Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra
Ciattini insegna
Antropologia culturale alla Sapienza.
Si parla molto della mancanza dei beni essenziali in America Latina, ma le spiegazioni di questo fenomeno non colgono volutamente le sue vere ragioni.
Se qualcuno ha voglia di documentarsi sulla supposta “crisi umanitaria” in Venezuela, per alcuni scatenata dalle misure economiche prese dalla Rivoluzione Bolivariana, si troverà di fronte a informazioni e video profondamente contraddittori. Per esempio, secondo l’emittente pubblica tedesca DW, che adotta questa linea interpretativa, quasi 4 milioni di venezuelani (fenomeno mai verificatosi in America Latina) hanno abbandonato il loro paese a causa della carestia, dell’iperinflazione, della mancanza di un’alternativa politica. A partire dal 2017 i fuggitivi si sono recati soprattutto in Messico e negli Stati Uniti (in particolare Florida), dove costituiscono il terzo gruppo etnico per consistenza numerica dopo i cinesi e i messicani. Altri si sono diretti verso il Brasile e la Colombia, per poi raggiungere da lì altri paesi latinoamericani. Queste notizie sono ribadite da Vatican News, secondo cui più dell’80% della popolazione venezuelana è povera e generalmente si reca in luoghi in cui mangiare allestiti dal clero di quel paese, in mancanza dei quali morirebbe di fame.
Altre fonti, pur non negando le difficoltà in cui si trova a vivere da tempo la maggioranza della popolazione venezuelana, in gran parte certamente povera, che non ha a disposizione beni elementari, farmaci e che spesso si trova coinvolta in episodi di violenza, cercano di mostrare che sostanzialmente la vita quotidiana si svolge nella normalità. Queste stesse fonti hanno messo in risalto l’accordo recentemente raggiunto dal Presidente Maduro e da alcuni gruppi minoritari dell’opposizione, ritenuto inaccettabile dagli altri membri di quel tanto conflittuale settore, tra i quali spicca l’ineffabile ma fallimentare per gli Stati Uniti aspirante Presidente Juan Guaidó. L’accordo, sostenuto dall’onnipresente Vaticano [1], stabilisce che 50 deputati del PSUV torneranno al Parlamento, dopo averlo abbandonato tre anni fa per far parte dell’Assemblea costituente nazionale, che sarà istituito un nuovo Consiglio nazionale elettorale, saranno liberati alcuni “prigionieri politici”, si praticherà lo scambio tra petrolio, farmaci e servizi. Il primo ad essere stato liberato è Edgard Zambrano, mano destra di Guaidó, che era stato messo in carcere per aver appoggiato il fallito sollevamento militare contro la Rivoluzione bolivariana dello scorso mese di aprile.