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Hegel e la rivoluzione - Domenico Losurdo
Rivoluzione socialista e Rivoluzione anticoloniale - Domenico Losurdo
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Marx, Hegel ed il metodo. Note introduttive - Roberto Fineschi
Nei Quaderni filosofici di Lenin: lo studio della Logica e la lettura del proprio tempo - Emiliano Alessandroni
Per una rinascita del materialismo storico negli studi di filosofia, storia e scienze umane*- Stefano G. Azzarà
Per una nuova tematizzazione della dialettica - Stefano Garroni
Sulla stagnazione del marxismo - Stefano Garroni
Su Hegel politico. - Stefano Garroni -
La comune umanità. Memoria di Hegel, critica del liberalismo e ricostruzione del materialismo storico in Domenico Losurdo, di Stefano G. Azzarà, precedentemente edito dalle Editions Delga di Parigi nel 2012 ed ora pubblicato da La Scuola di Pitagora in edizione italiana riveduta, ampliata ed aggiornata dalle corpose integrazioni di Emiliano Alessandroni, costituisce una privilegiata chiave d’accesso all’itinerario di pensiero di Domenico Losurdo.
I tre capitoli di cui si compone il libro riguardano il confronto storico e filosofico di Losurdo
con la storia del liberalismo, con la filosofia classica tedesca e con il materialismo storico.
Secondo le narrazioni oggi in Occidente più gettonate, il liberalismo, nato tra Sei e Settecento
presso le più illuminate intellettualità europee, lottò e vinse contro l’assolutismo monarchico
facendo acquisire centralità al valore dell'individuo e realizzando lo stato di diritto.
Dopodiché, una volta conferita una più o meno solida struttura alla sua propensione
democratica, si trovò ad affrontare nemici ancora più temibili. Un parto gemellare di natura
totalitaria diede infatti vita a nazismo e comunismo che, affratellati dalla comune natura
dispotica, hanno tentato entrambi di contendere al mondo liberale la guida del Novecento.
Fortunatamente, tuttavia, il liberalismo vinse anche quest’ultima battaglia e a tutt'oggi si
candida a prosperare sull'intero globo, esportando il proprio modello sociale e politico,
garanzia di serenità e di pace.
Domenico Losurdo ha mostrato l’inconsistenza di una simile narrazione, opponendo a questa
storia sacra (la cui credibilità è stata favorita dalla sconfitta dei tentativi di costruzione del
socialismo in Europa orientale) una storia profana, finora abilmente schivata dalla luce dei
riflettori. La narrazione corrente sembra infatti ignorare come il liberalismo abbia costituito
non già un impulso ma un ostacolo alla realizzazione della democrazia moderna, essendo
stato soltanto il sopraggiunto confronto con la tradizione rivoluzionaria ad aver condotto al
superamento delle tre grandi discriminazioni che contraddistinguevano le società occidentali
ancora all'inizio del Novecento: la discriminazione di censo, quella di razza e quella di genere.
Non si trattava tuttavia, secondo Losurdo, di opporre al “Libro nero del comunismo” di
Courtois e colleghi, un “libro nero” del liberalismo, bensì di contestare al liberalismo stesso la
«sua autoidentificazione con la centralità dell’individuo e con la storia della libertà moderna».
Il liberalismo, che pure aveva formulato questi concetti, appariva contraddistinto da notevoli
clausole di esclusione che ne boicottavano la portata universale: la tradizione che aveva
innalzato la bandiera della libertà della società civile e su questa base aveva condotto la
battaglia contro il dispotismo delle monarchie assolute, venne ad imporre a sua volta, con la
propria ascesa, un potere assoluto nei confronti delle classi subalterne e dei popoli coloniali. Si
trattava di un processo di de-umanizzazione su scala globale: solo per la razza dei signori, sulla base delle severe discriminazioni di razza, di genere e di censo, veniva a costituirsi una
comunità di liberi e uguali.
Losurdo ha evidenziato come il superamento di questi limiti sia stato possibile soltanto
attraverso l'incontro/scontro con il movimento operaio e si sia verificato nonostante la struttura
portante del discorso liberale. Questo conflitto da un lato ha mostrato la “duttilità” e la
“modernità” del liberalismo, la sua capacità di adattamento e il suo realismo; dall’altro ha
generato una spaccatura nell’ambito del liberalismo stesso, tra una componente che è andata
saldandosi con le tendenze apertamente reazionarie e un’altra che, ripensandosi interamente a
partire dal compromesso antifascista, è divenuta parte del processo di costruzione della
democrazia moderna.