La teoria Marxista poggia la sua forza sulla scienza... che ne valida la verità, e la rende disponibile al confronto con qualunque altra teoria che ponga se stessa alla prova del rigoroso riscontro scientifico... il collettivo di formazione Marxista Stefano Garroni propone una serie di incontri teorici partendo da punti di vista alternativi e apparentemente lontani che mostrano, invece, punti fortissimi di convergenza...
venerdì 29 luglio 2022
Dialoghi con la Scienza - Cronache dall’Antropocene - Telmo Pievani
mercoledì 27 luglio 2022
Taiwan: linee rosse e ambiguità strategica - Stefania Fusero
Da: https://www.lacittafutura.it - Stefania Fusero – Friends of Socialist China
Mentre continua la guerra per procura a guida Usa-Nato contro la Russia in Ucraina, ci apprestiamo ad aprire un nuovo fronte contro un’altra potenza nucleare, stavolta nel Sudest asiatico? Già la nostra stampa ha cominciato a comparare la situazione in Ucraina con la questione di Taiwan, quindi possiamo aspettarci che fra non molto il grande circo mediatico si sposti sui mari della Cina – la forma narrativa sarà con ogni probabilità analoga a quella a cui ci hanno ormai assuefatti.
Impareremo dunque a riconoscere una nuova gloriosa bandiera da inserire nel fronte dei Paesi democratici, quella di Taiwan? Questa è la parte facile, più difficile sarà capire che cosa sia Taiwan e perché sarà diventata per le democrazie occidentali una questione vitale. Saremo ancora una volta sommersi da una propaganda martellante incentrata sull’epica lotta di democrazia contro autocrazia, libertà contro tirannia, luce contro tenebra, bene contro male?
Brevi cenni storici
lunedì 25 luglio 2022
Ideologia. La lotta per l’oggettività - Carlo Galli -
Marx e la dialettica - Roberto Fineschi, Carlo Galli
sabato 23 luglio 2022
Ulteriori riflessioni sulla guerra in Ucraina e sulle sue conseguenze - Alessandra Ciattini intervista Orazio Di Mauro
giovedì 21 luglio 2022
Mazzini e “noi”, oblio e memoria nel capitalismo crepuscolare. - Roberto Fineschi
Leggi anche: Populismo, punti di partenza - Roberto Fineschi
Orientamenti politici e materialismo storico - Roberto Fineschi
Strutturare i soggetti storici. Un paio di riflessioni a partire da Carducci - Roberto Fineschi
Dire dove la storia andrà Tra Dante e Marx. Noterelle sull’azione storica - Roberto Fineschi
Nel centocinquantenario della morte di Mazzini si impongono alcune riflessioni sull’identità culturale e politica della crepuscolare Italia contemporanea e del ruolo che nella costituzione della sua identità collettiva ha il patriota genovese.
1. Quest’anno ricorre il centocinquantenario della morte di Giuseppe Mazzini e l'evento non pare scaldare i cuori. Non per fare gli astratti patrioti destrorsi (notoriamente c’è chi ha voluto leggere Mazzini come antesignano del fascismo, o meglio il fascismo come “completamento” del Risorgimento); nemmeno per idealizzare il patriota democratico fino al punto di non vedere i limiti della sua proposta sociale basata su interclassismo, modesto intervento sui diritti di proprietà, ecc.; e senza neppure dimenticare la sua polemica anticomunista, le critiche lui rivolte da Marx e via dicendo. Insomma, senza santini o demonizzazioni [1]. Detto questo, ha senso ricordare Mazzini?
martedì 19 luglio 2022
"Crisi, catastrofe, rivoluzione". Una conversazione con Emiliano Brancaccio.
Da: https://www.iltascabile.com - Emiliano Brancaccio è docente di Politica economica all’Università degli Studi del Sannio di Benevento. Autore di saggi pubblicati da riviste accademiche internazionali, ha promosso il “monito degli economisti” contro le politiche europee di austerity e l’appello per un ”piano anti-virus”, pubblicati sul ”Financial Times”. Sua è la rubrica Eresie su RAI Radio 1. Tra le sue pubblicazioni, L'austerità è di destra (2012); Il discorso del potere (2019); Il manuale Anti-Blanchard Macroeconomics (2020); Non sarà un pranzo di gala. Crisi, catastrofe, rivoluzione, Meltemi edizioni; Democrazia sotto assedio. La politica economica del nuovo capitalismo oligarchico, PIEMME edizioni; www.emilianobrancaccio.it - https://www.facebook.com/emiliano.brancaccio.3
Vedi anche: Catastrofe o Rivoluzione - Incontro con Emiliano Brancaccio autore di "Non sarà un pranzo di gala"There is (no) alternative: pensare un’alternativa. Dibattito con Olivier Blanchard e Emiliano Brancaccio
Regolamentare il mercato - Daron Acemoglu, Emiliano Brancaccio
domenica 17 luglio 2022
Guerra in Ucraina: aspetti regionali e prospettive di pace. Intervista a Stefano Orsi e Alessandra Ciattini
venerdì 15 luglio 2022
Sulla guerra in Ucraina, dal punto di vista dell’internazionalismo. - Pietro Basso
Da: https://pungolorosso.wordpress.com - https://sicobas.org -
Pietro Basso della redazione di "Il Pungolo Rosso e della rivista Il Cuneo rosso. Ha insegnato sociologia nelle università di Napoli (Istituto Orientale) e Venezia (Ca’ Foscari).
Quando si parla della guerra in Ucraina i soggetti del discorso sono Ucraina, Russia, Stati Uniti, Unione europea, Italia, Polonia, Turchia, Cina, etc. Insomma: stati, capitalismi nazionali relativi interessi. Oppure: Zelensky, Putin, Biden, etc., in quanto gestori di tali interessi. Senonché in tali discorsi manca qualcosa di essenziale: mancano i lavoratori, le lavoratrici di Ucraina, Russia, Stati Uniti, Unione europea, Italia, etc., i proletari, i salariati, chi vive del proprio lavoro e non dello sfruttamento del lavoro altrui.
Questo è il testo di un intervento che il compagno Pietro Basso (della redazione di questo blog e della rivista Il Cuneo rosso) ha tenuto a Lucca venerdì 24 giugno ad un’iniziativa sulla guerra in Ucraina, volta a denunciare il bellicismo pro-NATO che ogni giorno di più impazza in Italia, con i suoi risvolti maccartisti tra l’orrido e il grottesco. Essendo un intervento di 15-20 minuti, non poteva essere, né pretende di essere in alcun modo, esauriente – tanto per dirne solo una, non tratta delle questioni dell’autodeterminazione degli ucraini e degli abitanti del Donbass. Ma intende, questo sì, guardare alla guerra in corso dal punto di vista dell’internazionalismo militante. Ed è, perciò, del tutto fuori dai cori. Contro, anzitutto, l’assordante coro militarista e bellicista del capitale nazionale e dell’imperialismo occidentale; ma senza concessioni ai piccoli, molteplici cori campisti e simil-campisti, anch’essi soggiogati dalle logiche e dagli interessi statuali (capitalistici, cioè), e lontani, se non lontanissimi, dalla logica e dagli interessi di classe. (Red. "Il Pungolo Rosso")
Lucca, 24 giugno
Ho da fare tre premesse. La prima, ovvia; la seconda, un po’ meno; la terza, insolita.
mercoledì 13 luglio 2022
La Nato globale e l'Europa. Con Pechino nel mirino. - Piero Bevilacqua
Da: https://left.it - Piero Bevilacqua è uno storico e saggista italiano.
Com’è ormai emerso in questi ultimi 3 mesi grazie a una vasta documentazione, soprattutto di parte americana, l’allargamento della NATO agli ex Paesi del Patto di Varsavia rispondeva ad un preciso fine, che oggi appare perfettamente raggiunto: provocare un casus belli ai confini della Russia, far leva sull’orgoglio nazionalistico dei suoi gruppi dirigenti e impegnarla in una guerra aperta.
L’aggressione di Putin all’Ucraina è, con ogni evidenza, il risultato di tale strategia, un successo lungamente perseguito dall’amministrazione americana attraverso la NATO, che oggi mostra tutti i suoi frutti. Allargamento dell’Alleanza ad altri stati europei, incremento delle spese militari di tutti i Paesi membri, mobilitazione su vasta scala di mezzi e uomini, maggiore coesione politica e ideologica.
Senonché, come alcuni analisti avevano già fatto osservare - e tale aspetto è reso oggi più evidente dall’ingente impegno militare degli USA a sostegno dell’Ucraina – la “guerra per procura” contro la Russia, è solo una tappa, un passaggio di un ben più ampio disegno strategico. Essa serve a destabilizzare uno dei contendenti dello spazio geopolitico mondiale, appunto il cuore dell’ex Unione Sovietica, ma l’obiettivo più ambizioso e più vasto è, fuori da ogni dubbio, la Cina. E’ il grande Paese asiatico che con la spettacolare crescita delle sue economie manifatturiere, l’espansione mondiale dei suoi commerci, il successo crescente nell’ambito delle alte tecnologie, è osservato sempre più dagli USA come il contendente geopolitico più temibile e quindi – secondo la razionalità imperialista di gran parte dei suoi gruppi dirigenti – come il nemico da sconfiggere anche militarmente nel prossimo futuro.
Occorre avere ben chiara questa prospettiva, del resto esplicitamente dichiarata a latere del vertice NATO, iniziato il 28 giugno scorso a Madrid, dal suo segretario, Stoltenberg, (e confermata nel documento finale Strategic Concept 2022), che ha annunciato una nuova era di concorrenza strategica con Russia e Cina. Non a caso si sta sempre più configurando sulla stampa la nuova narrazione ideologica che deve fare da collante all’impresa, convincere le opinioni pubbliche europee. Russia e Cina sono portatrici di valori incompatibili con le democrazie occidentali, rappresentano una minaccia alla nostra sicurezza e alla nostra civiltà. Dobbiamo dunque combatterle con tutti i mezzi.
Ebbene, occorre averlo ben chiaro questo nuovo scenario, perché nel giro di qualche mese il grande progetto dell’Unione Europea, di una confederazione di stati liberi, impegnati a non ripetere le guerre mondiali del 900, è stato sopraffatto dal nuovo disegno bellico della NATO: tutti i paesi che ne fanno parte devono impegnarsi, con un massiccio incremento di spesa in armamenti, mobilitazione di uomini, sanzioni economiche, iniziative diplomatiche, nella Grande Guerra del nuovo millennio.
Dunque, mentre la maggioranza delle popolazioni europee è contraria alla guerra, perfino nel caso dell’aggressione all’Ucraina, verso cui è pur solidale, ad essa viene imposto un nuovo corso politico, viene chiesto di immaginare per sé stessa un nuovo avvenire di conflitti mondiali, un destino storico che getta il Vecchio Continente nell’incubo di un futuro conflitto nucleare. E’ un passaggio drammatico della nostra storia di cui la grande stampa fa finta di non accorgersi. E osserviamo che mai, forse neppure alla vigilia della prima guerra mondiale, si era verificata una cosi aperta divaricazione tra le élites dirigenti (imprenditori, partiti, intellettuali, stampa) e le popolazioni, una così conclamata subordinazione del ceto politico ai vertici militari. In questo caso ai vertici militari di un Paese esterno all’Europa, che sta al di là dell’Atlantico. Che cosa è accaduto alle classi dirigenti europee?
Naturalmente, quello appena tratteggiato è un progetto Nato, che trova al momento un apparente e generale consenso fra i vari governi del Continente. Il tempo mostrerà quante falle si apriranno all’interno di un fronte che oggi appare così compatto.
Quel che qui interessa considerare è la situazione dell’Italia, che può servire tuttavia come specimen per gli altri stati europei. Il nostro Paese sarà impegnato a portare al 2% del proprio PIL, pari a poco meno di 40 miliardi, la spesa annua in armamenti, che sempre Stoltenberg “promette” di considerare una “base di partenza”, per futuri incrementi. La pretese della NATO costituiscono dunque ora una voce rilevante del nostro bilancio statale, una componente della nostra politica economica.
Questo avviene in un Paese che è lacerato da una disuguaglianza sociale fra le più gravi dei paesi industrializzati, con oltre 5 milioni di poveri assoluti, la cui popolazione decresce di anno in anno – l’indice più significativo del declino di un Paese da quando esiste la scienza economica - a cui mancano decina di migliaia di medici, i cui giovani laureati e ricercatori emigrano all’estero, derubato da una evasione fiscale da “doppio Stato”, afflitto da una criminalità che controlla vasti territori e settori economici, un debito pubblico fra i più alti dei Paesi OCSE. Davvero l’Italia si può caricare questo nuovo fardello imposto dal Grande Fratello americano in difesa dei suoi interessi imperiali? E ricordiamo en passant che le prospettive economiche prossime venture dell’economia nostra, europea e mondiale, non sono rosee. Intanto perché i problemi di approvvigionamento energetico, l’inflazione, la speculazione di borsa sui cereali, le sanzioni in atto, gli scontri diplomatici, e le incertezze create dal clima di conflitto generale, non gioveranno certo all’economia.
Ma soprattutto perché lo sviluppo economico dovrà fare i conti con una realtà che gli strateghi militari e anche il nostro modestissimo ceto politico non vogliono vedere: noi abbiamo mosso guerra al pianeta e sempre più le nostre economie dovranno muoversi tra le rovine di cui abbiamo disseminato la Terra: intere regioni desertificate, con connessa fuga delle popolazioni, fiumi disseccati, collasso di ghiacciai, innalzamento del livello dei mari, perdita di terre fertili, danni spesso ingenti da eventi estremi, esplosione dei consumi elettrici durante le estati sempre più torride, incendi devastanti dalla California alla Siberia. Fra poco riprenderanno a bruciare i nostri boschi, con il corredo di danni a uomini, animali, paesi, perché nel frattempo nulla è stato fatto per contrastarli. E, tanto per uscire dal quadro generale e fissare lo sguardo a un problema oggi sul tappeto: in questo momento si grida “al lupo” davanti al Po che in certi punti è diventato un rigagnolo. Ma se nel giro di pochi anni si scioglieranno i ghiacciai delle Alpi, le siccità congiunturali diventeranno perpetue, l’intera Pianura padana resterà senz’acqua. Il che non significa soltanto che non sarà più possibile coltivare il mais, ma che mancheranno le risorse idriche per produrre energia elettrica, verrà meno l’acqua per le attività industriali, per gli allevamenti, per lo smaltimento dei reflui, per gli usi civili. I settori più importanti dell’area ricca del Paese rischiano di collassare rovinosamente.
Dovrebbe bastare questa prospettiva, per nulla remota, per comprendere entro che genere di follia criminale vada collocato il disegno della NATO di nuova competizione-guerra del cosiddetto Occidente contro Russia e Cina. Ma è guardando al quadro politico italiano che la riflessione diventa interessante. Com’è noto, l’intero ceto politico – salvo le contorsioni impotenti di Giuseppe Conte e di parte dei 5S - concorda con la posizione del governo Draghi, alfiere dell’atlantismo senza dubbi e paure. Perfino Fratelli d’Italia, partito formalmente all’opposizione aderisce – e non poteva essere diversamente – al progetto guerriero.
Bene, noi siamo davvero ansiosi di osservare con quale protervia e capacità di tenuta i dirigenti politici italiani riusciranno a convincere i nostri connazionali, che ogni anno quasi 40 miliardi del bilancio statale vanno sottratti alla scuola, alla sanità ( dove i malati di cancro muoiono prima di poter fare una risonanza), alla ricerca, al nostro territorio, al Sud, ai giovani disoccupati, ai comuni, alla manutenzione delle nostre città.
E’ evidente che in Italia, come nel resto d’Europa, il conflitto tra i disagi crescenti della popolazione e le politiche dell’ élite è destinato a esplodere in forme imprevedibili. Di fronte al cambiamento di prospettiva storica dell’Europa anche la politica verrà sconvolta. I partiti politici tradizionali forse subiranno una sanzione definitiva non soltanto con l’astensionismo.
Ma in questo quadro drammatico l’Italia può diventare un laboratorio di nuova politica, affidato a forze radicali capaci di unirsi in un progetto di mutamento degli attuali assetti disuguali della società, di redistribuzione della ricchezza, di investimenti pubblici nei settori fondamentali, entro una visione di assetto multilaterale del mondo , fondato sulla pace, come voleva il Manifesto di Ventotene , dalla cui ispirazione è sorta l’Europa. Sarà la sinistra radicale – radicale sta per "afferrare le cose alla radice" - (Marx) - se saprà lavorare con intelligenza e senso di responsabilità, senza settarismi ed estremismi, a difendere il progetto dell’Unione Europea di fronte all’opinione pubblica continentale, (unico che può salvarci da una guerra di sterminio), forza di opposizione contro vecchi e nuovi partiti che intendono asservirla agli interessi di una potenza straniera.
lunedì 11 luglio 2022
Il governo della guerra attacca la scuola - Luca Cangemi
Da: https://agoraxxisecolo.blogspot.com - Luca Antonio Cangemi Docente di Filosofia e Storia, dottore di ricerca in Scienze Politiche, fa parte della segreteria nazionale del Partito Comunista Italiano.
Leggi anche: Un blocco imperialista digitale? - Luca Cangemi
L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO NEL PROCESSO DI RISTRUTTURAZIONE DEL CAPITALISMO ITALIANO - Franceco Spedicato
Le «competenze cognitive» che snaturano la scuola - Ernesto Galli della Loggia
Scuola, non mercato - Teachers For Future Italia
Vedi anche: Però c’è un problema... - Emiliano Brancaccio
Alessandro Barbero s'infiamma contro la "Buona Scuola"
Critica economica della riforma della scuola - Emiliano Brancaccio
"Avete reso l'Università un'azienda...". Il discorso di tre neodiplomate alla Scuola Normale di Pisa
Studi, ministro, studi…. il grido (inascoltato) di Romano Luperini, uno dei maggiori studiosi della Letteratura Italiana , dopo un’altra manifestazione d’approssimazione del ministero dell’istruzione (in questo caso la “traccia” su Verga alla maturità), stigmatizza significativamente un’atmosfera cialtronesca e confusa che avvolge il dicastero guidato da Patrizio Bianchi. Impossibile citare tutto: dal disastro culturale e organizzativo dei concorsi alle mille inadempienze anche gravissime, basti pensare alle questioni della sicurezza (e non solo rispetto al Covid …). E poi un’insopportabile e quotidiana pratica della menzogna propagandistica su ogni capitolo della vita della scuola; tanto per dirne una ancora aspettiamo le scuse per l’annuncio settembrino “tutte le cattedre sono coperte” dopo un anno scolastico tormentato dalla ricerca spasmodica di supplenti…
sabato 9 luglio 2022
"Nuova Nato": un errore strategico degli Usa - Aldo Giannuli
Leggi anche: "NATO" Breve storia dell’alleanza - Manlio Dinucci
Il riorientamento strategico della Nato dopo la guerra fredda - Manlio Dinucci
giovedì 7 luglio 2022
La logica della crisi corrente - Andrea Zhok
Da: https://sfero.me - https://www.sinistrainrete.info - Andrea Zhok è un filosofo e accademico italiano, professore di Antropologia filosofica e Filosofia morale presso l’Università degli Studi di Milano. Si laurea in Filosofia teoretica all’Università degli Studi di Milano con una tesi su Max Scheler, discussa sotto la supervisione di Carlo Sini, di cui è allievo.
Per cercar di comprendere la situazione attuale e le sue tendenze di sviluppo è necessario alzare lo sguardo almeno all’altezza degli ultimi tre lustri, ricollegandoci alla crisi finanziaria del 2007-2008.
La crisi subprime ha mostrato, innanzitutto, nella maniera più chiara, chi detiene la sovranità effettiva nel mondo odierno. Alle origini della crisi sta la deregolamentazione del sistema finanziario americano avvenuto almeno a partire dall’abolizione dello Glass-Steagall Act (1999, presidenza Clinton), con cui si sono aperte le ultime dighe al predominio della finanza speculativa (processo iniziato sin dagli anni ’70). Quell’atto di delegificazione era stato auspicato da tempo dai principali attori finanziari statunitensi, ma solo alla soglia del 2000 le pressioni ottennero pienamente l’esito desiderato.
Da allora si è avviata una stagione di speculazione ruggente che ha prodotto un incremento costante del peso dell’economia finanziaria rispetto all’economia reale, promuovendo la creazione della pazzesca bolla immobiliare esplosa a fine 2007.
In quell’occasione per il sistema finanziario si trattava di capire una sola cosa, ovvero se, o in quale misura, gli stati avrebbero compensato per i rischi speculativi privatamente presi. Quando il governo americano decise (con molti tentennamenti) di lasciar fallire la Lehman Brothers, come "esempio" contro il "moral hazard" del sistema bancario, i vertici del sistema finanziario presero un discreto spavento. Per qualche lunghissimo giorno si percepì la possibilità di un effetto domino, di un collasso totale con il successivo fallimento del gigante AIG, che sarebbe stato incontenibile nelle conseguenze. Questa propagazione venne sventata dal governo USA all’ultimo momento, con la prima di una prodigiosa serie di “iniezioni di liquidità”.
L'UE rispose alla crisi con straordinaria flemma, mantenendo inizialmente alti i tassi di interesse e attendendo 4 anni prima di acconsentire ad un'operazione simile di immissione di liquidità (il "whatever it takes"). Questi 4 anni servirono al monetarismo tedesco per imporre il proprio dominio disciplinare incontrastato, spezzando le reni alla Grecia e avviando il processo di svendita in saldo degli ultimi pezzi pregiati dell'Italia.
martedì 5 luglio 2022
Le scelte paradossali e ipocrite dei paesi imperialisti - Alessandra Ciattini
Leggi anche: Il nuovo scenario Russia/Ucraina - Alessandra Ciattini
Sanzionati e sanzionatori - Alessandra Ciattini
L’importanza dell’Eurasia - Alessandra Ciattini
Liquidare la Russia e isolare la Cina - Lucio Caracciolo (12.04.2021)
Sachs: «Il grande errore degli Stati Uniti è credere che la Nato sconfiggerà la Russia» - Federico Fubini
Quale idea di Occidente? Un’analisi filosofica del conflitto - Vincenzo Costa
Preparativi di un nuovo mondo: circa la “trasformazione strutturale” dell’economia Russa - Alessandro Visalli
COME DISTRUGGERE UN PAESE: IL NOSTRO - Vincenzo Costa
Vedi anche: Geopolitica. Gli USA perderanno anche la leadership energetica - Demostenes Floros
Stagflazione e crisi del dollaro - Domenico Moro
Nonostante tutti i tentativi l’Unione Europea non riesce a rendersi indipendente dalle risorse energetiche russe e tutte le conseguenze negative delle sue scelte nefaste ricadono su noi lavoratori.
domenica 3 luglio 2022
"Ipocrisia" - Carlo Rovelli
Da: Carlo Rovelli - https://www.kulturjam.it - Carlo Rovelli è un fisico, saggista e accademico italiano, studioso di fisica teorica. Ha lavorato in Italia e negli Stati Uniti e attualmente lavora in Francia.
Quale idea di Occidente? Un’analisi filosofica del conflitto - Vincenzo Costa
Fare la pace o fare la guerra? - Roberto Fineschi
Occidentali’s Karma - Giovanni Iozzoli
NOI COMPLESSISTI - Donatella Di Cesare
Vedi anche: Dalle OLIGARCHIE alla VOLONTÀ di POTENZA - dialogo con Luciano CANFORA
Poche volte mi sono sentito come in questo periodo, così lontano da tutto quanto leggo sui giornali e vedo alla televisione riguardo alla guerra ora in corso in Europa orientale.
Poche volte mi sono sentito così in dissidio con i discorsi dominanti. Forse era dai tempi della mia adolescenza inquieta che non mi sentivo così ferito e offeso dal discorso pubblico intorno a me.
sabato 2 luglio 2022
Il sabotaggio della pace in Europa - Thierry Meyssan
Il vertice dell’Iniziativa dei Tre Mari (Intermarium) a Riga, il 20 giugno 2022.
Lo staff del presidente ucraino ha già precisato che Kiev non conta di entrare nell’Unione né oggi né domani, perché ha in vista un altro progetto; ma che lo status di candidato significa ottenere un forte sostegno finanziario da Bruxelles per il raggiungimento degli standard dell’Unione.
L’Ucraina ha infatti aderito al progetto polacco Intermarium: un’alleanza di tutti gli Stati che si trovano tra il Mar Baltico e il Mar Nero.
giovedì 30 giugno 2022
Stagflazione e crisi del dollaro - Domenico Moro
Come va l’economia? Ne parliamo con Domenico Moro
KEYNESISMO E MARXISMO A CONFRONTO SU DISOCCUPAZIONE E CRISI - Domenico Moro
martedì 28 giugno 2022
La Democrazia Oggi - Alessandro Barbero
Che cos'è la democrazia? - Luciano Canfora
La Rivolta Dei Ciompi - Alessandro Barbero
La guerra civile inglese - Alessandro Barbero
"Quid deinde fit?" - Alessandro Barbero
PARIGI 1871: L'ESPERIMENTO COMUNISTA - LUCIANO CANFORA
domenica 26 giugno 2022
Le prime (amare) indicazioni dalla guerra in Ucraina - Gianandrea Gaiani
Da: https://www.analisidifesa.it - Gianandrea Gaiani Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa.
Il ritorno della guerra, quella “vera”, convenzionale, brutale e ad alta intensità sta determinando reazioni e riflessioni in Europa oltre a decisioni politiche e finanziarie di rilievo come l’adesione ormai diffusa presso molte nazioni (Italia inclusa) all’obiettivo di portare le spese militari al 2 per cento del PIL, addirittura al 3 per cento nel caso della Polonia che ha varato un massiccio riarmo, o come il fondo speciale per Difesa tedesco da 100 miliardi di euro.
“L’Europa si sente vulnerabile non solo per il fatto che i missili russi potrebbero colpirla ma anche perché, facendo un inventario delle capacità disponibili in termini di dotazioni i singoli Paesi si sono resi conto di non essere in grado di affrontare questo scenario”, ha affermato Emanuele Serafini, direttore per l’Europa Occidentale e Nato di Lockheed Martin nel corso del convegno “Industria della Difesa, scenari e prospettive nella crisi post Ucraina”, organizzato al palazzo dell’Esercito, a Roma l’8 giugno.
Una definizione che ben fotografa la drammatica realtà emersa dalle prime indicazioni fornite dal conflitto in Ucraina.
Difficile prevedere quando e con quali esiti potrà avere termine la guerra che prese il via nel 2014 nella regione orientale del Donbass ma ha subito una rapida escalation dal 24 febbraio scorso con l’intervento militare russo e il coinvolgimento indiretto degli stati membri della NATO quali fornitori di massicci aiuti militari e programmi di addestramento alle truppe di Kiev.
Dopo quasi 4 mesi di combattimenti ad alta intensità è forse presto per parlare di “lezioni” ma è certo possibile tracciare alcune indicazioni che questo conflitto fornisce all’Occidente e alle nazioni europee, determinate non solo dagli sviluppi bellici sul campo di battaglia ma anche dalla natura di questa guerra.
venerdì 24 giugno 2022
Il mondo nuovo non verrà con un pranzo di gala - Leonardo Masella
Da: https://www.cumpanis.net - Leonardo Masella (https://www.facebook.com/leonardo.masella1), già della Redazione Nazionale di “Interstampa” e già della Direzione Nazionale del PRC.