domenica 26 ottobre 2025

«CI ASPETTAVAMO DI MORIRE». STORIE DI OSTAGGI PALESTINESI RILASCIATI IL 13 OTTOBRE 2025 - Laviinia Marchetti

Da: Lavinia Marchetti - https://www.academia.edu/144589843/CI_ASPETTAVAMO_DI_MORIRE_STORIE_DI_OSTAGGI_PALESTINESI_RILASCIATI_IL_13_OTTOBRE_2025

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Il dossier raccoglie e organizza testimonianze di ex detenuti palestinesi rilasciati il ​​13 ottobre 2025, così come riportate da testate quali +972 Magazine, Reuters, The Guardian, ABC News e Il Fatto Quotidiano. L'obiettivo è duplice: preservare il valore documentale delle narrazioni individuali e discutere la fallacia della memoria traumatica senza sminuirne la portata probatoria quando convergono pattern ricorrenti. Il corpus evidenzia pratiche di deprivazione prolungata, shabeh, percosse, umiliazioni, isolamento, ostacoli all'accesso a cure mediche e sovraffollamento, con effetti cumulativi sulla capacità di ricordare in modo lineare tempi, sequenze e dettagli. L'analisi mette in rilievo come la memoria ferita alterni vuoti e iper-dettagli, ma tenda a convergere su nuclei fattuali condivisi che descrivono un regime detentivo a carattere disumanizzante. Il contributo del lavoro consiste nell'offrire un archivio testimoniale curato, utile a studi giuridici, forensi e psicosociali, e nel proporre criteri di lettura critica della memoria traumatica che tengono insieme debolezza cognitiva e consistenza intersoggettiva delle fonti. 

Dei quasi 2.000 detenuti palestinesi liberati nella prima fase dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, oltre 1.700 provengono dalla Striscia di Gaza. Il 13 ottobre 2025. Dopo essere stati visitati, i detenuti/ostaggi hanno lasciato l’ospedale e hanno percorso le strade in rovina della città, tutti ancora vestiti con le uniformi grigie del carcere che coprivano i loro corpi emaciati. Avevano la testa rasata, la barba lunga, il volto solcato dai segni di settimane, mesi e talvolta anni di sofferenza. - «Dio ci ha riportati dagli abissi della tomba», è stata la frase più ripetuta. 

 Vediamo alcune testimonianze tratte da +972 e altre testate. 

 

HAITHAM MOEIN SALEM, 43 anni, residente a Beit Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza. Era stato arrestato dall’esercito israeliano poco più di un anno prima, durante un’incursione a Gaza City. Il 10 settembre, un mese prima della sua liberazione, un attacco aereo israeliano ha colpito la tenda della sua famiglia nella cosiddetta “zona sicura” di Al-Mawasi, vicino a Khan Younis, uccidendo sua moglie e i tre figli: Iman, Layan e Baraa. Lui credeva che lo stessero aspettando per il ritorno a casa. «Nessuno mi ha informato che la mia famiglia era stata colpita». «L’esercito israeliano era solito recapitare brutte notizie da Gaza, soprattutto quando le nostre famiglie venivano attaccate o uccise». Quando ha sentito la notizia, è crollato ed i paramedici hanno dovuto trasportarlo in sedia a rotelle. Per oltre un mese aveva preparato un piccolo dono per la figlia Layan, intagliandolo con noccioli d’oliva raccolti da terra. Lo ha tenuto in tasca per tutto il tempo, conservandolo per quello che sarebbe stato il suo nono compleanno, il 18 ottobre. «Ho iniziato a contare i giorni [in prigione], sperando di uscire in tempo per festeggiare il suo compleanno», ha ricordato. «Ma oggi, a soli cinque giorni da quella data, ho saputo che era stata martirizzata». [...]  

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