lunedì 30 giugno 2025

Breve storia del nucleare israeliano - Massimo Zucchetti

Da: facebook.com/Massimo Zucchetti - Massimo Zucchetti è professore ordinario dal 2000 presso il Politecnico di Torino, Dipartimento di Energia. Attualmente è docente di Radiation Protection, Tecnologie Nucleari, Storia dell’energia, Centrali nucleari. - Massimo Zucchetti - https://zucchett.wordpress.com

Nella foto: Mordechai Vanunu

Riassunto. 
Israele possiede armi nucleari. Non ci sono dubbi, nonostante non l'abbia mai ammesso (o "quasi" come vedremo). 

1. Poche date e dati
Le stime delle sue scorte variano dalle 90 alle 400 testate nucleari e si ritiene che il Paese disponga di tre opzioni di lancio: i caccia F-15 e F-16, i missili da crociera lanciati da sottomarini classe Dolphin e la serie Jericho di missili balistici a gittata intermedia e intercontinentale.
Si ritiene che la sua prima arma nucleare lanciabile sia stata completata tra la fine del 1966 e l'inizio del 1967.
Per il primo test nucleare, Israele fu partner nei primi test francesi del 1960; poi ci fu un test sotterraneo israeliano, nel 1963.
Infine, un ulteriore test israeliano fu segnalato nell'incidente di Vela del 1979.
Scorte attuali: stimate appunto tra 90 e 400 testate. Tutte termonucleari, cioè Bombe H a fusione innescate da un ordigno al Plutonio.
Gittata massima dei missili: stimata fino a 11.500 km. 

2. Mezze ammissioni
Israele mantiene una politica di deliberata ambiguità, non negando mai o ammettendo ufficialmente di possedere armi nucleari.
Tuttavia, nel novembre 2023, nel mezzo della guerra di Gaza, il giovane Ministro del Patrimonio Amihai Eliyahu considerò pubblicamente l'idea di sganciare una bomba nucleare su Gaza, una tacita ammissione del possesso di tale capacità; il Primo Ministro Benjamin Netanyahu rimproverò e sospese Eliyahu in risposta.
Inoltre, i commenti dell'allora primo ministro Yair Lapid nel 2022, in cui si faceva riferimento ad "altre capacità" di "mantenerci in vita finché noi e i nostri figli saremo qui", sono stati interpretati come un riferimento alla necessità di mantenere per sempre le armi nucleari. 

3. Rogue state (stato-canaglia)
Israele non ha firmato il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP), nonostante le pressioni internazionali in tal senso. Sostiene che i controlli nucleari non possono essere implementati isolatamente rispetto ad altre questioni di sicurezza.
Tutti gli Stati del mondo, tranne loro ed altri tre, aderiscono fattivamente al TNP, compreso l'Iran.
Addirittura, Israele ha sviluppato la "Dottrina Begin" di controproliferazione e attacchi preventivi, che mira a impedire ad altri attori regionali di acquisire le proprie armi nucleari. L'Aeronautica Militare israeliana ha condotto l'Operazione Opera e l'Operazione Orchard, che hanno distrutto i reattori nucleari iracheni e siriani rispettivamente nel 1981 e nel 2007. Si ritiene che il malware Stuxnet, che ha gravemente danneggiato gli impianti nucleari iraniani nel 2010, sia stato sviluppato congiuntamente da Stati Uniti e Israele.
L'attacco all'Iran del 2025 è quindi soltanto l'ultimo episodio di una scoperta politica di aggressione e di ritenersi giudici supremi e indiscussi. 

4. Se periremo noi, periranno tutti.
Ad oggi, Israele rimane l'unico paese del Medio Oriente a possedere armi nucleari.
Ed in più, cosa spaventosa, minacciano di distruzione l'intero pianeta. L'opzione Sansone si riferisce alla capacità di Israele di usare armi nucleari "contro gli aggressori e contro tutti" come extrema ratio di fronte a minacce militari esistenziali per la nazione. Se periremo noi, perirà tutto il mondo, appunto. 

5. Poca storia e un martire
Israele iniziò a studiare la scienza nucleare subito dopo aver dichiarato l'indipendenza nel 1948 e, con la cooperazione francese, iniziò segretamente a costruire il Centro di Ricerca Nucleare del Negev, una struttura vicino a Dimona che ospitava un reattore nucleare e un impianto di riprocessamento alla fine degli anni '50.
I primi dati dettagliati del programma di armi giunsero il 5 ottobre 1986, con la copertura mediatica delle rivelazioni di Mordechai Vanunu, un tecnico precedentemente impiegato presso il centro. Vanunu fu presto rapito dal Mossad e riportato in Israele, dove fu condannato a 18 anni di prigione per tradimento e spionaggio. Passò in galera molti più anni, in isolamento totale. In ripetute occasioni, rilasciato, lo hanno rimesso dentro. Ora ha 70 anni, ma non smetteranno mai di perseguitarlo finché campa. Nessuno dei suoi colleghi israeliani ha mai detto mezza parola per aiutarlo. 

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