Il vertice dell’Iniziativa dei Tre Mari (Intermarium) a Riga, il 20 giugno 2022.
Lo staff del presidente ucraino ha già precisato che Kiev non conta di entrare nell’Unione né oggi né domani, perché ha in vista un altro progetto; ma che lo status di candidato significa ottenere un forte sostegno finanziario da Bruxelles per il raggiungimento degli standard dell’Unione.
L’Ucraina ha infatti aderito al progetto polacco Intermarium: un’alleanza di tutti gli Stati che si trovano tra il Mar Baltico e il Mar Nero.
INTERMARIUM, AVVERSARIO DELL’UNIONE EUROPEA
In linea di principio, questo progetto rappresenta una legittima risposta politica all’assenza di confini fisici nella grande pianura dell’Europa centrale: meglio uniti che essere sottomessi o farsi la guerra. Tuttavia le cose non erano poi così chiare come era sembrato: la Repubblica delle due Nazioni era una confederazione che permetteva alla Corona di Polonia e al Granducato di Lituania di conservare il proprio funzionamento; Piłsudski immaginava invece una Federazione in cui ogni popolo si sarebbe integrato e ove i polacchi avrebbero occupato una posizione dominante. Tutti i movimenti nazionalisti dell’Europa centrale fanno riferimento alla Repubblica delle due Nazioni, ma ne traggono conclusioni molto differenti.
Per i banderisti ucraini la Repubblica delle due Nazioni è l’erede della Rutenia, creata dai vichinghi svedesi, i variaghi; un’interpretazione un po’ forzata, giacché i rispettivi territori non si sovrappongono. Al più si può affermare che sono entità che hanno culturalmente punti di contatto. Per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la Repubblica delle due Nazioni è un esempio di come una confederazione potrebbe affrancarsi dalla Russia… e al tempo stesso dalla Germania, Paese dominante nell’Unione Europea.
Giacché i dirigenti politici polacchi e ucraini scommettono sul progetto comune di confederazione, Intermarium, il presidente Zelensky ha potuto considerare senz’onta la possibilità di cedere la Galizia orientale alla Polonia [1]. Tuttavia, l’estrema destra (nel significato totalitaristico del periodo fra le due guerre) di entrambi i Paesi intende utilizzare questa politica per affermare le proprie idee razziste.
La Polonia non ha mai agito secondo le regole dell’Unione Europea, di cui è membro dal 2004. Nel periodo di candidatura non si è fatta scrupoli a usare le enormi somme incassate per la riforma dell’agricoltura per acquistare aerei da guerra statunitensi e fare la guerra in Iraq, agli ordini di Washington. Il raggiro fu escogitato dal polacco-statunitense Zbigniew Brzezinski e dalla franco-statunitense Christine Lagarde [2]. Da allora nulla è cambiato: oggi Varsavia è costantemente in contrasto con Bruxelles, in particolare riguardo al sistema giudiziario del Paese. L’Ucraina non avrà difficoltà a fare lo stesso doppio gioco.
Questo è il problema principale delle popolazioni dell’Europa centrale: cercano, giustamente, di svincolarsi dai loro grandi vicini, Russia e Germania, ma non riescono ad affermarsi senza doverli combattere. Una patologia che in passato le ha sempre spinte a scontrarsi fra loro.
L’interesse degli anglosassoni per il progetto Intermarium è antico. Uno dei padri della geopolitica anglosassone, sir Halford Mackinder, aveva individuato nell’Europa centrale il cuore (Heartland) dell’Eurasia. Secondo Mackinder, l’Impero britannico avrebbe potuto controllare il mondo solo controllando questa regione. Un suo discepolo, il primo ministro Boris Johnson, si è infatti precipitato a Kiev per portare a Zelensky il sostegno del Regno Unito. Tutti i geopolitici anglosassoni si rifanno alle idee di Mackinder, naturalmente anche Brzezinski che, insieme allo straussiano Paul Wolfowitz, fu una delle principali figure del Colloquio di Washington, che nel 2000 segnò l’avvio dell’alleanza fra Stati Uniti e Ucraina [4].
Sfortunatamente coloro che spingono gli Stati Uniti a sostenere il progetto Intermarium sono figure di spicco del nazionalismo di estrema destra. Infatti i consiglieri che spinsero i presidenti Dwight Eisenhower e Ronald Reagan a fare proprio il concetto di “Nazioni oppresse (dall’URSS)”, erano tutti ex collaboratori dei nazisti, nonché membri del Blocco Antisovietico delle Nazioni [5]; gli organizzatori del Colloquio 2000, menzionato in precedenza, ne sono gli eredi; e oggi il loro esponente più di spicco è il polacco-statunitense Marek Jan Chodakiewics, instancabile nel minimizzare i crimini dei nazisti [6].
Tutti i membri dell’Iniziativa dei Tre Mari lo sono anche della UE, a eccezione dell’Ucraina. È naturale che la maggior parte di questi Paesi ritenga Intermarium un organismo ben più importante della UE, nonostante sia economicamente molto meno potente. Il fatto che l’Ucraina vi abbia aderito tre giorni prima del riconoscimento di Stato candidato alla UE, dimostra non solo che l’Ucraina considera l’Iniziativa dei Tre Mari più importante della UE, ma anche che Bruxelles ritiene che le convenga accettare tutti i membri dell’Iniziativa per tenerli vincolati.
Alla fine questa logica dovrebbe portare i membri dell’Iniziativa dei Tre Mari a uscire collettivamente dalla UE, di cui non hanno mai condiviso gli obiettivi politici, quando non la riterranno più finanziariamente utile.
Già ora l’architettura della sicurezza del continente, i cui cardini sono il Consiglio d’Europa e l’Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa, è messa in discussione.
LA RUSSIA ESTROMESSA DAL CONSIGLIO D’EUROPA
Il Consiglio d’Europa è dotato di due istituzioni di riferimento. Innanzitutto la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che però negli ultimi mesi si è politicizzata, manifestando un’evidente parzialità contro la Russia. Due esempi: a gennaio ha riconosciuto il diritto di un cittadino russo di sputare sul ritratto ufficiale del presidente della Federazione di Russia (sentenza Karuyev c. Russia); a febbraio ha riconosciuto il diritto di un cittadino russo di disturbare una manifestazione filo-Putin esponendo un cartello «Putin meglio di Hitler!» (sentenza Manannikov c. Russia). Recentemente la CEDU ha inoltre censurato la legge russa, adottata dopo le rivoluzioni colorate, che obbliga le organizzazioni politiche che ricevono finanziamenti dall’estero di menzionarlo su ogni pubblicazione (sentenza Ecodefence e altri c. Russia).
L’altra grande istituzione è la Commissione di Venezia, che aiuta i nuovi Stati indipendenti a fare proprie le regole democratiche. Sia detto per inciso, questa Commissione ha ammonito continuamente l’Ucraina riguardo alle sue procedure amministrative e istituzionali [7].
Gli Occidentali hanno sospeso il diritto di voto della Russia al Consiglio d’Europa, accusandola di voler annettere l’Ucraina con la forza. Disgustata, la Russia ha risposto di non averne mai avuto l’intenzione e che sarebbe uscita da un’istituzione divenuta di parte.
LA RUSSIA IMPEDITA A PARTECIPARE ALLE RIUNIONI DELL’OSCE
Ricordiamo che la Federazione di Russia non ha mai contestato il diritto di ogni Paese di aderire alla Nato; ha contestato il diritto dei membri della Nato di ospitare sul proprio territorio basi militari statunitensi. I lettori di Réseau Voltaire ricorderanno che, quando il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha scritto a tutti i partner chiedendo come potessero conciliare i due principi della Dichiarazione di Istanbul con l’installazione di armi e militari statunitensi in prossimità della Russia, nessuno ha osato rispondere.
Ma la neutralità di questo forum è stata violata in aprile, quando nuovi funzionari dell’OSCE, per la precisione ex militari della Nato, sono stati colti in flagrante reato di spionaggio in Donbass [9].
Come se non bastasse, il Regno Unito ha rifiutato alla delegazione russa i visti per partecipare all’assemblea parlamentare annuale dell’OSCE, che si terrà a Birmingham dal 2 al 6 luglio 2022. Londra ha giustificato la violazione degli impegni assunti con le sanzioni nominative dell’Unione Europea contro i membri della delegazione russa.
Di conseguenza, non soltanto i documenti firmati dai 57 capi di Stato e di governo dell’OSCE non avranno valore, ma l’organizzazione si è strutturata come strumento di guerra, quindi non svolgerà più il ruolo istituzionale di forum.
L’architettura di sicurezza del continente europeo si trasforma quindi radicalmente. Alla fine l’Europa centrale formerà un blocco, dapprima in seno all’Unione Europea e Paesi candidati, poi fuori dall’Unione. La difesa della UE sarà garantita dagli Stati Uniti; la parte occidentale del continente europeo non comunicherà più con la parte orientale. Sarà il compimento del piano geopolitico degli anglosassoni. Ma se andrà a buon fine, il progetto sarà instabile. Innanzitutto gli europei occidentali hanno sempre avuto bisogno della Russia, inoltre i popoli d’Europa centrale hanno vissuto a lungo su un campo di battaglia: quando i cavalieri teutonici e i cosacchi non venivano a battersi a casa loro, si battevano tra loro.
Affinché la pace sia duratura bisogna rispettare tutti i protagonisti. Distruggendo le istituzioni deputate a garantire la sicurezza del continente, il conflitto generalizzato diventa inevitabile.
Questo articolo è il seguito di:
1. «La Russia vuole costringere gli USA a rispettare la Carta delle Nazioni Unite», 4 gennaio 2022.
2. «In Kazakistan Washington porta avanti il piano della RAND, poi toccherà alla Transnistria», 11 gennaio 2022.
3. «Washington rifiuta di ascoltare Russia e Cina», 18 gennaio 2022.
4. «Washington e Londra colpite da sordità», 1° febbraio 2022.
5. “Washington e Londra tentano di preservare il dominio sull’Europa”, 8 febbraio 2022.
6. “Due interpretazioni della vicenda ucraina”, 15 febbraio 2022.
7. “Washington suona la tromba di guerra, ma gli alleati desistono”, 23 febbraio 2022.
8. “È agli Straussiani che la Russia ha dichiarato guerra”, 7 marzo 2022.
9. «Una banda di drogati e neonazisti», 7 marzo 2022.
10. “Israele sbalordito dai neonazisti ucraini”, 8 marzo 2022.
11. «Ucraina: la grande manipolazione», 22 marzo 2022.
12. «Con il pretesto della guerra si prepara il Nuovo Ordine Mondiale», 29 marzo 2022
13. «La propaganda di guerra cambia forma», 5 aprile 2022.
14. «L’alleanza di CIA, MI6 e banderisti», 12 aprile 2022.
15. «La fine del dominio occidentale», 19 aprile 2022.
16. «Ucraina: la seconda guerra mondiale non è finita», 26 aprile 2022.
17. «Con la guerra in Ucraina Washington spera di riaffermare la propria superpotenza», 3 maggio 2022.
18. «Il Canada e i banderisti», 10 maggio 2022.
19. «Si prepara una nuova guerra per il dopo-disfatta contro la Russia», 24 maggio 2022.
20. «I programmi militari segreti ucraini», 31 maggio 2022.
21. «Ucraina: equivoci, malintesi e incomprensioni», 7 giugno 2022.
22. «La Polonia e l’Ucraina», 14 giugno 2022.
23. «L’ideologia dei banderisti», 21 giugno 2022.
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