domenica 9 febbraio 2025

Il Revisionismo e Auschwitz. Breve guida “per voi giovani” - Massimo Zucchetti

Da: https://zucchett.wordpress.com - Massimo Zucchetti – ANPI “Dante di Nanni”, Torino. Plasma Science and Fusion Center, MIT (US), zucchett@mit.edu. Candidato al premio Nobel nel 2015 per la fisica. 


Questo scritto è per voi, ragazze e ragazzi. Dato che sono un prof, non mi è riuscito di essere troppo conciso e di non farla forse troppo lunga. Date comunque un’occhiata. 


1. Che cos’è questo “Revisionismo”?

Il revisionismo storico è una pratica che cerca di rivedere, riscrivere o minimizzare eventi storici, spesso per motivi ideologici o politici. Nel contesto dell’Olocausto, il revisionismo assume una forma particolarmente pericolosa, poiché mira a minimizzare i crimini dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. In particolare, il revisionismo riguardante il lager di Auschwitz è una distorsione delle verità storiche che ha gravi conseguenze non solo per la memoria collettiva ma anche per la comprensione del male assoluto che è stato perpetrato durante l’Olocausto.

Auschwitz è uno dei luoghi più emblematici dell’orrore nazista, simbolo della sistematicità e della brutalità del genocidio messo in atto dal regime hitleriano. Questo Lager [1] che si trovava in Polonia occupata, ha visto la morte di oltre un milione di persone, per lo più ebrei, ma anche Rom, prigionieri di guerra sovietici, oppositori politici e altri gruppi considerati “indesiderabili” dal regime nazista [2,3]. La macchina della morte a Auschwitz non era quindi un centro di detenzione, ma un impianto dove l’industrializzazione della morte, con l’utilizzo delle camere a gas e dei forni crematori, era perfettamente organizzata. La negazione o minimizzazione di questa realtà storica non solo è storicamente infondata, ma è anche un atto di disumanizzazione delle vittime.

Una delle argomentazioni fondamentali contro il revisionismo è che esistono prove inconfutabili che attestano la realtà ed entità dei crimini commessi ad Auschwitz. Testimonianze di sopravvissuti, documenti ufficiali del regime nazista, fotografie, filmati e relazioni alleati sono solo alcune delle fonti che confermano la sistematicità dell’Olocausto. Nonostante la distruzione di parte dei documenti nazisti da parte delle SS durante la ritirata, le prove materiali e le testimonianze dirette sono amplissime, tali da dimostrare senza ombra di dubbio la realtà dei crimini commessi ad Auschwitz. Le testimonianze dei sopravvissuti, come quelle di Primo Levi [5], Elie Wiesel, e tanti altri, non sono semplici racconti, ma documenti storici che parlano di esperienze reali, dolorose e devastanti.

Il negazionismo, oltre a essere una distorsione della realtà storica, mina la memoria collettiva. Auschwitz non è solo un luogo fisico, ma un simbolo del male assoluto e della capacità dell’uomo di compiere atti di barbarie in nome di ideologie razziste e suprematiste. Negare l’esistenza di Auschwitz o sminuirne l’orrore significa non solo tradire la memoria delle vittime, ma anche ignorare le lezioni di civiltà che dovremmo trarre da quei tragici eventi. Auschwitz non riguarda solo il passato, ma continua a essere un monito per il presente e il futuro. Negare o sminuire ciò che è successo significa negare la possibilità di imparare dai nostri errori e di impedire che simili atrocità possano accadere di nuovo.

2. Uso politico del Revisionismo: un primo esempio recente

Un altro aspetto del revisionismo è la sua connessione con la politica. In molti casi, il negazionismo sull’Olocausto è una strategia adottata da gruppi di estrema destra o da coloro che hanno un’agenda politica specifica, come la diffusione di teorie complottiste. Tali gruppi spesso cercano di ricostruire la storia per servire i propri interessi ideologici, e il negazionismo diventa uno strumento per rafforzare le proprie convinzioni.

Recentemente, invece, l’Olocausto è stato tirato in ballo durante la guerra del 2023-2025 a Gaza: a pieno sproposito, e da due parti diverse. Da un lato, Israele ha continuato a sfruttare le vittime dell’Olocausto di oltre 80 anni fa per avere una sorta di impunità rispetto alle atrocità e alle vittime palestinesi di oggi: chi ha criticato lo Stato di Israele nel 2024 è stato subito accusato a sproposito di antisemitismo, che è una qualifica ingiusta ed un’offesa grave.
Dall’altro lato, sebbene sia un fenomeno fortunatamente circoscritto, non sono mancati gruppi di estrema destra che hanno trovato nuovo terreno per il loro antisemitismo, con i negazionisti che si spingono persino al giustificazionismo: “visto quanto sta facendo Israele nel 2025, forse non è poi stato così sbagliato che nel 1933-1945 in Europa, la Germania…”. Scegliamo di non scrivere neppure la fine di una tale delirante frase, tanto è una enormità ed anche un’apologia di reato.

In entrambi i casi si offende la memoria di vittime morte quasi un secolo fa, che nulla c’entrano con l’attuale guerra a Gaza, e che la Storia dimostra essere stati, tra l’altro, generalmente di ideologia pacifista e contro non solo la guerra, ma anche la violenza: non crediamo che le vittime dell’Olocausto avrebbero mai giustificato gli atti terroristici del 7 Ottobre 2023, e l’atroce repressione del 2023-2025, che ha portato alla morte di decine di migliaia di innocenti ed alla quasi completa distruzione di un territorio piccolo e già ampiamente vessato come Gaza.
Questo episodio recente ci dimostra come la lotta contro il revisionismo sull’Olocausto è fondamentale non solo per la storia, ma anche per la cultura della memoria, evitando un uso politico della menzogna storica.

3. Un altro caso recente di Revisionismo su Auschwitz: chi ha liberato il Lager?

Il 27 gennaio 1945, le truppe sovietiche entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz, liberando i prigionieri che ancora vi si trovavano. Quello che accadde ad Auschwitz è ormai una verità storica ben documentata; ma purtroppo, negli ultimi anni, il revisionismo storico ha cercato di minimizzare il ruolo svolto dall’Unione Sovietica e dall’Armata Rossa nella liberazione di uno dei luoghi più simbolici dell’Olocausto. Le motivazioni stanno senz’altro nella recente invasione russa dell’Ucraina e nella guerra sanguinosa che tuttora si combatte. Ma anche qui, ci appare appena ovvio rimarcare che – al di là della verità fattuale storica del 27.1.1945 che è incontrovertibile – di nuovo si offende la memoria di uomini, donne, soldati sovietici (quindi originari sia della Russia, che dell’Ucraina, oltre che della Bielorussia e delle altre repubbliche dell’URSS) che hanno combattuto e sono morti o rimasti feriti ottanta anni fa, e che nulla hanno a che vedere con l’attuale conflitto fra Russia e Ucraina.

Questo tentativo di negare la verità storica ha avuto effetti anche sulle celebrazioni ufficiali, con scelte politiche che hanno portato la Polonia a non invitare la Russia alle cerimonie di commemorazione [4]. Ma è l’Armata Rossa che ha effettivamente liberato Auschwitz da sola, e ha svolto un ruolo determinante nel fermare il regime nazista.

I Sovietici trovarono solo 7000 malati lasciati indietro, tutti gli altri 65.000 deportati erano partiti verso ovest per una “marcia della morte”. Ma il gelo aveva conservato cataste di cadaveri ed enormi fosse comuni aperte. Tra le prime tracce dell’orrore, poi, i liberatori rinvennero 8 tonnellate di capelli umani, e centinaia di migliaia di abiti. La maggior parte dei soldati sovietici non avevano una piena consapevolezza della portata della tragedia che si era svolta nel lager. I soldati dell’Armata Rossa erano quelli della Prima Armata del fronte ucraino, comandati da Ivan Konev. Non erano “Ucraini”, era il nome di quel settore del fronte, ancora utilizzato perché nel 1943/44 l’Armata Rossa in quel settore liberò innanzitutto l’Ucraina, poi la Polonia. I soldati dell’Armata Rossa erano originari di ovunque nell’URSS, ma si sentivano soltanto soldati sovietici che combattevano la Grande Guerra Patriottica contro gli invasori nazisti.

Contrariamente a quanto fecero a volte gli americani, però, i sovietici sapevano anche che era un pericolo mortale rimpinzare di cibo i detenuti dei lager: pian piano, somministrarono quantità crescenti di minestre sostanziose, pane, latte no che eran tutti dissenterici, carne ma senza esagerare, almeno per due settimane, in modo che si riabituassero. E cure mediche. E gran bagni di acqua calda e sapone, cui furono costretti dalle magnifiche robustissime sbrigative ausiliarie russe, o dalle più flebili ma determinate soccorritrici polacche. Molti deportati, ormai sfiniti, morirono anche nelle settimane successive alla liberazione, ma moltissimi furono salvati dalle cure dei soccorritori.

Le forze alleate occidentali, erano in quel momento molto lontane, ancora schierate sul fiume Reno, ma l’Armata Rossa, pur a prezzo di enormi perdite, aveva avanzato implacabilmente dal fronte orientale, fermando il regime hitleriano prima che fosse troppo tardi, affrontando da sola per tre anni (giugno 1941 – giugno 1944) la formidabile Wehrmacht tedesca, spezzandola, infliggendole sconfitte enormi (Stalingrado, Kursk, Berlino, ad esempio). Il contributo sovietico nello sconfiggere il Nazismo è fondamentale e deve essere riconosciuto come parte essenziale della memoria storica. Ignorarlo significa distorcere la realtà e sviare la discussione dalla verità storica.

Purtroppo, alcuni stati, gruppi politici e media hanno tentato di sminuire il ruolo dell’Unione Sovietica nella vittoria sul nazismo e la liberazione di Auschwitz. Le motivazioni sono molteplici: in alcuni casi si vuole sanzionare anche così la Russia per l’invasione dell’Ucraina, mentre in altri si evidenziano aspetti bui del periodo sovietico per oscurare i meriti dell’Armata Rossa durante la Seconda Guerra Mondiale. Questo atteggiamento revisionista è pericoloso, in quanto rischia di cancellare uno dei momenti più significativi della storia della lotta contro il Nazismo. La Russia ha pagato un prezzo altissimo durante la guerra, con milioni di soldati e civili sovietici che sono morti combattendo contro i nazisti, e questo sacrificio non può essere dimenticato.

Auschwitz, certamente, non fu del tutto una “scoperta”. L’orrore dei campi di sterminio era più o meno noto da un paio d’anni agli alleati, ma un conto è leggere rapporti e ascoltare testimonianze, un altro è vedere coi propri occhi, toccare pelle e ossa con le proprie mani e annusare col proprio naso, in un enorme inferno in Terra in sfacelo fra una marea di cadaveri: questo toccò ai soldati sovietici, per primi, in quei giorni dopo il 27 gennaio 1945.

4. Conclusione

In conclusione, il revisionismo storico sull’Olocausto, e in particolare su Auschwitz, è una forma di manipolazione della verità – da qualsiasi parte provenga – che deve essere respinta fermamente. Negare o minimizzare l’Olocausto è un insulto alle vittime e un pericolo per la nostra comprensione della storia e della moralità umana. Non possiamo permettere che il revisionismo prenda piede, e dobbiamo continuare a difendere la memoria delle vittime, affinché eventi simili non possano mai ripetersi. La memoria storica è il fondamento di una società civile e democratica, e proteggere la verità è nostro dovere: è un impegno che coinvolge tutti, non solo gli storici, ma anche le istituzioni, le scuole, le organizzazioni internazionali e, soprattutto, le generazioni future. La memoria dell’Olocausto deve essere preservata e trasmessa in modo che la società non dimentichi mai ciò che è accaduto. L’Olocausto non sia solo un capitolo oscuro della storia, ma una lezione viva che ci spinge a lottare contro l’intolleranza, il razzismo e l’indifferenza.
Le celebrazioni ufficiali, che dovrebbero essere un momento di riflessione sulla Shoah e sulle atrocità commesse dal regime nazista, non devono mai essere utilizzate per fini politici correnti, o per fare revisionismo. La verità storica deve rimanere al centro di queste cerimonie, e tutti i paesi che hanno contribuito alla sconfitta del nazismo devono essere rappresentati e rispettati. Negare il contributo della Russia nella liberazione di Auschwitz non solo è una menzogna e un atto di ingratitudine, ma rischia anche di danneggiare la memoria collettiva delle vittime dell’Olocausto.

In questo senso, è fondamentale continuare a ricordare e a celebrare l’eroismo di tutte le forze alleate che hanno lottato contro il fascismo. Smettere di fare giustizia alla memoria storica, nel nome di una distorta politica internazionale, è un errore che non dobbiamo permettere.

In un mondo dove il revisionismo storico sta già guadagnando terreno, è nostro dovere mantenere viva la verità. Solo così si può onorare il sacrificio di chi ha combattuto e sofferto per la libertà e per la dignità di tutti.

Alcune Fonti:

  1. Auschwitz. Jewish Virtual Libraryhttps://www.jewishvirtuallibrary.org/auschwitz
  2. The Liberation of Auschwitz, The National WWII Museumhttps://www.nationalww2museum.org/war/articles/liberation-auschwitz
  3. “The Liberation of Auschwitz.” History Extrahttps://www.history.com/this-day-in-history/soviets-liberate-auschwitz
  4. Commemorating Auschwitz without Russia. BBC Newshttps://www.bbc.com/news/world-europe-64429625
  5. Primo Levi, La Tregua, Einaudi, Torino, 1965

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