La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
venerdì 17 marzo 2023
La riforma del MES
mercoledì 21 settembre 2022
Sequenza e classi: una risposta ai critici della teoria del circuito monetario - Marco Veronese Passarella
Da: https://augustograziani.com - https://www.marcopassarella.it/it - Marco Veronese Passarella è docente di economia presso la Leeds University (https://www.facebook.com/Marco.Passarella.Adria).
Leggi anche: La Teoria del Circuito Monetario: Tutto Quello che So (o Quasi) -
[M]entre la teoria del processo economico come insieme di scambi simultanei sembra fatta apposta per descrivere una società priva di classi, l’idea del processo economico come circuito conduce immediatamente ad individuare all’interno del processo economico la distinzione di classe.
Graziani 1977, p. 116
[L]a distinzione di classe si impone come dato primigenio del ragionamento: sono i capitalisti imprenditori, e soltanto loro, che possono dare avvio al ciclo impiegando capitale monetario per l’acquisto di forza lavoro, e questa possibilità li differenzia strutturalmente dai lavoratori, i quali altro non possono fare che vendere la propria forza lavoro.
Graziani 1977, p. 117
Descrizione
Quella descritta dallo schema del circuito monetario non è una mera scansione temporale di fatti stilizzati, ma la sequenza necessaria dei rapporti di produzione e di scambio tra classi sociali differenti e contrapposte nello spazio capitalistico.
1. Introduzione
Un recente, pregevole, contributo di Sergio Cesaratto, Sei lezioni sulla moneta (Diarkos Editore, 2021), mi ha offerto l’opportunità di riflettere sul lascito teorico dell’approccio del circuito monetario di Augusto Graziani, sugli stimoli intellettuali che continua ad offrire e soprattutto sui numerosi fraintendimenti di cui è stato oggetto nel tempo. Benché, infatti, l’autore del libro riconosca i meriti della teoria del circuito, in quanto ha contribuito a disvelare la natura endogena della moneta in un’economia capitalistica di mercato, non mancano gli spunti critici nei confronti dell’impostazione di Graziani. In particolare, Cesaratto si spinge a definirla “un po’ complottista” (Cesaratto 2021, p. 297), dato che pretenderebbe di spiegare le relazioni tra banche ed imprese private come se ciascun settore costituisse un tutto omogeneo, dotato di una propria volontà trascendente quella dei singoli agenti individuali. In essa, inoltre, la riflessione keynesiana sul ruolo della domanda aggregata nella determinazione dei livelli di produzione e occupazione non troverebbe alcuno spazio.
giovedì 4 agosto 2022
Ucraina: autodeterminazione o agronegozio? - Alessandra Ciattini
Leggi anche: Sulla guerra in Ucraina, dal punto di vista dell’internazionalismo. - Pietro Basso
Vedi anche: l'Economia della Guerra - Marco Veronese Passarella
Il nazionalismo può essere di vari colori, non è certo progressivo se concede il pieno uso delle terre ai privati indigeni o stranieri.
giovedì 2 giugno 2022
Oltre l’Ucraina, le segrete cause materiali della guerra - Emiliano Brancaccio
Da: https://www.econopoly.ilsole24ore.com - Emiliano Brancaccio è professore di Politica economica presso l'Università del Sannio - www.emilianobrancaccio.it
Leggi anche: Guerra in Ucraina, intervista a Emiliano Brancaccio - Daniele Nalbone
La narrazione della guerra è ormai polarizzata su due opposte retoriche. Putin e i suoi giustificano l’aggressione all’Ucraina con l’urgenza di denazificare il paese e salvaguardare il diritto di autodeterminazione delle popolazioni filo-russe. Il governo USA e gli alleati NATO, invece, sostengono sia doveroso partecipare più o meno direttamente alle operazioni belliche per tutelare la sovranità di un paese libero e democratico aggredito. Queste due propagande, pur contrapposte, risultano dunque uguali nel richiamarsi continuamente ai diritti, alla lealtà, all’ideologia, all’integrità delle nazioni, alla protezione dei popoli. Come se nelle stanze del potere si discutesse solo di tali nobili argomenti. Mai d’affari.
Che in un tale bagno di idealismo affondino i rozzi propagandisti che vanno per la maggiore non suscita meraviglia. Più sorprendente è il fatto che nel medesimo stagno si siano calati anche studiosi interpellati dai media: filosofi, storici, esperti di geopolitica e di relazioni internazionali, economisti mainstream. La ragione di fondo, a ben guardare, è di ordine epistemologico. I più sembrano infatti accontentarsi di una metodologia di tipo aneddotico. Ossia, una serie di fatti giustapposti, una concezione della storia come fosse banalmente costituita dalle decisioni individuali dei suoi protagonisti, una sopravvalutazione delle spiegazioni ufficiali di quelle decisioni. E sopra ogni cosa, una espressa rinuncia: mai pretendere di ricercare “leggi di tendenza” alla base dei conflitti militari. Da Allison Graham a Etienne Balibar, nessuno osa oggi parlare delle “tendenze” su cui invece indagavano i loro grandi ispiratori, da Tucidide ad Althusser. [1]
La conseguenza di questo involuto metodo di analisi è che nel dibattito prevalente si avverte la pressoché totale assenza di indagini dedicate agli interessi materiali sottesi ai movimenti di truppe e cannoni. Manca cioè un esame delle tendenze strutturali che alimentano i venti di guerra di questo tempo.
sabato 7 maggio 2022
l'Economia della Guerra - Marco Veronese Passarella
venerdì 28 gennaio 2022
La pandemia ha spaccato anche il capitale - Redazione Contropiano - Joseph Halevi
Da: https://contropiano.org - Joseph Halevi, Universita' di Sydney in Australia da cui si e' pensionato nel 2016. Dal 2009 insegna economia nel programma Master di giurisprudenza presso l' International University College a Torino.
Vedi anche: Marco Veronese Passarella su "Democrazia sotto assedio" di Emiliano Brancaccio - https://www.twitch.tv/videos/1273141735?t=1h13m30s
Gli effetti sistemici della pandemia sull’economia mondiale sono ancora ben poco studiati, e quindi compresi. Di sicuro si vedono a occhio nudo quelli sulle popolazioni (riportiamo qui in fondo un articolo dell’agenzia Agi sulle “preoccupazioni” del Fondo Monetario Internazionale – un’organizzazione criminale, di fatto – sui 70 milioni di “poveri estremi” provocati dalla crisi sanitaria).
Ma restano avvolti nella nebbia quelli sui sistemi economici, già sotto stress – dal 2008 a fine 2019 – per altre ragioni finanziarie, nonché per il disfacimento delle relazioni tipiche della fase chiamata “globalizzazione”.
Questo illuminante intervento di Joseph Halevi – docente emerito di economia all’università di Sidney, marxista formatosi a Roma negli anni ‘70 – mette sotto i riflettori una divaricazione rilevante tra settori produttivi che si sono avvantaggiati con la pandemia (ovviamente il farmaceutico, ma anche piattaforme e informatica), a scapito di tutti gli altri.
Una divaricazione che gli Stati neoliberisti occidentali – inchiodati come sono al dogma del “privato è meglio” – non solo non hanno contrastato, ma a cui si sono piegati senza alcuna resistenza. Di fatto, la spesa pubblica è stata determinata dagli interessi di quel “blocco”, senza alcun interesse per la tenuta del sistema nel suo complesso.
Una “contraddizione in seno al capitale” che, non ci stancheremo mai di sottolinearlo, è un concetto – una categoria dell’analisi – che si concretizza in molti capitali in concorrenza tra loro.
Non vedere questo tipo di contraddizioni, e immaginare che “il capitale” sia capace di un “grande piano” per controllare il mondo (e i relativi antagonismi di classe) porta o all’impotenza politica (“sono troppo forti, non ce la possiamo fare”) o alle fughe nell’irrazionalismo (inutile fare esempi, ce ne sono a centinaia).
Buona lettura. (Redazione Contropiano)
sabato 13 novembre 2021
Se Marx fosse stato… - Marco Veronese Passarella
…uno di “quelli del lavoro vivo”
Se Marx avesse sviluppato fino in fondo la categoria di “lavoro diretto”, accantonando quella di “lavoro morto” cristallizzato nei mezzi di produzione, vi sarebbe stata un’implicazione di rilievo per la definizione del saggio generale del profitto e delle relative componenti.
Come è noto, il saggio generale del profitto è definito da Marx come:
dove S è la massa totale di plusvalore erogato nella produzione (ipotizzando, per semplicità, un coefficiente di rotazione unitario), C è il nuovo capitale costante impiegato nel processo produttivo e V è il capitale variabile. Sempre per semplicità, possiamo ipotizzare che l’unità di misura nominale sia stata definita in modo tale che l’espressione monetaria del tempo di lavoro sociale necessario sia unitaria, dato il prodotto per unità di lavoro.
lunedì 11 gennaio 2021
KEYNESISMO E MARXISMO A CONFRONTO SU DISOCCUPAZIONE E CRISI - Domenico Moro
Da: https://www.lordinenuovo.it - DOMENICO MORO è ricercatore presso l’Istat, dove si occupa di indagini economiche strutturali sulle imprese. Ha lavorato nel settore commerciale di uno dei maggiori gruppi multinazionali mondiali ed è stato consulente della Commissione Difesa della Camera dei deputati.
Leggi anche: Come va l’economia? Ne parliamo con Domenico Moro
L’esplosione del debito pubblico senza un prestatore di ultima istanza - Domenico Moro
CATASTROFE O RIVOLUZIONE - Emiliano Brancaccio
La Modern Monetary Theory - Intervista a Marco Veronese Passarella
INTERVISTA A VLADIMIRO GIACCHÉ - Bollettino Culturale
L’impatto della crisi su povertà e disuguaglianze* - Francesco Schettino
Cosa significa socialismo nel XXI secolo e cos'è lo Stato socialista? - Stefano G. Azzarà
Vedi anche: INTERVISTA A RICCARDO BELLOFIORE - Bollettino Culturale
La crisi del Covid-19 ci pone davanti ad un aumento della disoccupazione di massa. Secondo l’Istat nel III trimestre del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, gli occupati sono diminuiti di 622mila unità (-2,6%), fra questi i dipendenti sono diminuiti di 403mila unità e gli indipendenti di 218mila unità. I disoccupati[1] sono invece aumentati di 202mila unità (+8,6%) raggiungendo la cifra di 2milioni 486mila. Anche gli inattivi – cioè quelli che comprendono i cosiddetti “scoraggiati” che neanche provano a cercare lavoro – sono cresciuti di 265mila unità (+2%)[2]. Bisogna, inoltre, aggiungere che l’aumento dei disoccupati e degli inattivi avviene in un contesto di blocco dei licenziamenti. Ad essere state colpite dall’aumento della disoccupazione sono state, fino ad ora, le figure precarie dei lavoratori a tempo determinato. Secondo alcune stime[3], l’eliminazione del blocco dei licenziamenti potrebbe generare un milione di disoccupati in più, portando il loro numero totale a oltre 3,5 milioni, una cifra impressionante, che metterebbe a dura prova non solo la tenuta del welfare ma anche la tenuta sociale e politica del sistema.
Comunque, la situazione occupazionale italiana era tutt’altro che rosea anche prima del Covid-19. L’economia italiana è stata una delle più lente nella Ue a recuperare dalla crisi precedente. Nel 2019, il numero degli occupati (22milioni 687mila) era ancora leggermente inferiore al picco pre-crisi, registrato nel 2008 (22milioni 698mila)[4]. Anche nel confronto con il resto della Ue la situazione italiana è tra le peggiori: il tasso di occupazione (15-64 anni) in Italia nel 2019 era del 59%, mentre era del 68,4% nella Ue a 27 e del 68% nell’area euro, con la Germania al 76,7%, la Francia al 65,5%, e la Spagna al 63,3%[5].
Di fronte a questi dati appare chiaro quanto il tema della disoccupazione sia fondamentale nello scenario politico italiano. Per questo è importante avere una chiara visione teorica della disoccupazione e delle sue cause. A tale scopo partiamo dalla teoria borghese mainstream che individua come causa principale della disoccupazione la rigidità del mercato del lavoro, ossia la difficoltà a ridurre il costo del lavoro e i salari.
I neoclassici e la critica keynesiana
giovedì 7 gennaio 2021
La Teoria del Circuito Monetario: Tutto Quello che So (o Quasi) - Marco Veronese Passarella
Da: https://www.marcopassarella.it/it - Marco Veronese Passarella è docente di economia presso la Leeds University.
Leggi anche: L’Italia prima e dopo l’euro* - Augusto Graziani
Riabilitiamo la teoria del valore* - Augusto Graziani
Moneta, finanza e crisi. Marx nel circuito monetario* - Marco Veronese Passarella
Un economista ‘inattuale’: Augusto Graziani, o dell’economia critica come vera conoscenza. - Riccardo Bellofiore
Augusto Graziani: la scienza moderna delle classi sociali. - Emiliano Brancaccio -
Augusto Graziani, l’uomo che ha davvero capito la moneta - Steve Keen
Vedi anche: Lo SME - Augusto Graziani – 9/11/1994
Augusto Graziani e la Teoria Monetaria della Produzione*- Giorgio Gattei
La Modern Monetary Theory - Intervista a Marco Veronese Passarella
keynes-ma-chi-era-costui-marco-veronese.html
domenica 20 dicembre 2020
TRA MARX, KEYNES E SRAFFA - INTERVISTA A MARCO VERONESE PASSARELLA - Bollettino Culturale
Da: https://bollettinoculturale.blogspot.com - Marco Veronese Passarella è docente di economia presso la Leeds University.
Marco Veronese Passarella, nato ad Adria nel 1975, è docente di economia presso l’Economics Division della Business School dell’Università di Leeds. Ha conseguito la laurea in economia nel 2001 presso l’Università di Bologna, con una tesi su Il Capitale di Marx, e si è addottorato nel 2008 presso l’Università di Firenze, con una tesi sulla “Teoria del circuito monetario”.mercoledì 16 dicembre 2020
INTERVISTA A VLADIMIRO GIACCHÉ - Bollettino Culturale
Da: https://bollettinoculturale.blogspot.com - Vladimiro Giacché, presidente del Centro Europa Ricerche (CER), è un filosofo ed economista italiano.
Leggi anche: Democrazia, potere e sovranità nell’Europa di oggi* - Yanis Varoufakis
Che fare nella crisi? Ne parliamo con Alan Freeman
Xi Jinping: sui nuovi orizzonti della politica economica marxista contemporanea. -
La Modern Monetary Theory - Intervista a Marco Veronese Passarella
Vedi anche: INTERVISTA A RICCARDO BELLOFIORE - Bollettino Culturale
Catastrofe o Rivoluzione - Incontro con Emiliano Brancaccio autore di "Non sarà un pranzo di gala"
PERCHÉ NON TI FANNO RIPAGARE IL DEBITO - Marco Bersani
Vladimiro Giacché è nato a La Spezia nel 1963. Presidente del Centro Europa Ricerche dall’aprile 2013.
sabato 21 novembre 2020
La Modern Monetary Theory - Intervista a Marco Veronese Passarella
Da; https://www.machina-deriveapprodi.com - https://www.marcopassarella.it - Marco Veronese Passarella è docente di macroeconomia presso la Leeds University. -
Leggi anche: MMT, Minsky, Marx e il feticcio del denaro - Michael Roberts
- Note sulla crisi. Intervista all'economista Marco Passarella -
Crisi capitalistica, socializzazione degli investimenti e lotta all’impoverimento - Riccardo Bellofiore, Laura Pennacchi
CATASTROFE O RIVOLUZIONE - Emiliano Brancaccio
Vedi anche: - Cause strutturali e congiunturali della stagnazione italiana - Marco Veronese PassarellaCon l’articolo Economia della dismisura di Christian Marazzi, abbiamo avviato il percorso che abbiamo definito «Governo della crisi» (https://www.machina-deriveapprodi.com/post/pensare-il-transito). La seguente intervista, proseguendo nel solco tracciato dal testo di presentazione della rubrica, analizza gli strumenti messi in campo dalle istituzioni finanziarie e tratteggia le caratteristiche del nuovo corso che si sta imponendo, spiegando, in particolare, i capisaldi della Modern Monetary Theory, dottrina economica salita alla ribalta negli ultimi mesi. Marco Veronese Passarella è docente di macroeconomia presso la Leeds University e autore di articoli su riviste scientifiche internazionali, tra le quali il «Cambridge Journal of Economics», il «Journal of Economic Behavior & Organization» e il «Journal of Policy Modelling». (machina)
La crisi sanitaria ed economica che stiamo vivendo ha determinato la revisione del paradigma neoliberista che ha guidato le politiche fiscali e monetarie negli ultimi decenni. L’iniezione di liquidità senza precedenti promossa dalle banche centrali coniugata con i provvedimenti presi dai governi nei mesi di pandemia, segnalano un cambiamento nella strategia complessiva di governo della crisi. Inoltre, sono gli stessi organi che in questi anni hanno dettato e imposto l’austerity e il contenimento del debito pubblico, oggi richiedono uno scarto: pensiamo, ad esempio, alle dichiarazioni di Kristina Georgieva, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, che ha invocato «una nuova Bretton Woods». Pensi che si possa definitivamente affermare che siamo davanti alla fine dell’egemonia neoliberale?
sabato 23 maggio 2020
- Note sulla crisi. Intervista all'economista Marco Passarella -
Vedi anche: - Cause strutturali e congiunturali della stagnazione italiana - Marco Veronese Passarella
La crisi dell'economia italiana all'interno della crisi dell'area euro - Marco Veronese Passarella
Crisi si, ma quale teoria della crisi? - Marco Veronese Passarella
Keynes* (ma chi era costui?) - Marco Veronese Passarella
- Non so se sia possibile. Di certo non è auspicabile. E tuttavia non vi sono, al momento, segnali di un superamento imminente dei rapporti di produzione capitalistici. Dobbiamo giocoforza misurarci con un paese ed un contesto internazionale in cui il movimento operaio e le sue organizzazioni storiche o quello che ne rimane, sono in fase di arretramento. Nel caso italiano il problema è amplificato dai vincoli istituzionali e politici imposti dall’adesione all’Area Euro, che limitano drammaticamente le possibilità di intervento proprio quando l’economia viene colpita da shock esterni.
- Che cosa si può fare dunque?
lunedì 21 ottobre 2019
- Cause strutturali e congiunturali della stagnazione italiana - Marco Veronese Passarella
Marco Veronese Passarella è docente di economia presso l’Economics Division della Business School dell’Università di Leeds.
martedì 5 marzo 2019
Un economista ‘inattuale’: Augusto Graziani, o dell’economia critica come vera conoscenza. - Riccardo Bellofiore
Augusto Graziani: la scienza moderna delle classi sociali. - Emiliano Brancaccio -
Riabilitiamo la teoria del valore* - Augusto Graziani *
Augusto Graziani, l’uomo che ha davvero capito la moneta - Steve Keen
Moneta, finanza e crisi. Marx nel circuito monetario* - Marco Veronese Passarella
Vedi anche: Augusto Graziani e la Teoria Monetaria della Produzione*- Giorgio Gattei**
Ascolta anche: Lo SME - Augusto Graziani - 9/11/1994