La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
venerdì 27 marzo 2020
Sacrifici e classi sociali - Carla Filosa
venerdì 1 maggio 2015
Teoria e politica: sulla Dialettica - Carla Filosa
lezioni sulla dialettica tenute da Carla Filosa nell'abito del corso di critica all'economia politica dell'Università Popolare A. Gramsci.
Seconda lezione:
https://www.youtube.com/watch?v=60_uJq1xm-4
Terza lezione:
https://www.youtube.com/watch?v=fXk9Wfzrlo8
Quarta lezione:
https://www.youtube.com/watch?v=g3VAkdPifPg
martedì 7 dicembre 2021
Epidemia di sovrapproduzione - Carla Filosa, Gianfranco Pala, Francesco Schettino
Da: https://www.carmillaonline.com
Gianfranco Pala è un economista italiano. Direttore della rivista LA CONTRADDIZIONE (https://rivistacontraddizione.wordpress.com).
Carla Filosa insegna dialettica hegeliana e marxismo. Redattrice della rivista LA CONTRADDIZIONE. Docente alla Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it - https://www.facebook.com/unigramsci).
Pubblichiamo di seguito un estratto della “Premessa” di Crisi globale. Il capitalismo e la strutturale epidemia di sovrapproduzione (Lad, 2021, pp. 210, € 15,00).
Il volume affronta da un punto di vista teorico le moderne crisi capitalistiche con riferimento alle dinamiche valutarie transnazionali criticando gli approcci sottoconsumisti e neoclassici. In questo contesto gli autori mettono in discussione l’immagine dello shock pandemico come circostanza esterna alla dinamica dell’accumulazione, esplicitando le modalità con le quali tale evento viene utilizzato per comprimere quote di ricchezza sociale destinate alle classi lavoratrici.(https://www.carmillaonline.com)
La “missione” del capitale, o più precisamente la necessità di sviluppare incessantemente le forze produttive che la storia sembra avere affidato a questo modo di produzione, presenta sempre più chiaramente l’insieme delle sue contraddizioni. L’allevamento intensivo di animali – come anche lo sfruttamento progressivo e senza remore delle risorse naturali senza ritegno a sconvolgere gli ecosistemi del pianeta – è dettato sicuramente dall’aumento della popolazione mondiale e dallo sviluppo sempre più veloce della molteplicità dei suoi bisogni, ma l’uso tecnologico e organizzativo di questo processo, dettato dal dominio delle cose, è dovuto al perseguimento del fine “miserabile” e contraddittorio della produzione di plusvalore, quale unico fine di questo sistema. La involontarietà poi, quella che invece viene moralisticamente scambiata per crudeltà od anche brutalità, sta a significare qui la incapacità, non individuale ma proprio del sistema, a far emergere una responsabilità umana cioè razionale delle azioni impiantate, unicamente soggette invece alle leggi di sviluppo precipue della produzione di merce in quanto valore, e indipendentemente dal valore d’uso, che viene così a costituire uno scarto da non considerare. Ѐ chiaro che i comportamenti individuali degli operatori possano essere repellenti od anche riprovevoli, ma il problema non concerne i molti singoli resi subalterni, bensì la centralizzazione sempre crescente del comando sulla forza-lavoro e la classe che ne gestisce il pluslavoro, secondo modalità, ritmi, efficienza, comportamenti indotti, anche valutabili come criminali e disumani.
La crisi di capitale, strutturale, è quindi la necessità – finché durerà questo modo di produzione – cui l’eccedente accumulazione di plusvalore va incontro, proprio per l’ottimizzazione del suo riprodursi ad ogni rotazione dei singoli capitali, anarchicamente concentrati e centralizzati. Se dunque l’accumulazione decresce anche per la saturazione dei mercati esistenti, si deve intensificare lo sfruttamento sia delle risorse inorganiche sia di quelle animali e umane, tutte eguagliate nell’unica accezione di merce, cioè veicolo di valore. Per promuovere inoltre tali condizioni che svelerebbero i fini indicibili del sistema, questo deve ammantarsi di rappresentazioni ideologiche rassicuranti in cui si proclamano ed esaltano benefici per tutti, nascondendo i danni che da questi si producono, finché non appaia la contraddizione reale, imponderabile o magari anche messa in conto, ma che non dovrà mai intaccare – al momento – i profitti attesi che si appelleranno all’“emergenza”. Il boomerang economico sotto forma di virus lo diventerà solo quando il numero di vittime si farà troppo alto per non poterlo più affrontare in termini di eccezione, ma si presenterà all’interno della indicibile norma. I morti cinesi, od anche africani, sudamericani preoccupavano, ma poi non eccessivamente, finché non sono diventati anche europei, statunitensi e poi mondiali.
La rappresentazione del capitale anche qui ha dovuto mostrare allarme per il bene dell’umanità tout court, quando al contrario aveva già predisposto investimenti su un mercato ancora inedito per questo promettente livello, quello dei vaccini su scala mondiale presumibilmente per tutti. La cosiddetta vendetta della natura è stata così trasformata in un investimento produttivo (di plusvalore) insperato – una forma di politica espansiva di contrasto alla crisi di capitale -, mentre l’attesa messianica del vaccino da parte delle masse soggette all’infezione e alla morte sarebbe stata mediaticamente percepita solo come una soluzione alla “calamità naturale”, facilmente credibile. I nuovi vaccini sono subito apparsi però per quello che fondamentalmente sono: merce esclusiva. I diritti proprietari o brevetti si sono mostrati diretti all’innalzamento dei prezzi, o alla incetta delle dosi che prioritariamente sarebbero servite alla vantaggiosa ripartenza competitiva delle proprie industrie, a scapito delle altre costrette a rallentare la produzione. L’interesse generale dei “benefattori del mondo intero” si è ristretto nei luoghi della centralizzazione dei capitali egemoni. L’unificazione del mercato mondiale, quale intrinseca legge di sviluppo di questo modo di produzione, impersonale e separata da ogni controllo da parte sia dei produttori sia della popolazione in genere, diventa così la fonte da cui partono tutte le contraddittorietà reali, tra cui l’ipotesi di “un’era di pandemie” come sembra abbia pronosticato l’attuale Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. La crisi di capitale riaffaccia allora anche qui la sua sotterranea presenza nello scambio ineguale di plusvalore contro plusvalore, di scambio tra capitali e non contro consumo finale privato. L’investimento netto di capitale da uno Stato all’altro o da una determinata industria – nel nostro caso farmaceutica – avviene entro le gerarchie dell’imperialismo transnazionale, il che comporta che il vaccino veicolerà il plusvalore prodotto dai lavoratori dei paesi dominati o più deboli verso le proprietà egemoniche, col potere di dosarne l’erogazione in base al maggior profitto.
mercoledì 4 marzo 2020
Il salario sociale di classe - Carla Filosa
Anche la comunicazione mediatica favorisce l’obliterazione concettuale del lavoro salariato usando prevalentemente le parole come “occupazione” o “disoccupazione” legate ad una ineluttabile fase di crisi economica, di cui non si menziona né l’origine né le dinamiche di una sua possibile risoluzione.
Riaffrontare i temi legati al salario ripropone quindi una necessaria riflessione critica sui temi sociali legati all’attualità sì dei processi inflattivi, dei fenomeni ambientali e migratori, delle innovazioni tecnologiche, ecc., ma soprattutto delle relazioni sociali che fanno capo alle “diseguaglianze” e alle “povertà assolute e relative”, su cui ormai si organizzano analisi e dibattiti diventati di moda.
giovedì 21 marzo 2019
Marxismo e cambiamento climatico - Carla Filosa
giovedì 5 dicembre 2019
Il cosiddetto problema ambientale - Carla Filosa
Leggi anche: Marxismo e cambiamento climatico - Carla Filosa
martedì 9 luglio 2024
In ricordo di Gianfranco Pala
Da: https://anticapitalista.org - Gianfranco Pala (1940 - 2023), Economista italiano. Docente di Economia alla Sapienza di Roma. Direttore della rivista LA CONTRADDIZIONE (https://rivistacontraddizione.wordpress.com). Studioso marxista tra i più rigorosi.
Leggi anche: E’ morto il compagno Gianfranco Pala, un marxista rigoroso. - Francesco Schettino
Il “lupo marxicano” - Giorgio Gattei
Vedi anche: Keynes e le ambiguità della liberazione dal lavoro - Riccardo Bellofiore
Sraffa tra Ricardo e Marx - Riccardo Bellofiore
Abbiamo appreso la notizia della scomparsa del compagno Gianfranco Pala. La sua critica dell’economia politica ha rappresentato un pilastro determinante nella formazione di tantissime e tantissimi compagne e compagni. Ci lascia un vuoto teorico e politico impressionante. Ma ci resta anche moltissimo. Ci resta l’enorme patrimonio dei suoi scritti, articoli, libri, opuscoli; ci restano i preziosissimi numeri della sua rivista Contraddizione. Ci mancheranno, però, i suoi convegni, le sue polemiche, le sue invettive e le sue straordinarie e inimitabili lezioni; soprattutto, ci mancheranno le nostre letture collettive del Capitale e quella sua testarda ossessione di leggere e rileggere, direttamente e continuamente, Marx ed Engels, senza mai cedere alle mistificazioni dell’accademia dominante. Ci stringiamo alla sua compagna, Carla Filosa, e alla sua famiglia con un abbraccio militante, comunista e rivoluzionario. Crediamo che il modo migliore per ricordarlo sia quello di riproporre la nostra presentazione alla ripubblicazione del suo capolavoro di critica dell’economia politica, anche grazie allo sforzo e al contributo di Sinistra Anticapitalista e della Biblioteca Livio Maitan. Grazie Gianfranco di tutto e per tutto. (https://anticapitalista.org, 14 novembre 2023)
Marx: lupus in fabula!
di Olmo Dalcò
Grazie alla volontà di un coraggioso editore, nonché alla pressione militante di Sinistra Anticapitalista, è stato ripubblicato il libro di Gianfranco Pala, Pierino e il lupo, dopo trentaquattro anni dalla sua prima uscita. Pierino e il lupo narra, ripercorrendo Prokofiev, in forma di favola economica, del rapporto tra Sraffa e Marx, che tanto affascinò le cattedre universitarie negli anni settanta, e tanto influenzò il dibattito nell’ambito della sinistra politica e sindacale. Tuttavia, così tanto è mutato il clima culturale e politico, negli ambienti accademici e non, che il dibattito attorno alle tesi di Sraffa ha fatto decisamente il suo tempo, essendo stato dimenticato persino il nome dell’illustre economista italiano. Perché allora la necessità di una nuova pubblicazione?
La prima risposta banale sarebbe quella di rendere omaggio a un vero e proprio capolavoro di critica dell’economia politica, ovviamente coscientemente trascurato dall’accademia dominante, sempre più meschinamente ideologica e oscurantista. La seconda risposta militante è che la crisi economica a cui stiamo assistendo è anche una crisi dell’economia borghese e della sua capacità mistificatoria. Infatti, l’opera, pur narrando di come Pierino, ovvero Piero Sraffa, riuscì a mettere in gabbia Marx, ovvero il lupo, si conclude, tuttavia, con un lupo vivo e agitato all’interno di una gabbia neanche troppo resistente.
sabato 14 novembre 2020
Radio Quarantena
La radio che ti accompagna durante l'emergenza del Covid-19 con l'obiettivo di favorire la circolazione di idee, esperienze e testimonianze in una dimensione collettiva e d'inchiesta. Sul nostro canale troverete approfondimenti, analisi, interviste e altro materiale informativo sui temi più disparati dell’attualità, con particolare riferimento a problematiche sociali, crisi economica, emergenza sanitaria, situazione del mondo del lavoro, esperienze di lotta e di solidarietà. Chiunque può partecipare, curare una puntata o testimoniarci la propria esperienza!
Seguici ogni mattina per l'Editoriale con Francesco Schettino e a pranzo e a cena con le nostre rubriche di approfondimento a cura di Carla Filosa, Luca De Crescenzo, Marco Morra e Francesco Schettino e tanti altri collaboratori e collaboratrici!
https://www.spreaker.com/show/radioquarantena
martedì 14 novembre 2023
E’ morto il compagno Gianfranco Pala, un marxista rigoroso. - Francesco Schettino
Da: https://contropiano.org - Francesco Schettino (Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli) è un economista italiano.
Ascolta anche: https://gemininetwork.it/yesterdays-papers-in-memoriam-gianfranco-pala-roma-1940
E’ deceduto dopo una lunga malattia il compagno Gianfranco Pala. 83 anni, economista e studioso marxista tra i più rigorosi. Per anni ha curato la pubblicazione della rivista “La Contraddizione” (https://rivistacontraddizione.wordpress.com) che è stata un punto di riferimento, analisi e documentazione marxista.
Negli anni Novanta ci siamo confrontati spesso in forum pubblici con Gianfranco Pala facendo tesoro di alcune sue tesi come la lettura della crisi capitalistica dei primi anni ‘70 come crisi tuttora irrisolta. Ed anche dei suoi lavori sul rapporto tra Stato ed economia. Non sempre siamo giunti alle medesime conclusioni, ma è stato sempre un confronto di merito e di valore, utilissimo per rielaborare un punto di vista comunista che cercasse di stare all’altezza, appunto, della “contraddizione”.
Sulla vita e il contributo di Gianfranco Pala pubblichiamo un ricordo curato da Francesco Schettino che lo ha affiancato per anni e ha collaborato all’esperienza della rivista “La Contraddizione”.
Alla sua compagna di sempre, Carla Filosa, e alla figlia giunga l’abbraccio della nostra redazione. ( Redazione Contropiano)
In memoriam – Gianfranco Pala (Roma, 1940)
di Francesco Schettino
Pala ha speso la propria vita innanzitutto nell’affermazione della correttezza della teoria del valore (e del plusvalore) così come scoperta da Marx, «che è divenuta legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata » (Engels 1883) e che «ha subitamente gettato un fascio di luce nell’oscurità in cui brancolavano prima, in tutte le loro ricerche, tanto gli economisti classici che i critici socialisti» (Engels, ibidem).
domenica 9 maggio 2021
Scienza, salute e crisi pandemica: il contributo degli scienziati marxisti - Juan Duarte
Da: https://www.lavocedellelotte.it - Juan Duarte, Professore all’Università di Buenos Aires e curatore, per La Izquierda Diario e Ediciones IPS, di importanti lavori su scienza, salute e crisi pandemica.
Vedi anche: Ernesto Burgio: La prima pandemia dell’Antropocene - Terza Lez. Pandemia e Capitalismo del XXI secolo
Leggi anche: Un anno di covid - Marco Bersani
Il cosiddetto problema ambientale - Carla Filosa
L’ecomarxismo di James O’Connor - Riccardo Bellofiore
Natura, lavoro e ascesa del capitalismo*- Martin Empson
Cinque risposte su marxismo ed ecologia*- John Bellamy Foster
Riproduciamo di seguito una versione scritta dell’intervento di Juan Duarte, professore all’Università di Buenos Aires e curatore, per La Izquierda Diario e Ediciones IPS, di importanti lavori su scienza, salute e crisi pandemica,
nell’ultimo appuntamento del seminario virtuale su “Pandemia e capitalismo nel XXI secolo” curato dai compagni dell’Università Popolare Antonio Gramsci.
In questa breve presentazione cercherò di mostrare alcuni possibili contributi da un punto di vista dialettico marxista per comprendere la complessità che mette in gioco la pandemia del covid-19 e per elaborare aspetti programmatici per affrontarla da una prospettiva anticapitalista e socialista. Per questo, illustrerò il lavoro di recupero e ricreazione della tradizione marxista nella scienza, ecologia e salute che abbiamo fatto come Ediciones IPS e La Izquierda Diario, concentrandoci sui contributi dei biologi marxisti Richard Lewontin e Richard Levins, e dell’equipe di Rob Wallace.
L’emergere e lo sviluppo della pandemia di coronavirus non solo ha dato origine a una crisi sanitaria, economica e sociale globale, nel contesto di una precedente crisi ecologica e climatica, ma ha anche messo in discussione le opinioni scientifiche predominanti nel campo della salute. Come sottolineano Richard Lewontin e Richard Levins, possiamo dire che la scienza ha un doppio carattere: da un lato è lo sviluppo generico della conoscenza umana, ma dall’altro è un prodotto specifico, sempre più mercificato, dell’industria capitalista della conoscenza.
lunedì 4 dicembre 2023
Sviluppo capitalistico e Guerra. Un testo illuminante di Gianfranco Pala
Da: https://www.lantidiplomatico.it - https://www.marxismo-oggi.it -
Gianfranco Pala (1940 - 2023), Economista italiano. Docente di Economia alla Sapienza di Roma. Direttore della rivista LA CONTRADDIZIONE (https://rivistacontraddizione.wordpress.com). Studioso marxista tra i più rigorosi.Nel periodo che stiamo vivendo, complesso e difficile da comprendere in tutti i suoi aspetti, è forse utile riprendere analisi scientifiche marxiste già pubblicate in un recente passato (2005), e poco diffuse in quanto politicamente in opposizione alle logiche della visibilità elettorale come priorità esclusiva. “Lo sviluppo economico capitalistico e la guerra” di Gianfranco Pala, ex docente di Economia Politica alla Sapienza di Roma, ora scomparso, aveva messo in luce il rapporto di capitale, la sua necessaria estensione nel mercato mondiale e la guerra, quale sua specifica modalità di rapina del plusvalore ai danni dei paesi dominati, nella gerarchia mondiale mistificata nel termine “globalizzazione”. Nell’imperialismo del capitale finanziario, ormai transnazionale, nella sua unità dialettica con la politica, la guerra è contrasto tra stati il cui fine è costituito dal vantaggio economico, oltre che essere merce. Scarso rilievo se costerà alle popolazioni già sfruttate per appartenenza di classe, anche in termini di perdita di diritti umani e civili o di sofferenze e morti, sterminio, genocidio. La tragica attualità di questa analisi può aiutare a formare una coscienza collettiva più consapevole, e sperabilmente più pronta a lottare contro la distruttività di questo sistema, incapace ormai di riprodursi se non mediante una costante e progressiva violenza senza confini. (Carla Filosa)
gfp.278 - Athanor xvi-9, Meltemi, Roma 2005 [in Mondo di guerra]di Gianfranco Pala
Marx, in conclusione dell’inedita Introduzione del 1857, lasciata nei manoscritti dedicati ai Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, al primo punto di un “notabene: alcuni punti che sono da menzionare qui e non devono essere dimenticati” pose la questione della <guerra> (riportata nell’esergo qui posto a mo’ di occhiello). Non era la prima volta che lui con Engels – ne testimonia il loro carteggio – si occupavano della questione militare. Lo stretto legame tra economia e guerra – ossia tra lo sviluppo delle forze produttive, la base della produzione materiale e sociale, e la loro inesorabile esigenza di estensione all’intero mercato mondiale in continuo allargamento – rappresentò sempre un “punto che non doveva essere dimenticato”. Il tema si connetteva inevitabilmente al carattere della violenza di classe, nell’epoca moderna quella della borghesia capitalistica e imperialistica; senonché, come osservò Engels, dal 1876 allorché cominciò a scrivere l’Anti-Dühring, nel primo capitolo della ii sezione dedicato all’oggetto e metodo dell’economia politica, “la violenza non fa che proteggere lo sfruttamento, ma non lo causa”; e che la “base” di quello “sfruttamento è il rapporto tra capitale e lavoro salariato e che questo è sorto per via puramente economica e niente affatto per via di violenza”. Già nell’Ideologia tedesca, in particolare verso la fine del paragrafo 4 della i sezione rivolta a Feuerbach, Engels e Marx esponevano in fieri la loro "concezione della storia" che “sembra contraddetta dal fatto della conquista. Finora erano considerate forze motrici della storia la violenza, la guerra, il saccheggio, la rapina, ecc.”, facendo l’esempio della “distruzione di un’antica civiltà a opera di un popolo barbaro”: ogni riferimento a fatti bellici attualissimi non è qui per niente casuale. Per cui i due osservavano che “niente è più comune dell’idea secondo la quale fino a oggi nella storia non si è trattato altro che di prendere”. Marx, in una nota agli inizi del Capitale, aveva già scritto che “comicissimo è il sig. Bastiat, il quale si immagina che gli antichi greci e romani vivessero soltanto di rapina. Ma se si vive di rapina per molti secoli, ci dovrà pur essere continuamente <qualcosa da rapinare>, ossia l’oggetto della rapina dovrà continuamente essere riprodotto”. Anche nelle epoche precedenti, dunque, c’era “un processo di produzione, quindi un’economia, la quale costituiva il fondamento materiale del loro mondo, esattamente come l’economia borghese costituisce il fondamento materiale del mondo contemporaneo. Il medioevo non poteva vivere del cattolicesimo, e il mondo antico non poteva vivere della politica. D’altra parte, già don Chisciotte ha ben scontato l’errore di essersi illuso che la cavalleria errante fosse ugualmente compatibile con tutte le forme economiche della società” [c, i.1(4)]. Chi è il don Chisciotte o, peggio perché meno poetico, il Bastiat attuale che, tra i politici e gli economisti moderni, “illuminati” alla Keynes o cupi tipo “neo-con” (i neoconservatori made in Usa, guerrafondai quasi tutti provenienti dalla lotta “sinistra” all’Urss staliniana), crede di trovare nella rapina della guerra imperialistica il grimaldello per il rilancio dell’economia mondiale? Panzane!
sabato 6 febbraio 2016
“SMART WORKING”: Sfruttamento illimitato della costrizione al lavoro* - Carla Filosa
Leggi anche: http://www.lacittafutura.it/giornale/la-nuova-svolta-lavorativa.html
"In realtà, il dominio dei capitalisti sugli operai non è se non dominio delle condizioni di lavoro autonomizzatesi contro e di fronte al lavoratore... cioè i mezzi di produzione... e i mezzi d sussistenza,... benché tale rapporto si realizzi soltanto nel processo di produzione reale, che è essenzialmente processo di produzione di plusvalore; processo di autovalorizzazione del capitale anticipato." (Marx, Il Capitale, libro I, cap. VI inedito)
lunedì 12 luglio 2021
Lo smart working sopravviverà alla pandemia? - Domenico Laise
Cos’è lo smart working? È una formula organizzativa che i capitalisti utilizzano per accrescere lo sfruttamento dei lavoratori (plusvalore). È la finalizzazione dello smart working allo sfruttamento del lavoro che va combattuta e non la formula dello smart working in quanto tale.
In questa nota si sosterrà che ci sono validi motivi per ritenere che lo smart working sopravvivrà oltre il tempo della pandemia. Esso, è, infatti, uno strumento a disposizione dei capitalisti per “destrutturare, frammentare e atomizzare” la residua resistenza della classe dei lavoratori proletari, nella lotta per la difesa delle conquiste che essi hanno realizzato nel passato [1].
La pandemia, dovuta al virus Covid-19, ha incentivato il ricorso allo smart working. Ciò, come è noto, è dipeso, principalmente, dal fatto che lo smart working può essere svolto senza vincoli stringenti di spazio e di tempo, permettendo il distanziamento richiesto per ridurre il rischio di contagio.
Ora, all’interno della disputa sui vantaggi e gli svantaggi dello smart working ci si domanda: “dopo la fine della pandemia lo smart working continuerà a svilupparsi oppure ritornerà ad essere un fenomeno relativamente marginale come nel passato?”
Per dare una risposta a questo quesito, bisogna analizzare nel dettaglio la natura dello smart working [2].