Da:
Bertrand
Russel, Democrazia
e Rivoluzione,
L'Ordine Nuovo, 1920, N.15 / N.18
- http://www.centrogramsci.it/riviste/nuovo/ordine%20nuovo%20p5.pdf,
-
Vedi anche: La
Rivoluzione Russa - Luciano Canfora
Bertrand Russel è uno dei più grandi pensatori del mondo moderno. Professore di matematica e di logica all'Università di Cambridge, egli occupa uno dei primi posti nel mondo della scienza e della ricerca filosofica. Fu avversario coraggioso della guerra. Il suo pacifismo militante gli valse sei mesi di carcere e l'espulsione dall'insegnamento universitario. Quando gli studenti tornarono dal fronte, l'Università fu costretta a reintegrare il Russel nella sua funzione e a distruggere le carte che negli archivi universitari registravano l'espulsione del maestro.
Il Russel è un grande pacifista liberale, uno spirito libero e superiore come pochissimi ne possiede la classe borghese; egli ha compreso il senso profondo e la necessità storica della Rivoluzione proletaria, come non hanno compreso i socialdemocratici che continuano a esaltare la democrazia borghese e a vedere in essa l'ultimo termine dello sviluppo storico.
Non è diventato bolscevico, ma ha concluso uno studio critico sulla Repubblica dei Soviet, scritto dopo un viaggio in Russia, con l'affermazione: "se abitassi in Russia, mi metterei ai servizi dello Stato operaio".
(Antonio Gramsci)
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Prima
di discutere il mio argomento intendo fare un rapidissimo esame del
mondo dal punto di vista delle possibilità di libertà. Le ultime
possibilità di libertà sono più grandi che mai, ma anche i
pericoli sono grandi e molto difficile è l'avvenire immediato.
La
guerra è stata una pietra di paragone che ha rivelato cosa vi era di
forte e cosa di debole nelle pretese fedi degli uomini. Gran parte di
ciò che apparteneva alla tradizione più a lungo ancora
probabilmente avrebbe durato, senza le dure realtà che la guerra ha
imposte all'attenzione del popolo. Molte cose furono spazzate via, di
quelle che facevano parte di ciò che si può chiamare la urbanità;
la loro esistenza dipendeva dal fatto che non si era capaci di
ritornare alla culla e che non si agitavano le passioni primitive. Il
mondo, dopo la guerra, è più franco, meno agile, più brutale. La
separazione tra giovani e vecchi è più profonda che mai, perchè i
vecchi riuscirono a idealizzare la guerra e per farlo dovettero
staccarsi più del solito dalla realtà, mentre i giovani non mai
come ora hanno avuto la realtà profondamente radicata entro di sè.
In conseguenza di ciò la politica non è più attraente come una
volta, e benchè i capi dei partiti politici ancora indulgano alla
vecchia ciarlataneria, essa non fa più presa, e i motivi per cui gli
uomini votano sono molto realistici.
Non
solo il partito liberale ma lo stesso ideale liberale si è, in
conseguenza della guerra, eclissato. Il suo fallimento fu reso
manifesto dalla clamorosa sconfitta del presidente Wilson. Gli ideali
liberali, dipendevano da un certo grado di tolleranza tra uomo e
uomo, da una repugnanza a spingere le cose agli estremi. La
tolleranza religiosa, la democrazia, la libertà di parola, la
libertà di stampa e di commercio erano tutti principi i quali
implicavano la non irreconciliabilità delle differenze tra i diversi
gruppi. Io sono tra coloro che in conseguenza della guerra sono
passati dal liberalismo al socialismo, e non perchè sia venuta meno
in me l'ammirazione per molti degli ideali liberali, ma perchè non
vedo per essi un avvenire prima di una completa trasformazione della
struttura economica della società.
La
guerra ha portato a una contrapposizione della plutocrazia e del
lavoro, del capitalismo e del socialismo. Il socialismo è apparso
infine come una forza quasi uguale al capitalismo per il suo potere.
In Russia, esso è al potere e altrove ha la possibilità di
giungervi. Che cosa possono offrire questi due opposti principi?
Il
capitalismo fino a che ha lottato contro il feudalesimo ha favorito
alcune idee liberali: libertà, democrazia e pace. Ha favorito pure
l'aumento della produzione. La guerra ha spazzato via gli ultimi
resti del feudalesimo: sono scomparsi i tre imperatori che dominavano
l'Europa Orientale; nelle superstiti monarchie "i re",
secondo le parole di Milton, "ancora seggono al trono, con gli
occhi pieni di terrore". Ma ogni passo fatto sulla via della
vitoria del capitalismo sul passato lo ha reso più ostile
all'avvenire e meno liberale. Oggi mi hanno detto che in America vi è
una prigione ai piedi della statua della libertà.
La
maggior parte del mondo civile è soggetta al regno del terrore.