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giovedì 15 agosto 2024

L'occidente ha bisogno di un nemico - Elena Basile

Da: Alessandro Di Battista - Elena Basile è un'ex diplomatica e scrittrice italiana. Dal 2013 al 2021 ha prestato servizio come ambasciatrice in Svezia e Belgio e nel 2023 ha lasciato il servizio diplomatico con il grado di plenipotenziario. - Alessandro Di Battista è un opinionista e scrittore italiano. Deputato M5S alla Camera (2013–2018).


Con l’ambasciatrice Elena Basile parliamo del suo libro “L’Occidente e il nemico permanente” e di quello che è accaduto e che sta accadendo in Ucraina e in Palestina.

                                                                         

lunedì 27 gennaio 2025

L’Europa ostaggio di una guerra tra oligarchie - Elena Basile

Da: Il Contesto - Elena Basile è un'ex diplomatica e scrittrice italiana. Dal 2013 al 2021 ha prestato servizio come ambasciatrice in Svezia e Belgio e nel 2023 ha lasciato il servizio diplomatico con il grado di plenipotenziario. (https://www.facebook.com/elena.basile11

L’intervista trasmessa in diretta su Twitter/X che la leader di Alternative für Deutschland Alice Weidel ha rilasciato a Elon Musk ha prevedibilmente sollevato un’ondata di polemiche. Non soltanto perché il colloquio era stato anticipato da un endorsement del magnate a favore dell’astro nascente della politica tedesca pubblicato sul quotidiano «Welt am Sonntag», ma anche per le prese di posizione della stessa Weidel. Musk sta in altri termini tirando la volata ad Afd, dopo aver attaccato il cancelliere tedesco Olaf Scholz ed espresso pubblicamente appoggio al partito Reform United Kingdom e al governo italiano guidato da Giorgia Meloni, suscitando reazioni stizzite in tutto il “vecchio continente”. Sono in molti a ritenere che l’atteggiamento di Musk configuri una indebita ingerenza negli affari europei, da contrastare con ogni mezzo disponibile. L’intervista alla Weidel è stata passata al vaglio dei regolatori di Bruxelles, chiamati a rilevare eventuali violazioni del diritto comunitario intese ad assicurare una maggiore visibilità, e quindi un indebito vantaggio elettorale, ad Alternative für Deutschland rispetto ai partiti rivali. Le preoccupazioni espresse riguardo possibili interferenze elettorali sono oggetto di dibattito e analisi da parte delle autorità europee, con il commissario europeo Thierry Breton che si è spinto a evocare la possibilità di procedere all’annullamento delle prossime elezioni tedesche in caso di irregolarità, dichiarando che «facciamo applicare le nostre leggi in Europa laddove queste rischiano di essere aggirate da interferenze […]. Lo abbiamo fatto in Romania, se necessario lo faremo in Germania». Parliamo di tutto questo assieme a Elena Basile, scrittrice, editorialista, collaboratrice de «Il Fatto Quotidiano» e diplomatica con all’attivo esperienze in Svezia e Belgio in qualità di ambasciatrice. (Giacomo Gabellini) 

                                                                          

domenica 8 settembre 2024

Dove vanno Europa, Usa, Ucraina e Russia - Elena Basile, Alessandro Orsini e Jeffrey Sachs

Da: Il Fatto Quotidiano - Elena Basile è un'ex diplomatica e scrittrice italiana. Dal 2013 al 2021 ha prestato servizio come ambasciatrice in Svezia e Belgio e nel 2023 ha lasciato il servizio diplomatico con il grado di plenipotenziario. (https://www.facebook.com/elena.basile11) - ALESSANDRO ORSINI è direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di Roma Tor Vergata, Research Affiliate al MIT di Boston e docente di Sociologia del terrorismo alla LUISS. (https://www.youtube.com/@orsiniufficiale - https://www.facebook.com/orsiniufficiale/?locale=it_IT) -Jeffrey Sachs, professore universitario presso la Columbia University, è Direttore del Center for Sustainable Development presso la Columbia University e Presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite. Ha servito come consigliere di tre Segretari generali delle Nazioni Unite e attualmente ricopre il ruolo di avvocato SDG sotto il Segretario generale António Guterres. Jeffrey D Sachs -


                                                                         

lunedì 22 luglio 2024

Parliamo di Pace, di diplomazia e di Europa - Ne discutono Alessandro Di Battista e Elena Basile

Da: Alessandro Di Battista - Elena Basile è un'ex diplomatica e scrittrice italiana. Dal 2013 al 2021 ha prestato servizio come ambasciatrice in Svezia e Belgio e nel 2023 ha lasciato il servizio diplomatico con il grado di plenipotenziario. - Alessandro Di Battista è un opinionista e scrittore italiano. Deputato M5S alla Camera (2013–2018). 

                                                                         

sabato 1 marzo 2025

Empatia verso le vittime - Elena Basile

Da: https://www.lafionda.org - Elena Basile, scrittrice ed editorialista per Il Fatto Quotidiano, è stata Ambasciatrice italiana in Svezia e in Belgio. 


È molto difficile comprendere come funzioni l’empatia negli esseri umani. Le teorie psicoanalitiche spiegano che gran parte delle nostre posizioni, apparentemente razionali, trovano la loro radice nell’opaca profondità del nostro inconscio. Banalizzando eccessivamente, si potrebbe affermare che la destra, col suo bisogno di autorità, ordine gerarchico e repressione dei colpevoli, è come espressione del bisogno di reprimere da parte di un padre frustrato; mentre la sinistra, che “vorrebbe supportare” (virgolette necessarie) a priori i deboli nella società, attribuendo al sistema responsabilità forse sproporzionate, sarebbe come una manifestazione del senso di colpa maturato nei confronti della madre. Generalizzazioni che servono a poco. Eppure, non tanto la posizione della destra, tradizionalmente a favore del militarismo patriottico, ma quella dell’elettorato del PD sorprende e inquieta non poco sulla guerra in Ucraina. Le esternazioni di Elly Schlein, che difende ancora l’invio di armi in Ucraina per la pace giusta e afferma di non poter essere mai d’accordo col Presidente Trump, sono di un semplicismo aprioristico stupefacente. Se Trump si dichiara per la pace in Ucraina, bisogna boicottarlo a prescindere perché è Trump. Se Putin afferma che l’Unione Sovietica ha perso 26 milioni di cittadini russi per liberare l’Europa dal nazismo bisogna cancellare una verità storica perché difesa da Putin.  Il ragionamento della leader del PD (e purtroppo di gran parte dell’elettorato piegato dalla propaganda ininterrotta di Mentana) è di una violenza estremista evidente, e dimostra come si sentano di appartenere al mondo del bene come i crociati, e come in nome del bene possano seminare distruzione e abbeverarsi del sangue degli Ucraini.

mercoledì 12 marzo 2025

Ucraina, tre anni di guerra: il confronto Santoro-Orsini -

Da: Rai - ALESSANDRO ORSINI è direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di Roma Tor Vergata, Research Affiliate al MIT di Boston e docente di Sociologia del terrorismo alla LUISS. (https://www.youtube.com/@orsiniufficiale - https://www.facebook.com/orsiniufficiale/?locale=it_IT) - Michele Santoro è un giornalista, conduttore televisivo, autore televisivo, produttore televisivo e politico italiano.
Vedi anche: "Pace proibita"
                                                                           
                                                                           

LA RESISTENZA RUSSA HA DEMOLITO L'UNIONE EUROPEA,
CHE ORMAI HA PERSO LA FACCIA DI FRONTE AL MONDO
E IN PIÙ SI RITROVA UN VICINO TRASFORMATO IN NEMICO 

Alessandro Orsini: «Accusare Putin per aver invaso l'Ucraina? Nel 2023, lo stesso Stoltenberg si vantò aver respinto tutte le richieste di dialogo, da parte dei russi, che volevano evitare di ricorrere alla soluzione militare. Se oggi Trump maltratta Zelensky, lo fa per nascondere la catastrofica sconfitta dell'Occidente, che si illudeva di poter piegare la Russia. Molti poi pensano che risalga al 2008 il tentativo di associare l'Ucraina alla Nato, ma non è vero: fu Bill Clinton, addirittura nel lontano 1994, ad approvare il progetto. Oggi, poi, qualunque autorità morale dell'Occidente è stata completamente distrutta dal genocidio a Gaza». 

«Viviamo in un tempo in cui, dopo quello che abbiamo fatto a Gaza, nessuno può più raccontare a se stesso la storia secondo cui la civiltà occidentale è giuridicamente superiore alla Russia, alla Cina, alla Corea del Nord. Questo è un lusso che nessuno di noi può più permettersi. Negli ultimi 30 anni le democrazie occidentali hanno violato il diritto internazionale e i diritti umani molto più di qualunque dittatura. E questo emerge in maniera nitida dalla documentazione storica: negli ultimi tre decenni, nessuno ha fatto tante guerre illegali come la Nato». 

«Nel 1999 la Nato ha condotto una guerra in violazione del diritto internazionale contro la Serbia. Poi nel 2011 ha bombardato Gheddafi per il suo rovesciamento in combutta con i ribelli libici (altra guerra in violazione del diritto internazionale). Per non parlare, appunto, di quello che abbiamo fatto e che ancora stiamo facendo a Gaza, dove si parla addirittura di deportare la popolazione palestinese superstite. La guerra in Ucraina, inoltre, ha causato la morte politica dell'Unione Europea. Putin ha semplicemente ucciso, politicamente, l'Unione Europea». 

«In politica internazionale, le guerre svolgono la stessa funzione che la ricerca svolge nella scienza: servono a confermare le ipotesi. Durante le guerre, le classi dirigenti fanno delle ipotesi sulla forza dei nemici. Quando è scoppiata questa guerra, l'Unione Europea ipotizzava che la Russia fosse debolissima e che l'Europa fosse fortissima. Invece la guerra ha disvelato i rapporti di forza: la Russia è fortissima e l'Europa è debolissima. Se vuole, la Russia può schiacciare l'Europa con un pugno». 

«Mark Rutte, il nuovo segretario generale della Nato, qualche settimana fa ha dichiarato che, dal punto di vista militare, quello che la Russia produce in tre mesi la Nato lo produce in un anno intero, da Los Angeles ad Ankara. Cioè: Rutte ci sta dicendo che 32 paesi della Nato, Stati Uniti inclusi, a livello di armamenti producono infinitamente meno della Russia. Gli Usa e l'Europa, insieme, riescono a produrre 1,2 milioni di proiettili per l'artiglieria pesante, mentre in un anno la Russia ne produce 3 milioni». 

«Com'è possibile che l'Europa possa continuare la guerra da sola? E come potrebbe aiutare l'Ucraina a battere Putin? Quello era il vero obiettivo di Biden, deporre Putin, ed è fallito. L'Unione Europea ha investito esclusivamente nella guerra. La posizione ufficiale dei leader europei (Draghi, la stessa Meloni, Macron e Scholz, fin che c'è stato) era l'impegno per la sconfitta della Russia, il ritiro senza condizioni delle truppe russe. Quindi l'Unione Europea ha basato tutta la sua politica sulla forza, esecrando la diplomazia. E siccome la forza non ce l'ha, ha perso la politica». 

«Io non credo che l'Unione Europea potrà mai rinascere, dal punto di vista politico, a causa di questa guerra: perché l'umiliazione, la mortificazione è stata talmente grande e talmente evidente che in Asia, in Medio Oriente, in Africa, l'Europa non conta più nulla. Facendo questa guerra contro la Russia, l'Unione Europea ha mostrato la sua nullità. Così adesso è costretta a vivere sotto la minaccia permanente della Russia, rispetto alla quale abbiamo scoperto di non avere deterrenza». 

«Abbiamo anche scoperto che Trump non vuole investire in una guerra con la Russia, tantomeno in Ucraina. Infatti in questo momento Putin è fortissimo. Ed è la ragione per cui ritengo che stia solo facendo finta di trattare. A mio giudizio, Putin non vuole trattare: vuole in realtà una finta trattativa, per la resa incondizionata dell'Ucraina. Tant'è vero che 24 ore fa la Russia ha condotto un attacco-record, un bombardamento-record contro l'Ucraina: ha lanciato 237 droni in gran parte su Odessa, cioè l'ultimo sbocco al mare rimasto agli ucraini». 

«Trump ha lanciato un tweet dicendo che “la pace scoppierà fra qualche giorno”. Molti ottimisti immaginano che ci sarà una trattativa di questo tipo: Putin ferma le armi e si discute. Io invece credo che Putin farà una trattativa infilando un coltello in gola a Zelensky. Cioè: tratterà senza interrompere i massacri. E vorrà tutto quello che chiedeva tre anni fa per non farla, la guerra. Ora, il grandissimo problema dell'Ucraina (e la grande tragedia dell'Europa) è che Trump non ha via d'uscita: se non vuole rientrare nella guerra, trasformandosi in un Biden-2, deve cedere a tutte le richieste di Putin». 

venerdì 21 febbraio 2025

"TRUMP ferma il piano NATO e la sua espansione NEOCON" - R. Antonucci intervista Jeffrey Sachs

Da: ilfattoquotidiano.it - Jeffrey Sachs, professore universitario presso la Columbia University, è Direttore del Center for Sustainable Development presso la Columbia University e Presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite. Ha servito come consigliere di tre Segretari generali delle Nazioni Unite e attualmente ricopre il ruolo di avvocato SDG sotto il Segretario generale António Guterres. - Riccardo Antoniucci, Filosofo. Dal 2013 al 2016 è stato responsabile comunicazione e ufficio stampa per la casa editrice DeriveApprodi. Attualmente continua a lavorare nello stesso ambito come freelance, collaborando, tra gli altri, con le case editrici manifestolibri e Stampa Alternativa. Traduce dal francese ed è animatore della rubrica Francesismi per il blog filosofico di Micromega Il rasoio di Occam 

Sachs: «Il grande errore degli Stati Uniti è credere che la Nato sconfiggerà la Russia» - Federico Fubini 


Il leader ucraino fuori gioco: consigliato male da Biden e dagli europei.

Ci sono buone ragioni per credere che il conflitto ucraino sia sulla buona strada per concludersi, ritiene Jeffrey Sachs. Il motivo è strategico: Donald Trump ha rotto la tradizione neoconservatrice a cui si è uniformata la politica estera degli Stati Uniti dagli anni 90, incentrata sull’espansione della Nato a est. Così, è la tesi di Sachs, si elimina la principale ragione di preoccupazione strategica della Russia. 

È meno certo, però, che lo stile trumpiano riesca a concludere l’oltre mezzo secolo di conflitto israelo-palestinese: “Mi sembra assai probabile che Trump proseguirà la politica disastrosa” di sostenere “la pulizia etnica e le colonie illegali di Israele”, dice l’economista e saggista della Columbia University. Con un caveat: quando si parla di politica estera di Trump, non va sottovaluto il suo “alto grado di improvvisazione”. 

L’amministrazione Trump è davvero in rottura con la politica estera Usa? 

Non su tutto. Per quanto riguarda l’Ucraina, Donald Trump sta dichiarando la fine del piano neo-conservatore di espansione della Nato all’Ucraina e alla Georgia, e questo è un segnale chiaro. Sul dossier Israele-Palestina, invece, la posizione di Washington rimane incerta. È vero che Trump, da un lato, ha spinto per il cessate il fuoco, ma dall’altro lato a Gaza continua a sostenere la pulizia etnica dei palestinesi, e in Cisgiordania appoggia la violenza estrema e le colonie illegali di Israele. 

La pace in Ucraina, se arriverà, e la tregua a Gaza saranno durature? 

Per quanto riguarda l’Ucraina, sì per le ragioni che ho spiegato. La guerra in Medio Oriente finirà soltanto quando verrà creato uno Stato di Palestina accanto a quello di Israele. Finora, Washington ha posto il veto su questo piano, e mi sembra assai probabile che Trump proseguirà con questa politica disastrosa. L’Europa dovrebbe far sentire la sua voce e pretendere che la Palestina venga accolta a pieno titolo come membro delle Nazioni Unite. È molto semplice. 

Nella politica estera trumpiana è emerso il protagonismo di Steve Witkoff. Un uomo d’affari, non un diplomatico, che sembra aver messo in ombra l’inviato Usa per il conflitto ucraino Keith Kellog. È così influente? 

Witkoff sembra essere il negoziatore preferito di Trump, e sì, sembra che Kellogg sia emarginato al momento. Ma non bisogna dimenticare un altro importante fattore. Ovvero che la politica estera di Trump è basata su una forte dose di improvvisazione, sia del presidente che del suo team. 

Il vertice di Riad è stato “solo” un bilaterale che ha sancito la riapertura di un dialogo tra Stati Uniti e Russia, oppure l’inizio di negoziati di pace in Ucraina veri e propri? 

Direi che è stato l’inizio di un ripristino di normali relazioni tra Stati Uniti e Russia, il che comprende anche l’apertura di una discussione sulla fine della guerra in Ucraina. 

L’Europa è fuori dai giochi? E come si sta riorganizzando il rapporto tra Ue e Usa? 

L’Europa si è tagliata fuori da sola, rifiutando la diplomazia. Fondamentalmente, si è schierata sulla linea neo-con: ha riecheggiato i loro discorsi e sposato i loro obiettivi. Così facendo ha gettato al vento la storia delle relazioni diplomatiche tra Russia ed Europa. Ora che gli Stati Uniti di Trump stanno rompendo con l’approccio neo-con, gli europei si ritrovano disorientati e senza strategia. L’Europa ha bisogno di rimettersi in sesto. Non le conviene supplicare gli Stati Uniti, ma deve impegnarsi direttamente con la Russia sulle questioni di sicurezza europea. E dovrebbe riallacciare i rapporti economici con Mosca. 

Zelensky è fuori dai giochi, invece? 

Assolutamente sì. Zelensky è disprezzato a Washington, impopolare in Ucraina ed è perdente sul campo di battaglia. Governa solo in virtù della legge marziale. Ha fatto pessime scelte, ma la cosa più tragica è che le ha fatte consigliato dagli Usa di Biden e dall’Europa. Ho cercato più volte di avvertire gli ucraini di quanto fosse disastrosa la politica dell’allargamento della Nato e ho sottolineato la necessità per Kiev di cercare garanzie di sicurezza in una strategia di neutralità. Ma nessuno ha voluto ascoltare la verità. 

martedì 1 aprile 2025

Ma fu l’Ucraina la prima a tradire i patti coi russi - Alessandro Orsini

Da: https://infosannio.com - https://www.ilfattoquotidiano.it - Alessandro Orsini è direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di Roma Tor Vergata, Research Affiliate al MIT di Boston e docente di Sociologia del terrorismo alla LUISS. (https://www.youtube.com/@orsiniufficiale - https://www.facebook.com/orsiniufficiale/?locale=it_IT

Vedi anche: Ucraina, tre anni di guerra: il confronto Santoro-Orsini  

Dove vanno Europa, Usa, Ucraina e Russia - Elena Basile, Alessandro Orsini e Jeffrey Sachs 

“Trattare con Putin è impossibile perché Putin non rispetta gli accordi e viola i trattati. La colpa della guerra in Ucraina è soltanto sua”.

Nessuna delle più prestigiose università americane, da Harvard a Cornell University Press, pubblicherebbe mai una monografia accademica con questi contenuti. Quale rivista scientifica pubblicherebbe una tesi del genere? Nessuna. Quando si tratta di spiegazione causale, il metodo delle scienze storico-sociali prevede di includere il punto di vista di tutti gli attori coinvolti nello studio. Il ricercatore deve condurre la sua indagine privo di pregiudizi e con distacco emotivo. 

Secondo i russi, i primi a violare i trattati sono stati gli ucraini. È vero? Indaghiamo per verificare.

L’Ucraina ha violato il Trattato di amicizia, cooperazione e partenariato russo-ucraino, firmato a Kiev il 31 maggio 1997 da Kuchma e Eltsin iniziando una corsa verso il baratro. Quel Trattato, noto anche come il “grande trattato”, impegnava l’Ucraina a non usare il proprio territorio per nuocere alla sicurezza della Russia e viceversa. Ne consegue che il Trattato russo-ucraino del 1997 proibiva a entrambi di stringere alleanze militari ritenute pericolose dalla controparte. Prima di spiegare quando e come l’Ucraina ha violato il Trattato del 1997, dobbiamo collocarlo nel suo contesto storico e domandarci perché Eltsin avvertì l’esigenza di firmarlo proprio nel 1997. La risposta è agevole per chi conosca la storia dell’espansione della Nato. Il 1997 è l’anno in cui Clinton ordina alla sua segretaria di Stato, Madeleine Albright, di avviare il processo di inclusione nella Nato di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, compiuto nel 1999. Intuita la manovra, Eltsin si affrettò ad assicurarsi che l’Ucraina non sarebbe entrata nella Nato. Ecco perché il Trattato fu firmato nel 1997.

L’Ucraina ha violato il Trattato di amicizia russo-ucraino il 4 aprile 2008, quando la Nato ha annunciato che l’Ucraina sarebbe diventata suo membro nel summit di Bucarest. Il Trattato di amicizia tra Russia e Ucraina sopravvisse per i successivi undici anni. Scadde il 31 marzo 2019 perché il presidente Poroshenko non volle rinnovarlo. Poi l’Ucraina ha condotto tre esercitazioni militari con la Nato sul proprio territorio nell’estate 2021.

La prima esercitazione militare della Nato in Ucraina, “Sea Breeze”, si è svolta dal 28 giugno al 10 luglio 2021 e ha coinvolto ben 32 nazioni. All’epoca, la Nato si componeva di 30 membri, ma l’Occidente ha voluto invitare anche alcuni Paesi “amici”, come l’Australia. Le esercitazioni si sono svolte nel Mar Nero e a Odessa.

La seconda esercitazione militare della Nato in Ucraina, “Three Swords”, si è svolta dal 17 al 30 luglio a Javoriv, vicino al confine con la Polonia. Questa esercitazione è stata definita dalla Reuters di “ampie dimensioni”. Ha coinvolto anche Stati Uniti, Polonia e Lituania. Poco dopo, il 31 agosto 2021 Lloyd Austin, segretario alla Difesa americano, e Andrij Taran, l’allora ministro della Difesa ucraino, firmarono a Washington il “US-Ukraine Strategic Defense Framework”, un accordo di penetrazione della difesa americana nella difesa ucraina.

Il 20 settembre 2021 la Nato ha avviato la sua terza esercitazione militare in Ucraina, “Rapid Trident”, di nuovo a Javoriv, per un totale di dodici Paesi.

Il 10 novembre 2021 Antony Blinken, segretario di Stato americano, e Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri ucraino, hanno firmato il “US-Ukraine Charter on Strategic Partnership”, un altro accordo di penetrazione della difesa americana nella difesa ucraina. Nel frattempo, l’esercito di Kiev uccideva migliaia di civili russi in Donbass. Il 13 aprile 2022, il Wall Street Journal ha rivelato che la Nato ha addestrato 10.000 soldati ucraini all’anno a partire dal 2014 nell’articolo significativamente intitolato Il successo militare dell’Ucraina: anni di addestramento Nato.

Sotto il profilo politico, il mancato rinnovo del Trattato di amicizia del 1997 da parte di Poroshenko ha posto fine al Memorandum di Budapest. Nel momento in cui Poroshenko ha aperto l’Ucraina alle armi e ai soldati della Nato, i russi hanno ritenuto che il Memorandum di Budapest fosse carta straccia. Da qualunque punto di vista si guardi il problema, la classe dirigente ucraina ha commesso molti errori. La distruzione dell’Ucraina inizia a renderli evidenti. I vincitori distorcono sempre la storia. Figuriamoci gli sconfitti.