lunedì 11 luglio 2022

Il governo della guerra attacca la scuola - Luca Cangemi

 Da: https://agoraxxisecolo.blogspot.com - Luca Antonio Cangemi Docente di Filosofia e Storia, dottore di ricerca in Scienze Politiche, fa parte della segreteria nazionale del Partito Comunista Italiano.

Leggi anche: Un blocco imperialista digitale? - Luca Cangemi

L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO NEL PROCESSO DI RISTRUTTURAZIONE DEL CAPITALISMO ITALIANO - Franceco Spedicato

Le «competenze cognitive» che snaturano la scuola - Ernesto Galli della Loggia

Scuola, non mercato - Teachers For Future Italia

Vedi anche: Però c’è un problema... - Emiliano Brancaccio 

Alessandro Barbero s'infiamma contro la "Buona Scuola"

Critica economica della riforma della scuola - Emiliano Brancaccio 

"Avete reso l'Università un'azienda...". Il discorso di tre neodiplomate alla Scuola Normale di Pisa 


Studi, ministro, studi…. il grido (inascoltato) di Romano Luperini, uno dei maggiori studiosi della Letteratura Italiana , dopo un’altra manifestazione d’approssimazione del ministero dell’istruzione (in questo caso la “traccia” su Verga alla maturità), stigmatizza significativamente un’atmosfera cialtronesca e confusa che avvolge il dicastero guidato da Patrizio Bianchi. Impossibile citare tutto: dal disastro culturale e organizzativo dei concorsi alle mille inadempienze anche gravissime, basti pensare alle questioni della sicurezza (e non solo rispetto al Covid …). E poi un’insopportabile e quotidiana pratica della menzogna propagandistica su ogni capitolo della vita della scuola; tanto per dirne una ancora aspettiamo le scuse per l’annuncio settembrino “tutte le cattedre sono coperte” dopo un anno scolastico tormentato dalla ricerca spasmodica di supplenti…


Questi aspetti vergognosi sono significativi di caratteristiche consolidate delle classi dirigenti italiane (anche quelle che in ogni frase pronunciano almeno tre volte la parola innovazione ...) eppure non ci devono distrarre rispetto al cuore del disegno politico che il governo Draghi sta realizzando, senza annunci, contro la scuola pubblica nel nostro paese. Un disegno coerentemente ed efficacemente reazionario.

Questo disegno era chiarissimo sin dall’insediamento di Draghi ma dopo l’inizio della guerra ha avuto una fortissima accelerazione, anche a costo di forzature istituzionali pesantissime (decreto e doppia fiducia su materie tra l’altro tipicamente contrattuali).

In che cosa consiste questo disegno? 

Sostanzialmente si tratta di portare a compimento un’organica controriforma della scuola in pista da più di due decenni ma rallentata dalla resistenza (e dalla complessità) del mondo dell’istruzione. Una controriforma delineata nei pensatoi padronali (Fondazione Agnelli, Fondazione scuola della compagnia San Paolo, Associazione TreLLLE, servizio studi di Confindustria...) che si pone tre obiettivi fondamentali : il ridimensionamento della scuola statale come parte essenziale dell’attacco al welfare residuo ma soprattutto al lavoro pubblico, una funzionalizzazione totalizzante del ruolo dell’istruzione alle esigenze del sistema delle imprese, la neutralizzazione di ogni istanza critica di quello che, con tutti i suoi limiti e le sue ferite, è lo spazio pubblico più importante del paese (che cosa è rimasto di pubblico o anche solamente di sociale in tante periferie o in tanti piccoli centri, in tutto il territorio nazionale, se non la scuola?). 

Questo disegno controriformatore ha trovato nel PNRR il suo ariete principale. Tutti i provvedimenti di intervento del mondo della scuola vengono imposti come strumentali all’utilizzo dei fondi del PNRR e neanche lo scandalo dei bandi per gli asili nido ha bloccato questo meccanismo infernale, che dovrebbe suggerire un’analisi critica assai più radicale dello stesso strumento del PNRR che sta svolgendo il medesimo ruolo dei vecchi fondi di aggiustamento strutturale del FMI nell’imporre politiche neoliberali estreme. E' così nel disegno di legge sugli ITS (Istituti Tecnici Superiori, la formazione post-diploma) che appalta direttamente a imprese e fondazioni un pezzo di istruzione pubblica (persino nel reclutamento del personale!). 

E' così -soprattutto- nel decreto-legge 36/2022 (denominato appunto “Ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”), a cui si faceva riferimento prima: passano contro gli insegnanti interventi pesantissimi massacrando il contratto (senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali e con il plauso del centrosinistra) in materie come orario di lavoro, formazione, reclutamento. Sono interventi che destrutturano e umiliano la funzione docente (basti pensare alla formazione a premi), limitano la libertà d’insegnamento, colpiscono le condizioni concrete di lavoro, prefigurano una scuola del (prossimo) futuro pronta a sfornare la manodopera flessibile e acritica che desiderano gli industriali. 

A chiarire ulteriormente il quadro Bianchi parla di “ri-addestrare” gli insegnanti. Infine, con il decreto si tagliano migliaia di cattedre, in aggiunta a quelle che il ministro (nelle pause dei congressi in cui parla di centralità dell’istruzione…) ordina ai suoi uffici di tagliare in via amministrativa, in silenzio. E così le risorse della scuola possono essere destinate alle spese militari. 

Quest’attacco alla scuola si incrocia-significativamente- nei tempi, nei contenuti e negli obiettivi con altre iniziative del governo dello stesso segno, in particolare con la proposta dell’”autonomia differenziata “ che anch’essa tende a destrutturare lo stato e in particolare ogni intervento pubblico sul piano economico-sociale e a colpire il contratto nazionale di lavoro. 

Che cosa fare di fronte a quest’attacco? Alcune risposte di mobilitazione vi sono state, nonostante il periodo conclusivo dell’anno scolastico, a febbraio avevamo assistito a un’importante ripresa di mobilitazione studentesca, in particolare sulla questione dell’alternanza scuola /lavoro (di straordinaria rilevanza anche simbolica). Tra chi lavora e studia nella scuola italiana vi sono ancora energie significative che possono dare vita, alla ripresa delle lezioni, a lotte importanti. 

Decisivo è però lo sforzo di mettere in campo un collegamento tra la difesa della scuola pubblica e una battaglia più generale contro la guerra e contro le politiche di massacro sociale. Dobbiamo lavorare a questa connessione, capace di dare profondità e respiro alla mobilitazione, di allargarne i confini e di rafforzarne l’impatto, di rompere la cappa bellicista che grava anche sul dibattito politico e sul conflitto sociale. È un compito senz’altro difficile e faticoso, ma possibile e necessario. 

1 commento: