Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.
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La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
Paolo Massucci, Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni.
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Da: https://www.dialetticaefilosofia.it - Roberto Finelli insegna Storia della filosofia all’Università di Roma Tre e dirige la rivista on-line “Consecutio (Rerum) temporum. Hegeliana. Marxiana. Freudiana” (http://www.consecutio.org)
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§1. Scienza contro dialettica
È all’indistinzione tra marxismo della alienazione-contraddizione e marxismo dell’astrazione che si lega a mio avviso la rapida parabola del marxismo filosofico in Italia nella seconda metà del ‘ 900.
Con tale denominazione s’intende infatti quel marxismo che, caratterizzato soprattutto dai nomi di G. della Volpe, L. Colletti, M. Rossi e N. Merker, ha provato nella seconda metà del Novecento, dopo l’impresa di Labriola alla fine del secolo precedente, a far valere il marxismo, non solo come teoria politica dell’emancipazione e della rivoluzione, ma, insieme e soprattutto, come scienza del presente storico e sociale, dotata di una sua autonoma e autosufficiente fondazione logica e teoretica. Ovvero propriamente quale scienza della storia, lontana dalle fumoserie e dai misticismi della dialettica, e omologa, quanto a metodo conoscitivo, a quello delle scienze esatte della natura. E valida in tal modo a proporsi come filosofia egemone del nostro tempo, in quanto capace di coprire sia il campo e la legittimazione del conoscere che il campo e la legittimazione dell’agire.
Secondo Della Volpe e i suoi allievi, Marx andava infatti letto come il Galileo delle scienze storiche, come uno scienziato cioè che aveva indagato solo la fattualità concreta ed empirica dell’esperienza sociale e che aveva elaborato, fin dal suo scritto giovanile del 1843 Per la critica della filosofia statuale hegeliana, una logica materialistica della conoscenza storica radicalmente critica della logica speculativa e astratta del sistema di Hegel1 . Cuore di tale logica, innovativa sul piano delle scienze storiche e sociali, di contro all’astrazione teologica e ipostatizzata dell’Idea hegeliana, era la categoria di «astrazione determinata», consistente nella capacità di utilizzare gli universali, cioè le generalizzazioni dei concetti, non per svuotare di senso il concreto, il particolare – come sarebbe accaduto invece con lo spiritualismo hegeliano – bensì proprio per illuminarne la specificità di realtà e di significato che ne fanno, ogni volta, un esistente determinato e diverso da tutti gli altri.
Rifacendosi all’Introduzione del ’57 – in cui Marx, quanto al rapporto tra concetti generali dell’agire umano e loro specificazione storica, aveva scritto che anche le categorie più astratte, sebbene siano valide proprio a causa della loro astrazione per tutte le epoche, pure in ciò che vi è di propriamente determinato in tale astrazione generalizzante, risultano essere il prodotto di condizioni storiche temporalmente definite e delimitate, procurandosi piena validità soltanto per e all’interno di tali condizioni – Della Volpe identificava nell’astrazione determinata la sintesi di generico e di concreto, ossia la compenetrazione di ciò che è comune ad altre epoche con le caratteristiche peculiari che connotano la fattualità della società specifica, di volta in volta oggetto dell’indagine. La logica del conoscere storico propria di Marx era infatti da concepire come il circolo che dal concreto va all’astratto per tornare di lì al concreto, come una logica cioè tautoeterologica che riprendeva del tutto lo sperimentalismo delle scienze naturali, e per la quale i fatti molteplici ed empirici andavano sintetizzati e ricondotti a leggi attraverso ipotesi generalizzanti: le astrazioni appunto, che fissano verità generali la cui pregnanza di realtà deve essere provata attraverso il ritorno sull’esperienza concreta delle azioni umane e la spiegazione esaustiva dei fatti iniziali. Di contro alla dialettica hegeliana e platonica, parimenti mosse, in tale visione, dalle Idee astratte e lontane dalla materialità, Marx, teorizzando la «logica specifica dell’oggetto specifico», avrebbe esteso alla storia la compenetrazione tra individuale e universale, tra concreto e astratto, che aveva costituito la svolta dell’antiplatonismo da parte del realismo aristotelico, nel mondo antico, e della scienza della natura nel mondo moderno con Galilei.
Da: https://www.perunaltracitta.org - Edoardo Todaro Collabora con "PerUn" e altre riviste. Svolge la propria militanza tra realtà autogestite (CPA) e sindacali (delegato RSU Cobas presso Poste spa).
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Enzo Traverso, Gaza davanti alla Storia, Laterza, 2024, pp 104, 12 euro
Alcune domande, retoriche sicuramente, ci introducono ad affrontare il genocidio in corso in Palestina: “La distruzione di Gaza è una conseguenza del 7 ottobre o l’epilogo o ….? I palestinesi hanno il diritto a resistere all’occupazione? Genocidio è antisemitismo?”
Rispondere a questi interrogativi è molto importante. Enzo Traverso ci pone di fronte a qualcosa con cui, fino ad oggi, non avevamo fatto i conti: nel 2024 siamo di fronte ad un vero e proprio genocidio. In quanto storico, Traverso non può sottrarsi dall’affrontare il senso dell’uso pubblico del passato rifacendosi a quanto è avvenuto decenni fa. Quante similitudini tra il passato e l’oggi. La Germania del 1945, il monopolio del potere, della morale, della forza; il silenzio complice e colpevole. Parlando dell’oggi: aggressori, carnefici e vittime, certo cambiano i contesti storici ma siamo sempre nell’uso distorto, nell’abuso, di quanto accade.
Ma allora proviamo a rispondere alle domande iniziali con altre domande: cominciamo ponendo la questione sul ruolo della vittima: Israele lo è? E di conseguenza Hamas ha il ruolo di esecutore? A Gaza è in corso una autodifesa, legittima? Il cosiddetto “fondamentalismo islamico” è una minaccia per l’occidente come fu interpretato il comunismo nel secolo scorso?
Traverso nel suo scritto ci pone di fronte a qualcosa che non è geopolitica, è coniugare teoria e prassi: il 7 ottobre è l’origine? E di cosa? E allora, proviamo a rispondere dopo aver letto Gaza davanti alla storia: il 7 ottobre non è stata un improvvisa esplosione di odio riposto nei meandri della memoria, ma è una tragedia preparata, gestita da chi oggi vuol passare come vittima. A Gaza esiste una segregazione totale, “la culla del male” Gaza è ciò che scaturisce dall’oppressione. Traverso ci descrive ciò di cui ormai, giorno dopo giorno, tutti stiamo prendendo coscienza: il genocidio che viene compiuto in Palestina non è un crimine di guerra;, un antisemitismo ad uso e consumo di una memoria ripiegata su se stessa; non ci sono due eserciti che si fronteggiano, ma esecutori e vittime, c’è una distruzione a senso unico con l’ obiettivo dell’offensiva israeliana attraverso i danni collaterali: migliaia di palestinesi uccisi. Israele ignora, volutamente, con la complicità delle “democrazie” occidentali le ordinanze internazionali. Traverso ci porta ad affrontare un tema importante: l’uso del linguaggio come strumento di guerra, con i suoi stereotipi: Israele, in missione civilizzatrice, = democrazia; Hamas = belva assetata di sangue. Per non parlare del binomio civiltà e barbarie, progresso ed arretratezza, illuminismo ed oscurantismo. Israele, l’unica democrazia del Medio Oriente, che in quanto tale, ha il diritto alla difesa. E quindi, se tutto è pianificato strumentalmente dalla potenza militare di Israele, a partire dalla distruzione delle strutture fino alla negazione del cibo e delle medicine, e nulla accade per caso, i palestinesi hanno o non hanno il diritto a resistere verso un’occupazione ultra decennale?
Di fronte a tutto questo, non siamo a rapportarci con la Storia, no siamo di fronte alla propaganda di chi si ritiene vincitore, alle cosiddette fake news, alle notizie false: donne incinte sventrate, bambini decapitati ….. E perché no, alle misure di sicurezza, alle punizioni collettive, agli assassinii mirati, al ripulire dal cancro arabo. Leggere Gaza davanti alla storia può farci fare un passo avanti nel conoscere, e quindi capire, quanto accade in Palestina, e renderci partecipi della solidarietà.
Da: https://futurasocieta.com - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - Membro del Coordinamento Nazionale del Movimento per la Rinascita Comunista) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza di Roma. E' docente presso l'Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it).
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Rivoluzioni colorate. Genesi, applicazione e crisi di uno strumento di guerra ibrida - Laura Ruggeri
Alcuni media internazionali alternativi e sotto attacco danno informazioni interessanti sul progetto Alchimia, elaborato da esperti e consiglieri legati al servizio segreto britannico, che si prefigge lo scopo di creare un’organizzazione simile alla famigerata Gladio, allo scopo di rendere indefinita la guerra tra la Russia e la Nato in Ucraina.
Da un rapido controllo risulta che solo Nicolai Lilin nel suo sito ha dato notizia in Italia del cosiddetto progetto Alchimia, mentre i media più importanti lo hanno finora ignorato. Questo progetto, che farebbe pensare a prima vista a misteriosi esperimenti da cui ricavare la celebre pietra filosofale, costituisce uno dei tanti documenti elaborati da esperti e consiglieri, che descrivono le future attività mantenute segrete dei governi occidentali. Ogni tanto ne viene filtrato uno come quello ormai famoso della Rand Corporation stilato nel 2019 e dedicato ai mezzi da utilizzare per indebolire e squilibrare la Russia. Obiettivo già individuato durante la cosiddetta guerra civile (1917-1921), nella quale le potenze occidentali intervennero, attribuendosi parti dell’immenso territorio russo, dando di fatto vita a un conflitto internazionale.
Inevitabilmente dobbiamo soffermarci su di essi, perché svelano il lavoro ideativo e organizzativo che sta dietro la strategia militare e politica delle grandi potenze e che ci fanno conoscere i veri responsabili di azioni violatrici del diritto internazionale o di veri e propri crimini. L’importanza di questi documenti, una volta verificata la loro attendibilità, è dimostrata, per esempio, dal trattamento che ha ricevuto per molti anni da Julian Assange.
Da: facebook.com/angelo.dorsi - Angelo d'Orsi è professore ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino.
Leggi anche: 7 ottobre, come è andata veramente - Rock Reynolds
Da: Maurizio Bosco https://www.facebook.com/notes/10221774447304037 - [Henryk Grossmann, La legge generale dell’accumulazione e il crollo del capitalismo]
Altri Brevi racconti dello stesso autore:
- Wannsee -
- lezioni di volo -
- il grande Scott -
- parlare con Agave -
- morti –
- Tutti festeggiano Cusco -
- "carne" -
- Port - Royal -
- "OPERAI" -
Da: Maurizio Bosco https://www.facebook.com/notes/10221774451424140 - [Karl Marx, Primo abbozzo per "La guerra civile"]
Da: https://pagineesteri.it -
Giorgio Michele giornalista de Il Manifesto, direttore della rivista Pagine Esteri. Autore di tre libri sul Medio Oriente: Nel Baratro, Cinquant'anni dopo, Israele mito e realtà. -
Ilan Pappé è docente presso l’Università di Exeter ed è stato senior lecturer di scienze politiche presso l’Università di Haifa. È l’autore de “La Pulizia etnica della Palestina” e “Dieci Miti su Israele”. Pappé è definito come uno dei “nuovi storici” che, dopo la pubblicazione di documenti britannici e israeliani a partire dai primi anni ‘80, hanno riscritto la storia della fondazione di Israele nel 1948.
Vedi anche: Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina - ILAN PAPPÉ
Pagine Esteri, 26 maggio 2022 – «10 miti su Israele» di Ilan Pappé del 2017, da poco pubblicato in italiano dalla Tamu Edizioni, traduzione di Federica Stagni e con una postfazione di Chiara Cruciati, non è solo un ulteriore tassello del mosaico che lo storico israeliano in decenni di studi e ricerche ha composto sulla genesi dello Stato ebraico e delle sue politiche nei confronti dei palestinesi. Il testo approfondisce lo studio di miti, suggestioni e visioni che avvolgono lo Stato di Israele, prendendo in esame anni più vicini a noi, al periodo della «pace di Oslo», alla condizione attuale dei palestinesi sotto occupazione e di quelli con cittadinanza israeliana e allo sviluppo della colonizzazione. «10 miti su Israele» arricchisce la già vasta produzione storica di Pappé e allarga il solco tracciato in «The Birth of Israel. Myths and Realities» da Simha Flapan, uno dei primi «nuovi storici» israeliani. Offre elementi attuali per l’analisi dei rapporti tra israeliani e palestinesi.
Da: https://www.doppiozero.com - Gaspare Polizzi, storico della filosofia e della scienza, è membro del Comitato scientifico del Centro Nazionale di Studi Leopardiani. Insegna attualmente all’Università di Pisa.
Leggi anche: STORIA DEL GENERE UMANO - Giacomo Leopardi
«È questo un poeta, che – a differenza dei metafisici tedeschi – non confonde poesia e filosofia e non crea “poemi filosofici”». A Remo Bodei piaceva Giacomo Leopardi per la sua grandezza insieme di poeta e di filosofo e perché – a differenza dei “suoi” tedeschi (Hegel, Schelling e Hölderlin) – sapeva trovare la giusta distanza tra componimento poetico e riflessione filosofica.
Non era, Bodei, uno studioso di Leopardi, ma lo aveva frequentato con attenzione, almeno a partire dal 1992, quando tenne una conferenza alla Fondazione Calzari Trebeschi su Il male e la sofferenza in Leopardi, riprodotta nel secondo dei nove capitoli del postumo Leopardi e la filosofia che ho curato insieme alla vedova prof.ssa Gabriella Giglioni, che ringrazio per la grande disponibilità nella curatela, partecipe e accurata. Gli altri otto capitoli toccano temi cari a Bodei e cruciali nella lettura filosofica di Leopardi, a partire dal primo – La scoperta novecentesca del Leopardi filosofo, relazione inedita che inaugurò il XIV Convegno Internazionale di studi leopardiani Leopardi e la cultura del Novecento. Modi e forme di una presenza tenutosi a Recanati il 27-30 settembre 2017. Alcuni capitoli richiamano testi già pubblicati, spesso modificati per seguire le varie riscritture dell'autore: Pensieri immensi.
Leopardi e l’“ultrafilosofia”; Vulcani sublimi; Il percepito e l’immaginato: Leopardi tra romantici e neoclassici. Quattro capitoli sono inediti: oltre al primo, già ricordato, Infinito e sublime in Leopardi, ricavato dall’ultima versione di tre dattiloscritti datati 25 luglio, 29 agosto 2007 e 2012 relativi a lezioni svolte presso la University of California, Los Angeles (UCLA); Oltre la siepe: Leopardi e l’immaginazione, trascrizione della lezione magistrale tenuta a Sassuolo il 20 settembre 2008 in occasione del Festival di Filosofia; Passione del presente, deficit di futuro, scritto per Pier Luigi Celli e datato 21 agosto 2015.
Gli scritti toccano – lo rivelano già i titoli – alcuni aspetti centrali del pensiero leopardiano, quali il male e la condizione umana, l’«ultrafilosofia», la riflessione sulla natura, con un approfondimento sul vulcanismo, il sublime e le «situazioni romantiche», i motivi etico-politici. Ma il leit-motiv che tutti li attraversa è un tema di fondo costante nelle interpretazioni sull'opera leopardiana, a partire dall'espressione che l'amico Pietro Giordani consegna al Proemio al terzo volume delle opere di Leopardi del 1845: «sommo filologo, sommo filosofo e sommo poeta». E dal riconoscimento di Vincenzo Gioberti, che ebbe modo di discutere a lungo con Leopardi durante il viaggio che li condusse da Firenze a Recanati il 10 e l’11 novembre del 1828.
Gioberti riconosce a Leopardi l’acume del filosofo – «la filosofia, che il Leopardi bevve col latte», «una filosofia sconsolata», «le angosce di una filosofia disperante» – che, come Hume, ha condotto il razionalismo cartesiano alle sue logiche conseguenze scettiche, ma rimarca il suo “errore” nel mancato superamento del pessimismo, legato a un’aderenza forte alla tradizione empirica, per aprirsi alla visione superiore di un mondo intelligibile rischiarato dalla bontà divina (le riflessioni di Gioberti su Leopardi sono ora raccolte in Vincenzo Gioberti legge Leopardi, filosofo dell’infinito, «Rivista Internazionale di Studi Leopardiani», 14, 2021).
Da: https://www.carmillaonline.com - Edoardo Todaro Collabora con "Carmilla on line" e altre riviste. Svolge la propria militanza tra realtà autogestite (CPA) e sindacali (delegato RSU Cobas presso Poste spa).
Vedi anche: Dialogo con Dr. Samah Jabr autrice di "Sumud" e "Dietro i fronti" editi da Sensibili alle foglie - https://www.youtube.com/watch?v=_woFc2lL3gE
Da: https://www.dialetticaefilosofia.it - Domenico Losurdo (1941-2018) è stato uno dei massimi filosofi politici italiani. Le sue opere vedono numerose edizioni in Italia e all’estero. Pubblichiamo qui l’Introduzione al testo postumo a cura di Giorgio Grimaldi. Per chi voglia seguire la presentazione del testo cura della Fondazione Lelio e Lisli Basso, veda il seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=mydLgzvxpwQ
§1. Perché La questione comunista?
Nella genesi di un’opera agiscono le questioni, le esigenze che all’autore si presentano come elementi che decidono del movimento del proprio tempo. Possono occupare una posizione più o meno centrale, o appariscente, nel dibattito riservato a determinati circoli culturali o anche agli occhi dell’opinione pubblica, e compito dell’autore è quello in primo luogo di individuarli, isolandoli dal materiale che, seguendo la logica delle mode, è avvertito come argomento “del momento”, e che “nel momento” si esaurisce. L’opera che la moda (oppure la mera contingenza) detta non presuppone un’analisi degli aspetti decisivi del proprio tempo, ma ne riflette, con maggiore o minore eleganza, le decisioni.
Per un filosofo come Domenico Losurdo, che non ha mai seguito o assecondato le mode ma ha sempre mantenuto libero e coerente lo sguardo su un obiettivo – «l’emancipazione politica e sociale dell’umanità nel suo complesso» (infra, p. 178) –, la prima domanda che occorre porsi di fronte a questo testo inedito (il primo lavoro monografico a essere pubblicato dopo la scomparsa, avvenuta il 28 giugno del 2018) è il perché abbia scelto di proseguire nel progetto di ripensamento del marxismo che ha animato l’ultima fase del suo pensiero. Non si tratta, come invece il titolo di lavoro del volume (La questione comunista a cent’anni dalla rivoluzione d’ottobre) potrebbe suggerire, di un testo che prende avvio da un’occasione, da una contingenza. Certo, si innesta nelle discussioni nate a partire dalla ricorrenza del centenario della rivoluzione del 1917, ma, fuori da ogni intento celebrativo e apologetico, La questione comunista intende articolare un bilancio storico dell’esperienza sovietica e del marxismo nel suo complesso. Non solo: Losurdo osserva il marxismo negli elementi che in esso confluiscono e in ciò che è capace, in un futuro prossimo o remoto, di produrre.
Il primo sguardo, rivolto al passato, dispone l’esperienza del marxismo novecentesco sempre a stretto contatto con il secolo – fondativo – precedente, nel legame – critico ma profondo ed essenziale – con Hegel e la filosofia classica tedesca nel suo complesso. Losurdo affronta anche il rapporto problematico e tormentato con l’ebraismo e il cristianesimo, di cui alcuni aspetti costitutivi (uno su tutti: il messianismo) sono di primaria importanza per comprendere caratteri e limiti del marxismo stesso, del movimento comunista e del progetto di «una società post-capitalistica» (infra, p. 186). Il secondo sguardo, quello verso il futuro, non vi indugia non per una coerenza tematica del testo bensì per una questione di natura teoretica: il marxismo di Losurdo ne espunge gli elementi di carattere utopistico e messianico, vale a dire tutto ciò che rimanda a un futuro che ha le caratteristiche di un totalmente Altro rispetto all’immanenza attuale, allo stato di cose presente, e che si realizza nella forma dell’immediatezza, con la semplicità e la potenza dell’avvento del Messia. L’immediatezza dell’avvento del mondo emancipato e la visione particolare che questa forma mentis ne ha di esso – e cioè la completa assenza di conflitti e contraddizioni – sono gli elementi centrali di uno schema utopistico-messianico che (Losurdo vi insiste con grande chiarezza) può avere una funzione positiva, di mobilitazione, in una fase iniziale della lotta per l’emancipazione, ma che in un secondo momento non può più sussistere e deve lasciare spazio ai compiti concreti della gestione del potere senza il quale non è possibile «costruire» alcuna «società post-capitalistica» (infra, ibid.).
Veniamo così a un punto che ha una posizione strategica nel pensiero di Losurdo e nel suo ripensamento del marxismo, che in questo testo approda a risultati teorici determinanti: si tratta della questione del potere. È proprio l’articolazione di tale questione a contenere uno dei motivi che costituiscono la risposta alla domanda da cui abbiamo preso le mosse: perché stabilire una priorità di scrittura e di pubblicazione a un’opera intenta a ripensare il marxismo, oggi?
§2. Una nuova sezione del progetto per il ripensamento del marxismo
Da: https://www.ilfattoquotidiano.it - Pino Arlacchi è un sociologo, politico e funzionario italiano.
Leggi anche: L’economia reale è sulla Via della seta - Pino Arlacchi
IL GRANDE IMBROGLIO SUL VENEZUELA - Pino Arlacchi
Vedi anche: Richard Sanders racconta i crimini di israele documentati dai soldati israeliani. https://www.facebook.com/61559524143920/videos/925473229453517/?rdid=1K54PX8nRJsuUPZR
Da: https://www.repubblica.it - Lucio Caracciolo è un giornalista italiano, fondatore e direttore della rivista italiana di geopolitica Limes (https://www.limesonline.com).
Vedi anche: Tutto un altro mondo. Dove va l'Italia? - Lucio Caracciolo
Leggi anche: Liquidare la Russia e isolare la Cina - Lucio Caracciolo (12.04.2021)
Donald Trump è il presidente, non il padrone degli Stati Uniti. Tantomeno l’imperatore del mondo. Due premesse utili a interpretare il suo ritorno alla Casa Bianca oltre gli stereotipi. E a introdurre qualche bemolle nella notazione ricca di diesis con cui spesso si rappresentano le conseguenze di questa impresa.