sabato 2 luglio 2022

Il sabotaggio della pace in Europa - Thierry Meyssan

Da: https://www.voltairenet.org - Traduzione Rachele Marmetti - Thierry Meyssan, consulente politico, presidente-fondatore della Rete Voltaire. Ultima opera in italiano : Sotto i nostri occhi. La grande menzogna della “Primavera araba”. Dall’11 settembre a Donald Trump, Editioni La Vela, 2018.

Il vertice dell’Iniziativa dei Tre Mari (Intermarium) a Riga, il 20 giugno 2022. 

Gli anglosassoni, che già sono riusciti a escludere la Russia dal Consiglio d’Europa e si adoperano per impedirle di partecipare alle riunioni dell’OSCE, stanno manovrando per far naufragare l’Unione Europea attraverso una struttura concorrente in Europa centrale: l’Iniziativa dei Tre Mari. Hanno rispolverato un vecchio progetto polacco, finalizzato a sviluppare la regione preservandola dall’influsso tedesco e russo.

Il 23 giugno 2022 il Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea ha deciso di concedere all’Ucraina lo status di Paese candidato. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha precisato che la strada per mettere in atto le riforme economiche e politiche, condizione dell’adesione, sarà lunga (la Turchia è candidata da 23 anni). 

Lo staff del presidente ucraino ha già precisato che Kiev non conta di entrare nell’Unione né oggi né domani, perché ha in vista un altro progetto; ma che lo status di candidato significa ottenere un forte sostegno finanziario da Bruxelles per il raggiungimento degli standard dell’Unione.

L’Ucraina ha infatti aderito al progetto polacco Intermarium: un’alleanza di tutti gli Stati che si trovano tra il Mar Baltico e il Mar Nero.

Gli Stati membri dell’Iniziativa dei Tre Mari (in blu scuro)

INTERMARIUM, AVVERSARIO DELL’UNIONE EUROPEA


Questo progetto si fonda su basi geografiche nonché su un passato storico: la Repubblica delle due Nazioni (Corona del Regno di Polonia e Granducato di Lituania), esistita dal XVI al XVIII secolo. Il progetto fu formulato per la prima volta dal principe Adam Jerzy Czartoryski, durante la Rivoluzione polacca del 1830, fu ripreso nel periodo fra le due guerre dal generale polacco Józef Piłsudski, che lo chiamò Federazione Międzymorze. Piłsudski concepì in parallelo un’ideologia che propugnava la liberazione di tutti i popoli dell’Europa centrale dall’integrazione negli imperi tedesco e, soprattutto, russo: il “prometeismo”. Come Titano, prometteva agli uomini progressi tecnologici tali da affrancarsi dai loro sovrani. Piłsudski preferiva di fatto i tedeschi ai russi, quindi non esitò ad allearsi con austroungarici e tedeschi contro lo zar. Nel 2016 il presidente polacco Andrzej Duda presentò una terza versione del progetto, l’Iniziativa dei Tre Mari (il terzo mare è l’Adriatico). I Paesi partecipanti erano undici; da pochi giorni sono dodici. 

Il progetto prometeico di Józef Piłsudski faceva spazio a diverse etnie, in un’epoca in cui imperava l’ideologia di Stati monoetnici e il razzismo scientifico. Per promuoverlo Piłsudski fondò anche una rivista a Parigi, che però non ebbe successo.


In linea di principio, questo progetto rappresenta una legittima risposta politica all’assenza di confini fisici nella grande pianura dell’Europa centrale: meglio uniti che essere sottomessi o farsi la guerra. Tuttavia le cose non erano poi così chiare come era sembrato: la Repubblica delle due Nazioni era una confederazione che permetteva alla Corona di Polonia e al Granducato di Lituania di conservare il proprio funzionamento; Piłsudski immaginava invece una Federazione in cui ogni popolo si sarebbe integrato e ove i polacchi avrebbero occupato una posizione dominante. Tutti i movimenti nazionalisti dell’Europa centrale fanno riferimento alla Repubblica delle due Nazioni, ma ne traggono conclusioni molto differenti.

Per i banderisti ucraini la Repubblica delle due Nazioni è l’erede della Rutenia, creata dai vichinghi svedesi, i variaghi; un’interpretazione un po’ forzata, giacché i rispettivi territori non si sovrappongono. Al più si può affermare che sono entità che hanno culturalmente punti di contatto. Per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la Repubblica delle due Nazioni è un esempio di come una confederazione potrebbe affrancarsi dalla Russia… e al tempo stesso dalla Germania, Paese dominante nell’Unione Europea.

Giacché i dirigenti politici polacchi e ucraini scommettono sul progetto comune di confederazione, Intermarium, il presidente Zelensky ha potuto considerare senz’onta la possibilità di cedere la Galizia orientale alla Polonia [1]. Tuttavia, l’estrema destra (nel significato totalitaristico del periodo fra le due guerre) di entrambi i Paesi intende utilizzare questa politica per affermare le proprie idee razziste.

La Polonia non ha mai agito secondo le regole dell’Unione Europea, di cui è membro dal 2004. Nel periodo di candidatura non si è fatta scrupoli a usare le enormi somme incassate per la riforma dell’agricoltura per acquistare aerei da guerra statunitensi e fare la guerra in Iraq, agli ordini di Washington. Il raggiro fu escogitato dal polacco-statunitense Zbigniew Brzezinski e dalla franco-statunitense Christine Lagarde [2]. Da allora nulla è cambiato: oggi Varsavia è costantemente in contrasto con Bruxelles, in particolare riguardo al sistema giudiziario del Paese. L’Ucraina non avrà difficoltà a fare lo stesso doppio gioco.

Questo è il problema principale delle popolazioni dell’Europa centrale: cercano, giustamente, di svincolarsi dai loro grandi vicini, Russia e Germania, ma non riescono ad affermarsi senza doverli combattere. Una patologia che in passato le ha sempre spinte a scontrarsi fra loro. 

Nel 2017 il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, partecipò al vertice dell’Iniziativa dei Tre Mari, a Varsavia. La Polonia è spesso definita il “cavallo di Troia” statunitense nell’Unione Europea. È anche la chiave di volta della presenza USA in Europa centrale.
Il principe Adam Jerzy Czartoryski morì in esilio a Parigi e il generale Piłsudski fece di Parigi la sede del movimento prometeico. Entrambi vollero fuggire al tempo stesso dalla Germania e dalla Russia. La memoria di questo periodo diede vita nel 1945 a una rete di emigrati d’Europa centrale, che lavorarono prima per il Vaticano, poi per i servizi segreti francesi e infine per gli anglosassoni (rete anch’essa denominata Intermarium [3]). Riunì i principali dirigenti in fuga dagli ustascia croati, dalla Guardia di Ferro rumena e così via. Poi nel 1991 si formò il Gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia). Oggi i fautori di questo progetto sono vòlti verso gli anglosassoni. Il che spiega il sostegno di Washington e Londra a Varsavia e Kiev. Infatti, nel 2017 il presidente Trump partecipò al summit a Varsavia dell’Iniziativa dei Tre Mari; e il presidente Zelensky, intervenendo in video al vertice del 20 giugno 2022, ha chiesto e immediatamente ottenuto l’adesione dell’Ucraina.

L’interesse degli anglosassoni per il progetto Intermarium è antico. Uno dei padri della geopolitica anglosassone, sir Halford Mackinder, aveva individuato nell’Europa centrale il cuore (Heartland) dell’Eurasia. Secondo Mackinder, l’Impero britannico avrebbe potuto controllare il mondo solo controllando questa regione. Un suo discepolo, il primo ministro Boris Johnson, si è infatti precipitato a Kiev per portare a Zelensky il sostegno del Regno Unito. Tutti i geopolitici anglosassoni si rifanno alle idee di Mackinder, naturalmente anche Brzezinski che, insieme allo straussiano Paul Wolfowitz, fu una delle principali figure del Colloquio di Washington, che nel 2000 segnò l’avvio dell’alleanza fra Stati Uniti e Ucraina [4]. 

Nel 1983, in occasione della Settimana delle Nazioni Oppresse, il presidente Reagan ricevette il Blocco anticomunista delle Nazioni (ABN). Strinse la mano a Yaroslav Stetsko, primo ministro ucraino imposto dai nazisti, nonché ex braccio destro di Stepan Bandera.


Sfortunatamente coloro che spingono gli Stati Uniti a sostenere il progetto Intermarium sono figure di spicco del nazionalismo di estrema destra. Infatti i consiglieri che spinsero i presidenti Dwight Eisenhower e Ronald Reagan a fare proprio il concetto di “Nazioni oppresse (dall’URSS)”, erano tutti ex collaboratori dei nazisti, nonché membri del Blocco Antisovietico delle Nazioni [5]; gli organizzatori del Colloquio 2000, menzionato in precedenza, ne sono gli eredi; e oggi il loro esponente più di spicco è il polacco-statunitense Marek Jan Chodakiewics, instancabile nel minimizzare i crimini dei nazisti [6].

Tutti i membri dell’Iniziativa dei Tre Mari lo sono anche della UE, a eccezione dell’Ucraina. È naturale che la maggior parte di questi Paesi ritenga Intermarium un organismo ben più importante della UE, nonostante sia economicamente molto meno potente. Il fatto che l’Ucraina vi abbia aderito tre giorni prima del riconoscimento di Stato candidato alla UE, dimostra non solo che l’Ucraina considera l’Iniziativa dei Tre Mari più importante della UE, ma anche che Bruxelles ritiene che le convenga accettare tutti i membri dell’Iniziativa per tenerli vincolati.

Alla fine questa logica dovrebbe portare i membri dell’Iniziativa dei Tre Mari a uscire collettivamente dalla UE, di cui non hanno mai condiviso gli obiettivi politici, quando non la riterranno più finanziariamente utile.

Già ora l’architettura della sicurezza del continente, i cui cardini sono il Consiglio d’Europa e l’Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa, è messa in discussione. 

L’ultima riunione del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, cui non ha partecipato la Russia.

LA RUSSIA ESTROMESSA DAL CONSIGLIO D’EUROPA


Il Consiglio d’Europa fu istituito nel 1949. Taluni Paesi fondatori intendevano basare l’unità europea su principi giuridici comuni, per alcuni attraverso un Consiglio degli Stati, per altri attraverso un’assemblea di parlamentari. Alla fine ci fu una sintesi delle due proposte, ma ne furono esclusi l’Unione Sovietica e i Paesi satelliti. L’URSS e i Paesi del Patto di Varsavia vi aderirono subito dopo la caduta del Muro di Berlino.

Il Consiglio d’Europa è dotato di due istituzioni di riferimento. Innanzitutto la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che però negli ultimi mesi si è politicizzata, manifestando un’evidente parzialità contro la Russia. Due esempi: a gennaio ha riconosciuto il diritto di un cittadino russo di sputare sul ritratto ufficiale del presidente della Federazione di Russia (sentenza Karuyev c. Russia); a febbraio ha riconosciuto il diritto di un cittadino russo di disturbare una manifestazione filo-Putin esponendo un cartello «Putin meglio di Hitler!» (sentenza Manannikov c. Russia). Recentemente la CEDU ha inoltre censurato la legge russa, adottata dopo le rivoluzioni colorate, che obbliga le organizzazioni politiche che ricevono finanziamenti dall’estero di menzionarlo su ogni pubblicazione (sentenza Ecodefence e altri c. Russia).

L’altra grande istituzione è la Commissione di Venezia, che aiuta i nuovi Stati indipendenti a fare proprie le regole democratiche. Sia detto per inciso, questa Commissione ha ammonito continuamente l’Ucraina riguardo alle sue procedure amministrative e istituzionali [7].

Gli Occidentali hanno sospeso il diritto di voto della Russia al Consiglio d’Europa, accusandola di voler annettere l’Ucraina con la forza. Disgustata, la Russia ha risposto di non averne mai avuto l’intenzione e che sarebbe uscita da un’istituzione divenuta di parte. 

Come già per il personale ONU, ora anche i funzionari dell’OSCE possono essere spie.

LA RUSSIA IMPEDITA A PARTECIPARE ALLE RIUNIONI DELL’OSCE


L’altra piattaforma intergovernativa è l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). Fu creata nel 1975 con gli Accordi di Helsinki. A differenza delle Nazioni Unite, non è un organismo di mediazione, ma semplicemente un forum in cui i protagonisti del continente possono scambiare opinioni liberamente. Fu l’OSCE, per esempio, ad adottare la Dichiarazione d’Istanbul del 1999, la cosiddetta Carta della Sicurezza in Europa, che pose due importantissimi principi: (1) il diritto di ogni Stato di scegliere i propri alleati; (2) l’obbligo di ogni Stato di non assicurare la propria sicurezza a scapito di quella altrui; il non-rispetto di questi principi è all’origine del conflitto tra Stati Uniti e Russia [8].

Ricordiamo che la Federazione di Russia non ha mai contestato il diritto di ogni Paese di aderire alla Nato; ha contestato il diritto dei membri della Nato di ospitare sul proprio territorio basi militari statunitensi. I lettori di Réseau Voltaire ricorderanno che, quando il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha scritto a tutti i partner chiedendo come potessero conciliare i due principi della Dichiarazione di Istanbul con l’installazione di armi e militari statunitensi in prossimità della Russia, nessuno ha osato rispondere.

Ma la neutralità di questo forum è stata violata in aprile, quando nuovi funzionari dell’OSCE, per la precisione ex militari della Nato, sono stati colti in flagrante reato di spionaggio in Donbass [9].

Come se non bastasse, il Regno Unito ha rifiutato alla delegazione russa i visti per partecipare all’assemblea parlamentare annuale dell’OSCE, che si terrà a Birmingham dal 2 al 6 luglio 2022. Londra ha giustificato la violazione degli impegni assunti con le sanzioni nominative dell’Unione Europea contro i membri della delegazione russa.

Di conseguenza, non soltanto i documenti firmati dai 57 capi di Stato e di governo dell’OSCE non avranno valore, ma l’organizzazione si è strutturata come strumento di guerra, quindi non svolgerà più il ruolo istituzionale di forum.

L’architettura di sicurezza del continente europeo si trasforma quindi radicalmente. Alla fine l’Europa centrale formerà un blocco, dapprima in seno all’Unione Europea e Paesi candidati, poi fuori dall’Unione. La difesa della UE sarà garantita dagli Stati Uniti; la parte occidentale del continente europeo non comunicherà più con la parte orientale. Sarà il compimento del piano geopolitico degli anglosassoni. Ma se andrà a buon fine, il progetto sarà instabile. Innanzitutto gli europei occidentali hanno sempre avuto bisogno della Russia, inoltre i popoli d’Europa centrale hanno vissuto a lungo su un campo di battaglia: quando i cavalieri teutonici e i cosacchi non venivano a battersi a casa loro, si battevano tra loro.

Affinché la pace sia duratura bisogna rispettare tutti i protagonisti. Distruggendo le istituzioni deputate a garantire la sicurezza del continente, il conflitto generalizzato diventa inevitabile. 

Questo articolo è il seguito di:
 1. «La Russia vuole costringere gli USA a rispettare la Carta delle Nazioni Unite», 4 gennaio 2022.
 2. «In Kazakistan Washington porta avanti il piano della RAND, poi toccherà alla Transnistria», 11 gennaio 2022.
 3. «Washington rifiuta di ascoltare Russia e Cina», 18 gennaio 2022.
 4. «Washington e Londra colpite da sordità», 1° febbraio 2022.
 5. “Washington e Londra tentano di preservare il dominio sull’Europa”, 8 febbraio 2022.
 6. “Due interpretazioni della vicenda ucraina”, 15 febbraio 2022.
 7. “Washington suona la tromba di guerra, ma gli alleati desistono”, 23 febbraio 2022.
 8. “È agli Straussiani che la Russia ha dichiarato guerra”, 7 marzo 2022.
 9. «Una banda di drogati e neonazisti», 7 marzo 2022.
 10. “Israele sbalordito dai neonazisti ucraini”, 8 marzo 2022.
 11. «Ucraina: la grande manipolazione», 22 marzo 2022.
 12. «Con il pretesto della guerra si prepara il Nuovo Ordine Mondiale», 29 marzo 2022
 13. «La propaganda di guerra cambia forma», 5 aprile 2022.
 14. «L’alleanza di CIA, MI6 e banderisti», 12 aprile 2022.
 15. «La fine del dominio occidentale», 19 aprile 2022.
 16. «Ucraina: la seconda guerra mondiale non è finita», 26 aprile 2022.
 17. «Con la guerra in Ucraina Washington spera di riaffermare la propria superpotenza», 3 maggio 2022.
 18. «Il Canada e i banderisti», 10 maggio 2022.
 19. «Si prepara una nuova guerra per il dopo-disfatta contro la Russia», 24 maggio 2022.
 20. «I programmi militari segreti ucraini», 31 maggio 2022.
 21. «Ucraina: equivoci, malintesi e incomprensioni», 7 giugno 2022.
 22. «La Polonia e l’Ucraina», 14 giugno 2022.
 23. «L’ideologia dei banderisti», 21 giugno 2022. 

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