La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
venerdì 14 maggio 2021
Perché la mente non coincide con il cervello - Felice Cimatti
giovedì 13 maggio 2021
"Jürgen Habermas" - Antonio Gargano
mercoledì 12 maggio 2021
I morti palestinesi, la censura di Facebook e l'ipocrisia di tutti - Alberto Negri
Da: https://www.lantidiplomatico.it - Articolo apparso su "Il Manifesto", 11 maggio 2021
Alberto Negri è giornalista professionista dal 1982. Laureato in Scienze Politiche, dal 1981 al 1983 è stato ricercatore all'Ispi di Milano. Storico inviato di guerra per il Sole 24 Ore, ha seguito in prima linea, tra le altre, le guerre nei Balcani, Somalia, Afghanistan e Iraq. Tra le sue principali opere: “Il Turbante e la Corona – Iran, trent’anni dopo” (Marco Tropea, 2009) e “l musulmano errante. Storia degli alauiti e dei misteri del Medio Oriente” (Rosenberg & Sellier, marzo 2017)
Immagini forti e violente: la censura di Facebook è l'ipocrisia di tutti
martedì 11 maggio 2021
Incontro con Roberto Fineschi - Unigramsci Pisa
domenica 9 maggio 2021
Scienza, salute e crisi pandemica: il contributo degli scienziati marxisti - Juan Duarte
Da: https://www.lavocedellelotte.it - Juan Duarte, Professore all’Università di Buenos Aires e curatore, per La Izquierda Diario e Ediciones IPS, di importanti lavori su scienza, salute e crisi pandemica.
Vedi anche: Ernesto Burgio: La prima pandemia dell’Antropocene - Terza Lez. Pandemia e Capitalismo del XXI secolo
Leggi anche: Un anno di covid - Marco Bersani
Il cosiddetto problema ambientale - Carla Filosa
L’ecomarxismo di James O’Connor - Riccardo Bellofiore
Natura, lavoro e ascesa del capitalismo*- Martin Empson
Cinque risposte su marxismo ed ecologia*- John Bellamy Foster
Riproduciamo di seguito una versione scritta dell’intervento di Juan Duarte, professore all’Università di Buenos Aires e curatore, per La Izquierda Diario e Ediciones IPS, di importanti lavori su scienza, salute e crisi pandemica,
nell’ultimo appuntamento del seminario virtuale su “Pandemia e capitalismo nel XXI secolo” curato dai compagni dell’Università Popolare Antonio Gramsci.
In questa breve presentazione cercherò di mostrare alcuni possibili contributi da un punto di vista dialettico marxista per comprendere la complessità che mette in gioco la pandemia del covid-19 e per elaborare aspetti programmatici per affrontarla da una prospettiva anticapitalista e socialista. Per questo, illustrerò il lavoro di recupero e ricreazione della tradizione marxista nella scienza, ecologia e salute che abbiamo fatto come Ediciones IPS e La Izquierda Diario, concentrandoci sui contributi dei biologi marxisti Richard Lewontin e Richard Levins, e dell’equipe di Rob Wallace.
L’emergere e lo sviluppo della pandemia di coronavirus non solo ha dato origine a una crisi sanitaria, economica e sociale globale, nel contesto di una precedente crisi ecologica e climatica, ma ha anche messo in discussione le opinioni scientifiche predominanti nel campo della salute. Come sottolineano Richard Lewontin e Richard Levins, possiamo dire che la scienza ha un doppio carattere: da un lato è lo sviluppo generico della conoscenza umana, ma dall’altro è un prodotto specifico, sempre più mercificato, dell’industria capitalista della conoscenza.
sabato 8 maggio 2021
"Da Smith a John Stuart Mill: la missione civilizzatrice del capitale." - Riccardo Bellofiore
venerdì 7 maggio 2021
Covid19: ecco i brillanti risultati dei fanatici del Pil - Marco Bersani
Da: https://www.attac-italia.org - marco bersani, filosofo, dirigente pubblico e fondatore di Attac (https://www.attac-italia.org)
Leggi anche: Un anno di covid - Marco Bersani
La prima pandemia dell’Antropocene - Ernesto Burgio
Riflessioni comparative sulla pandemia - Alessandra Ciattini
Corpo biologico e corpo politico sono diventati la stessa cosa - Francesco Fistetti
Vedi anche: PERCHÉ NON TI FANNO RIPAGARE IL DEBITO - Marco Bersani
giovedì 6 maggio 2021
Stefano G. Azzarà: "IL VIRUS DELL'OCCIDENTE" - a cura di Elena Fabrizio
martedì 4 maggio 2021
- PRIMO MAGGIO: CONTRO IL LAVORO (Genealogia di una festa) -
Da: https://www.facebook.com/riccardo.bellofiore.3 - ***Editoriale del "Il Manifesto", primo maggio 1971.
Editoriale non firmato del manifesto quotidiano del 1 maggio 1971, redatto da Lucio Magri. Mi permetto di evidenziare con l’asterisco alcune parti, visto che è facile scivolare nella non comprensione di un testo esemplare nella sua costruzione. Che i riformisti non possano intenderlo lo si capisce bene. Il problema oggi è che non lo intendono gli “alternativi”. Per questo ci vorrebbe una sinistra *di classe*, contro il lavoro *salariato*. (R. Bellofiore)
domenica 2 maggio 2021
Essere, pensiero e linguaggio - Felice Cimatti
Amelio filosofo solitario, stando una mattina di primavera, co’ suoi libri, seduto all’ombra di una sua casa in villa, e leggendo; scosso dal cantare degli uccelli per la campagna, a poco a poco datosi ad ascoltare e pensare, e lasciato il leggere; all’ultimo pose mano alla penna, e in quel medesimo luogo scrisse le cose che seguono.
sabato 1 maggio 2021
Epidemie, storia, capitalismo. Passi indietro e passi avanti. - Roberto Fineschi
Con la vita urbana, l’aumento di densità abitativa fu dalle dieci alle venti volte superiore a quanto mai fosse stato sperimentato dall’homo sapiens. Le malattie storicamente nuove, conseguenza della nuova pratica sociale, furono: colera, vaiolo, orecchioni, morbillo, influenza, varicella e, forse, malaria. Sono tutte collegate all’urbanizzazione e all’agricoltura. Dei millequattrocento agenti patogeni umani conosciuti, ottocento-novecento circa hanno avuto origine in organismi non umani ed hanno visto nell’essere umano l’ospite finale. La lista di malattie che condividiamo con vari animali, da polli a maiali, da cani a pecore è impressionante. Alcune delle trasformazioni biologiche furono conseguenza di trasformazioni intenzionali, come la coltivazione, ma altre semplicemente frutto dell’istituzione della domus e della vita associata1.
venerdì 30 aprile 2021
Ernesto Burgio: La prima pandemia dell’Antropocene - Terza Lez. Pandemia e Capitalismo del XXI secolo
giovedì 29 aprile 2021
Repubblica di Platone - Giuseppe Cambiano
mercoledì 28 aprile 2021
Il significato dell’uomo in Marx e in Husserl - Enzo Paci
Da: http://www.rifondazione.it/formazione - Enzo Paci è stato un filosofo e accademico italiano, tra i più espressivi rappresentanti della fenomenologia e dell'esistenzialismo in Italia.
Vedi anche: "Husserl e la Lebenswelt" - Carlo Sini
"Fenomenologia ed esistenzialismo - Husserl"- Paolo Vinci
Stefano Bancalari - Edmund Husserl, "La crisi delle scienze europee" https://www.youtube.com/watch?v=226l_CRUMrM
"La frattura fenomenologica e la nuova antropologia"- Aldo Masullo
Si sa che uno dei temi fondamentali del marxismo è la lotta contro la riduzione della forza lavoro a merce. Questa lotta è anche lotta contro la divisione del lavoro feticizzata.1 «La forma capitalistica della produzione» scrive Marx nel primo volume del Capitale «è diametralmente antitetica a quei fermenti di rivoluzione di cui la meta è l’abolizione della vecchia divisione del lavoro.»2
Il lavoro nella società capitalistica – secondo l’espressione di Engels – riduce l’uomo a un accessorio della macchina. L’uomo è costretto a essere «uomo parziale» mentre il comunismo vuol realizzare per l’uomo la possibilità di diventare «un individuo totalmente sviluppato». Nei Manoscritti economico-filosofici del 1844 Marx aveva già chiarito molto bene questo punto. Il capitalismo costringe il lavoratore, che è un uomo concreto, che non è uomo soltanto nel tempo del lavoro, ma in tutte le ore della sua vita, e resta uomo concreto anche quando lavora, a vivere come se fosse un lavoratore astratto. L’economia capitalistica ha bisogno di considerare l’uomo come un’astrazione.
Ma l’economia non è per Marx una scienza indipendente dallo sviluppo storico della società. Perciò quello che avviene in una società data non è qualcosa di definitivo e di scientificamente necessario. In una situazione storica diversa, mutando l’organizzazione della società e costituendosi una società nella quale il lavoratore non è più contrapposto alla società stessa – nella quale dunque società e individui sono veramente integrati – mutano, insieme alla società, anche le leggi dell’economia.
È per questo che Marx ha intrapreso il suo lavoro di critica dell’economia politica: per far vedere che dietro le pretese leggi eterne dell’economia capitalistica si nascondeva la struttura della società borghese.
Tutti noi sappiamo che il sottotitolo del Capitale è Critica dell’economia politica.
Questa critica è necessaria, e sempre di nuovo necessaria alla praxis, al movimento di emancipazione del proletariato, di tutte le società umane che in modi e gradi diversi sono asservite al capitale. In queste società gli uomini non sono uomini concreti, non possono realizzare se stessi come uomini concreti.
martedì 27 aprile 2021
Kant: "Critica del giudizio" - Antonio Gargano
lunedì 26 aprile 2021
La Comune di Parigi e gli intellettuali contemporanei - Alessandra Ciattini
Molti, fra gli intellettuali contemporanei, non capirono il significato reale della Comune di Parigi lasciandosi guidare da pregiudizi antipopolari.
A testimoniare che quello della Comune di Parigi è da sempre, e soprattutto in Italia, un argomento poco trattato, è l’assenza, a 50 anni dalla sua prima pubblicazione, della traduzione del principale libro su questo tema, scritto da Paul Lidsky nel 1970 (Les écrivains contre la Commune, F. Maspéro) e ripubblicato nel 2010. A parere di scrive, all’interno di questo enorme evento storico, risulta di estremo interesse indagare l’atteggiamento che personaggi assai noti in quel tempo hanno assunto dinanzi all’insurrezione del popolo di Parigi e alla sua brutale sconfitta. A un primo sguardo, infatti, le reazioni degli intellettuali francesi sono state tutte molto simili fra loro, con qualche eccezione che citerò, ed esprimono sentimenti di disprezzo e di odio che ancora sorprendono.
Autori come Théophile Gautier, Maxime du Camp, George Sand, Gustave Flaubert, Edmond de Goncourt etc. condannano senza appello la Comune, accusata di aver costituito un governo abbietto basato sul crimine e la follia, guidato da individui irresponsabili ed esaltati. A distanziarsi da questa posizione inaccettabile, si citano autori come Jules Vallès (fondatore de “Le Cri du peuple”, membro del Consiglio della Comune e che dopo la settimana di sangue riuscì a fuggire), Paul Verlaine, Arthur Rimbaud e con una postura più moderata Victor Hugo e Emile Zola.
Fra gli intellettuali favorevoli alla Comune e che hanno lavorato per essa aggiungiamo il grande pittore Gustave Courbet. Repubblicano, rifiuta la Legion d’onore offertagli da Napoleone III, viene eletto nel Consiglio della Comune dove si occupa di proteggere le opere d’arte di Parigi anche in virtù della sua elezione a presidente della Federazione degli artisti. Dopo la sconfitta della Comune viene arrestato e condannato per aver autorizzato l’abbattimento della colonna di Place Vendôme retta da Napoleone I e simbolo di militarismo. Il suo progetto era quello di fondare una fratellanza artistica pacifica, di far godere a tutti l’arte, impedendone la commercializzazione.
domenica 25 aprile 2021
sabato 24 aprile 2021
I fondamenti filosofici della società virale: Nietzsche e Hayek dal neoliberalismo al Covid-19 - Paolo Ercolani
Marx, il liberalismo e la maledizione di Nietzsche*- Paolo Ercolani
"Il Dio cattivo" - L'insurrezione della Nuova Umanità - Paolo Ercolani
RIVOLUZIONE DIGITALE - Roberto Finelli e Pietro Montani in dialogo.
L’emergenza sanitaria, seguita alla comparsa del virus denominato Covid-19, ha prodotto due effetti sostanziali: il primo concerne l’esperienza traumatica, fondamentalmente a livello psicologico, di un fenomeno che ha scardinato le sicurezze dell’uomo odierno rispetto alla sua capacità di padroneggiare (o perlomeno controllare) quell’ecosistema biologico di cui è ospite e non padrone; il secondo riguarda la vera e propria crisi sociale che, in più contesti, ha rivelato fino in fondo le storture del modello neoliberista, ormai dominante nello scenario internazionale almeno a partire dalla data simbolica del 1989.
Nel primo caso, per esprimersi in termini freudiani, possiamo parlare dell’ennesima «ferita narcisistica» subìta da un soggetto, l’uomo, soventemente invaso da un irrealistico delirio di onnipotenza, che in questa situazione di emergenza sanitaria si è tradotto nell’individuazione di «verità» alternative e nella negazione dell’emergenza stessa, a fronte dell’individuazione «paranoica» di complotti e trame segrete1.
Nel secondo caso, che poi è quello che qui ci interessa specificamente, possiamo cogliere l’occasione per ricostruire e al tempo stesso mettere in discussione i fondamenti filosofici su cui si fonda il liberismo. Ossia quella teoria che ha plasmato il sistema sociale e valoriale del nostro tempo, imponendo un «ordine» in cui l’umano e il fisiologico sono ridotti a strumento al servizio di scopi che non possono deragliare dal profitto economico e dal progresso tecnologico. Si tratta di un mix, quello che somma emergenza sanitaria e socio-economica, in grado di richiamare alla mente l’«invertebrazione» della società di cui parlava il filosofo spagnolo Ortega Y Gasset, ossia un contesto in cui «la massa rifiuta di essere massa – quindi di seguire la minoranza dirigente – la nazione si disfa, la società si smembra e sopravviene il caos sociale»2.
Vedremo che i due scenari della ferita narcisistica e della crisi sociale sono intimamente connessi3, ma qui concentreremo la nostra analisi sul secondo, cercando di dimostrare come (e quanto) i fondamenti filosofici del liberismo, essendosi imposti sia in termini di ideologia dominante che di prassi consolidata, hanno plasmato l’intero scenario umano e sociale del nostro tempo, fino a determinare quella che chiameremo la «società virale».
Da una società siffatta si può pensare di uscire soltanto a patto di rimettere in discussione proprio i fondamenti filosofici di cui sopra, iniziando dal recupero di un «pensiero forte» che sia in grado di riposizionare l’umano e il sociale al centro dell’agire politico (al posto dell’artificiale e dell’individuale, che oggi lo monopolizzano).
1. Nietzsche e l’«innocenza del divenire»