Da:
http://www.ilsileno.it/filosofiesemiotiche -
Roberto
Fineschi è
un filosofo italiano. (Marx.
Dialectical Studies) -
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e la filosofia del linguaggio – Piergiorgio Odifreddi
TEMI
WITTGENSTEINIANI - Stefano Garroni
L.
WITTGENSTEIN - LA CULTURA MEDIA CONTEMPORANEA - NOTE AL RAMO D'ORO DI
FRAZER - Stefano Garroni - 09-01-97
Introduzione
Quando sono stato invitato a scrivere un contributo sul rapporto Marx-Wittgenstein sono stato un po’ esitante. In primo luogo non sono certo un esperto di Wittgenstein, anzi, sono un modesto lettore delle sue opere più importanti e non ho molto di significativo da dire in proposito. In secondo luogo, come esperto di Marx, solo tangenzialmente mi sono occupato di temi legati alla filosofia del linguaggio o alla semiotica. Ho però cominciato a leggere un po’ di letteratura ed ho trovato diversi spunti interessanti, soprattutto nel semiologo marxista italiano Ferruccio Rossi-Landi (ROSSI-LANDI 1968, 1977, 1983) e in altri interpreti (ABREU 2008; GAKIS 2015; KITCHING & PLEASANTS 2002; READ 2000; RUBINSTEIN 1981). Alla luce di questi studi ho forse inteso meglio come trattare il tema e deciso di contribuire.
La prima parte di questo saggio è dedicata alla lettura di Wittgenstein proposta da Rossi-Landi, la seconda all’analisi di come Rossi-Landi cerchi di risolvere attraverso Marx quelle che reputa aporie di Wittgenstein, la terza, infine, a una valutazione critica della questione e al senso di un possibile rapporto Marx-Wittgenstein.
1. Il Wittgenstein di Rossi-Landi
La lettura di Wittgenstein da parte di Rossi-Landi è chiaramente influenzata dalla sua intenzione di sviluppare una teoria marxista della linguistica. Il suo scopo non è una ricostruzione critica del suo pensiero, ma fornire un solido fondamento al suo progetto nella stessa tradizione della filosofia del linguaggio (la stessa cosa che cerca di fare nel suo dialogo con Saussure).
Quello di Rossi-Landi è un approccio marxista(1), in cui la componente storico-sociale è assolutamente decisiva; da questo presupposto, la sua valutazione del Tractatus non può che essere estremamente critica, in quanto lo si considera addirittura «pre-kantiano» proprio per l’assenza dell’elemento storico-sociale (ROSSI-LANDI 1968: 22). Questo Wittgenstein è sostanzialmente ignorato e considerato inadeguato non solo per un confronto con Marx, ma come contributo al pensiero occidentale moderno. Tutta cambia invece con le Ricerche, dove invece si percepisce il «flusso della vita» (ROSSI-LANDI 1968: 23).
Sulla base della nota 583 delle Ricerche(2), Rossi-Landi può affermare che, secondo Wittgenstein, l’ambiente [Umgebung] dà rilevanza al significato. Il significato di una parola è dato dal suo uso nel linguaggio, dice Wittgenstein nella nota 43(3), e Rossi-Landi commenta che il linguaggio acquisisce significato in un contesto, vale a dire quello pubblico nel quale impariamo a parlare (ROSSI-LANDI 1968: 24). Il gioco linguistico come tale non si riferisce solo all’uso linguistico, ma include elementi extra-linguistici, una prassi sociale che implica un uso linguistico dell’azione extralinguistica. Secondo Rossi-Landi si può derivare questa conclusione dalla nota 7 delle Ricerche(4).
Se il significato sta nell’uso di una parola, in una prassi che ha luogo in un contesto pubblico, Rossi-Landi assume, traendo queste conclusioni dalle note 199(5) e 242(6), che ci sono regole in ciò implicate. Queste regole vanno pensate come condivise, debbono corrispondere a comportamenti sociali determinati e accettati, a una prassi sociale. Questa ulteriore conclusione è implicita nelle note 200-202(7) (ROSSI-LANDI 1968: 25 s.).
Rossi-Landi cerca di mostrare come per Wittgenstein almeno implicitamente, il linguaggio, con i suoi presupposti sociali, sia una prassi condivisa. A questo proposito, passando dal Trattato alle Ricerche, egli fa qualcosa di molto simile a quanto Marx e Feuerbach avevano fatto con Hegel: avevano individuato la chiave dell’alienazione intellettuale e filosofica (un uso distorto del linguaggio) nella prassi sociale. L’incoerenza del linguaggio filosofico è una conseguenza di una prassi determinata e ha origine in una prassi linguistica sbagliata.