Da: https://www.ilfattoquotidiano.it - Daniela Ranieri giornalista, dal 2013 scrive su Il Fatto Quotidiano di politica e di cultura. Dopo gli studi di Antropologia culturale all'Università La Sapienza di Roma, ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Teoria e Ricerca Sociale. - Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast)
La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
giovedì 20 febbraio 2025
Luciano Canfora: “Paragonare Monaco 1938 e l’oggi? È solo propaganda” - Daniela Ranieri
“Paragonare Monaco 1938 e l’oggi? È solo propaganda”
Contro l’equazione “sommaria” di Mattarella e altri: “L’élite britannica era favorevole al Führer, l’avversario era l’Urss e il Terzo Reich l’argine al comunismo”
Visto che impazzano i paragoni, da parte della stampa dominante, tra gli eventi prodromici del nazismo e la situazione attuale, in particolare tra la Conferenza di Monaco che aprì la strada a Hitler e la telefonata tra Trump e Putin per porre fine alla guerra in Ucraina, abbiamo interpellato sul tema il professor Luciano Canfora, storico, grecista e filologo.
Professore, cosa successe a Monaco il 29 settembre del 1938?
Venne concluso l’accordo tra quattro potenze, Francia, Inghilterra, Reich tedesco e Italia. Queste potenze su iniziativa tedesca decisero e comunicarono al rappresentante del governo cecoslovacco, che non partecipava alla Conferenza, di cedere territori abitati da minoranze: 3 milioni di tedeschi, un numero consistente dentro la neonata Repubblica cecoslovacca se si pensa che il numero di slovacchi era di 1 milione e 900 mila e i cechi erano 6 milioni e 800 mila. Nell’area dei Sudeti confinante con la Germania meridionale c’erano anche 740 mila ungheresi, 460 mila ruteni e 100 mila polacchi. L’atto di forza della Conferenza fu di imporre alla Cecoslovacchia di obbedire a questa sollecitazione di autonomia per le minoranze etniche, ed è vero che i tedeschi occuparono i Sudeti e prepararono il terreno dando vita a movimenti nazionalistici filo-tedeschi, ma la Polonia, che era governata dalla destra e da ammiratori del Terzo Reich, si prese un pezzetto di Cecoslovacchia, e l’Ungheria un altro bel pezzo. Quando si dice che la Conferenza portò allo smembramento della Cecoslovacchia in favore della Germania si dice una cosa solo parzialmente esatta.
Hanno senso i paragoni con la situazione geopolitica attuale?
In comune non c’è assolutamente nulla, se non per la fantasia di qualcuno.
Ma no… Il punto particolarmente grave è che nel ’38 l’élite britannica era favorevolissima al Führer. Si legga il libro Gli amici di Hitler. Lord Londonderry, la Gran Bretagna verso la via della guerra dello storico inglese Ian Kershaw. L’avversario era l’Unione Sovietica, il Terzo Reich era “l’argine contro il comunismo”. Alla vigilia della guerra, quando ci sono trattative intense, il Führer convoca Carl Burkhardt, commissario della Società delle Nazioni, a Danzica, città libera a statuto speciale e filo-nazista, e gli dice una frase significativa che Burkhardt ha trascritto nel suo libro del 1960 La mia missione a Danzica: “Tutto ciò che io intraprendo”, dice Hitler “è rivolto contro la Russia. Se in Occidente sono troppo stupidi o troppo ciechi per capirlo, sarò costretto a raggiungere un’intesa con la Russia per battere poi l’Occidente, per poi lanciare tutta la mia forza contro l’Unione Sovietica”.
Nella Conferenza di Monaco c’è l’esclusione di un soggetto fondamentale, l’Unione Sovietica; la Francia non è confinante con la Polonia, o con la Cecoslovacchia, però viene convocata per decidere i destini della Cecoslovacchia.
Anche il presidente Mattarella all’Università di Marsiglia ha detto che a Monaco nel ’38 “a prevalere fu il criterio della dominazione” e delle “guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura”. Ha protestato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha parlato di “invenzioni blasfeme”. L’affermazione di Mattarella è storicamente corretta?
Quello che ho appena detto smonta questa idea sommaria. Se vogliamo parlare seriamente di quella vicenda, non c’è nulla in comune col quadro attuale. L’idea che serpeggia nella nostra stampa è molto superficiale e analogica. Capisco la propaganda, il guaio è poi quando uno ci crede veramente, che è il dramma dei nostri giornalisti.
Ha ravvisato della propaganda bellica in Italia negli ultimi tre anni?
Hanno creduto alle cose che dicevano e adesso davanti alla novità che si sta producendo, ora che è saltato il tavolo, sono in imbarazzo, perché avevano preso sul serio ciò che dicevano e che era palesemente di una superficialità estrema.
Putin è il nuovo Hitler?
Il nuovo Hitler fu già il presidente Gamal Abd al-Nasser, quando nazionalizzò il Canale di Suez. Poi Saddam Hussein era il nuovo Hitler. Poi Putin… In realtà per Putin ci sono due trattamenti diversi: una corrente un po’ colta ma passatista dice che è il nuovo Hitler; un’altra, più fricchettona, dice “lo zar”, che è comico. Mi viene in mente l’isteria di Mussolini quando scriveva sul Corriere della Sera nella Repubblica sociale firmandosi “Giramondo” e chiamava il re Vittorio Emanuele III “il signor Savoia”, così si sfogava verbalmente contro colui che lo aveva portato al potere e poi aveva fatto il colpo di Stato. Ma sfogarsi verbalmente è un segno di impotenza.
Mattarella ha parlato anche di “settant’anni di pace” in Europa.
Tranne in Jugoslavia. Forse appartiene all’Africa.
In Baviera si chiude oggi la 61ª Conferenza di Monaco sulla Sicurezza. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha chiesto agli Stati membri di aumentare le spese per la Difesa e di adottare “una mentalità da urgenza permanente”. Con lo sfilarsi degli Usa dalla guerra in Ucraina, Putin conquisterà i Paesi baltici e arriverà a Lisbona?
Certamente, sta cercando di sbarcare in Ispagna. Forse anche in Marocco. Soltanto gli stupidi o quelli in malafede dicono questo. Perché tutti sanno, e Putin prima di tutti, che l’art. 5 del Trattato sul Patto atlantico prevede che un attacco a un singolo Stato appartenente alla Nato comporta una reazione militare dell’intera Alleanza. Ce l’hanno raccontato in maniera ossessiva, ogni volta che un aereo russo sorvolava un angolo della Polonia, Mentana ci ricordava che c’è l’art. 5. Solo le persone in malafede come Zelensky possono dire che l’anno prossimo la Russia attaccherà i Baltici.
La Von der Leyen ha detto che le spese militari saranno considerate fuori dal Patto di stabilità.
Ho ascoltato anch’io nel TeleKiev, il telegiornale di La7, che le spese militari saranno detratte dai calcoli sul debito pubblico per il Patto di Stabilità, che stranamente in quel Tg viene chiamato “il controverso Patto di Stabilità”, che prima era un feticcio da adorare. Questa decisione mica l’ha votata il Parlamento europeo, organismo fantasma. Von der Leyen, con l’élite dirigente, decide che si cambiano le regole.
L’Unione europea è una effigie simbolica?
Notoriamente, è una non-democrazia.
Per aver previsto come sarebbe andata a finire, lei fu inserito nella lista dei “putiniani” (come noi, modestamente). Vuole dire qualcosa agli autori di quelle accuse, alla luce dei fatti?
Non mi ero accorto di essere stato messo in lista. Jeffrey Sachs, consulente del Papa sul terreno economico, intervistato dal Corriere nel giorno 1° maggio 2022, poco dopo che Boris Johnson si era precipitato a far saltare gli accordi tra Russia e Ucraina, disse: “È chiaro che la Nato è la responsabile del conflitto, perché voleva mettere in crisi la Repubblica Federativa Russa, però combatteranno fino all’ultimo ucraino”, come quando nel ’44 nella campagna d’Italia si diceva (gli Alleati, ndr) “combatteranno fino all’ultimo soldato di colore”.
Era una guerra per procura?
Quelli che armavano fino ai denti gli ucraini alla fine si ritirano indietro. Come quando fu sfasciata nel ’99 la Repubblica Federativa Jugoslava, l’idea era di sfasciare la Repubblica Federativa Russa: è composita, ci si può insinuare, stappare movimenti arancioni o qualche primavera, e questo piano è fallito.
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