla proprietà privata; (4) la fine dello Stato” [1]
Levine pone il problema del (presunto) carattere positivistico del pensiero di Engels (e di quello di Lenin) che risiederebbe nella sua fiducia nel ruolo della scienza
“Saint-Simon era un positivista sociale, le cui radici risalgono a Cordorcet e proseguono verso Comte. Egli credeva in una società sotto il controllo di una aristocrazia scientifica. Era un “platonico” tecnologico e sentiva che solo una elite scientifica avrebbe potuto produrre abbondanza economica e di conseguenza abolire la povertà […] Le influenze fourieriste e saintsimoniane furono espresse nel modo più chiaro nell’Anti-Dühring di Engels, punto di passaggio nel loro viaggio verso Lenin e specialmente verso il suo Stato e rivoluzione .”[2]
In effetti, si può affermare che il marxismo ripone grande fiducia nello sviluppo scientifico e tecnologico e potremmo addirittura dire che il marxismo considera il comunismo possibile solo grazie all’apporto fondamentale del livello più avanzato di sviluppo scientifico e tecnologico, in una concezione diametralmente opposta a quella di un certo neo-primitivismo anarchico [3]). Ma avere fiducia nel ruolo della scienza e considerare la scienza fondamentale nella vita degli uomini non è affatto sintomo di “positivismo” perché nel marxismo questa fiducia è sempre strettamente condizionata al controllo umano sulla scienza. Positivistica sarebbe invece l’idea che il bene dell’umanità possa realizzarsi per effetto del “laissez-faire tecnocratico” in quanto lo sviluppo scientifico e tecnologico avrebbe “in sé” la capacità di produrre “progresso”.
Cosa afferma Lenin a questo proposito?
“Fino a quando vivremo in un paese di piccoli contadini, esisterà in Russia, per il capitalismo, una base economica più solida che per il comunismo. [Il nemico] si appoggia sulla piccola azienda, e per poterlo scalzare c’è un solo mezzo: dare all’economia del paese, agricoltura compresa, una nuova base tecnica, la base tecnica della grande produzione moderna. Solo l’elettricità fornisce tale base. Il comunismo è il potere sovietico più l’elettrificazione di tutto il paese. […] Solo quando il paese sarà elettrificato, quando avremo dato all’industria, all’agricoltura e ai trasporti la base tecnica della grande industria moderna, solo allora vinceremo definitivamente.” [4]
Interessante, a questo proposito la riflessione di Slavoj Žižek
“La lezione ultima del monopolio Microsoft appare in fondo molto simile a quella suggerita da Lenin: anziché combatterne la dimensione monopolistica attraverso gli apparati dello Stato (pensate alla sentenza che impone a Microsoft di dividersi), non sarebbe più logico limitarsi a socializzarla, a renderla più aperta e accessibile? Oggi la tentazione è di riformulare il famosissimo motto di Lenin “Socialismo = elettricità + il potere ai Soviet” in “Socialismo = libero accesso a Internet + il potere ai Soviet” – e il secondo elemento della relazione diventa cruciale, perché indica l’unica forma di organizzazione sociale al cui interno Internet può davvero sviluppare il proprio potenziale liberatorio, e senza la quale sarebbe inevitabile una regressione a una versione aggiornata del più crudo determinismo tecnologico” [5]
La fiducia marxista nella possibilità di un uso “umanistico” di certe macchine, ovvero di un loro uso a favore dell’uomo – e non del capitale – è stata talvolta guardata con sospetto da alcuni filosofi che hanno inteso mettere in guardia dagli effetti nefasti di ciò che viene presentato come “progresso scientifico” e che spesso “progressivo” [6] non è per nulla (un “sospetto” ben più che legittimo in un mondo che ha usato la razionalità tecnico-scientifica per produrre Auschwitz o Hiroshima [7] o per produrre quegli effetti nefasti sull’ecosistema che sono al centro degli studi sull’Antropocene [8]).
Note
[1] Levine [1985], trad. mia: “there were four elements of Fourier’s political thinking which permanently influenced him. These elements were: (1) the full development of human talents; (2) the end of the social division of labor; (3) the end of social classes based upon the ownership of private property; (4) the end of the state”.
[2] Levine, Ibidem, trad. mia:“Saint-Simon was a social positivist, whose roots return to Cordorcet and continue on to Comte. He believed in a society under the control of scientific aristocracy. He was a technological Platonist who felt that only a scientific elite could produce economic abundance and therefore abolish poverty […] The Fourierist and Saint-Simonian traditions were most clearly expressed in Engels’ Anti-Dühring as their transit point on their journey into Lenin, specifically his State and Revolution.”.
[3] Cfr. Zerzan [2004], Kaczynski [1997], Thoreau [1988].
[4] Cfr. Lenin [26].
[5] Žižek [2003], pag. 115.
[6] Cfr., a titolo di esempio, Adorno-Horkheimer [2010].
[7] Cfr. Anders [2007] e Anders [2016].
[8] Cfr. Moore [2017], Haraway [2016], Angus [2016].
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