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lunedì 10 marzo 2025

Grazie, Volodymir Zelensky! - Massimo Zucchetti

Da: facebook.com/Massimo Zucchetti - Massimo Zucchetti è professore ordinario dal 2000 presso il Politecnico di Torino, Dipartimento di Energia. Attualmente è docente di Radiation Protection, Tecnologie Nucleari, Storia dell’energia, Centrali nucleari. - Massimo Zucchetti - https://zucchett.wordpress.com - 

Vedi anche: I rischi inaccettabili di una guerra nucleare - Massimo Zucchetti 

Leggi anche: Il Revisionismo e Auschwitz. Breve guida “per voi giovani” - Massimo Zucchetti 

Dopo la criminale uscita di Macron, uno in cui il complesso di Edipo si mescola con la Grandeur, che aveva detto - traduco per i peggior sordi che non vogliono sentire - di offrire agli Europei il suo “ombrello nucleare”, cioè con le sue maledette 290 bombe atomiche, scatenare un conflitto nucleare per “far vincere” la guerra al suo Zelensky, debbo confessare che non sapevo più a che Santo Votarmi. 

Pochi giorni prima, infatti, la autocrate a capo dell'Unione Europea - la VonDerQuarchecosa che ho condannato alla damnatio memoriae e quindi non nomino - aveva colto la palla al balzo e lanciato uno stupendo programmone che soddisfaceva appieno i suoi clientes, dal titolo "REARM Europe" o qualcosa di simile: 800 diconsi 800 miliardi di euro di nostri soldi spesi in armi, per provare a fare lei la Trump e "sostenere" Zelly, confermato "campione della democrazia". Perché Autocrate? Perché ha fatto in modo che questo suo bel piano-rapina non passasse dal Parlamento per l'approvazione. Va beh: è il Parlamento Europeo, infestato da pseudopolitici giubilati in patria e strapagati per occuparsi di inutilitilia, ma dentro il quale sopravvivono persone dotate di un minimo di mancanza d'ignoranza, e che avevano detto che "costava troppo". Non che fosse una pazzia criminale, no: che costava troppo. 

Putin non l'aveva presa sul ridere. Come ho scritto, pur essendo a capo di una inerme nazione dotata di sole 6000 testate nucleari, sembra saper bene che basta anche una sola bomba atomica a scatenare una catastrofe inimmaginabile, milioni di morti, distruzione e sofferenze indescrivibili, una inevitabile risposta, e la terza guerra mondiale: tutta l’Europa ridotta ad una immensa unica tomba infernale radioattiva. 

Ha ammonito in un suo calmo ma duro discorso: "guardate che la Russia non ha alcuna intenzione di farvi la guerra, cari Europei, ma se ci venite a cercare, guardate che ci trovate, come possono ben testimoniarvi Napoleone e H*tler. Lavorate per la pace, non per la guerra". Azzo, non venisse da quello della Cecenia 2003, sarebbe un discorso da Nobel per la Pace, no? 

martedì 6 agosto 2024

Hiroshima - les images inconnues

"Oppenheimer, Putin e altre storie sulla bomba" - Francesco Dall'Aglio

Il 6 agosto 1945, alle 8:15, un lampo luminoso infiammò il cielo sopra Hiroshima. Una gigantesca colonna di fumo si alza sopra la città. La prima bomba nucleare della storia è stata appena sganciata sulla più grande metropoli del Giappone occidentale. Questo nuovo documentario mostra questa tragedia dall'interno utilizzando le foto scattate quel giorno. 

                                                                         

martedì 11 giugno 2024

I rischi inaccettabili di una guerra nucleare - Massimo Zucchetti

Da: Massimo Zucchetti - Massimo Zucchetti è professore ordinario dal 2000 presso il Politecnico di Torino (www.polito.it, zucchetti@polito.it), Dipartimento di Energia. Attualmente è docente di Radiation Protection, Tecnologie Nucleari, Storia dell’energia, Centrali nucleari).


Sono un prof. di Impianti Nucleari al Politecnico di Torino. La mia materia principale è la Protezione dalle Radiazioni. Dato che trovo irresponsabile e atroce che - recentemente - più di un governante parli di una guerra nucleare come un'opzione sì estrema, ma possibile e praticabile, ho ritenuto necessario trasmettere e mettere in pubblico le mie conoscenze di (purtroppo) esperto nel settore.

Provo a raccontarvela io, per ribadire come l'uso di bombe atomiche, piccole, grandi, russe, cinesi, americane, francesi, inglesi non è MAI concepibile, per NESSUN motivo. Non c'è bisogno di essere studenti universitari, per seguirmi: basta avere un po' di basi di chimica e fisica, oltre che una grande pazienza.

                                                                           

lunedì 10 febbraio 2025

Sulle foibe - Rossana Rossanda

Da: Massimo Zucchetti - Rossana Rossanda (Pola, 23 aprile 1924 – Roma, 20 settembre 2020) è stata una giornalista, scrittrice e traduttrice italiana, dirigente del PCI negli anni cinquanta e sessanta e cofondatrice de il manifesto

Vedi anche: La narrazione intorno alle foibe. Un'ambigua verità di stato - Angelo d'Orsi 

Leggi anche: “E allora, le foibe?!”  

L’occupazione italiana nei Balcani - Angelo Del Boca  

Italia: una “memoria condivisa” fatta di vittimismo e negazione del conflitto Una conversazione con Davide Conti  

https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2019/02/14/von-banditen-erschossen-su-mattarella-e-le-foibe 


[nella foto partigiani sloveni fucilati] Da Giancarlo Raimondo


[Il Giorno del Ricordo, istituito con una legge bipartisan che solo noi comunisti non votammo, è diventato da anni l'occasione per riscrivere la storia. A aprire la porta alla narrazione dei fascisti furono gli ex-comunisti del centrosinistra. Tra di loro va segnalato Luciano Violante che meritò all'inizio di questa operazione una dura critica di Rossanda] Massimo Zucchetti 

il manifesto, 27 agosto 1996 

Da quando è presidente della Camera, Luciano Violante si è investito della missione di riscrivere la storia, che secondo lui non è mai stata giusta. Rifacendola, si potrebbe “riconciliare la nazione” che, come si sa, nel 1943 si divise. 

Prima ci ha spiegato che occorre (o sarebbe addirittura occorso l’8 settembre?) capire i giovani che sceglievano Mussolini e Salò. Adesso rimprovera il suo ex partito - o ex suo partito o comunque si voglia chiamare il PCI - di aver nascosto che dal 1943 al 1945 i partigiani jugoslavi giustiziarono sommariamente e cacciarono nelle foibe non solo gli ustascia ma alcune migliaia di istriani che sospettavano d’accordo con loro, sicuramente molti innocenti. Il PCI ha occultato tutto, dice Violante riprendendo il segretario pidiessino di Trieste, per complicità totalitaria con Tito. 

Si dà il caso che io sia stata una del PCI, e istriana da diverse generazioni. Conosco quella storia. Ma la conoscono tutti fuorché, forse, la distratta generazione di Violante: dal 1948 in poi le foibe ci vennero rinfacciate a ogni momento, e non solo dai fascisti che rivolevano Trieste (i loro eredi ancora mettono in causa il trattato di Osimo). Se la federazione triestina del PCI, a lungo diretta da Vittorio Vidali, fu dilaniata nel giudizio politico, storicamente non c’era nulla da scoprire. 

Non è questione di archivi da portare alla luce, ci sono storie e documenti. Se Violante avesse velocemente consultato la abbastanza buona biblioteca della Camera, si sarebbe risparmiato delle enormità. La prima delle quali è tacere l’essenziale d’una vicenda che si pretende di ricostruire. 

Non ci sono due possibili interpretazioni delle responsabilità italiane in Jugoslavia: ce n’è una. Ed è che l’Italia seguì Hitler nell’invasione della Jugoslavia del 1941, pretese un dominio particolare sulla Croazia, appoggiando Ante Pavelic e sovrapponendogli a mo’ di sovrano Aimone di Savoia Aosta, duca di Spoleto. Per due anni i corpi d’armata italiani, soprattutto la Pusteria, e i generali Cavallero, Ambrosio e Roatta attuarono operazioni orrende contro la guerriglia partigiana, la più lunga e coraggiosa d’Europa, gli ebrei, i musulmani, i serbi ed altre minoranze; le fonti di Renzo De Felice calcolano in oltre duecentomila gli uccisi. 

Mentre una nobile gara si instaurava, teste indiscusso Luigi Pietromarchi, fra Roma e Berlino su come spartirsi le spoglie dei Balcani. In capo a due anni, con l’8 settembre, l’esercito italiano si disgrega e per l’onore del nostro disgraziato paese diversi soldati e ufficiali raggiungono le formazioni partigiane jugoslave. Ma non perciò esse hanno vinto: i tedeschi non mollano il fronte jugoslavo, se perdono dei territori tentano di riprenderli o li riprendono con ripetute offensive, che tengono impegnata la Wehrmacht come in nessun altro fronte occidentale. La Jugoslavia si può considerare liberata e la guerra quasi conclusa nel tardo 1944 con la presa di Belgrado. 

L’unificazione dei comitati partigiani è avvenuta un anno prima. E Tito sarà riconosciuto come interlocutore soltanto alle soglie del 1945, gli inglesi avendogli preferito il governo all’estero di Mihailovic (alleati cetnici inclusi finché non cambiarono bandiera). Quattro anni di guerra di guerriglia, che il variare del fronte e degli esiti rende subito guerra, quattro anni di scontro con un esercito potente e crudele, di massacri, rappresaglie e saccheggi, sono un tempo infinito. L’odio seminato, e meritato, da italiani e collaborazionisti fu grande, e non dimenticato. E le vendette certamente atroci, e non dimenticate. 

Ma le responsabilità non sono le stesse. 

Non tiriamo in ballo i morti, che sono davvero fuori dalla storia, per far intendere che le colpe sono uguali, e che lo scontro è stato tra due totalitarismi che si equivalevano.

Questa è mistificazione, prima ancora che revisionismo. L’ignoranza e la confusione sono già abbastanza grandi perché un presidente della Camera ex comunista venga ad aumentarle. 

mercoledì 28 maggio 2025

Catastrofe Neoliberista. Una terapia contro la narrazione tossica - Massimo Zucchetti

Da: https://contropiano.org - Massimo Zucchetti è professore ordinario dal 2000 presso il Politecnico di Torino, Dipartimento di Energia. Attualmente è docente di Radiation Protection, Tecnologie Nucleari, Storia dell’energia, Centrali nucleari. - Massimo Zucchetti 

Angelo d'Orsi, Professore ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino.


Angelo d’Orsi, storico di fama internazionale e forse il maggiore conoscitore vivente su Antonio Gramsci, è l’autore di “Catastrofe Neoliberista“, appena pubblicato per LAD Edizioni, 2025.

Dagli anni ’70 a oggi, il neoliberismo si è imposto come un sistema economico, sociale e culturale globale, espandendosi in modo inarrestabile. Attraverso l’uso strategico di guerre, rivoluzioni colorate, media e meccanismi di controllo, ha piegato stati sovrani e devastato economie locali, eliminandone la resistenza.

Catastrofe neoliberista” di Angelo D’Orsi è innanzitutto un vademecum della storia recente: ripercorre le origini e le dinamiche di quella che de facto è una dittatura totalitaria mondiale, capace di imporsi con violenza e di camuffarsi abilmente da paladina della libertà e della democrazia. Come un vademecum, deve essere snello e utile: solo attraverso la comprensione profonda dell’avversario è possibile immaginare alternative. L’opera ci offre gli strumenti per decifrare il presente e provare a costruire un futuro diverso.

L’analisi riguarda essenzialmente il periodo successivo al 1989-91, con il letterale naufragio della nuova “Grande Illusione”, simboleggiata dalle previsioni di Francis Fukuyama (un mondo senza più guerre, di pace e progresso): la realtà si è invece dipanata in questi tre decenni e mezzo con il neoliberismo, che ha portato a una “guerra infinita” e all’aumento delle disuguaglianze, delle povertà e delle vittime del tritacarne imperialista.

Gli anni ’70 come cerniera tra welfare e neoliberismo.

D’Orsi descrive gli anni ’70 come la fine dei “Trenta (anni) Gloriosi” e l’apice dello stato sociale. Menziona le conquiste sociali degli anni ’60 e ’70 in Italia, come il divorzio, l’aborto, il servizio sanitario nazionale e lo statuto dei lavoratori.

Il prosieguo vede le deviazioni della “lotta di classe (dal basso)” verso la lotta armata, come reazione sbagliata ai tradimenti di molte delle speranze del dopoguerra.

Ma nel frattempo partiva anche la reazione del capitale: citando Domenico Losurdo, avveniva in contemporanea la “lotta di classe dall’alto“. D’Orsi paragona la controffensiva capitalistica a una mazza nelle mani delle classi dominanti, come il fascismo nel primo dopoguerra, citando Giovanni Arrighi. Il neoliberismo si può definire ultracapitalismo, turbocapitalismo e ipercapitalismo, citando Luciano Gallino e Rudolf Hilferding.

martedì 15 agosto 2023

Dite il suo nome: è la Terra (con premessa polemica) - Massimo Zucchetti

Da: https://contropiano.org - Massimo Zucchetti docente universitario, antifascista, candidato al premio Nobel nel 2015 per la fisica. 

Leggi anche: La scienza e la tecnologia secondo Fidel Castro*- Massimo Zucchetti 

C’è un mio articolo di due anni fa (11/09/2021) sul cambiamento climatico nel quale ho cercato di imitare lo stile di uno dei miei divulgatori scientifici preferiti, Carl Sagan.

Questa ondata recente di negazionismo becero, su un problema che è davvero serio, mi spinge a riproporvelo, con una “brevissima” premessa. Abbiate pazienza, seguitemi.

È ovvio a chiunque abbia non dico un minimo di cultura, ma anche solo un pizzico di sano buon senso, che un conto è il clima, un conto è il meteo. Ovvero: che quest’estate faccia più o meno caldo, non ha nessuna rilevanza sulla “dimostrazione” che i cambiamenti del clima esistano oppure no.

giovedì 12 giugno 2025

Il costo dell’energia, spiegato in termini non complicati - Massimo Zucchetti

Da: https://zucchett.wordpress.com - Massimo Zucchetti è professore ordinario dal 2000 presso il Politecnico di Torino, Dipartimento di Energia. Attualmente è docente di Radiation Protection, Tecnologie Nucleari, Storia dell’energia, Centrali nucleari. - Massimo Zucchetti 

Vedi anche: I rischi inaccettabili di una guerra nucleare - Massimo Zucchetti
Figura 1 [3,4]

La valutazione del “costo” dell’energia – da sempre aspetto fondamentale – si è negli anni recenti arricchita di nuove tecniche, che tengono in conto il più possibile del “costo reale”, includendo l’intero ciclo di vita [1,2]. La figura 1 soprastante [3,4] ci fornisce il quadro in una sola occhiata: le energie rinnovabili, in questo secolo, ci hanno fatto la sorpresa di diventare la via più economica per produrre energia elettrica. Anche senza parlare di impatto ambientale, clima, rischi, eccetera. Badando soltanto al vil denaro. Questa breve analisi tratta dei costi di generazione di elettricità da diverse fonti [5-9], analizzando metriche come il costo livellato dell’elettricità e i fattori che influenzano i costi.

Costi di Generazione Elettrica

martedì 3 giugno 2025

Gaza è stata danneggiata? E Quanto? - Massimo Zucchetti

Da: https://zucchett.wordpress.com - Massimo Zucchetti è professore ordinario dal 2000 presso il Politecnico di Torino, Dipartimento di Energia. Attualmente è docente di Radiation Protection, Tecnologie Nucleari, Storia dell’energia, Centrali nucleari. - Massimo Zucchetti 

Lo studio è stato completato con un cenno alle vittime (le cifre attendibili sono attorno a 100.000 morti ed altrettanti feriti), con la documentazione fotografica geolocalizzata e verificata, e i dati confermati sul 70% di costruzioni distrutte e l’80% di coltivazioni devastate. 

Le conclusioni sono lapidarie: Gaza 2023-2025 è il più grave disastro provocato da una guerra, se rapportato all’esiguità della zona colpita e alla,concentrazione della popolazione: la sua entità e gravità sono senza precedenti. 

Come nell’analisi di un grande disastro industriale, come un grande incendio, le cause dell’innesco diventano, a disastro in corso, di relativa rilevanza: siano esse da valutare a partire dal 1940-45, dal 1948, dal 1967, fino al 7 ottobre 2023 – non costituiscono, innanzi a questi numeri, rilevanza alcuna ai fini della minimizzazione dell’ulteriore danno potenziale: per quanto questa limitazione appaia residuale sotto certi punti di vista, a fronte dell’entità di quanto già verificatosi, questo non esime da una richiesta netta. 

Questo disastro va immediatamente fermato, con ogni mezzo atto ad estinguerlo, al più presto possibile e senza esitazioni. Ogni giorno che passa, aggiunge ulteriori danni non ulteriormente ammissibili. 

La valutazione di quali e quanti crimini di guerra siano stati perpetrati durante questa guerra, sarà essenziale, ma non pertiene a questo lavoro.
(
Massimo Zucchetti

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Gaza è stata effettivamente danneggiata? E quanto? Vediamo di valutarlo partendo da dati oggettivi, ovvero le immagini satellitari messe a disposizione dalle Nazioni Unite.

domenica 9 febbraio 2025

Il Revisionismo e Auschwitz. Breve guida “per voi giovani” - Massimo Zucchetti

Da: https://zucchett.wordpress.com - Massimo Zucchetti – ANPI “Dante di Nanni”, Torino. Plasma Science and Fusion Center, MIT (US), zucchett@mit.edu. Candidato al premio Nobel nel 2015 per la fisica. 


Questo scritto è per voi, ragazze e ragazzi. Dato che sono un prof, non mi è riuscito di essere troppo conciso e di non farla forse troppo lunga. Date comunque un’occhiata. 


1. Che cos’è questo “Revisionismo”?

Il revisionismo storico è una pratica che cerca di rivedere, riscrivere o minimizzare eventi storici, spesso per motivi ideologici o politici. Nel contesto dell’Olocausto, il revisionismo assume una forma particolarmente pericolosa, poiché mira a minimizzare i crimini dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. In particolare, il revisionismo riguardante il lager di Auschwitz è una distorsione delle verità storiche che ha gravi conseguenze non solo per la memoria collettiva ma anche per la comprensione del male assoluto che è stato perpetrato durante l’Olocausto.

Auschwitz è uno dei luoghi più emblematici dell’orrore nazista, simbolo della sistematicità e della brutalità del genocidio messo in atto dal regime hitleriano. Questo Lager [1] che si trovava in Polonia occupata, ha visto la morte di oltre un milione di persone, per lo più ebrei, ma anche Rom, prigionieri di guerra sovietici, oppositori politici e altri gruppi considerati “indesiderabili” dal regime nazista [2,3]. La macchina della morte a Auschwitz non era quindi un centro di detenzione, ma un impianto dove l’industrializzazione della morte, con l’utilizzo delle camere a gas e dei forni crematori, era perfettamente organizzata. La negazione o minimizzazione di questa realtà storica non solo è storicamente infondata, ma è anche un atto di disumanizzazione delle vittime.

domenica 11 agosto 2024

Fidel CASTRO racconta ERNESTO CHE GUEVARA - GIANNI MINA' (Intervista del 1987)

Da: Tracce Di Classe - Gianni Minà (Torino, 17 maggio 1938 – Roma, 27 marzo 2023) è stato un giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano. E' stato editore e direttore della rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo dal 2000 al 2015 ed è stato direttore della collana di Sperling & Kupfer Continente desaparecido, dedicata a realtà e autori latinoamericani. Ha pubblicato numerosi libri sull'America Latina


                                                                           

mercoledì 3 aprile 2024

ERA PREBELLICA? ALL'ARMI SIAM POLACCHI - Raniero La Valle

Da: (il Fatto Quotidiano del 2 aprile 2024) Raniero La Valle - Raniero La Valle è un giornalista, politico e intellettuale italiano. 


Leggi anche: Il buio che ci sta davanti: dove è diretta la guerra in Ucraina - JOHN J. MEARSHEIMER 

Annie Lacroix-Riz: "C'è un contesto storico che spiega perché la Russia è stata messa all'angolo" 

LE QUATTRO LEZIONI DELL'UCRAINA. I DOPPI STANDARD OCCIDENTALI - Ilan Pappé 

"La messa in scena come metodo della politica occidentale" - S.V. Lavrov 

IL CARATTERE DELLA GUERRA NEL XXI SECOLO: RUSSIA E CINA SONO UN BERSAGLIO O UNA PARTE DELLA GUERRA? - Levent Dölek 

«Concentrare tutte le forze» contro «il nemico principale»*- Domenico Losurdo 

Telesur intervista Noam Chomsky - Alessandra Ciattini 

"Ipocrisia" - Carlo Rovelli 

Vedi anche: STORICA INTERVISTA A VLADIMIR PUTIN - TUCKER CARLSON 



[Raniero La Valle ha 93 anni, Noam Chomsky 95: sono molto più lucidi di tutti i politici europei, alcuni dei quali come Macron hanno la metà dei loro anni...
(Massimo Zucchetti)].



Nato in mutande - È stato lo stesso Putin a dire che l’“al lupo al lupo” delle cancellerie occidentali sulle minacce del Cremlino alla Nato e all’Ue è infondato e serve a estorcere denaro per continuare ad armare Kiev. 

Molte cose inquietanti sono successe nel Venerdì Santo di questo 2024. La lettura dei giornali quel giorno ha dispensato a piene mani, in modo irresponsabile e minatorio insieme, previsioni di morti e di disperazioni di massa. 

Innanzitutto ha risuonato una chiamata alle armi del premier polacco Donald Tusk: secondo lui la guerra non è più, per l’Europa, una cosa del passato, essa è già reale, dura da più di due anni e ogni scenario è possibile; e benché ciò sia “devastante”, soprattutto per i più giovani, dobbiamo abituarci (e abituare anche loro) a “una nuova era prebellica”. Però a questa guerra ancora non siamo pronti, sicché i prossimi due anni saranno decisivi per riarmarci e per investire nella “difesa” almeno il 2% del Pil, se non addirittura, come fa la Polonia, il 4%. 

domenica 18 maggio 2025

”Che fare” in Ucraina, alla vigilia dei negoziati - Massimo Zucchetti

Da: https://zucchett.wordpress.com - Questo articolo è partito da quest’altro, che qui si riporta e di cui si ringrazia l’autore Loris Zecchinato: ma è stato assai ampiamente rimaneggiato. Ecco la fonte: https://www.facebook.com/loris.zecchinato/posts/10236390562362322?rdid=74m9FmfofTjJCz5Z# -

Massimo Zucchetti è professore ordinario dal 2000 presso il Politecnico di Torino, Dipartimento di Energia. Attualmente è docente di Radiation Protection, Tecnologie Nucleari, Storia dell’energia, Centrali nucleari. - Massimo Zucchetti 

Proviamoci ancora una volta. Riesaminiamo la situazione in Ucraina alla vigilia della ripresa dei negoziati di Pace. E alla fine proponiamo un piano di pace per l’Ucraina, come abbiamo già fatto quasi tre anni fa [1]: è un periodo così disgraziato che c’è bisogno di miracoli. 

Quando un Paese è come l’Ucraina, multietnico, multi-linguistico, multi-religioso. con tradizioni, ambizioni, ideali diversi fra loro nelle sue popolazioni, ha alcune scelte a disposizione per disinnescare eventuali problemi che possono insorgere: 

- Si divide pacificamente (come fu per la Cecoslovacchia)

- Si organizza come una federazione di Stati (come la Confederazione Svizzera, la Federazione Tedesca, la Federazione Russa)

- Si struttura con Regioni dotate di un’ampia autonomia (come l’Italia con l’Alto Adige, il Belgio con fiamminghi e valloni, la Gran Bretagna con l’Irlanda del Nord, la Scozia, …)

Se invece decide di strutturarsi come uno Stato “monolitico”, la scelta è più delicata, ma possibile: conclude con *tutte* le proprie Popolazioni un contratto – che si chiama Costituzione: essa comprende la liberta di parlare le proprie lingue, di professare le proprie religioni, di rispettare le proprie tradizioni, eccetera. E si tengono libere elezioni per decidere (specie quando la principale popolazione “di minoranza” e decisamente numerosa), chi guiderà il Paese (Presidente e Governo), ma sempre nelle forme previste dalla Costituzione.

Cosi è stato dal 1991 al 2014 in Ucraina, con Presidenti di diversa “ispirazione”:

Kuchma (in equilibrio fra Est ed Ovest), Jushenko (pro Ovest), Janukovich (pro Est)

Venire meno a questo contratto, romperlo, non rispettarlo, usare la forza (golpe, invasioni con battaglioni punitivi, esercito) per imporre la volontà di una parte (che non è l’intero Popolo ucraino) su di un’altra parte, è incostituzionale e porta alla guerra civile.

venerdì 17 febbraio 2017

La scienza e la tecnologia secondo Fidel Castro*- Massimo Zucchetti

*Da:    http://www.marx21.it/



La scomparsa del Comandante Fidel Castro Ruz, avvenuta in questi giorni, mi ha portato a scrivere un breve ricordo di quelli che sono stati – avendoli verificati di persona - il suo pensiero sulla Scienza e la Tecnologia, la sua influenza sullo sviluppo di queste discipline a Cuba e nel mondo, e di come questo suo pensiero abbia contributo a conservare a Cuba la sua indipendenza.

Partiamo dalla mia esperienza personale, e non certo per mettere me stesso in mostra, ma per cercare di far capire a quale titolo vengano scritte queste righe: in questi giorni abbondano infatti sedicenti neo-esperti di Cuba, che nell’isola caraibica non hanno mai messo piede, se non al massimo per una settimana all-inclusive in un albergo a Varadero. Ho partecipato – dagli anni 90 fino all’anno scorso - a molte Conferenze internazionali a Cuba, in particolare relative a materie vicine alla mia disciplina, cioè la fisica nucleare e lo studio dell’ambiente. Nella serie di convegni internazionali WONP (Workshop On Nuclear Physics) e NURT (Nuclear and Related Techniques) ho potuto presentare molti miei lavori scientifici, trovando sempre ottima accoglienza, pubblico ampio, colleghi interessati con i quali ho anche intessuto rapporti di collaborazione.

Un solo esempio per tutti: nel 2001 presentai un lavoro scientifico sull’impatto ambientale e sulla salute dell’utilizzo militare dell’Uranio Impoverito [1], uno dei primi lavori presentati a livello internazionale da un italiano dopo la guerra contro la Jugoslavia nel 1999. Attenzione alla data: nel 2001 era molto difficile parlare scientificamente di quel problema, dato che nel democratico occidente vigeva una vulgata de facto che relegava l’allarme sull’uso di quel materiale radioattivo ad una protesta complottista. Ora, nel 2016, sappiamo che la NATO fece un uso criminale di quegli ordigni nei Balcani (come prima in Iraq e poi in altre guerre), mentre il governo “di sinistra” italiano, prima partecipò con le proprie basi ai bombardamenti, e poi inviò i soldati italiani in Kosovo, senza alcuna protezione contro l’inquinamento da polveri radioattive e composti chimici cancerogeni: l’odissea delle malattie e delle morti dei nostri militari si protrae tuttora. A Cuba, così come quando parlai di fusione termonucleare controllata a deuterio-elio-3, di monitoraggio e previsione dei sismi mediante il gas radon, ed altri argomenti scientifici di avanguardia, trovai spazio, accoglienza, attenzione, critica costruttiva, e dignità scientifica.


domenica 8 ottobre 2023

Heidegger e la bomba atomica: ovvero la scienza deve pensare - Gianni Vattimo, Massimo Zucchetti

Da: https://contropiano.orgGianni Vattimo (Torino, 4 gennaio 1936 – Rivoli, 19 settembre 2023), è stato un filosofo e politico italiano. Tra i massimi esponenti della corrente postmoderna, è teorizzatore del pensiero debole. 
Massimo Zucchetti docente universitario, antifascista, candidato al premio Nobel nel 2015 per la fisica. - 

In realtà, Heidegger – nella trattazione che questa frase contiene – non ha affatto intenzioni denigratorie nei confronti della scienza. Se mai, si tratta – come vedremo – di una delimitazione: una definizione dell’ambito entro il quale, secondo il filosofo, ama muoversi la scienza, descrivendo quei confini naturali che è poi la scienza stessa a darsi.

Heidegger, anzi, riflette se questi comodi confini siano giustificati, e sulle ragioni per le quali la scienza, invece, dovrebbe pensare, o perlomeno essere aiutata a farlo.

Sotteso a questa affermazione vi è in realtà il dibattuto concetto di neutralità della scienza. Scienza che secondo alcuni – come ad esempio lo scienziato atomico Werner Heisenberg [D. C. CASSIDY, Un’estrema solitudine. La vita e l’opera di Werner Heisenberg, Torino, Bollati Boringhieri, 1996, p. 126] dovrebbe occuparsi della ricerca, dell’avanzare della conoscenza tecnica del genere umano, del “progresso”, applicando il metodo scientifico, che tanti successi e miglioramenti materiali ha apparentemente portato all’umanità negli ultimi secoli.

L’indubbio successo del metodo scientifico, e dello “spingere avanti la frontiera della conoscenza”, fraintesa essere quella esclusivamente materiale, ha portato al nascere di una sorta di franchigia, quasi un territorio franco: la ricerca, la scienza, si occupano di acquisire nuove conoscenze, che risulteranno comunque – assommate – in un progresso, contribuiranno in qualche modo al “Progresso”, quello con la P maiuscola: dovrebbero quindi essere libere da legacci ideologici ed impacci morali?

Spingendo all’estremo questo ragionamento scientista, così comune nella concezione di molti scienziati applicati, ogni scoperta, ogni nuova frontiera della “conoscenza” aperta, valgono di per sé.