La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
martedì 7 ottobre 2025
Lavrov all’ONU: “Vogliono la guerra totale” | Conferenza stampa integrale
lunedì 6 ottobre 2025
Il capitale di Marx oggi - Roberto Fineschi
Da: Materialismo Storico, n° 1/2025 (vol. XVIII) – E-ISSN 2531-9582 - https://marxdialecticalstudies.blogspot.com -
Roberto Fineschi (https://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Fineschi) è docente alla Siena School for Liberal Arts. Ha studiato filosofia e teoria economica a Siena, Berlino e Palermo. Fra le sue pubblicazioni: Marx e Hegel (Roma 2006), Un nuovo Marx (Roma 2008) e il profilo introduttivo Marx (Brescia 2021). È membro del comitato scientifico dell’edizione italiana delle Opere complete di Marx ed Engels, dell’International Symposium on Marxian Theory e della Internationale Gesellschaft Marx-Hegel für dialektisches Denken. (http://marxdialecticalstudies.blogspot.com - https://www.facebook.com/roberto.fineschi - Marx. Dialectical Studies - laboratoriocritico.org!). -
Vedi anche: "MARX e HEGEL Fondamenti per una rilettura" - Roberto Fineschi
Leggi anche: Il «nuovo» Capitale: una teoria in costruzione - Sebastiano Taccola
domenica 5 ottobre 2025
"Il revisionismo storico. Problemi e miti" - Domenico Losurdo
"Il revisionismo storico. Problemi e miti", di Domenico Losurdo. Un testo che, con una mole impressionante di aneddoti e riferimenti, spiega ampiamente come e perché a scrivere la Storia sono sempre quelli che vincono.
sabato 4 ottobre 2025
Intervento di Susan Abulhawa al dibattito della Oxford Union* -
Da: https://www.assopacepalestina.org - https://www.anbamed.it - Susan Abulhawa è una scienziata, scrittrice e attivista palestinese-americana. Il suo primo romanzo, Ogni Mattina a Jenin, è stato tradotto in 32 lingue e ha venduto più di un milione di copie.
Vedi anche: Chi è Susan Abulhawa https://www.anbamed.it/2025/01/01/intervista-a-susan-abu-alhawavenerdì 3 ottobre 2025
Operazione Bluemoon - Eroina di Stato -
giovedì 2 ottobre 2025
Dallo sciopero al fronte di lotta internazionale - Alessandra Ciattini
L’atroce genocidio dei palestinesi ha suscitato negli ultimi tempi numerose manifestazioni in tutte le parti del mondo, compresa l’Italia. Ha anche spinto molti capi di Stato nella recente Assemblea generale delle Nazioni Unite ad attaccare la folle politica dello Stato sionista e l’appoggio fornito a esso dagli Usa, che hanno bloccato qualsiasi possibilità di intervento umanitario volto a poner termine all’eccidio. L’aspetto importante di queste proteste sta nel fatto che, accanto all’assoluto sostegno al popolo palestinese, sono apparse anche rivendicazioni di carattere politico e sociale, che mostrano come stia divenendo sempre più chiaro il legame tra la politica bellicista del blocco euroatlantico e l’austerità fascista che si vuole imporre ai lavoratori del mondo.
Le numerose manifestazioni contro l’atroce genocidio perpetrato in Palestina, che si sono svolte in molte città italiane lo scorso 22 settembre con la partecipazione di lavoratori, famiglie, giovani, bambini, indette dall’Usb, dai sindacati di base e da altre organizzazioni radicali, hanno riunito circa un milione di persone. Un evento che è stato da molti definito storico, caratterizzato da uno sciopero generale e dai blocchi ai porti di Genova, Salerno, Marghera, Livorno, delle stazioni di Napoli, Milano e Roma e di alcune tangenziali senza suscitare le disapprovazione degli automobilisti che sono rimasti in coda. Molti esultano affermando che la rassegnazione, il sentimento di impotenza delle masse sono finalmente finiti e che ora probabilmente comincia un’altra fase, non solo in Italia come vedremo, che riporterà – ci auguriamo – i lavoratori al centro dell’iniziativa politica non solo contro quello che sta avvenendo a Gaza, ma anche contro la guerra in tutte le sue forme e contro tutte quelle politiche antipopolari che sono la diretta conseguenza delle folli scelte belliciste degli Usa e del suo vile e corrotto sottoposto: l’Unione Europea.
L’evento era stato preceduto da una serie di altre proteste, che non hanno avuto la stessa affluenza, tra cui la mobilitazione indetta dalla Cgil insieme a uno sciopero di 4 ore dei lavoratori, con un presidio a Roma davanti a Montecitorio. Naturalmente, in questo momento così difficile e pericoloso (per alcuni saremmo già entrati nella Terza guerra mondiale) la celebrazione di due manifestazioni distinte, dovute al fatto che la cosiddetta sinistra (Pd e company), deve sempre difendere la sua immagine moderata e mite, costituisce un controsenso e anche un’espressione di vigliaccheria da parte di questo settore che suscita sempre meno interesse in gran parte della popolazione. Tuttavia, molti di quelli che continuano a essere legati a queste organizzazioni sono scesi in piazza il 22 settembre, esprimendo la volontà di una presa di posizione forte contro il genocida Israele e a difesa della Global Sumud Flotilla, che sta tentando di portare aiuti allo stremato popolo di Gaza.
mercoledì 1 ottobre 2025
La sparizione della Palestina: cos’è la pulizia etnica in Cisgiordania - Roberta De Monticelli
Da: https://www.phenomenologylab.eu - Roberta De Monticelli è una filosofa italiana. Ha insegnato filosofia del linguaggio all'Università di Pisa e alla Università degli Studi di Milano. Ha poi insegnato dal 1989 al 2004 Filosofia moderna e contemporanea all'Università di Ginevra
Vedi anche: Libertà del volere: un'illusione antica? - Roberta De Monticelli
Questo pezzo, uscito il 24 settembre 2025 sul “manifesto” e ripreso sul sito di Assopace Palestina non è che una prima sintesi del viaggio che sotto la guida di Luisa Morgantini, anima viva della Palestina resistente nonviolenta, e con l’organizzazione – miracolosa, di questti tempi – di Assopace Palestina ha visto una quarantina e più di persone delle più varie età e provenienze – e fra loro molti giornalisti – attraversare in lungo e in largo per oltre 10 giorni quello che resta della Cisgiordania, di Gerusalemme est, e di alcune città un tempo a prevalenza araba inglobate nello Stato di Israele. Molto ancora verrà dai report dei partecipanti. Ho scelto a simbolo di questo viaggio La zona d’ombra che vela il cerchio di pietre intorno al sangue di Awdi, leader e resistente nonviolento della piccola comunità di Umm Al Kheir, apparentemente condannata dalle ruspe dei coloni che avanzano implacabili (si sentiva il loro rumore sullo sfondo). A pochi metri da lì abbiamo visto l’assassino aggirarsi impunemente, col suo mitra a tracolla. E’ come il seguito del film No Other Land, che proprio in quell’area, Masafer Yatta, si svolge.
La Palestina sta sparendo – è la sola certezza sopravvissuta a questa decina di giorni di traversata del dolore, dell’umiliazione, dell’angustia estrema che provoca il cappio inesorabile di muri e cancelli e violenza bruta, stretto intorno al collo magrissimo della Cisgiordania. Che ti pare di respirare a fatica, di sentirlo intorno al tuo collo, quel cappio. Il cappio della pulizia etnica, che è rubare terra, demolire case, gettare cemento nei pozzi, affamare i dipendenti delle amministrazione sempre più stracciate delle aree A, fino a che non amministrino più che miseria, sporco e disperazione. Perché l’annessione è questo: prendersi la terra, l’acqua e ogni risorsa, appropriarsi perfino delle ricette tradizionali palestinesi, dopo aver ridotto a quasi nulla le risorse dell’UNRWA la United Nations Relief and Works Agency for Palestine, cioè dell’ultimo resto di quella che fu l’umanità comune e la nostra solidarietà, con un sistema di scuole che aveva reso la Palestina il più alfabetizzato dei Paesi arabi e certo anche di molti paesi occidentali. E’ rapinare le terre dove c’è memoria dei millenni umani, a costo di farne falsi, ridicoli trofei al mito di Sion, come le mura di Gerico crollate al suono dello shofar, quasi voleste metter sotto teche nazional-tribali le piume degli angeli, o mettere nelle bottigliette dei turisti la Ruah, il soffio di Gerusalemme. E’ sradicare ulivi e ammazzare bestiame, è distruggere scuole e teatri, è uccidere: per annettere la Palestina, non i palestinesi. Quelli vanno ormai esplicitamente, senza vergogna, chiusi nei ghetti sempre più stretti, sorvegliati, chiusi, delle loro città.
Ci scorrono nella mente le immagini delle città palestinesi che abbiamo attraversato – Gerico l’antichissima, Betlemme inginocchiata sulla sua mangiatoia vuota, deserta di turisti, Gerusalemme Est nel cappio dei sequestri di case e proprietà palestinesi a Jeikh Sharrah, Ramallah che pulsa intorno al grande cuore di Fadwa Bargouti, moglie e avvocata di Marwan Bargouti – quello che chiamano il Nelson Mandela palestinese, che da oltre vent’anni è nelle carceri israeliane. Quello che un torvo gaglioffo chiamato Ben Gvir, che oggi rappresenta lo stato di Israele si è permesso poche settimane fa di andare vigliaccamente, con un suo manipolo di manigoldi, a minacciare a favore di telecamere fin dentro la sua prigione di tortura e fame.
E poi Jenin, Jenin e la meravigliosa avventura del Freedom Theatre, oh guardatevi almeno le sue origini, che sono le origini stesse della tragedia israelo-palestinese, nel film Arna’s Children, girato dal suo fondatore Juliano Mer Khamis, un omaggio a sua madre o forse alla sua terra. E Nablus e il campo di Balata, e Tulkarem – la triade dei campi profughi svuotati, oltre quarantamila negli ultimi due anni. E Hebron, naturalmente, questa metafora del male che si insedia in alto, come gli avamposti dei coloni cresciuti a dismisura in questi due anni, e avvelena e isterilisce e insozza tutto ciò che tocca, ma a Hebron l’alto vuol dire i piani alti delle case, rubati alla città araba, il cui nome invece, Al Khalil, vuol dire l’Amico, così come Haram el Khalil è la tomba dell’Amico, la cui supposta sepoltura verrà presto totalmente appropriata da una nazione che pare sempre più abissalmente precipitare verso lo stato tribale. L’Amico è Abramo, il padre delle genti. Di tutte le genti del libro.
Se a Gaza c’è il genocidio, nel resto della Palestina c’è la pulizia etnica, che è questo: questo stringersi inesorabile del cappio al collo di un impiccato, questo abbattersi implacabile dei martelli sui chiodi di un crocefisso. Mille morti ammazzati dall’esercito o dai coloni, 10.000 prigionieri di cui 3500 in detenzione amministrativa, senza formalizzazione di accusa e possibilità di difesa contro tortura e fame; 40.000 rifugiati sfollati, 30 comunità contadine espulse dalle loro valli, il progetto E 1 della grande area da ripulire a nord est di Gerusalemme, che lascerà il cuore della Palestina per sempre separato da ciò che ne resta – le sei città-prigione dove il futuro è abolito. E’ questo, che è successo qui dopo il 7 ottobre.
martedì 30 settembre 2025
LORO TRUMP, NOI LULA
Da: Maurizio Acerbo -
lunedì 29 settembre 2025
Russia e Polonia si spartiranno l’Ucraina? Scott Ritter spiega lo scenario
domenica 28 settembre 2025
La politica contraddittoria degli Usa e dell’Ue verso la Russia - Alessandra Ciattini
Usa e Ue condannano la Russia di Putin e minacciano di piegarla, riducendola in miseria. Purtroppo per loro, la realtà fattuale e gli stessi meccanismi del sistema economico dominante impediscono l’effettiva rottura con il paese euroasiatico, straordinariamente ricco di risorse. Inoltre, se questo avvenisse, per l’Europa, vaso di coccio tra vasi di ferro, sarebbe il disastro che già si sta delineando.
Il passato 28 agosto è uscito un interessante articolo sulla CNN, a firma di Laurent Kent, sul commercio tra Usa ed Europa da un lato, e Federazione Russa dall’altro, che nonostante vari anni di guerra, continua imperterrito e ammonta a svariati miliardi di dollari. Naturalmente, non avendo sbocchi al mare, né Ungheria né Slovacchia possono fare a meno del petrolio russo, che arriva loro attraverso l’oleodotto via terra Druzhba (Amicizia), bombardato in varie occasioni da Zelensky, e, pertanto, restano nel 2025 i maggiori importatori di questa risorsa energetica.
Come è noto, il grande Trump ha raddoppiato i dazi all’India, portandoli al 50%, con lo scopo dichiarato di castigare il paese asiatico per aver sostenuto la Russia nella guerra in Ucraina, mantenendo in piedi questa per lei vantaggiosa relazione commerciale. Da parte sua, l’India ha correttamente sostenuto di essere stata ingiustamente punita, dal momento che molti altri paesi continuano a commerciare tranquillamente con il paese di Putin, dichiarando che avrebbe varato “dazi secondari”. Dopo aver banchettato nel castello di Windsor con i soliti straricchi, Trump è tornato a invitare gli europei a smettere di comprare il petrolio e il gas russi e a sanzionare chi li compra, ossia soprattutto Cina e India, con le quali l’Ue non può assolutamente non mantenere convenienti relazioni commerciali. A suo parere, solo in quel momento il prezzo del greggio si abbasserebbe e Putin sarebbe costretto a desistere della sua politica aggressiva contro l’Ucraina. Utilizzando esplicitamente il ricatto, ha dichiarato che non metterà altre sanzioni alla Russia, con cui probabilmente in Alaska ha prefigurato nuovi progetti commerciali ed economici e da cui vorrebbe essere nella sua immaginazione aiutato per confrontarsi con il suo principale nemico, se gli europei non faranno altrettanto con la Russia e con i paesi che a suo parere la sostengono. Sempre inginocchiandosi religiosamente, l’Ue ha annunciato il diciannovesimo pacchetto di sanzioni, spergiurando che nel 2027 cesserà di acquistare le risorse energetiche dal paese euroasiatico.
sabato 27 settembre 2025
La guerra del Peloponneso e quelle di oggi. - Luciano Canfora
venerdì 26 settembre 2025
Moneta e memoria - Giorgio Agamben
Da: https://www.quodlibet.it - Giorgio Agamben è un filosofo italiano. Ha scritto diverse opere che spaziano dall'estetica alla filosofia politica, dalla linguistica alla storia dei concetti, proponendo interpretazioni originali di categorie come forma di vita, homo sacer, stato di eccezione e biopolitica. La sua opera è studiata in tutto il mondo.
Leggi anche: "Il vecchio e il nuovo" - Giorgio Agamben
Semiotica e Moneta*- Carlo Sini
L'uomo e il denaro*- Carlo Sini
Del denaro. I mezzi e i fini - Remo Bodei
Moneta, il termine latino dal quale il nostro deriva, viene da moneo, «ricordare, pensare» ed era in origine la traduzione del greco Mnemosyne, che significa «memoria». Moneta divenne così a Roma il nome del tempio in cui si celebrava la dea memoria e si coniava la moneta. È a partire da questo nesso etimologico fra la moneta e la memoria che si dovrebbe guardare al riaccendersi oggi delle discussioni sull’abolizione della moneta unica europea e del recupero di ogni paese della propria moneta tradizionale. Sotto l’urgente questione «monetaria» agisce una non meno urgente questione di memoria, cioè nulla di meno che la riscoperta della memoria propria di ciascuno dei paesi europei che, abdicando alla sovranità sulla propria moneta, hanno senza accorgersene in qualche modo abrogato anche il proprio patrimonio di ricordi.
Se la moneta è innanzitutto il luogo della memoria, se nella moneta, in quanto può pagare per tutto e stare al posto di tutto, ne va per il singolo e per la collettività del ricordo del passato e dei morti, non sorprende allora che nella rottura del rapporto fra passato e presente che definisce il nostro tempo emerga con inaggirabile urgenza il problema monetario. Quando un illustre economista dichiara che il solo modo che la Francia (come forse ogni paese europeo) ha di uscire dalla sua crisi è di riacquistare l’autorità sulla propria moneta, egli sta in realtà suggerendo a quel paese di ritrovare il rapporto con la propria memoria. La crisi della comunità europea e della sua moneta che è ormai alle porte è una crisi della memoria e la memoria – è bene non dimenticarlo – è per ogni paese un luogo eminentemente politico. Non c’è politica senza memoria, ma una memoria europea è altrettanto inconsistente della sua moneta unica.
23 settembre 2025giovedì 25 settembre 2025
“La brutalità di Israele è il segno della sua fine” - Ilan Pappé
mercoledì 24 settembre 2025
"MARX e HEGEL Fondamenti per una rilettura" - Roberto Fineschi
martedì 23 settembre 2025
Gaza che fare, rivedi il dibattito con Francesca Albanese, Aya Ashour, E...
lunedì 22 settembre 2025
Il conflitto delle interpretazioni. Hegel e il sapere assoluto - Paolo Vinci, Lucio Cortella, Giorgio Cesarale
domenica 21 settembre 2025
Israele sta conducendo un olocausto a Gaza. La denazificazione è la nostra unica soluzione. - Orly Noy
Da: https://www.972mag.com - La Zona Grigia - Orly Noy è redattrice di Local Call, attivista politica e traduttrice di poesia e prosa in persiano. È presidente del consiglio direttivo di B'Tselem e attivista del partito politico Balad. La sua scrittura affronta i confini che si intersecano e definiscono la sua identità di Mizrahi, una donna di sinistra, una donna, una migrante temporanea che vive all'interno di un'immigrata perpetua, e il dialogo costante tra loro.
La mortale supremazia etnica insita nella società israeliana affonda le sue radici più in profondità di Netanyahu, Ben Gvir e Smotrich. Deve essere affrontata alla radice.
Gaza City è avvolta dalle fiamme , mentre l'esercito israeliano lancia la sua offensiva di terra a lungo minacciata dopo settimane di bombardamenti incessanti. Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, già sottoposto a un mandato di arresto internazionale per sospetto di crimini contro l'umanità, ha descritto quest'ultimo assalto come un'"operazione intensificata". Vi esorto a guardare le immagini in streaming da Gaza e a capire cosa significa veramente questo eufemismo.
Guardate negli occhi le persone in preda a un terrore senza pari, persino nei momenti più bui di questo genocidio durato due anni. Osservate le file di bambini coperti di cenere che giacciono sul pavimento intriso di sangue di quello che un tempo era un centro medico – alcuni a malapena vivi, altri che piangono di dolore e paura – mentre mani disperate cercano di confortarli o di curarli con le scorte mediche rimaste. Ascoltate le urla delle famiglie in fuga senza un posto dove rifugiarsi. Osservate i genitori che perlustrano l'inferno alla ricerca dei loro figli; arti che sporgono da sotto le macerie; un paramedico che culla una bambina immobile, implorandola invano di aprire gli occhi.
Ciò che Israele sta facendo a Gaza City non è il tragico sottoprodotto di eventi caotici sul campo, ma un atto di annientamento ben calcolato, eseguito a sangue freddo dall'"esercito del popolo", ovvero dai padri, figli, fratelli e vicini di casa di noi israeliani.
"Storie di guerre e di paci" - Alessandro Barbero e Marco Travaglio
sabato 20 settembre 2025
EDWARD SAID “LA QUESTIONE PALESTINESE” - Lavinia Marchetti
Da: https://laviniamarchetti.altervista.org - Lavinia Marchetti - Edward Said (Gerusalemme, 1935 – New York, 2003) è stato scrittore, critico e professore di Inglese e di Letteratura comparata alla Columbia University di New York e ha insegnato in più di 150 università e scuole negli Stati Uniti, in Canada e in Europa. I suoi scritti sono apparsi regolarmente su The Guardian, Le Monde diplomatique e Al-Hayat.
Leggi anche: Edward Said ha letto nella Storia il futuro della Palestina - Eliana RivaRI-LETTURE FONDAMENTALI, ESTRATTO DA EDWARD SAID “LA QUESTIONE PALESTINESE” (1979 edito in Italia da Il saggiatore, 2011)
venerdì 19 settembre 2025
PAZIENTI NON CLIENTI. La Sanità Pubblica nella RDT - Niccolò Monti
Da: Nicolò Monti - Nicolo-Monti già segretario nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI).
Leggi anche: Die Wende - Nicolò Monti
La famiglia tradizionale non esiste. La rivoluzione della famiglia nella DDR - Nicolò Monti
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