domenica 8 giugno 2025

Kiev irresponsabile ci mette a rischio - Fabio Mini

Da: https://www.ilfattoquotidiano.it - Fabio Mini è un militare e saggista italiano, già comandante NATO della missione KFOR in Kosovo dal 2002 al 2003. (Fabio Mini


L’Ucraina ha dimostrato agli eversori che colpire in alto si può, impunemente e “low cost”. Gli alleati europei e americani si sono ficcati in una situazione scomoda, dalla quale converrebbe si sfilassero

Il presidente Trump ha rotto l’assordante silenzio sull’attacco ucraino alle basi russe dicendo di aver parlato con Putin di una eventuale risposta e divagando sull’Iran.
Intanto il potente Yermak, capo dell’ufficio di Zelensky, si è recato negli Usa per sollecitare nuove sanzioni e fornire spiegazioni sull’utilizzazione delle immagini satellitari e tecnologie statunitensi. Anche questa visita è probabilmente un gioco delle parti. In effetti, gli Usa con Biden hanno ceduto e condiviso immagini, dati e tecnologie anche più sofisticate, ma con l’impegno di non dirlo alle tv di tutto il mondo. Trump sta continuando sulla stessa linea, ma la bravata ucraina lo ha messo in difficoltà portando lo scontro al livello dei rapporti strategici diretti fra Russia-Usa. Nel colloquio fra i due leader è stata pronunciata una parola che è riverberata sia nel discorso di Putin ai governanti della federazione sia in quello di Trump sulle restrizioni agli ingressi negli Stati Uniti: terrorismo. Così il presidente russo ha definito i sabotaggi ai ponti e alle ferrovie e così ha definito gli attacchi alle basi aeree strategiche.
L’operazione militare speciale che stava per trasformarsi in guerra tra Russia e Ucraina si annuncia invece come guerra al terrorismo da qualsiasi parte provenga. In effetti l’attacco alle basi con i droni è stato un attacco di guerra diretto dai servizi segreti (Sbu) e condotto non dalle forze armate ma da operativi sostenuti da una rete di connivenza interna alla Russia, baldanzosamente ringraziata dallo stesso Zelensky. Un attacco non isolato che segue la catena di attacchi terroristici, assassinii mirati, sabotaggi, attacchi a strutture civili subiti dalla Russia sul proprio territorio a opera dello Sbu ucraino.

sabato 7 giugno 2025

Gaza muore di fame: la Ghf chiude i cancelli dopo le stragi - Eliana Riva

Da: https://pagineesteri.itEliana Riva Storica, giornalista, editrice, caporedattrice Pagine Esteri. (https://www.facebook.com/eliana.riva1)
Leggi anche: Edward Said ha letto nella Storia il futuro della Palestina - Eliana Riva


Si ferma anche la distribuzione dei miseri aiuti umanitari gestiti dalla fondazione israelo-statunitense chiamata Gaza Humanitarian Foundation (Ghf). Ventidue camion appena sono stati scaricati martedì. Prima della guerra ne entravano 600 al giorno. E non c’era la necessità, come oggi, di recuperare tre mesi di blocco totale di cibo, medicine, carburante, macchinari.

La creatura nata dalle menti e dagli interessi (economici, politici e militari) di Washington e Tel Aviv, ha manifestato tutta la sua incompetenza e una inadeguatezza che era stato facile prevedere. Lo avevano detto le Nazioni Unite. Non si può improvvisare il lavoro umanitario costruendo in pochi mesi una società nata per volere del governo il cui presidente è ricercato internazionalmente per crimini di guerra. Non lo si può fare neanche se posizioni ai vertici membri dell’esercito statunitense e imprenditori dai guadagni milionari. A quanto pare, una delle maggiori certezze del presidente Usa Donald Trump è stata smentita dai fatti: non bastano i soldi per sostituire esperienze e professionalità.

venerdì 6 giugno 2025

Il Testamento di Lenin: Stalin, Trockij ed il socialismo in un solo paese. - LUCIANO CANFORA

Da: Tracce Di Classe - Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast

Insime a Luciano Canfora, facciamo una conversazione che smonta la narrazione ufficiale sulla storia sovietica e restituisce complessità a un processo troppo spesso ridotto a caricatura. Dalla figura di Stalin al testamento di Lenin, passando per il XX Congresso del PCUS, la Grande Guerra Patriottica del 1941, le vere cause della dissoluzione dell’URSS e il concetto di sicurezza nazionale. Un viaggio nella memoria storica per leggere con occhi nuovi un secolo di storia manipolata. 

                                                                            


giovedì 5 giugno 2025

I cavalieri dell’Apocalisse vogliono la guerra - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.org - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it

Macron, Merz, Starmer e Tusk ci spingono in maniera folle e tragicomica verso una guerra, senza avere né una strategia né obiettivi realistici.

Non si può nascondere che il raggiungimento della pace in Ucraina costituisca un’ardua impresa, giacché è ormai del tutto evidente che la Russia vuole una soluzione delle ragioni profonde del conflitto (no all’espansione della Nato, eliminazione del governo fascista di Zelensky, protezione della popolazione russa), mentre gli Usa si acconterebbero per ora di una tregua alla coreana e l’Ue continua a starnazzare sull’avanzamento di torme di cosacchi verso le grandi città europee. Qualcuno ha giustamente definito Macron, Merz, Starmer e Tusk i quattro cavalieri dell’Apocalisse per il loro bellicismo privo di ogni giustificazione. Addirittura, giorni fa, sul Corriere della sera, Federico Fubini dichiarava che la Russia non sta avanzando e che, quindi, è opportuno continuare a sostenere l’Ucraina, prefigurando ulteriori scenari di guerra del tutto inconsistenti, ma ugualmente preoccupanti.

Proprio il 27 maggio, il Ministero della difesa russo ha comunicato che l’esercito ha liberato la località di Zeliónoye Pole nella repubblica popolare di Donetsk e Konstantínovka nella regione di Sumi, determinando l’uccisione di 1.145 soldati ucraini. Inoltre, ha attaccato e distrutto aerodromi militari, depositi di munizioni, rifugi di mercenari e ucraini in 144 luoghi diversi. E in questi giorni l’avanzamento continua.

mercoledì 4 giugno 2025

Lo Stato minimo: l’ipocrisia del neoliberismo - Frasi di Marx (4)


In questo quarto video della serie Frasi di Marx il grande pensatore risponde a una domanda di grande importanza, la cui risposta che sarebbe evidente è meticolosamente occultata. Giustamente Marx sosteneva che l’esistenza dello Stato minimo è solo un mito, uno dei tanti con i quali ci oscurano le menti, il cui scopo è far passare per positivo ciò che invece è estremamente negativo per i lavoratori. La cosa sorprendente è che quello che egli scriveva non solo non è superato, ma addirittura è ancora più valido per la società contemporanea, nella quale a partire dagli anni ’70 si è affermato il neoliberismo, una vera e propria controrivoluzione secondo David Harvey. 

In quel periodo si registrava una caduta del tasso di profitto ed occorreva ridimensionare il benessere lavorativo raggiunto in alcuni paesi del mondo dai lavoratori, trovando un discorso attraente con il quale indurli docilmente ai sacrifici. E questo discorso è stato individuato ponendo l’enfasi sulla libertà individuale, che era invece libertà di impresa, demonizzando tutte quelle istituzioni pubbliche (sanità, scuola, sicurezza sociale) create per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori. Da un lato, si è avviata la politica dei tagli dei costi sociali, quella della flessibilità lavorativa con lo scopo più che evidente di ridurre il costo del lavoro complessivo. Dall’altro, il taglio dei costi sociali ha reso sempre più inefficienti i servizi (come sperimentiamo ogni giorno) in Argentina come in Italia, e ciò ha permesso ai neoliberisti di affermare che le istituzioni pubbliche non funzionano e che era meglio privatizzarle, ossia trasferirle nelle loro mani per un tozzo di pane. “Abbiamo bisogno dello Stato minimo” hanno gridato. Meno costi, meno tasse, meno invasione nella vita privata.

Ma questo costituisce solo un lato della medaglia. L’altro lato sta nel fatto che lo Stato ha sostenuto e sostiene sempre le grandi imprese, le corporazioni, le banche per farle uscire dalle crisi che esse stesse hanno creato, fornendo sovvenzioni, sussidi, finanziando le loro stesse attività come nel caso della ricerca sui farmaci. E ciò non basta. Lo Stato si espande anche nelle sue forme repressive e coercitive quando si tratta di colpire i lavoratori che scioperano e le loro organizzazioni, o di far fuori i dissidenti e gli oppositori. In conclusione lo Stato si minimizza dinanzi ai bisogni dei lavoratori, si massimizza per salvaguardare gli interessi dell’élite economica.
Alessamdra Ciattini 

                                                                             

Bibliografia 
Karl Marx, Il Capitale, 1867.
David Harvey, Breve storia del neoliberalismo, 2007.
Naomi Klein, Shock Economy, 2007.
Oxfam International, Relazione sull’evasione fiscale corporativa (2020-2024).
The Lancet, Dati sui prezzi dei farmaci vs costi di produzione (2023).

martedì 3 giugno 2025

Gaza è stata danneggiata? E Quanto? - Massimo Zucchetti

Da: https://zucchett.wordpress.com - Massimo Zucchetti è professore ordinario dal 2000 presso il Politecnico di Torino, Dipartimento di Energia. Attualmente è docente di Radiation Protection, Tecnologie Nucleari, Storia dell’energia, Centrali nucleari. - Massimo Zucchetti 

Lo studio è stato completato con un cenno alle vittime (le cifre attendibili sono attorno a 100.000 morti ed altrettanti feriti), con la documentazione fotografica geolocalizzata e verificata, e i dati confermati sul 70% di costruzioni distrutte e l’80% di coltivazioni devastate. 

Le conclusioni sono lapidarie: Gaza 2023-2025 è il più grave disastro provocato da una guerra, se rapportato all’esiguità della zona colpita e alla,concentrazione della popolazione: la sua entità e gravità sono senza precedenti. 

Come nell’analisi di un grande disastro industriale, come un grande incendio, le cause dell’innesco diventano, a disastro in corso, di relativa rilevanza: siano esse da valutare a partire dal 1940-45, dal 1948, dal 1967, fino al 7 ottobre 2023 – non costituiscono, innanzi a questi numeri, rilevanza alcuna ai fini della minimizzazione dell’ulteriore danno potenziale: per quanto questa limitazione appaia residuale sotto certi punti di vista, a fronte dell’entità di quanto già verificatosi, questo non esime da una richiesta netta. 

Questo disastro va immediatamente fermato, con ogni mezzo atto ad estinguerlo, al più presto possibile e senza esitazioni. Ogni giorno che passa, aggiunge ulteriori danni non ulteriormente ammissibili. 

La valutazione di quali e quanti crimini di guerra siano stati perpetrati durante questa guerra, sarà essenziale, ma non pertiene a questo lavoro.
(
Massimo Zucchetti

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Gaza è stata effettivamente danneggiata? E quanto? Vediamo di valutarlo partendo da dati oggettivi, ovvero le immagini satellitari messe a disposizione dalle Nazioni Unite.

lunedì 2 giugno 2025

Il falso mito della Cina capitalista e gli occhi strabici dell’Occidente - Pino Arlacchi

Da: Il Fatto Quotidiano | 30/05/2025 (https://www.ilfattoquotidiano.it) - Pino Arlacchi è un sociologo, politico e funzionario italiano (https://www.facebook.com/PinoArlacchi). 

Leggi anche: Perché guardiamo passivi lo scempio - Pino Arlacchi  

L’economia reale è sulla Via della seta - Pino Arlacchi 

IL GRANDE IMBROGLIO SUL VENEZUELA - Pino Arlacchi 

Ed eccomi qui, di nuovo in Cina per l’ennesima volta. Vengo in questo paese quasi ogni anno da trent’anni. Ho potuto perciò vedere con i miei occhi la stupefacente rinascita di questo Stato-civiltà che ammalia chiunque lo incontri, da amico o da nemico, da alleato a invasore, prima e dopo Marco Polo. Ma è giunto il tempo di fare un inventario dei miei pensieri e dei miei sentimenti verso la Cina, e nelle scorse settimane ho avuto l’occasione di metterli alla prova in una serie di dibattiti ad alta intensità in alcune delle maggiori università del paese. 

Offro ai lettori un resoconto molto parziale dei temi sui quali mi sono misurato con studenti, professori, dirigenti di partito, giornalisti. Grandi temi, certo, perché tutto è grande nella Cina di questi tempi. E occorrono chiavi di lettura adeguate se non si vuole cadere in balia dei luoghi comuni, delle mezze verità e degli stereotipi. 

Non c’è un flusso di notizie affidabile su ciò che succede davvero in Cina, su come essa si comporti nella scena internazionale. Credo che la nozione più dura da afferrare per media e governi occidentali è che la potenza cinese attuale poggi su solide basi non-capitalistiche. 

Il più diffuso luogo comune è quello che pretende di spiegare il miracolo economico della Cina con la scelta di volare sulle ali del capitalismo occidentale per fuggire dall’inferno della povertà estrema in cui essa era piombata dopo la caduta del Celeste Impero. 

Mao Tse Tung e la rivoluzione comunista del 1949 non sarebbero stati altro che un costoso, eccentrico biglietto di ingresso nella modernità occidentale, perseguita poi fino in fondo secondo una formula autoritaria e nazionalista. 

La Cina di Xi Jinping, secondo le vittime del suddetto pregiudizio, è una replica tardiva e pericolosa della modernizzazione tedesca, giapponese e italiana del secolo passato destinata a terminare come sappiamo. Salvo una sua conversione dell’ultimo minuto alla democrazia liberale e allo Stato di diritto. 

Conversione di giorno in giorno più improbabile data la saldezza crescente di un dominio comunista diventato, con le nuove tecnologie, compiutamente orwelliano. La forza di questo stereotipo non è intrinseca, ma è dovuta all’assenza di una concezione antagonista munita degli adeguati strumenti di contrasto. 

domenica 1 giugno 2025

Gaza: chi fermerà Netanyahu?


La Striscia di Gaza continua ad essere colpita da pesanti bombardamenti, con numerose vittime tra i civili e una crisi umanitaria senza precedenti dovuta al blocco degli aiuti. Intanto, Israele ha annunciato il progetto di occupare quasi interamente la Striscia di Gaza. Qual è il disegno di Netanyahu? Chi sta facendo cosa per frenare l'offensiva di Israele?

                                                                           

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Naim: Hamas sta valutando responsabilmente la sua risposta alla proposta dell'inviato statunitense. https://palinfo.com/news/2025/05/29/954917/

Il leader di Hamas Bassem Naim ha affermato che la leadership del movimento sta valutando responsabilmente la propria risposta alla proposta dell'inviato statunitense. 

In dichiarazioni rilasciate ai media giovedì, Naim ha affermato che Hamas ha ricevuto la risposta israeliana alla proposta concordata la settimana scorsa con l'inviato statunitense Steve Witkoff. 

Ha spiegato che la risposta israeliana, in sostanza, significa perpetuare l'occupazione e continuare con le uccisioni e la carestia (anche durante la tregua temporanea) e non risponde a nessuna delle richieste del popolo palestinese, prima fra tutte la fine della guerra e della carestia. 

Naim ha sottolineato che la leadership del movimento sta valutando responsabilmente la propria risposta alla proposta, dato il genocidio che il popolo palestinese sta affrontando. 

Testo della proposta americana 

sabato 31 maggio 2025

UN SUICIDIO ASSISTITO - Marco Travaglio

Da: Il Fatto Quotidiano | https://www.facebook.com/marcotravaglio - Marco Travaglio è un giornalista, saggista e opinionista italiano, dal 3 febbraio 2015 direttore della versione cartacea de il Fatto Quotidiano

Quanti fiumi di parole inutili, anzi dannose, sulla pace in Ucraina pur di non arrivare mai al nocciolo della questione: e cioè che Nato, Ue e Kiev hanno perso la guerra, la Russia l’ha vinta, il tempo gioca a favore di Mosca e spetta agli sconfitti convincere i vincitori a smetterla con un’offerta che non possano rifiutare. Sennò i vincitori continueranno ad avanzare e gli sconfitti a perdere territori e vite umane. Il 18.12.2024 Zelensky, che cambia idea a seconda dell’ultimo con cui parla, ammise di non poter recuperare le cinque regioni occupate e annesse dai russi: da allora non riesce più a spiegare ai suoi soldati per cosa combattono e muoiono. Ora invece garantisce che non rinuncerà neppure alla Crimea, che il negoziato gliele ridarà come per miracolo e che “avremo una pace giusta solo dopo Putin”. Devono di nuovo avergli fatto credere che: 1) Putin ha i giorni contati, come tre anni fa, quando Zelensky giurò che era morto e quello che vedevamo era un sosia; 2) chi lo sostituirà sarà un sincero democratico, pacifista e amico di Kiev, che si ritirerà dai territori occupati con tante scuse e li restituirà dopo averli ricostruiti a proprie spese; 3) Zelensky potrà finalmente indire le elezioni rinviate un anno fa, rivincerle in carrozza, entrare nella Nato e nell’Ue, riarmarsi fino ai denti con tutta l’Europa e piazzare missili nucleari sotto le finestre del Cremlino fra gli applausi del nuovo inquilino. Come se nulla fosse accaduto.
A furia di drogarlo con promesse false e aspettative utopistiche, l’Ue dei finti amici sta spingendo l’Ucraina nella fossa: un lungo suicidio assistito, come lo definì tre anni fa Fabio Mini sul Fatto. L’unico vero amico di Kiev è quello che passa per suo nemico al soldo di Putin: Trump, che con i suoi modi buzzurri fu il primo alleato a dirgli la verità. Cioè che la guerra è persa, Kiev senza le armi Usa non regge due settimane e al negoziato non ha carte da giocare. Ora Zelensky accusa Putin di non voler negoziare perché non gli anticipa il suo “memorandum” prima del nuovo round del 2 giugno a Istanbul. Come se non conoscesse a memoria la posizione russa, sempre la stessa da oltre dieci anni: neutralità e smilitarizzazione di Kiev, stop all’allargamento della Nato a Est, “denazificazione” (che, al netto della propaganda, significa basta persecuzioni russofobe contro i russofoni), rinuncia ai territori occupati (che non sono tutti quelli annessi), fine delle sanzioni, assetti futuri di sicurezza per tutti. Su questo, cioè sulla sicurezza, l’Ucraina avrà ragione di pretendere garanzie serie contro futuri attacchi. Su tutto il resto c’è poco da trattare: solo da prendere atto della triste realtà. Non si può perdere ciò che si è già irrimediabilmente perduto: si può solo perdere ciò che si ha ancora.

"Gli EUROPEISTI nel PANICO vogliono la TERZA GUERRA MONDIALE" - LUCIANO CANFORA

Da: Ottosofia - Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast

“Gli stessi giornalisti e lo stesso mondo intellettuale che un tempo definiva l’America la più grande democrazia del mondo, adesso scopre magicamente che gli USA sono un paese oligarchico e imperialista" 
E questo, verrebbe da dire, solo perché Trump dice le parolacce e si comporta peggio a tavola di Obama e Hilary Clinton. 
Non solo. 
Queste stesse persone dopo aver fatto i cagnolini di Biden durante tutta la guerra in Ucraina suicidando il nostro continente, sostengono all’improvviso che l’Europa debba diventare indipendente dagli Stati Uniti. 
E vorrebbero farci credere che spendendo centinaia di miliardi in armamenti pur rimanendo nella NATO e infestati di loro basi militari cambierà qualcosa. 
Follia! L’unico modo per farlo sarebbe naturalmente quello di cominciare diversificare i mercati aprendo ai BRICS e soprattutto alla Cina, cosa che i cani da guardia del potere per il loro intrinseco suprematismo e inguaribile odio per il socialismo cinese, si rifiutano di fare. 
Cosa fare allora con questa gente?

                                                                         

venerdì 30 maggio 2025

Rapporto Istat 2025: il declino irreversibile del futuro italiano - Stefano Porcari

Da: https://contropiano.org - Stefano Porcari è redattore di Contropiano. 

Leggi anche: Aumento della mortalità? Covid o no, sono state pagate meno pensioni - Stefano Porcari 

Ieri mattina, a Palazzo Montecitorio, il Presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, ha presentato il 33esimo rapporto annuale dell’istituto, con il quale si fotografa la situazione dell’Italia nell’anno appena passato, a cui si affiancano le previsioni per il 2025.

Sarebbe da commentare, paragrafo per paragrafo, ognuno dei quattro capitoli che lo compongono, ma bastano alcuni dei dati per mostrare il fallimento della classe dirigente del paese. A cominciare dalle stime di crescita per l’anno in corso.

La guerra commerciale suggerisce un ulteriore rallentamento della crescita: se nel 2024 si era già fermata a +0,7%, ora le previsioni oscillano tra il +0,4% del FMI e il +0,6% di Bankitalia e MEF. Se i conti pubblici hanno segnato un netto miglioramento (e come potrebbe essere altrimenti, visto il continuo tagliare), non è lo stesso per le retribuzioni.

Tra il 2019 e il 2024 i salari hanno perso il 10,5% del potere d’acquisto a causa dell’inflazione. Se si parla di retribuzioni lorde di fatto per dipendente, la riduzione è più contenuta, ma segna comunque un -4,4%, più intensa rispetto a quella sperimentata in altri paesi quali Spagna e Germania.

giovedì 29 maggio 2025

Seminario di Francesco Schettino - Socializzare i profitti (Meltemi 2025)

Da: AlfredWoolf - Francesco Schettino è professore ordinario di economia politica all’ Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Luca Cangianti: https://www.carmillaonline.com/2025/05/21/economia-neoclassica-una-rete-che-non-prende-pesci 


Seminario all'interno del corso di Politica Economica del prof. Lucarelli (Università degli studi di Bergamo): Francesco Schettino presenta "Socializzare i profitti" (Meltemi 2025). 

Francesco Schettino vive a Roma ed è professore di Economia politica presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. Già redattore della rivista “La Contraddizione”, è coordinatore europeo della Rete Internazionale di Cattedre sul Debito Pubblico (RICDP) e consulente della Banca Mondiale sul tema delle disuguaglianze. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Crisi globale (con C. Filosa e G. Pala, 2021) e Crisi, disuguaglianze e povertà (con F. Clementi, 2022). 

Strutturato in cinque capitoli, il volume apre con un’analisi approfondita della teoria del consumatore e delle principali ipotesi su cui si fonda la microeconomia neoclassica. La trattazione si distingue per l’attenzione alla formalizzazione grafica e al linguaggio accessibile, pensato anche per un pubblico studentesco. L'autore alterna l’esposizione dei modelli convenzionali a osservazioni critiche di taglio teorico, con riferimento a categorie quali valore, lavoro, razionalità economica e classi sociali. 

La seconda parte del libro estende l’analisi al funzionamento delle imprese, alla concorrenza, al monopolio e alla formazione dei profitti. Particolare rilievo viene dato alla questione delle disuguaglianze, alla misurazione della povertà e al ruolo dell’innovazione tecnologica. Il testo evidenzia le trasformazioni strutturali dell’economia contemporanea, con richiami a fenomeni globali quali la concentrazione del potere economico, la crisi ambientale e le dinamiche geopolitiche. 

Nella parte finale, l’autore formula alcune ipotesi ricostruttive, delineando i tratti generali di un modello economico alternativo, fondato su principi di pianificazione collettiva, proprietà sociale e razionalità distribuita. L’intento non è quello di fornire un progetto definitivo, ma di aprire un dibattito teorico sulle prospettive dell’economia politica in un contesto segnato da discontinuità e sfide sistemiche. 

Corredato da una prefazione di Clara E. Mattei e da un’appendice metodologica sul concetto di valore, Socializzare i profitti si caratterizza per l’approccio didattico e divulgativo, affiancato a un impianto teorico coerente e ispirato alle tradizioni dell’economia critica. Il volume si inserisce nel più ampio panorama della riflessione eterodossa contemporanea, offrendo una lettura che si propone come alternativa ai manuali accademici tradizionali.
                                                                           

mercoledì 28 maggio 2025

Catastrofe Neoliberista. Una terapia contro la narrazione tossica - Massimo Zucchetti

Da: https://contropiano.org - Massimo Zucchetti è professore ordinario dal 2000 presso il Politecnico di Torino, Dipartimento di Energia. Attualmente è docente di Radiation Protection, Tecnologie Nucleari, Storia dell’energia, Centrali nucleari. - Massimo Zucchetti 

Angelo d'Orsi, Professore ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino.


Angelo d’Orsi, storico di fama internazionale e forse il maggiore conoscitore vivente su Antonio Gramsci, è l’autore di “Catastrofe Neoliberista“, appena pubblicato per LAD Edizioni, 2025.

Dagli anni ’70 a oggi, il neoliberismo si è imposto come un sistema economico, sociale e culturale globale, espandendosi in modo inarrestabile. Attraverso l’uso strategico di guerre, rivoluzioni colorate, media e meccanismi di controllo, ha piegato stati sovrani e devastato economie locali, eliminandone la resistenza.

Catastrofe neoliberista” di Angelo D’Orsi è innanzitutto un vademecum della storia recente: ripercorre le origini e le dinamiche di quella che de facto è una dittatura totalitaria mondiale, capace di imporsi con violenza e di camuffarsi abilmente da paladina della libertà e della democrazia. Come un vademecum, deve essere snello e utile: solo attraverso la comprensione profonda dell’avversario è possibile immaginare alternative. L’opera ci offre gli strumenti per decifrare il presente e provare a costruire un futuro diverso.

L’analisi riguarda essenzialmente il periodo successivo al 1989-91, con il letterale naufragio della nuova “Grande Illusione”, simboleggiata dalle previsioni di Francis Fukuyama (un mondo senza più guerre, di pace e progresso): la realtà si è invece dipanata in questi tre decenni e mezzo con il neoliberismo, che ha portato a una “guerra infinita” e all’aumento delle disuguaglianze, delle povertà e delle vittime del tritacarne imperialista.

Gli anni ’70 come cerniera tra welfare e neoliberismo.

D’Orsi descrive gli anni ’70 come la fine dei “Trenta (anni) Gloriosi” e l’apice dello stato sociale. Menziona le conquiste sociali degli anni ’60 e ’70 in Italia, come il divorzio, l’aborto, il servizio sanitario nazionale e lo statuto dei lavoratori.

Il prosieguo vede le deviazioni della “lotta di classe (dal basso)” verso la lotta armata, come reazione sbagliata ai tradimenti di molte delle speranze del dopoguerra.

Ma nel frattempo partiva anche la reazione del capitale: citando Domenico Losurdo, avveniva in contemporanea la “lotta di classe dall’alto“. D’Orsi paragona la controffensiva capitalistica a una mazza nelle mani delle classi dominanti, come il fascismo nel primo dopoguerra, citando Giovanni Arrighi. Il neoliberismo si può definire ultracapitalismo, turbocapitalismo e ipercapitalismo, citando Luciano Gallino e Rudolf Hilferding.

martedì 27 maggio 2025

Il lavoro secondo Andrea Zhok - Alessandra Ciattini

Da: https://futurasocieta.org - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.unigramsci.it

Andrea Zhok ha studiato presso le Università di Trieste, Milano, Vienna ed Essex. È professore di Filosofia morale presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano e Master of Philosophy dell’Università di Essex.

Leggi anche: L'identità politica stato - "Sulla questione ebraica" - Stefano Garroni

La logica della crisi corrente - Andrea Zhok 


Foto: https://it.wikipedia.org/wiki/Gli_spaccapietre di Gustave Courbet, membro della Comune di Parigi.

Le riflessioni sul concetto di lavoro di Andrea Zhok, docente di Filosofia morale all’Università Statale di Milano, meritano di essere prese in considerazione. Se nei decenni passati la concezione di lavoro come impegno, contributo alla vita collettiva aveva ancora un qualche spazio, oggi è stata cancellata dall’idea che esso deve essere divertimento, puro mezzo per soddisfare le nostre esigenze personali, sia primarie che secondarie. Questo cambiamento è stato generato da una serie di trasformazioni strutturali e non solo dall’imporsi di un punto di vista differente.


Mi sono imbattuta per caso in un video proposto dalla casa editrice Ibex, “che produce libri per chi scala il futuro” e che mira al “Rinascimento italiano”. Nel suo sito, che ha 27.100 iscritti, si può leggere anche: “Non trattiamo un unico argomento, perché l’arte di domare gli eventi futuri non è fatta di tecnicismi settoriali, ma di intraprendenza strategica, e quindi olistica”. Così, spaziano “dal marketing alla filosofia, dall’imprenditoria alla propaganda passando per la politica”; un interessante percorso che desta molta curiosità, soprattutto in chi vuole capire per quale parte gli autori di queste frasi si schierano nel confuso scenario politico contemporaneo.

lunedì 26 maggio 2025

ABBIAMO CONQUISTATO, ESPULSO, UCCISO, RASO AL SUOLO, SCHIACCIATO, ELIMINATO E ABBIAMO FALLITO. E QUINDI ANCORA UNA VOLTA ALL'ATTACCO. - KOBI NIV

Da: https://www.haaretz.co.il - https://thepalestineproject.medium.com/we-conquered. - Traduzione: La Zona Grigia - https://www.haaretz.co.il/ty-WRITER 

E adesso? Un'altra operazione e una guerra? E ancora? E ancora? E ancora? 
E cosa? 

Dalla nascita del Sionismo, più di un secolo fa, gli ebrei iniziarono a immigrare e invadere, arrivando in quella che allora si chiamava Palestina, sulle rive orientali del Mar Mediterraneo. Chiamavano quel luogo Terra d'Israele. I palestinesi, che ne erano la Patria, capirono che gli ebrei intendevano stabilirvi una "Patria Nazionale" a loro spese. Noi, prima come "Yishuv" (Insediamento) e le sue organizzazioni clandestine, e poi come Stato d'Israele e il suo esercito, abbiamo condotto una Campagna Sanguinaria e incessante contro di loro, che è ancora presente in tutta la sua gloria e il suo orrore. 

È una storia che include centinaia e migliaia di operazioni militari, espulsioni, Massacri, Uccisioni, Demolizioni, Bombardamenti, Attentati, Assassinii e quant'altro. E tutto questo non ha portato a nulla, se non alla continuazione di guerre, battaglie, operazioni, distruzione e morte, fino alla "vittoria totale" o, come diciamo in ebraico, fino alla Venuta del Messia. Qualunque cosa arrivi prima. E nessuna di queste due cose arriverà mai. Ecco quindi un breve esempio di alcune delle nostre guerre e operazioni militari degli ultimi 100 anni, che ci hanno portato al presente, che non è poi così eccezionale: 

domenica 25 maggio 2025

Siamo nel nostro “momento Lenin”? - Emiliano Brancaccio

Da: https://www.rosalux.de - Emiliano Brancaccio è professore di Economia politica presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e promotore, con Robert Skidelsky, dell’appello “Le condizioni economiche per la pace” pubblicato sul Financial Times , Le Monde e Econopoly de Il Sole 24 Ore . - Emiliano Brancaccio - www.emilianobrancaccio.it - 


Una statua di Lenin a Osh, Kirghizistan.CC BY-SA 4.0 , Foto: Wikimedia Commons / Adam Harangozó


L'istante, il "momento" decisivo: il concetto è diffuso tra gli scienziati di ogni tipo. In fisica, Galileo chiamava "momento" la diminuzione della gravità di un corpo che poggia su un piano inclinato. In economia, si parla di "momento di Minsky", dal nome del teorico Hyman Minsky, per descrivere il momento in cui una bolla speculativa sui mercati finanziari raggiunge la sua massima estensione prima di scoppiare. In tutti questi casi è implicito un cambiamento di scenario: il "momento" come punto di svolta nelle "leggi del moto" di un sistema.

Applicando questa idea all'indagine dei processi storici, sembra lecito azzardare che il tumulto globale che osserviamo oggi possa essere definito qualcosa di simile a un "momento Lenin". Il riferimento, tuttavia, non è a Vladimir Lenin, il rivoluzionario bolscevico in sé, quanto piuttosto a Vladimir Lenin, l'infaticabile studioso che, allo scoppio della Prima guerra mondiale, scrisse il suo famoso saggio su " Imperialismo: fase suprema del capitalismo" , un testo che continua a rivelarsi estremamente utile per comprendere le tendenze storiche ancora oggi.

L'Imperialismo di Lenin è un'opera più sottovalutata dagli economisti volgari che sopravvalutata dai comunisti ortodossi. Non può certo essere definita "scientifica" in senso moderno: la falsificazione popperiana – o qualsiasi altra modalità di verifica empirica – è resa impraticabile dal tenore narrativo dell'opera. La sua lettura, tuttavia, offre una cornucopia di intuizioni altamente originali, da cui molteplici generazioni di studiosi, marxisti e non, hanno tratto spunto per ricerche pionieristiche. [1]

L'intuizione leniniana che meglio ha resistito alla prova del tempo è il nesso tra l'intreccio dei rapporti internazionali di credito e debito, i correlati processi di centralizzazione del capitale in blocchi monopolistici contrapposti e la conseguente mutagenesi della lotta economica in un vero e proprio conflitto militare. Il "momento Lenin", potremmo dire, è proprio quel punto di svolta angoscioso degli eventi: l'ora del terrore collettivo in cui l'intreccio della competizione capitalista trabocca nello scontro armato. In questo senso, la guerra in Ucraina e le sue conseguenze, che saranno molto lunghe e tortuose, possono essere considerate il "momento Lenin" di questa nuova era di disordine mondiale. 

sabato 24 maggio 2025

"Le biotecnologie: verso uomini d’allevamento?" - Remo Bodei

Da:  Casa della Cultura Via Borgogna 3 Milano -  Remo Bodei (Cagliari, 3 agosto 1938 – Pisa, 7 novembre 2019) è stato un filosofo e accademico italiano.

Le trasformazioni dell’uomo contemporaneo seminario a cura di Fulvio Papi. 
Gli uomini, dopo la loro dotazione genetica, sono quello che le relazioni con il mondo consentono loro di essere. E questo essere significa sentire desiderare pensare. E’ questa costellazione umana che oggi è in rapida trasformazione. L’espansione globale dell’economia capitalistica e i suoi effetti, l’uso ineguale delle risorse essenziali, la strisciante crisi energetica, la trasformazione dei sistemi di comunicazione, la proliferazione dell’armamento atomico, le ragioni di una aumentata conflittualità delle quali il terrorismo è una radice e una conseguenza, l’intolleranza ideologica, cambiano la scena del mondo e la nostra vita quotidiana. 
Interrogarci su questa mobile linea di confine è un compito essenziale. Qui tentiamo qualche prova.

                                                                           

venerdì 23 maggio 2025

"Dagli Houthi all'Iran: TRUMP affonda in Medio Oriente" – SCOTT RITTER

Da: frontezero - Scott Ritter è un ex militare e ispettore dell'ONU statunitense.
                                                                           

giovedì 22 maggio 2025

L’Occidente perde la guerra della propaganda: la paura delle élite svelata - Michel Collon

Da: Neutrality Studies Italian - Michel Collon è uno scrittore belga e giornalista per la rivista del Partito dei Lavoratori del Belgio (Party of Belgium) e per il suo sito web Investig’Action (https://investigaction.net). 


La narrazione dell’Occidente è piena di crepe, e le élite europee lo sanno. E hanno paura. Hanno paura del cambiamento che arriverà quando non potranno più dominare lo spazio giornalistico. È per questo che stanno reprimendo i social e i media digitali, così come le testate giornalistiche straniere.
                                                                         

mercoledì 21 maggio 2025

Francesco Schettino, "Socializzare i profitti. Le leggi generali dell’economia politica nell’era dell’Antropocene"-

Da: https://decodernews.substack.com - Francesco Schettino è professore ordinario di economia politica all’ Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.

Ascolta anche: https://www.radiondadurto.org/2025/05/09/economia-presentazione-del-libro-socializzare-i-profitti-delleconomista-francesco-schettino 

Caffè e Cornetto: Socializzare i profitti, Luca Placidi intervista Kikko Schettino https://grad-news.blogspot.com/2025/05/caffe-e-cornetto-socializzare-i.html?m=1 

Gianfranco Pala: L’"AntiKeynes" - Francesco Schettino

Visita la pagina dedicata su: Meltemi editore

Socializzare i profitti è un volume articolato e ambizioso, con cui Francesco Schettino si propone di offrire una rilettura critica dei fondamenti dell’economia politica contemporanea, con particolare attenzione ai limiti della teoria economica mainstream e alla possibilità di delineare modelli alternativi in chiave eterodossa. Pubblicato nella collana “Rethink” di Meltemi, il testo si presenta come un contributo teorico che si colloca all’intersezione tra economia, filosofia e scienze sociali, con l’intento dichiarato di fornire strumenti concettuali utili per comprendere le dinamiche del capitalismo nell’attuale fase storica. 

Strutturato in cinque capitoli, il volume apre con un’analisi approfondita della teoria del consumatore e delle principali ipotesi su cui si fonda la microeconomia neoclassica. La trattazione si distingue per l’attenzione alla formalizzazione grafica e al linguaggio accessibile, pensato anche per un pubblico studentesco. L'autore alterna l’esposizione dei modelli convenzionali a osservazioni critiche di taglio teorico, con riferimento a categorie quali valore, lavoro, razionalità economica e classi sociali.

La seconda parte del libro estende l’analisi al funzionamento delle imprese, alla concorrenza, al monopolio e alla formazione dei profitti. Particolare rilievo viene dato alla questione delle disuguaglianze, alla misurazione della povertà e al ruolo dell’innovazione tecnologica. Il testo evidenzia le trasformazioni strutturali dell’economia contemporanea, con richiami a fenomeni globali quali la concentrazione del potere economico, la crisi ambientale e le dinamiche geopolitiche.

Nella parte finale, l’autore formula alcune ipotesi ricostruttive, delineando i tratti generali di un modello economico alternativo, fondato su principi di pianificazione collettiva, proprietà sociale e razionalità distribuita. L’intento non è quello di fornire un progetto definitivo, ma di aprire un dibattito teorico sulle prospettive dell’economia politica in un contesto segnato da discontinuità e sfide sistemiche.

Corredato da una prefazione di Clara E. Mattei e da un’appendice metodologica sul concetto di valore, Socializzare i profitti si caratterizza per l’approccio didattico e divulgativo, affiancato a un impianto teorico coerente e ispirato alle tradizioni dell’economia critica. Il volume si inserisce nel più ampio panorama della riflessione eterodossa contemporanea, offrendo una lettura che si propone come alternativa ai manuali accademici tradizionali.

Nel complesso, Socializzare i profitti si configura come un’opera teorica articolata, che affianca all’impianto critico una precisa intenzione pedagogica. Uno degli aspetti più interessanti è la scelta metodologica di affiancare, capitolo dopo capitolo, l’esposizione dei modelli convenzionali con la loro contestazione analitica. Questo doppio registro, che tiene insieme manuale e saggio critico, permette al lettore non solo di comprendere i principali concetti dell’economia neoclassica, ma anche di valutarli alla luce di alternative teoriche ben strutturate. In questo senso, il libro non si limita a una critica ideologica, ma costruisce un dialogo con l’economia dominante, con l’intento di restituire centralità alla dimensione storica e sociale dei fenomeni economici. Un contributo utile, dunque, per chi desidera ampliare lo spettro degli strumenti analitici disponibili nello studio dell’economia politica.