Da:
http://www.dialetticaefilosofia.it - www.ilgiardinodeipensieri.eu -
Questa Introduzione accompagna la
Sintesi dei Lineamenti della Filosofia del Diritto di Hegel, condotta sulla edizione italiana curata da V. Cicero (Rusconi, Milano 1996). -
Carla Maria Fabiani, Università del Salento. Department of Humanities - dialettica.filosofia - FRANCESCO-VALENTINI
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Hegel a Marx: fenomenologia dello Stato moderno capitalistico - Carla
Maria Fabiani
IL
PROBLEMA DELLO STATO IN KARL MARX - CARLA MARIA FABIANI
La
dialettica di Hegel. Origine, struttura, significato... - Roberto
Finelli
Tutta la Filosofia del diritto è Scienza del diritto. Come dice Hegel, è l’Idea del Diritto; cioè è la
realtà oggettiva (i rapporti oggettivi quali la proprietà, l’azione morale, la famiglia, la società civile,
lo Stato) che lo Spirito (di un popolo) produce nella Storia ed è al contempo l’esposizione adeguata
di questa realtà che si mostra intimamente razionale (arrivati alla fine del suo sviluppo storico
possiamo esporne tutte le tappe, cogliendo il senso di questa totalità ormai dispiegata). Il cammino
dello Spirito nel mondo è un cammino di Libertà; la realizzazione e la comprensione della Libertà è
il contenuto filosofico della scienza del diritto.
E’ una parte del sistema filosofico hegeliano collocata all’interno della filosofia dello Spirito (è lo
spirito oggettivo); è il cammino etico intrapreso dallo Spirito oggettivo.
Si articola in tre parti: Diritto astratto, Moralità ed Eticità. Per Hegel il vero è l’intero; dunque la
verità dell’eticità è tutto il percorso etico, dall’astratto al concreto, articolato in momenti, ognuno
dei quali si presenta autonomo dall’altro, ma, secondo il metodo dialettico, si toglie e si conserva
nell’altro.
E’ importante considerare i tre momenti della filosofia del diritto (diritto astratto, moralità, eticità)
come momenti organici, i quali hanno ognuno un loro particolare diritto, che venendo a un certo
punto in contraddizione con se stesso passa in quello successivo, logicamente più esplicativo e
realmente più elevato.
L’ordine che Hegel dà all’esposizione d’altra parte non coincide - e ce lo dice lui fin da subito - con
l’ordine che si presenta nella realtà: è anzi l’esatto opposto. I concetti (le categorie del diritto)
vengono esposti a partire da quelli più astratti fino ad arrivare a quelli più concreti e organici;
viceversa nella realtà le figurazioni (le forme reali che il diritto assume nella storia) più astratte e
semplici esistono e sussistono solo all’interno di quelle più concrete. Il compito della filosofia del
diritto è quello di comprendere l’oggettività che lo Spirito produce nella storia; comprenderla come
prodotto dello Spirito e come realtà oggettiva massimamente sensata e razionale. La forma della
comprensione, per così dire, percorre la strada inversa rispetto a quella della realtà. Beninteso,
secondo Hegel, le due strade (una all’insù e l’altra all’ingiù) sono la stessa.
Il principio essenziale della sfera del
Diritto astratto è la ‘
persona’; la realtà più concreta in cui si
trova ad operare la persona è il contratto di proprietà. La persona si trova in rapporto con altre
persone proprio per via della proprietà esercitata sulle
cose. L’arbitrio è il massimo grado di libertà
presente in questa prima sfera etica, che, al dunque, si rivela fortemente contraddittoria. Così come
il contratto viene stipulato arbitrariamente, così arbitrariamente può essere rotto e non rispettato da
uno dei due contraenti.
Si passa dialetticamente alla
Moralità (c’è una negazione del contratto rappresentata dall’arbitrio-illecito e c’è la negazione della negazione, rappresentata dalla punizione dell’illecito-delitto). Nel
momento del
Diritto astratto la punizione della
persona piega il diritto sulla soggettività, ma lo
piega in modo non completamente positivo (la punizione ristabilisce l’intero etico, però punisce
proprio l’arbitrio); da questa condizione non pienamente stabile si passa a una categoria etica più
alta e più comprensiva: la
Moralità. La
soggettività prende coscienza di sé diventando il principio
motore dell’etica. L’azione morale del soggetto è il centro della discussione ed è, a questo livello, il
nodo etico-kantiano fondamentale. Il giudizio morale, il rapporto tra il soggetto e il Bene, tra il
soggetto e il Male, l’interiorità del soggetto, la realtà con cui quest’interiorità viene a scontrarsi,
sono il contenuto fondamentale della trattazione morale del Diritto.
Come si passa e perché si passa all’
Etica? E cioè perché si passa alla scienza dello Stato?
Lo Stato, secondo Hegel, è la realtà etica realizzata. E’ il rapporto dello Spirito di un popolo con sé
stesso, è la produzione consapevole della vita del popolo. Il vero soggetto perciò è lo Spirito, non il
soggetto morale, tutto chiuso in sé stesso ed estraniato da una realtà - quella storica - che non riesce
proprio a comprendere, che lo mette anzi in difficoltà, stravolgendo la sua azione morale che tende
a un Bene considerato come un
dover essere, che, per definizione, non è
essere.
Lo Stato è invece l’ESSERE dello Spirito oggettivo; la sua più alta produzione reale e razionale
insieme.
Lo Stato è
Sistema organico. E’ un’articolazione viva, nella quale sono presenti e si riproducono la
famiglia (con la sua etica della riproduzione), la
società civile (con la sua etica del lavoro) e lo
Stato
stesso con la sua etica ricomprensiva delle altre due. Un’etica che riproduce e sa di riprodurre un
Bene comune reale; lo sistema, mediando le sue interne articolazioni, creando la moderna società
politica (la costituzione, i rapporti fra i poteri, etc.), la quale
sa e
vuole essere un organismo reale,
pieno di vita, ma anche un sistema, ossia una realtà razionale e sensata, una totalità concreta che
abbia come principio interno la realizzazione del bene comune, saputo e voluto da tutti, in quanto
cittadini.
L’etica dello Stato (singolo) però si rivolge necessariamente nei confronti dell’etica degli altri Stati,
dando luogo alla storia del mondo, a un teatro etico-politico mondiale; necessariamente superiore a
quello nazionale.