L’Ucraina ha dimostrato agli eversori che colpire in alto si può, impunemente e “low cost”. Gli alleati europei e americani si sono ficcati in una situazione scomoda, dalla quale converrebbe si sfilassero
Il presidente Trump ha rotto l’assordante silenzio sull’attacco ucraino alle basi russe dicendo di aver parlato con Putin di una eventuale risposta e divagando sull’Iran.
Intanto il potente Yermak, capo dell’ufficio di Zelensky, si è recato negli Usa per sollecitare nuove sanzioni e fornire spiegazioni sull’utilizzazione delle immagini satellitari e tecnologie statunitensi. Anche questa visita è probabilmente un gioco delle parti. In effetti, gli Usa con Biden hanno ceduto e condiviso immagini, dati e tecnologie anche più sofisticate, ma con l’impegno di non dirlo alle tv di tutto il mondo. Trump sta continuando sulla stessa linea, ma la bravata ucraina lo ha messo in difficoltà portando lo scontro al livello dei rapporti strategici diretti fra Russia-Usa. Nel colloquio fra i due leader è stata pronunciata una parola che è riverberata sia nel discorso di Putin ai governanti della federazione sia in quello di Trump sulle restrizioni agli ingressi negli Stati Uniti: terrorismo. Così il presidente russo ha definito i sabotaggi ai ponti e alle ferrovie e così ha definito gli attacchi alle basi aeree strategiche.
L’operazione militare speciale che stava per trasformarsi in guerra tra Russia e Ucraina si annuncia invece come guerra al terrorismo da qualsiasi parte provenga. In effetti l’attacco alle basi con i droni è stato un attacco di guerra diretto dai servizi segreti (Sbu) e condotto non dalle forze armate ma da operativi sostenuti da una rete di connivenza interna alla Russia, baldanzosamente ringraziata dallo stesso Zelensky. Un attacco non isolato che segue la catena di attacchi terroristici, assassinii mirati, sabotaggi, attacchi a strutture civili subiti dalla Russia sul proprio territorio a opera dello Sbu ucraino.
Il parametro che lo differenzia dagli altri non è la distanza o l’efficacia, ma la natura degli obiettivi, elementi della triade nucleare, e la metodologia relativamente artigianale che permette a chiunque di portare attacchi di prossimità su obiettivi di alto valore strategico e simbolico. Negli Stati Uniti e in Russia di tali obiettivi c’è ampia scelta ed è certamente stato uno choc per i primi più che per la seconda vedere che basi strategiche sono vulnerabili alla mancanza di scrupoli e alla disperazione di chiunque produca e venda droni. La deterrenza nucleare poggia sull’equilibrio e sulla convenzione comune che l’impiego nucleare sia razionale e controllabile. Mentre per anni le potenze nucleari si sono guardate e controllate a vicenda contando i rispettivi missili e aerei, a un tratto scoprono di non essere più loro a decidere di colpire e scatenare il disastro. L’Ucraina ha dimostrato ai terroristi di tutto il mondo che colpire in alto si può, impunemente e low cost. La produzione c’è e l’acquisto è raccomandato.
L’attacco alle basi russe è stato presentato come una dimostrazione di alta capacità tecnologica e dottrinale ucraina. Il generale ucraino Valery Zaluzhny, ora ambasciatore a Londra, in un articolo del 10 aprile ha esaltato la rivoluzione concettuale della guerra moderna adottata dall’Ucraina con il ricorso ai droni. “La produzione di queste nuove armi – ha detto – è vasta e disseminata in tutto il territorio ucraino. Il loro impiego è all’avanguardia tecnologica e operativa grazie alla rete ‘Delta’ in grado di gestire le missioni in maniera autonoma e integrata oltre i confini”. In realtà il ricorso ai droni è stata una necessità per sopperire alle carenze di uomini, armi e munizioni; la produzione è in gran parte artigianale e incontrollabile e l’operazione Ragnatela non ha mostrato alcun segno di evoluzione e integrazione con la serie di attentati alle strutture civili in Russia e in Crimea al di fuori della concomitanza con i colloqui di Istanbul: erano questi che dovevano saltare.
In merito all’esecuzione si può osservare che piuttosto che una rete autonoma sono state sfruttate più reti locali e questo è forse l’aspetto più intelligente, ma comune a tutte le azioni sovversive e terroristiche. La Ragnatela ha utilizzato la rete di collusione di cui l’Ucraina gode in Russia e in alcuni paesi limitrofi come quelli dell’Asia Centrale e del Caucaso. Ma l’ha anche bruciata e molti altri oppositori saranno repressi e puniti. I droni ucraini sono arrivati nelle aree degli obiettivi in casse di legno con normali spedizionieri. Forse ignari e forse no visto che la cassa diretta ad Amur, la più lontana, è esplosa prima dell’arrivo e l’autista del camion è stato trovato strangolato.
Sulla tecnologia a distanza utilizzata si è parlato di Intelligenza artificiale, ma l’ipotesi più realistica è che gli operatori dei droni fossero nelle vicinanze appoggiati o coincidenti con le cellule locali di dissidenti, terroristi e criminali collegati agli oligarchi ucraini e russi. La dichiarazione di successo diceva: “Gli operativi sono rientrati”, quindi c’erano, con i loro bravi zainetti inglesi. Di fatto, le immagini dell’attacco mostrate riguardano solo il sito di Irkutsk nella Siberia centrale. La rete delle comunicazioni usata per seguire e/o dirigere le operazioni può essere stata quella satellitare offerta dagli Usa o da Elon Musk oppure quella commerciale russa. I reali effetti degli attacchi, dopo le prime cifre che riportavano la distruzione del 40% della Triade nucleare russa, sono stati drasticamente ridimensionati.
L’attacco ha colpito solo uno dei tre pilastri, quello del bombardamento aereo, e i velivoli più vetusti. Gli altri due pilastri, missili e sommergibili, sono saldi ed efficienti. Dai 40 bombardieri strategici distrutti secondo le fonti ucraine si è passati prima a una stima di 17 e poi di 7. La base di Ryazan non sembra abbia subito danni mentre quella di Olenya, nei pressi di Murmansk, nel Circolo Polare Artico, solo danni marginali. L’operazione avrebbe anche dimostrato l’emancipazione ucraina dalla dipendenza Usa e Ue. Un motivo di orgoglio che però può essere facilmente verificato: basta interrompere gli aiuti per vedere quanta emancipazione sia stata ottenuta.
La ragnatela dello Sbu si estende anche in Europa, all’interno dei comandi Nato e delle strutture dell’Unione europea, della sicurezza, dell’informazione, della politica, della finanza e degli apparati industriali di quasi tutto l’Occidente. Svolge attività con presunti scopi di sostegno umanitario, public diplomacy, lobbismo e propaganda e le conduce in maniera occulta o aperta attraverso la disinformazione, i dossieraggi, le liste di proscrizione e le minacce. Nato e Ue hanno accolto e amplificato tali attività e persino partecipato alla loro diffusione con emittenti nazionali che riversano la propaganda ucraina nelle lingue dei vari paesi e persino in lingua ucraina a uso e consumo dei milioni di ucraini che vivono all’estero e le cui comunicazioni telefoniche o via Internet con i parenti e conoscenti in patria sono controllate da Kiev. La ragnatela mediatica si avvale anche delle “ospitate” sulle reti televisive di presunti esperti/e penetrati nelle redazioni e nei centri di ricerca privati e in quelli pagati dai governi.
La Ragnatela ha dimostrato che l’Ucraina non è affidabile né come alleata né come nemica. Non è capace di mantenere gli impegni e non ha scrupoli nella provocazione. Non si sa cosa produca e a chi lo venda. Non si cura degli equilibri globali e anzi approfitta della loro fragilità per destabilizzarli. Non si cura della propria popolazione e, sostenuta dall’Europa, continua a coltivare il progetto di scatenare una guerra nucleare tra Russia e Usa.
Se Trump, come Eisenhower, aveva intenzione di non arrivare mai a quella situazione, Zelensky ce l’ha ficcato. Se Trump voleva i negoziati, Zelensky li ha fatti saltare. Se Trump voleva presentarsi come il pacificatore, Zelensky gli ha spalancato la botola sul baratro. Oggi tutti gli Stati europei e americani sono responsabili della cobelligeranza con l’Ucraina. Trump si può liberare di tale responsabilità solo se riescono a sganciare gli Usa dal conflitto e siglare un accordo di non belligeranza con la Russia. Può farlo tra pochi giorni imponendo al vertice della Nato una correzione al concetto strategico adottato a Madrid nel 2022 e che vede la Russia come nemico imminente e immanente. Una posizione ideologica che la Nato, l’Ue e i cosiddetti volenterosi hanno tramutato in piani militari di riarmo e di battaglia convenzionale e nucleare. A scapito della sicurezza e della vita di tutti.
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