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domenica 8 giugno 2025

Kiev irresponsabile ci mette a rischio - Fabio Mini

Da: https://www.ilfattoquotidiano.it - Fabio Mini è un militare e saggista italiano, già comandante NATO della missione KFOR in Kosovo dal 2002 al 2003. (Fabio Mini


L’Ucraina ha dimostrato agli eversori che colpire in alto si può, impunemente e “low cost”. Gli alleati europei e americani si sono ficcati in una situazione scomoda, dalla quale converrebbe si sfilassero

Il presidente Trump ha rotto l’assordante silenzio sull’attacco ucraino alle basi russe dicendo di aver parlato con Putin di una eventuale risposta e divagando sull’Iran.
Intanto il potente Yermak, capo dell’ufficio di Zelensky, si è recato negli Usa per sollecitare nuove sanzioni e fornire spiegazioni sull’utilizzazione delle immagini satellitari e tecnologie statunitensi. Anche questa visita è probabilmente un gioco delle parti. In effetti, gli Usa con Biden hanno ceduto e condiviso immagini, dati e tecnologie anche più sofisticate, ma con l’impegno di non dirlo alle tv di tutto il mondo. Trump sta continuando sulla stessa linea, ma la bravata ucraina lo ha messo in difficoltà portando lo scontro al livello dei rapporti strategici diretti fra Russia-Usa. Nel colloquio fra i due leader è stata pronunciata una parola che è riverberata sia nel discorso di Putin ai governanti della federazione sia in quello di Trump sulle restrizioni agli ingressi negli Stati Uniti: terrorismo. Così il presidente russo ha definito i sabotaggi ai ponti e alle ferrovie e così ha definito gli attacchi alle basi aeree strategiche.
L’operazione militare speciale che stava per trasformarsi in guerra tra Russia e Ucraina si annuncia invece come guerra al terrorismo da qualsiasi parte provenga. In effetti l’attacco alle basi con i droni è stato un attacco di guerra diretto dai servizi segreti (Sbu) e condotto non dalle forze armate ma da operativi sostenuti da una rete di connivenza interna alla Russia, baldanzosamente ringraziata dallo stesso Zelensky. Un attacco non isolato che segue la catena di attacchi terroristici, assassinii mirati, sabotaggi, attacchi a strutture civili subiti dalla Russia sul proprio territorio a opera dello Sbu ucraino.

mercoledì 21 giugno 2023

Ucraina, la controffensiva si è già impantanata - Fabio Mini

Da: https://www.ilfattoquotidiano.it - Fabio Mini è un militare e saggista italiano, già comandante NATO della missione KFOR in Kosovo dal 2002 al 2003. 


Ucraina, la controffensiva si è già impantanata 

L’AVANZATA SI LIMITA A POCHI CHILOMETRI  

Quanto potrà durare la retorica degli aiuti militari per far vincere Zelensky? Biden punta a ritrovare l’egemonia economica Usa

In genere le prime dieci ore e i primi dieci giorni sono indicativi dello sviluppo delle operazioni. Le prime ore indicano le linee di approccio facendo capire quali sono le principali e le sussidiarie; i primi dieci giorni danno l’idea degli obiettivi, della consistenza dell’attacco e delle sue potenzialità. In Ucraina, le prime ore non hanno chiarito nulla e anzi hanno sollevato molte perplessità: un attacco, o tre o cinque, su 800 chilometri di fronte non consente di capire molto sulla ratio dell’intera operazione. E anche ammesso che ciò sia voluto per sorprendere l’avversario occorre valutare il rischio che nemmeno i propri comandanti sul terreno la capiscano e siano i primi ad essere sorpresi. 

Dopo dieci giorni la situazione non è migliorata. Il New York Times cerca di rassicurare sui successi ucraini della “estenuante, ma promettente controffensiva ucraina anche se a caro prezzo”. Concordando con ciò che il Fatto sostiene da tempo, il Nyt riferisce che “dopo aver inizialmente riconquistato alcuni piccoli insediamenti e villaggi, i progressi dell’Ucraina nelle regioni di Donetsk e Zaporizhzhia si misurano meglio in metri che in chilometri”. Inoltre, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, e il presidente degli Stati maggiori riuniti, generale Mark Milley, hanno riconosciuto che le forze ucraine stanno incontrando una forte resistenza e subendo perdite sia in termini di vittime umane sia di carri armati e altri veicoli corazzati occidentali recentemente forniti. Queste difficoltà erano attese, hanno detto”. Intanto, sul terreno “a ogni passo in avanti, i soldati ucraini sono sempre più esposti alla potenza di fuoco russa”. Quindi sembra di capire che dopo le riconquiste delle aree distanti dal fuoco russo, l’offensiva ucraina stia procedendo a “passi” e che vada incontro al peggio. Questo accade sul terreno, dove si combatte e si muore. 

Nei luoghi dove invece si chiacchiera e si fanno affari la situazione è migliore e l’Ucraina è già vittoriosa su tutta la linea. La Nato e l’Unione europea si preparano ad accoglierla anche senza i requisiti richiesti e a prescindere dalle previste autorizzazioni dei Paesi “sovrani”. L’impegno a sostenere il “Paese aggredito senza motivo” è anche l’impegno a entrare in guerra contro la Russia e soprattutto la conferma che l’Europa è il primo obiettivo e principale teatro della guerra americana contro la Russia. Le manovre della Nato nell’Europa del Nord per quanto di routine hanno assunto valenza di mobilitazione militare per la guerra e, come si sa, la mobilitazione è già guerra. Anche la chiamata al riarmo con la mobilitazione delle produzioni industriali belliche non ha nessun carattere di deterrenza o difesa, ma tutti quelli della sfida e della provocazione. Il riarmo è la parte militare della preparazione alla guerra che tuttavia innesca e discende dalla preparazione finanziaria ed economica per un conflitto lungo e oneroso affrontabile e sostenibile soltanto con la concentrazione delle risorse materiali e umane sulla guerra. 

Guerra non fine a se stessa, ovviamente, ma preludio del grande scontro Stati Uniti-Cina. Questo vogliono gli Usa e gli europei e questo è l’impegno che l’Ucraina ha assunto nei loro confronti: fornire armi in cambio di sangue per consentire all’Occidente di non soccombere in una guerra economica, commerciale e tecnologica che minaccia il sistema occidentale soltanto perché basato sull’egemonia statunitense. L’Occidente sta infatti cercando di spostare la guerra da un campo in cui ogni giorno perde iniziativa e potenziale a un campo, quello militare, in cui i numeri relativi all’hardware sono ancora favorevoli. Ma a fronte delle chiacchiere e della propaganda, l’Occidente trova già ora molte difficoltà nel perseguire la prospettiva di una guerra lunga e potenzialmente dolorosa. E gli ucraini forse cominciano a capire che della vittoria delle chiacchiere e dei soldi beneficeranno solo pochi e comunque non saranno coloro che combattono. 

Si avvicina sempre di più il momento della verità spesso sollecitato dallo stesso presidente Zelensky: quanto sangue dei nostri figli siamo disposti a versare se e quando l’Ucraina non ce la facesse più? Quanto potrà durare la retorica degli aiuti all’Ucraina perché “essa” possa vincere? Quanto durerà ancora l’ubriacatura della guerra europea che ci costerà più di quanto non si sia disposti a spendere? Ogni giorno che passa, sul fronte orientale e nelle cancellerie occidentali appare evidente che l’Ucraina “deve” vincere per non costringerci a scegliere fra il sacrificio del nostro sangue e la vergogna dell’abbandono.

martedì 31 maggio 2022

Kiev, un esercito senza ricambio. E le nostre armi “aiutano” Mosca - Fabio Mini

Da: https://www.ilfattoquotidiano.it - Fabio Mini è un generale italiano, già comandante della missione KFOR in Kosovo dal 2002 al 2003. Commentatore di questioni geopolitiche e di strategia militare, scrive per Limes, la Repubblica, l'Espresso ed il Fatto Quotidiano dal 2015, è membro del Comitato Scientifico della rivista Geopolitica ed è autore di diversi libri. 

Il paradosso dei rifornimenti. La Russia sta impiegando un quarto delle forze in servizio attivo, gli ucraini sono già arrivati a impiegare le riserve non qualificate. E i missili occidentali a lunga gittata danno ai russi i motivi e i pretesti per occupare di più

Libia, 1940-41. L’offensiva di settembre verso l’Egitto imposta al Maresciallo Graziani si arrestò a Sidi Barrani dove le truppe si sistemarono a difesa. I britannici preferirono ripiegare a Marsa Matruh, ma il 9 dicembre ripresero l’iniziativa e attaccarono le difese italiane. Nel giro di tre giorni caddero in mano inglese 38.000 prigionieri, 73 carri armati, 237 cannoni e migliaia di veicoli. Il 18 dicembre raggiunsero Bardia. La guarnigione italiana, costituita da 45.000 soldati e 430 cannoni, si arrese il 5 gennaio 1941 e i componenti furono fatti prigionieri. Il 21 gennaio anche Tobruk fu conquistata e furono catturati altri 30.000 soldati italiani e 236 cannoni. Il 7 febbraio la 10° armata italiana comprendente 10 divisioni si arrese e il giorno successivo l’offensiva britannica si fermò, per ordini superiori, a El Agheila. In due mesi i britannici avevano occupato la Cirenaica, fatto 130.000 prigionieri e catturati o distrutti 380 carri armati e 845 cannoni. Il generale Tellera fu ucciso e tre generali furono catturati. I britannici avevano avuto 500 morti, 1.373 feriti e 56 dispersi. Con l’arrivo di Rommel in Libia ripresero le operazioni italo-tedesche per la riconquista della Cirenaica. L’8 aprile 1941 tra El Mechili e Derna furono catturati centinaia di mezzi britannici e fatti prigionieri oltre 2000 soldati e sei generali. Il 21 giugno venne riconquistata Tobruk dove gli italo-tedeschi catturarono 25.000 britannici, centinaia di veicoli e di tonnellate di rifornimenti. La campagna d’Africa settentrionale si estese dall’Egitto alla Tunisia e al Marocco e si protrasse fino al 1943, con la sconfitta delle forze dell’Asse pressate da oriente e occidente dalle forze alleate che immisero nel teatro operativo altri 500.000 uomini e decine di migliaia di mezzi corazzati. Complessivamente l’Italia ebbe 13.748 morti, 8.821 dispersi, 250.000- 340.000 prigionieri; la Germania 18.594 morti, 3.400 dispersi e 180.000 prigionieri; il Regno Unito/Commonwealth ebbe 35.478 morti e 180.000 fra dispersi e prigionieri. 

Queste alcune delle lezioni apprese dalla campagna condotta essenzialmente da forze corazzate: 1) le operazioni si sviluppano in cicli relativamente brevi, un paio di mesi, con pause della stessa durata per la ricomposizione delle forze; 2) hanno un bisogno enorme di rifornimenti (carburante e munizioni) e ripianamenti delle perdite umane (morti, feriti, prigionieri); 3) la vittoria non è decretata dal numero maggiore o minore di perdite ma dalla capacità di alimentare, sostituire, avvicendare le forze di combattimento. 

domenica 22 dicembre 2024

L’Ucraina capitola, ma la Nato è sorda - Fabio Mini

 Da: https://www.ilfattoquotidiano.it - Fabio Mini è un militare e saggista italiano, già comandante NATO della missione KFOR in Kosovo dal 2002 al 2003. 



Ultimo sfregio a Kiev - La catena di comando dell’Alleanza atlantica pianifica la continuazione della guerra assegnando ai vari Paesi membri i compiti e fissando quante e quali risorse ognuno di essi deve dedicare alla difesa 



Con l’intervista al quotidiano Le Parisien, il presidente Zelensky ha dichiarato la capitolazione militare dell’Ucraina. Nel nostro piccolo, l’avevamo annunciata tre anni fa, durante l’invasione, senza palla di vetro ma con un filo di ragionamento. Sarebbe bastato quello ad evitare all’Ucraina mezzo milione di soldati eliminati e 10 milioni di cittadini scappati all’estero. La media di 14 mila soldati e 280 mila cittadini perduti, al mese, per anni. Ed è questo dato nudo e crudo che oggi dovrebbe far ragionare chi sta decidendo la continuazione a oltranza della guerra. Ma in quei giorni Zelensky e chi lo appoggiava dandogli armi e idee fantasiose e disastrose, ma comunque criminali, non volevano ragionare. Per questo siamo stati imbottiti di stupidaggini a tutti i livelli, mentre si tenevano opportunamente nascoste tutte le vulnerabilità di una nazione approntata e addestrata per la guerra nei venti anni precedenti, una guerra impari contro i suoi stessi cittadini. Una guerra militare e paramilitare, di polizia e bande armate contro i cittadini autonomisti e una guerra civile contro tutti i russofoni, ma anche i romeni, gli ungheresi e i carpatici: vale a dire buona parte dei cittadini ucraini e la quasi totalità di quelli del Donbas e della Crimea. Nel 2004 gli estremisti neo nazisti ucraini aiutati dagli americani avevano preso il potere con una percentuale irrisoria di voti elettorali. Allora iniziarono i pogrom antirussi e i capi di Stato coccolati dagli occidentali dicevano: “Noi avremo case e lavoro, loro no; i nostri figli andranno a scuola, i loro no e resteranno a marcire nelle cantine come topi”. Questo è stato il programma dei vari governanti sostenuti dai neonazisti. Oggi quei personaggi non sono scomparsi e nessuno di loro ha versato una goccia di sudore in guerra. Ancora oggi dicono e fanno le stesse cose. Nel frattempo la catena di comando della Nato sta già pianificando la continuazione della guerra assegnando ai Paesi membri i compiti da svolgere e fissando quante e quali risorse ognuno di essi deve dedicare alla difesa propria e a quella collettiva. Difesa che, ovviamente, visto che il nemico è chiaro può anche prevedere l’attacco preventivo. 

domenica 4 settembre 2022

Guerra in Ucraina: la posizione di un ex ufficiale dei marines ribalta la versione occidentale.

 Da: https://www.lantidiplomatico.it 

Leggi anche: Le prime (amare) indicazioni dalla guerra in Ucraina - Gianandrea Gaiani

Kiev, un esercito senza ricambio. E le nostre armi “aiutano” Mosca - Fabio Mini

Sachs: «Il grande errore degli Stati Uniti è credere che la Nato sconfiggerà la Russia» - Federico Fubini

La situazione militare in Ucraina - Jacques Baud

Vedi anche: Guerra in Ucraina, la cortina di acciaio. Cosa vogliono gli Stati Uniti - Mappa Mundi



Presentazione

Questo è un saggio dedicato all’invasione russa dell’Ucraina, articolato in due parti, comparse sulla “Marine Corps Gazette”[1] nei numeri di giugno e di agosto 2022. È un’accurata, approfondita, eccellente analisi professionale dell’operazione militare speciale russa; in assoluto e di gran lunga la migliore che abbia trovato (e non ho cercato poco).

L’Autore è “Marinus”, un ufficiale superiore del Corpo dei Marines, abituale collaboratore del mensile; corre voce, non confermata, che si tratti del ten. gen. (a riposo) Paul Van Riper[2], forse in collaborazione con il figlio. La prima parte dell’analisi di “Marinus, consegnata dall’Autore alla redazione il 14 aprile 2022 e pubblicata nel numero di giugno, è dedicata allo studio del livello materiale della campagna militare russa.

La seconda parte dell’analisi, pubblicata in agosto, è invece dedicata ai livelli mentale e morale della campagna russa, e dunque anche al suo significato e ai suoi obiettivi politici.

Come illustra sinteticamente “Marinus” nell’incipit della prima parte, la distinzione in tre livelli della guerra - materiale, mentale e morale - si rifà all’elaborazione teorica del col. John Boyd, USAF[3],  il maggiore teorico contemporaneo occidentale dell’arte militare, e in particolare della guerra di manovra. Nella classificazione teorica di Boyd i fattori della guerra sono, in ordine d’importanza: uomini, idee e materiale.

L’elaborazione teorica di Boyd ha avuto grande rilievo nella riforma della dottrina del Corpo dei Marines, con la quale essi, negli anni Ottanta/Novanta, hanno adottato teoria e pratica della guerra di manovra. Nella sua elaborazione, Boyd riprende sia la lezione di Sun Tzu, da lui appresa nel corso della guerra del Vietnam, sia la lezione dei teorici e degli interpreti tedeschi della guerra, da Clausewitz a von Manstein.

Invito a leggere con calma e attenzione l’analisi di “Marinus”. Come il lettore potrà constatare, essa è affatto dissonante dalle analisi che hanno trovato consenso ufficiale nelle dirigenze militari e politiche statunitensi ed europee, e conduce a conclusioni completamente diverse in merito alle capacità strategiche e operative dell’esercito russo, agli obiettivi strategici russi, e alle prospettive future del conflitto in Ucraina.

L’eccezionale valore dell’analisi di “Marinus” dipende da tre fattori: a) elevata competenza tecnica dell’Autore b) fonte insospettabile di parzialità a favore dei russi c) destinatario principale dell’analisi, ossia il Corpo dei Marines degli Stati Uniti d’America, un reparto militare che sin d’ora deve prepararsi ad affrontare sul campo il nemico russo. È autoevidente che per affrontare con successo un nemico sul campo di battaglia, è indispensabile conoscerlo e valutarlo nel modo più accurato, realistico e veritiero possibile.

La prima parte del saggio di “Marinus”, intitolata L’INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA/Parte I: il livello materiale della campagna, è tradotta da me. La seconda parte, intitolata L’INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA/Parte II: i livelli mentale e morale, è tradotta da Carmen di “Voci dall’Estero”, che ringrazio sentitamente, e riveduta da me. Dove non altrimenti specificato, tutte le note in calce sono dell’Autore. Buona lettura.

Roberto Buffagni

domenica 2 luglio 2023

Il buio che ci sta davanti: dove è diretta la guerra in Ucraina - JOHN J. MEARSHEIMER

Da: https://italiaeilmondo.com - Testo originale: https://mearsheimer.substack.com/p/the-darkness-ahead-where-the-ukraine?utm_source=profile&utm_medium=reader2 -Traduzione a cura di Roberto Buffagni. 

John_Mearsheimer  è un politologo americano e studioso di relazioni internazionali , che appartiene alla scuola di pensiero realista . È R. Wendell Harrison Distinguished Service Professor presso l' Università di Chicago . È stato descritto come il realista più influente della sua generazione.

Leggi anche: Ucraina, la controffensiva si è già impantanata - Fabio Mini 

La trappola di Tucidide - Andrea Muratore


Questo recentissimo articolo di John Mearsheimer, che traduciamo e pubblichiamo, raccoglie gli argomenti fondamentali degli interventi pubblici recenti e prossimi del grande studioso americano. Difficile sopravvalutarne l’importanza. In esso si ritrovano, corredati da un ampio apparato di note e documenti, gli elementi essenziali della situazione in Ucraina, e dei suoi prossimi, probabili sviluppi. Come d’uso, Mearsheimer li esprime con la massima semplicità e chiarezza, in uno sforzo di obiettività e perspicuità che gli fa onore.

Buona lettura, Roberto Buffagni. 

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Il buio che ci sta davanti: dove è diretta la guerra in Ucraina

JOHN J. MEARSHEIMER, 23 GIUGNO 2023 

Questo articolo esamina la probabile traiettoria futura della guerra in Ucraina.[1] 

Affronterò due questioni principali.

Primo: è possibile un accordo di pace significativo? La mia risposta è no. Siamo in una guerra in cui entrambe le parti – l’Ucraina e l’Occidente da una parte e la Russia dall’altra – si vedono come una minaccia esistenziale che deve essere sconfitta. Dati gli obiettivi massimalisti di entrambe le parti, è quasi impossibile raggiungere un trattato di pace praticabile. Inoltre, le due parti hanno divergenze inconciliabili per quanto riguarda il territorio e il rapporto dell’Ucraina con l’Occidente. Il miglior risultato possibile è un conflitto congelato che potrebbe facilmente trasformarsi in una guerra calda. Il peggiore esito possibile è una guerra nucleare, che è improbabile ma non si può escludere. 

In secondo luogo, qual è la parte che probabilmente vincerà la guerra? La Russia alla fine vincerà la guerra, anche se non sconfiggerà in modo decisivo l’Ucraina. In altre parole, non conquisterà tutta l’Ucraina, ciò che sarebbe necessario per raggiungere tre degli obiettivi di Mosca: rovesciare il regime, smilitarizzare il Paese e tagliare i legami di sicurezza di Kiev con l’Occidente. Ma finirà per annettere un’ampia porzione di territorio ucraino, trasformando l’Ucraina in un moncone di Stato disfunzionale. In altre parole, la Russia otterrà una brutta vittoria.

Prima di affrontare direttamente questi temi, sono necessarie tre considerazioni preliminari. Innanzitutto, sto cercando di prevedere il futuro, cosa non facile da fare, visto che viviamo in un mondo incerto. Pertanto, non sto sostenendo di avere la verità; infatti, alcune delle mie affermazioni potrebbero essere smentite. Inoltre, non sto dicendo ciò che vorrei che accadesse. Non sto facendo il tifo per una parte o per l’altra. Sto semplicemente dicendo ciò che penso accadrà con il procedere della guerra. Infine, non sto giustificando il comportamento russo o le azioni di nessuno degli Stati coinvolti nel conflitto. Sto solo spiegando le loro azioni.

Ora passiamo alla sostanza.

sabato 31 maggio 2025

UN SUICIDIO ASSISTITO - Marco Travaglio

Da: Il Fatto Quotidiano | https://www.facebook.com/marcotravaglio - Marco Travaglio è un giornalista, saggista e opinionista italiano, dal 3 febbraio 2015 direttore della versione cartacea de il Fatto Quotidiano

Quanti fiumi di parole inutili, anzi dannose, sulla pace in Ucraina pur di non arrivare mai al nocciolo della questione: e cioè che Nato, Ue e Kiev hanno perso la guerra, la Russia l’ha vinta, il tempo gioca a favore di Mosca e spetta agli sconfitti convincere i vincitori a smetterla con un’offerta che non possano rifiutare. Sennò i vincitori continueranno ad avanzare e gli sconfitti a perdere territori e vite umane. Il 18.12.2024 Zelensky, che cambia idea a seconda dell’ultimo con cui parla, ammise di non poter recuperare le cinque regioni occupate e annesse dai russi: da allora non riesce più a spiegare ai suoi soldati per cosa combattono e muoiono. Ora invece garantisce che non rinuncerà neppure alla Crimea, che il negoziato gliele ridarà come per miracolo e che “avremo una pace giusta solo dopo Putin”. Devono di nuovo avergli fatto credere che: 1) Putin ha i giorni contati, come tre anni fa, quando Zelensky giurò che era morto e quello che vedevamo era un sosia; 2) chi lo sostituirà sarà un sincero democratico, pacifista e amico di Kiev, che si ritirerà dai territori occupati con tante scuse e li restituirà dopo averli ricostruiti a proprie spese; 3) Zelensky potrà finalmente indire le elezioni rinviate un anno fa, rivincerle in carrozza, entrare nella Nato e nell’Ue, riarmarsi fino ai denti con tutta l’Europa e piazzare missili nucleari sotto le finestre del Cremlino fra gli applausi del nuovo inquilino. Come se nulla fosse accaduto.
A furia di drogarlo con promesse false e aspettative utopistiche, l’Ue dei finti amici sta spingendo l’Ucraina nella fossa: un lungo suicidio assistito, come lo definì tre anni fa Fabio Mini sul Fatto. L’unico vero amico di Kiev è quello che passa per suo nemico al soldo di Putin: Trump, che con i suoi modi buzzurri fu il primo alleato a dirgli la verità. Cioè che la guerra è persa, Kiev senza le armi Usa non regge due settimane e al negoziato non ha carte da giocare. Ora Zelensky accusa Putin di non voler negoziare perché non gli anticipa il suo “memorandum” prima del nuovo round del 2 giugno a Istanbul. Come se non conoscesse a memoria la posizione russa, sempre la stessa da oltre dieci anni: neutralità e smilitarizzazione di Kiev, stop all’allargamento della Nato a Est, “denazificazione” (che, al netto della propaganda, significa basta persecuzioni russofobe contro i russofoni), rinuncia ai territori occupati (che non sono tutti quelli annessi), fine delle sanzioni, assetti futuri di sicurezza per tutti. Su questo, cioè sulla sicurezza, l’Ucraina avrà ragione di pretendere garanzie serie contro futuri attacchi. Su tutto il resto c’è poco da trattare: solo da prendere atto della triste realtà. Non si può perdere ciò che si è già irrimediabilmente perduto: si può solo perdere ciò che si ha ancora.

lunedì 17 luglio 2023

L’Ucraina ha già perso. E la Nato pure… - Francesco Dall’Aglio

https://contropiano.org - Francesco Dall'Aglio, medievista, ricercatore presso l'Istituto di Studi Storici al dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia (Bulgaria). Esperto di est Europa e di questioni strategico-militari... 

Leggi anche: Ucraina, la controffensiva si è già impantanata - Fabio Mini


È abbastanza confortante che le cose che vado dicendo da un po’ vengano confermate da Markus Reisner, uno degli analisti miliari più preparati e obiettivi in circolazione (Reisner se lo può permettere: è colonnello dell’esercito austriaco, e l’Austria non fa parte della NATO. Niente conflitti di interesse e ordini di scuderia).

Che dice dunque oggi Reisner? La prima fase dell’offensiva ucraina può dirsi conclusa, con risultati pressoché nulli.

E questo a causa proprio del magnificato addestramento NATO, che si è rivelato del tutto inefficace nelle operazioni di attacco contro un nemico trincerato, preparato a ricevere l’assalto, e dotato di superiorità aerea e di artiglieria.

Incredibilmente, non solo le armi e l’addestramento occidentali non sono state sufficienti, ma sono state controproducenti.

Ora, dice ancora Reisner, l’esercito ucraino ha cambiato un po’ le tattiche (non lo dice esplicitamente, ma in pratica è tornato a quelle sovietiche) e lui prevede che in futuro potrà ottenere “successi limitati”, ma nessuno sfondamento del fronte.

Le ultime esternazioni di Zelensky confermano implicitamente la cosa: l’Ucraina avrebbe voluto attaccare prima che i russi preparassero le loro difese e le loro riserve, ma il materiale NATO è stato mandato tardi, e poco.

La verità è che la NATO non ha strategie di attacco contro un pari grado tecnologico in una guerra convenzionale.

Tutte le chiacchiere di un intervento diretto nel conflitto sono, appunto, chiacchiere, anche considerando che stavolta l’aviazione ci sarebbe; così come sono chiacchere tutte le scemenze biologiste sulla “superiorità” innata di qualsiasi cosa sia occidentale, tanto care ai nostri Parsi, Stirpe, Iacoboni e razzisteria assortita.

Questo è lo stato dell’arte: non puoi sconfiggere la Russia in un conflitto convenzionale, a meno di mobilitare l’intera popolazione e trasformare tutta l’economia occidentale in economia di guerra – e anche lì si deve vedere.

È stato un delirio, o deliberata disinformazione, immaginare che bastasse armare l’Ucraina per “infliggere una sconfitta strategica” alla Russia.

Intanto abbiamo distrutto una nazione, come già fatto tante volte in Medio Oriente e in Africa. In questo siamo molto bravi.

mercoledì 24 aprile 2019

La NATO non è un’alleanza - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza.


Gli Stati Uniti hanno bisogno delle basi militari per mantenere il loro dominio imperialista sul mondo. L’occupazione dei paesi che ospitano le sue basi si fonda sulla Nato. Cosa sta alla base della smodata ambizione Usa? 


La NATO non è un’alleanza, costituisce piuttosto un’occupazione militare di quei paesi che furono ‘liberati’ dagli alleati nel corso della Seconda Guerra Mondiale” (di fatto vinta dallo sforzo immane dell’Unione Sovietica), il cui scopo è sempre stato quello di orientare in senso filostatunitense la politica europea e di impedire il sorgere nel nostro continente di governi ostili alla superpotenza oggi in seria crisi.

Questo concetto è ben spiegato da Manlio Dinucci, il conduttore della contro-celebrazione della NATO, il quale scrive sul Manifesto che la “Nato è un’organizzazione sotto il comando del Pentagono… è una macchina da guerra che opera per gli interessi degli Stati Uniti, con la complicità dei maggiori gruppi europei di potere”, la quale può esser giustamente accusata di essersi macchiata di crimini contro l’umanità.
Da qui ha preso le mosse il recente convegno internazionale sul 70° anniversario della NATO, tenutosi a Firenze lo scorso 7 aprile [1], a cui hanno partecipato circa 600 persone, venute da tutta Italia e mostrando che nel nostro paese non tutti si identificano con la politica supinamente allineata dei nostri governi (di vari colori) ai voleri statunitensi, che – dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica e dei suoi stretti alleati – hanno scatenato sanguinose guerre e conflitti ancora in atto

sabato 23 luglio 2022

Ulteriori riflessioni sulla guerra in Ucraina e sulle sue conseguenze - Alessandra Ciattini intervista Orazio Di Mauro

Da: la Città Futura - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it ed è editorialista de https://www.lacittafutura.it -  Orazio Di Mauro insegna Storia e Filosofia. Esperto di questioni militari.


                                                                             

venerdì 10 maggio 2019

Esiste oggi un imperialismo europeo? - Domenico Losurdo

Da: https://www.facebook.com/groups/39260553162/ - http://www.marx21.it - L'Ernesto Rivista
Domenico Losurdo è stato un filosofo, saggista e storico italiano. - http://domenicolosurdo.blogspot.com/


IMPERIALISMO USA, 
CONTRADDIZIONI INTERIMPERIALISTICHE E 
“IL NEMICO PRINCIPALE DEI POPOLI “. (2004)

1. LA RISCOPERTA DI LENIN 

Si può ancora parlare di «imperialismo »? Qualche tempo fa un libro di grande successo, firmato da due autori che si richiamano al movimento comunista, ne ha decretato la fine. Avrebbero ormai perso senso i confini nazionali e statali e i conflitti tra le grandi potenze e il mondo risulterebbe unificato in un unico Impero. La situazione odierna sarebbe radicalmente diversa rispetto a quella analizzata e affrontata da Lenin. Se non che, nello scrivere il suo saggio sull'imperialismo, il grande rivoluzionario si richiama alla «fondamentale opera inglese sull’imperialismo» di Hobson (Lenin, 1955, vol. XXII, p. 189), apparsa in prima edizione nel 1902. Era ancora fresco il ricordo della spedizione congiunta che due anni prima aveva represso nel sangue la rivolta dei Boxer in Cina. Pur costellata di massacri a danno dei «barbari », l’impresa era stata celebrata dai suoi ideologi e da una larga opinione pubblica in Occidente come la realizzazione del «sogno di politici idealisti, gli Stati Uniti del mondo civilizzato». L’impresa non aveva visto unite tutte le grandi potenze del tempo?

Non è qui tanto importante rilevare che, a breve distanza di tempo, l’abbraccio internazionale del capitale avrebbe ceduto il posto alla carneficina della prima guerra mondiale. Conviene invece concentrarsi sul fatto che la categoria di imperialismo comincia ad affermarsi non in riferimento al conflitto tra le grandi potenze (latente o acuto a seconda delle circostanze e dei rapporti forza), ma per rispondere in primo luogo ad un’esigenza diversa. Se Theodore Roosevelt, nel 1904, celebra le imprese coloniali come operazioni di «polizia internazionale», portate avanti dalla «società civilizzata » nel suo complesso, in quello stesso periodo di tempo a parlare di imperialismo sono coloro che denunciano la realtà della guerra, dei massacri, dell’oppressione nazionale e dello sfruttamento economico cui sono sottoposti i popoli delle colonie e semi-colonie. 


domenica 26 giugno 2022

Le prime (amare) indicazioni dalla guerra in Ucraina - Gianandrea Gaiani

 Da: https://www.analisidifesa.it - Gianandrea Gaiani Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa.


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 Il ritorno della guerra, quella “vera”, convenzionale, brutale e ad alta intensità sta determinando reazioni e riflessioni in Europa oltre a decisioni politiche e finanziarie di rilievo come l’adesione ormai diffusa presso molte nazioni (Italia inclusa) all’obiettivo di portare le spese militari al 2 per cento del PIL, addirittura al 3 per cento nel caso della Polonia che ha varato un massiccio riarmo, o come il fondo speciale per Difesa tedesco da 100 miliardi di euro.

“L’Europa si sente vulnerabile non solo per il fatto che i missili russi potrebbero colpirla ma anche perché, facendo un inventario delle capacità disponibili in termini di dotazioni i singoli Paesi si sono resi conto di non essere in grado di affrontare questo scenario”,  ha affermato Emanuele Serafini, direttore per l’Europa Occidentale e Nato di Lockheed Martin nel corso del convegno “Industria della Difesa, scenari e prospettive nella crisi post Ucraina”, organizzato al palazzo dell’Esercito, a Roma l’8 giugno.

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Una definizione che ben fotografa la drammatica realtà emersa dalle prime indicazioni fornite dal conflitto in Ucraina.

Difficile prevedere quando e con quali esiti potrà avere termine la guerra che prese il via nel 2014 nella regione orientale del Donbass ma ha subito una rapida escalation dal 24 febbraio scorso con l’intervento militare russo e il coinvolgimento indiretto degli stati membri della NATO quali fornitori di massicci aiuti militari e programmi di addestramento alle truppe di Kiev.

Dopo quasi 4 mesi di combattimenti ad alta intensità è forse presto per parlare di “lezioni” ma è certo possibile tracciare alcune indicazioni che questo conflitto fornisce all’Occidente e alle nazioni europee, determinate non solo dagli sviluppi bellici sul campo di battaglia ma anche dalla natura di questa guerra.