venerdì 23 ottobre 2020

Come si muove una pandemia. Il tallone d’Achille della globalizzazione

 Da: https://lascimmiachepensa.wordpress.com 

Leggi anche: Epidemia e potere - Aristide Bellacicco 

Zygmunt Bauman - La società individualizzata - Il Mulino, Bologna, 2002 - 



Esiste una contraddizione fra l'efficienza  di una società di mercato e la difesa della vita umana soprattutto in circostanze come le attuali. 

È una contraddizione che appare insanabile rimanendo all'interno di un sistema sociale ed economico basato sulla compravendita di merce su scala sempre più vasta ed in tempi sempre più brevi. È come se il virus seguisse la stessa dinamica del denaro, sebbene quest' ultimo, nella sua forma di moneta, non è mai stato indicato come possibile vettore di infezione. 

È pur vero che i grandi scambi capitalistici, quelli cioè che avvengono nell'ambito della produzione, non implicano lo spostamento fisico di masse di denaro, che invece mantiene una sua importanza sui mercati dei beni di consumo. 

E dunque, i grandi capitalisti si sono arricchiti, e si arricchiscono, durante l'epidemia accumulando profitti, in un certo senso, smaterializzati; al contrario, i puri e semplici consumatori, se esistono, si contagiano mentre vanno al mercato a produrre il profitto degli altri. 

Come i puri e semplici comuni mortali, i lavoratori, soprattutto quelli che vanno in fabbrica, alle casse dei supermercati, a fare le pulizie. Ancor più quelli che si svegliano all'alba e sacrificano ore di sonno (fondamentale per le difese immunitarie) per poter portare il pane a casa ed arricchire i capitalisti. Quelli che non possono permettersi di fare 80 Km al giorno con il proprio mezzo, ed affollano treni, metro ed autobus, dove ovviamente la prevenzione dal coronavirus è impossibile.

E gli stessi medici ed infermieri. (il collettivo)

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Osservando i numeri di questa seconda ondata, inizia a prendere corpo la consapevolezza che non solo non #andràtuttobene, ma probabilmente fermare l’aumento di contagi sarà semplicemente impossibile.

Nonostante le misure che, almeno sulla carta, dovrebbero contenere i casi di Covid-19, il rapporto tra sforzi e risultati sembra essere inspiegabilmente sfavorevole, come un ingranaggio che gira a vuoto.
Fino ad ora sono state prese in esame principalmente le caratteristiche di SARS-CoV-2 da un punto di vista virologico: la sua letalità, la sua struttura, le modalità di infezione, il quadro clinico dei malati.
Quelle che tuttavia sono state tralasciate, o non del tutto comprese, sono le dinamiche di diffusione da un punto di vista sistemico, che prescindono dalla specifica tipologia di virus poiché hanno a che fare con il tessuto sottostante sul quale il virus si muove.
Per capirlo bisogna fare qualche passo indietro.

giovedì 22 ottobre 2020

Il processo a Julian Assange - Alessandra Ciattini

 Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) insegna Antropologia culturale alla Sapienza, collabora con https://www.lacittafutura.it.

Leggi anche: Lento assassinio di Julian Assange. Giustizia negata per chi ha denunciato i misfatti del governo - Philip Giraldi

- Julian Assange è un problema solo per l’Ecuador o anche per noi? - Alessandra Ciattini

Assange in Tribunale - Craig Murray

Assange è Colpevole di Aver Rivelato al Mondo Intero l'Anima Malvagia dell'Imperialismo a Stelle e Strisce - Federico Pieraccini 



Il tentativo degli USA di giudicare da spia e criminale il fondatore di Wikileaks che ha permesso al grande pubblico di conoscere i retroscena della politica internazionale e le manipolazioni dell’opinione pubblica operate di concerto dalle potenze imperialiste con il supporto delle grandi multinazionali digitali. 

I nostri media focalizzano spesso l’attenzione sulla repressione dei dissidenti negli Stati antagonisti alle potenze occidentali, ma davvero poco spazio e solo da parte di alcuni è dedicato alla drammatica vicenda di Julian Assange, ricercatore brillante e fondatore di Wikileaks, un sito fondato nel 2006 che fa letteralmente trapelare informazioni, rendendo pubblici, e senza autorizzazione ufficiale, documenti che svelano i retroscena della politica internazionale. Questa diffusione viene fatta usando la rete crittografica Tor che rende difficile intercettare le informazioni su Internet e individuare i luoghi da dove provengono e a cui sono dirette. Chiunque può inviare anonimamente documenti, finora sono stati resi pubblici 10 milioni di documenti, che fanno conoscere comportamenti non corretti, spesso criminali, di organizzazioni politiche o economiche. Questi documenti sono sottoposti a controllo per accertarne la veridicità. Una volta resi pubblici questi documenti diventano oggetto di dibattito da parte di chiunque, qualunque sia il suo orientamento politico.

Una gran mole di documenti relativi alla guerra in Iraq è stata consegnata a Wikileaks da Chelsea Manning, che li ha sottratti mentre lavorava in quel paese dal 2009 come analista di intelligence per l’esercito statunitense, e che è stata per questo condannata per crimini commessi contro la sicurezza nazionale e successivamente scarcerata per aver ottenuto la grazia da Obama nel 2017.

Per chi non la conoscesse ricostruiamo la storia di Assange. Nato in Australia, ormai 49enne, attualmente è detenuto nel carcere britannico di massima sicurezza di Belmarsh e accusato di spionaggio, in base a una legge del 1917, dagli Stati Uniti che ne chiedono l’estradizione per processarlo e probabilmente condannarlo a 175 anni di carcere.

mercoledì 21 ottobre 2020

C’è vita su Marx? Cronache MarXZiane n. 1 - Giorgio Gattei

 Da: http://www.maggiofilosofico.it - Giorgio Gattei è uno storico del pensiero economico ed economista marxista italiano. Professore di Storia del Pensiero Economico presso la Facoltà di Economia dell'Università di Bologna.

Vedi anche: Das Kapital nel XXI secolo* - Giorgio Gattei

Per il diritto d’autore: devo il titolo di questa prima parte delle “Cronache marxziane” a Riccardo Bellofiore che l’ha posto (perchè ispirato dalla canzone di David Bowie “Life on Mars”?) in testa alla sua introduzione a Marx inattuale (Edizioni Efesto, Roma, 2019). Ma quel titolo è finito lì, che lo svolgimento successivo è stato di tutt’altro tenore, mentre io l’ho preso sul serio e quindi…


1. Come il pianeta Nettuno nel Sistema solare, anche il pianeta Marx è stato individuato nella Costellazione dell’Economia inizialmente solo per via speculativa a seguito di una discrepanza, inspiegabile nella traiettoria del valore rispetto ad ogni altro corpo economico già conosciuto, che lasciava intendere che in quello spazio di cielo dovesse esserci presenza di qualcosa di anomalo, anche se al momento non individuabile. E’ stata questa la grande intuizione dell’astronomo britannico Adam Smith, peraltro autore di una Storia dell’astronomia pubblicata postuma in cui teorizzava che «un sistema di pensiero è una macchina immaginativa inventata per collegare nell’immaginazione i vari movimenti ed effetti che nella realtà già si compiono». Per questo nella Ricchezza delle stelle (1776) egli aveva mostrato come ci fosse nel cielo un luogo economico in cui il valore delle merci misurato come “lavoro contenuto” (V = L) non coincideva più con la misura in “lavoro comandato” (o Salario: V = Lw), come invece avrebbe dovuto essere, essendo questo dovuto al semplice fatto che il salario unitario w pagato per ogni ora di lavoro L doveva risultare minore di 1, così che Lw < L. Ciò lo giustificava perché, mentre nello “stadio naturale” dell’economia (ossia dovunque) «tutto il prodotto del lavoro appartiene al lavoratore,.. non appena il capitale si è accumulato nelle mani di persone singole, alcune di loro naturalmente lo impiegheranno nel mettere al lavoro uomini operosi», a cui pagheranno un salario tale per cui «il valore che gli operai aggiungono ai materiali si dividerà in due parti, di cui una paga il loro salario e l’altra i profitti di chi li impiega». Ed era una anomalia inaspettata nell’ordine dei sistemi economici, con l’effetto che «nel prezzo delle merci i profitti costituiscono una componente del tutto diversa dai salari del lavoro e regolata da principi del tutto diversi». Sì, ma quali?

martedì 20 ottobre 2020

Epidemia e potere - Aristide Bellacicco

 Da: https://www.lacittafutura.it - Aristide Bellacicco (Medico) fa parte del "Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni" 

Ascolta anche: https://www.spreaker.com/user/11689128/il-caffe-della-mattina-20-ottobre


Quale è il vero significato del prolungamento dello stato di emergenza e dell’imposizione delle mascherine anche all’esterno? Misure severe quando nello stesso tempo si registrano indebolimenti dei controlli in altri ambiti



Appare evidente che le misure prese dai diversi Stati in conseguenza dell’epidemia da Coronavirus stanno producendo, sia pure in grado diverso, effetti significativi sulla vita sociale e politica dei cittadini e delle società in tutto il mondo. A uno sguardo non superficiale, si deve riconoscere come tali effetti si spingano ben al di là dell’obiettivo di contenere l’epidemia e, col trascorrere dei mesi, acquistino sempre più il carattere di modificazioni tendenzialmente stabili delle forme attraverso le quali si rende possibile l’esistenza sociale e individuale.

È bene chiarire che qui non si sostiene alcuna ipotesi di complotto o di regia occulta: siamo davanti a fenomeni oggettivi che traggono origine e, nello stesso tempo, rivelano la natura essenzialmente autoritaria di qualsiasi Stato, a prescindere dal suo regime politico.

Limitandoci per il momento al panorama italiano, si consideri che ci si sta avviando verso un ulteriore (il terzo, se non erro) prolungamento dello stato di emergenza che, a quanto pare, verrà esteso fino al 31 gennaio dell’anno venturo, raggiungendo così la durata di un anno circa dall’esordio dell’epidemia; e credo che a nessuno sfugga la possibilità che si vada ancora oltre. 

È legittimo chiedersi cosa renda necessario un tale stato di cose e perché non si possa affrontare la situazione sanitaria – perché di questo e di nient’altro dovrebbe trattarsi – mantenendo inalterate le ordinarie garanzie vigenti in un sistema di democrazia formale e, in primo luogo, l’equilibrio dei poteri soprattutto per quanto riguarda il rapporto fra organi esecutivi e assemblee rappresentative a qualsiasi livello.

lunedì 19 ottobre 2020

"La materia del soggetto" - Carlo Sini

Da: CarloSiniNoema - Convegno "TRANSINDIVIDUALE E NUOVO MATERIALISMO" - Carlo Sini è un filosofo e accademico italiano. 

Il convegno si è svolto presso l'Università degli studi di Milano il 27 marzo 2015 in occasione della pubblicazione del volume "Il transindividuale. Soggetti, relazioni, mutazioni" (AA.VV, a c. di E. Balibar e V. Morfino, Mimesis, 2014) e del nuovo numero della rivista «Nóema», 6-1 (2015): "La materia" (https://riviste.unimi.it/index.php/noema) dove è possibile leggere il testo degli interventi.

                                                                        

domenica 18 ottobre 2020

Come cambia l’economia dopo la pandemia? Ne parliamo con F. Schettino

Francesco Schettino  è un economista, docente All’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli e all’Università Popolare Antonio Gramsci di Roma. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni ed è stato uno dei maggiori collaboratori della pregevole rivista marxista La Contraddizione (https://rivistacontraddizione.wordpress.com). Anche questo giornale ha ospitato alcuni suoi articoli. Dopo quelle rivolte a Domenico Moro e Alan Freeman, anche a lui, che ringraziamo per la disponibilità, rivolgiamo alcune domande in merito alla fase che si va sviluppando a seguito della pandemia. ( Federico Giusti per https://www.lacittafutura.it

Ascolta anche: https://www.spreaker.com/episode/41433464


Il capitalismo cerca di recuperare i margini di profitto sottraendo al salario sociale anche il meccanismo del debito pubblico. Lo Stato è ostaggio del suo maggiore azionista, i creditori. Occorre un audit del debito e il rilancio della pianificazione del sistema economico.


Domanda (D). La pandemia da Covid-19 ha senz’altro fatto da detonatore della crisi economica e l’ha inasprita. Per noi, però, la pandemia è intervenuta in un momento già critico per l’economia mondiale per cui essa non può essere considerata l’unica responsabile dei problemi economici che stiamo vivendo. Per te qual è la natura di questa crisi?

Risposta (R). Senza ombra di dubbio non si tratta di una nuova crisi. In altre parole, la Covid-19 ha agito da amplificatore della crisi da sovrapproduzione che già nel 2008 era esplosa in tutta la sua violenza - pur traendo origine almeno all'inizio degli anni 70. Del resto sarebbe sufficiente leggere i rapporti delle istituzioni internazionali - FMI in primis - che tra la fine del 2019 e l'inizio dell'anno in corso, vedevano il 2020 come l'annus horribilis considerando gli spaventosi passaggi a vuoto già avvenuti sui mercati finanziari statunitensi - e dunque mondiali - alla fine di settembre 2019.

D. La pandemia ha messo in evidenza alcuni grandi limiti della produzione snella e dell’internazionalizzazione dei processi produttivi. Pensi che questa crisi possa indurre le grandi aziende ed i loro governi a rivedere questo modello?

R. Molto improbabile. Il mercato è mondiale e la tendenza al monopolio è amplificata in momenti di crisi. È naturale che i piccoli produttori soccombano dinanzi alla marcia inarrestabile dei too big to fail (Troppo grande per fallire). L'internazionalizzazione non è più una scelta strategica ma uno stato di cose dettato proprio dallo sviluppo del capitale mondiale nella fase imperialistica attuale.

sabato 17 ottobre 2020

Un commento a margine dell'enciclica "Fratelli tutti" di Papa Francesco - Francesco Fistetti

Da: Nuovo Quotidiano di Puglia (Brindisi) - https://www.facebook.com/francesco.fistetti.5 francesco fistetti insegna Storia della Filosofia Contemporanea, Università di Bari. 



“I filosofi hanno solo interpretato il mondo diversamente: importa cambiarlo” (K. Marx)

La chiesa cattolica, in virtù della sua natura interclassista, quando assume posizioni critiche nei confronti del sistema capitalistico non può evitare di ricorrere, e dilimitarsi, a un approccio etico-morale con forti connotati universalistici. 
È questo il caso anche della recente enciclica "Fratelli tutti" di papa Bergoglio. 
A noi però tocca il compito di chiarire che la rivendicazione della fratellanza umana non può limitarsi a una dichiarazione di principio ma deve essere il risultato di cambiamenti effettivi e radicali del modo di produzione  di distribuzione della ricchezza socialmente prodotta. 

Ciò non significa negare il carattere umanistico e solidaristico dello scritto in questione, bensì riportarlo alla sua reale ispirazione, che risiede in un appello a valori i quali,  per quanto ampiamente condividisibili in quanto tali, non hanno di per sé la forza di cambiare nemmeno di una virgola il reale stato delle cose. 
La dottrina sociale della Chiesa nasce, storicamente, in contrapposizione ai movimenti socialisti. Nonostante i vari tentativi di adeguarsi allo sviluppo del mondo capitalistico e alle crescenti diseguaglianze che ne costituiscono l'essenza e il risultato - e  qui si potrebbero citare molti esempi a partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II - la Chiesa cattolica non è mai stata in grado di compiere una decisa scelta di campo: il suo atteggiamento si potrebbe definire un riformismo equanime e cauto, che fa appello a una " umanità" data come già esistente sulla base di un assunto teologico, vale a dire la comune appartenenza degli uomini a una dimensione trascendente che li rende "Fratelli tutti" perché tutti figli di dio. 
Ma questa prospettiva unificante sul piano metafisico non ha impedito alla Chiesa di stipulare concordati con fascismo e il nazismo o di appoggiare , più o meno esplicitamente, regimi sanguinari e oppressivi come quello di Pinochet e della dittatura militare argentina, per citare solo due esempi fra i più clamorosi. E non mi sembra che nessun papa abbia mai chiesto perdono per tali scelte. La Chiesa è lenta e prudente. Ha impiegato più di quattrocento anni per riconoscere, e con molte sottili precisazioni, di aver esagerato - per usare un eufemismo - nei confronti di Galileo. 
D'altra parte, papa Wojtyla, nemmeno moltissimo tempo fa, rifiutò di abbracciare il nicaraguense teologo della liberazione Ernesto Cardenal, colpevole di posizioni eterodosse non sul piano teologico, ma politico. E quel papa è stato proclamato santo a furor di popolo. 
Insomma, eguaglianza e umanitarismo sì, ma solo come effetto di una conversione spirituale e non di lotte per l'emancipazione. A noi non sembra una posizione che porti lontano. Anzi ci appare come una sorta di appello perché tutto cambi senza cambiare nulla. L'universalismo cattolico senza la lotta di classe serve a poco. E se riprende la lotta di classe, allora non serve più. (il collettivo)
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La lettura dell’ultima enciclica di papa Francesco, 
Tutti fratelli” (http://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20201003_enciclica-fratelli-tutti.html), per la radicalità del messaggio che intende trasmettere, non solo conferma quanto la figura dell’attuale pontefice risulti invisa a una struttura di potere consolidatasi nei secoli, ma soprattutto rivela un’idea di cristianesimo che, proprio rifacendosi alle fonti originarie del Vangelo e delle Scritture, si propone di parlare direttamente alle nazioni e ai popoli della terra. Coinvolgendo in questo gesto di apertura tutte le confessioni religiose e le comunità di credenti, ma al contempo la cultura laica nelle sue espressioni più alte di valorizzazione della dignità umana (filosofiche, politiche e scientifiche). 
 
Si potrebbe dire che questa enciclica è ecumenica non tanto perché è indirizzata al genere umano nella sua interezza, quanto piuttosto perché pone al centro della riflessione il destino stesso del genere umano e le vie da percorrere per salvarsi da una catastrofe incombente. Sotto questo profilo, l’orizzonte di pensiero entro cui l’enciclica si muove è un orizzonte planetario (l’Ecumene della globalizzazione e, in particolare, l’Ecumene squassata dal capitalismo finanziario globalizzato). Non a caso la metafora più usata è quella nautica: siamo tutti sulla stessa nave e possiamo salvarci solo se recuperiamo e poniamo in essere i valori dell’eguaglianza e della solidarietà. 

giovedì 15 ottobre 2020

Don Giovanni - Umberto Curi

Da: Festivalfilosofia - Umberto Curi è un filosofo italiano. 

                                                                              

mercoledì 14 ottobre 2020

Che fare nella crisi? Ne parliamo con Alan Freeman

Da: https://www.lacittafutura.it 

Leggi anche: Il disagio dei marxisti: la crisi, la finanza e la caduta del saggio del profitto. - Alan Freeman

Dopo l’intervista a Domenico Moro, continuiamo con Alan Freeman, che ringraziamo per la disponibilità, le nostre interviste a economisti e lavoratori militanti sulla situazione che si va affermando a seguito della pandemia che ha investito il modo e soprattutto i paesi a conduzione liberista, molto più impreparati ad affrontare l’emergenza sanitaria. (Ascanio Bernardeschi per https://www.lacittafutura.it)

Alan Freeman, uno dei principali economisti della Greater London Authority ai tempi di Ken Livingstone, è stato docente universitario ed è uno dei massimi esponenti della scuola del Temporary Single System Interpretation (TSSI). Ha pubblicato, come autore e curatore, diversi libri sulla teoria del valore di Marx. Attualmente è condirettore del Geopolitical Economy Research Group e anche in tale veste è autore di diversi libri sui cambiamenti che stanno intervenendo a livello geopolitico. Le sue pubblicazioni si possono trovare qui


La crisi del capitalismo ha come cause la questione ecologica, la natura dell’accumulazione capitalistica e le crescenti diseguaglianze fra nazioni. L’immissione di liquidità non può risolvere questi problemi. Serve il ritorno del protagonismo delle classi lavoratrici e una politica estera indipendente.



Domanda (D). Alan, la pandemia da Covid-19 ha senz’altro fatto da detonatore della crisi economica e l’ha inasprita. Noi riteniamo però che essa sia intervenuta in un momento già critico per l’economia mondiale e che pertanto non possa essere considerata l’unica responsabile dei problemi economici che stiamo vivendo. Per te qual è la natura di questa crisi?

Risposta (R). Tutte le crisi sono la conseguenza di una combinazione di cause. Il problema non è di utilizzare questo fatto ovvio in una maniera facile e superficiale per evitare decisioni difficili, come fanno molti commentatori, ma, per poter agire, di identificare in ciascuna crisi particolare quali cause particolari operano.

La crisi attuale nasce da tre processi interagenti tra di loro, che fino ad ora si sono evoluti in maniera semi autonoma e ora si sono combinati in un unico evento storico, portando al culmine la tendenza alla crisi che era già intrinseca a ciascuno di loro (cioè una sospensione incontrollata e insolitamente rapida della normalità). Con ciò è giunta a termine l'autonomia dei tre processi, con la conseguenza che anche la loro soluzione è interconnessa; vale a dire che non è più praticabile risolverne qualcuno indipendentemente dagli altri, sia pure per un periodo piuttosto breve.

Questi processi sono: la conseguenza ecologica del rapporto tra la società umana e le risorse naturali da cui essa dipende, la relazione tra accumulazione monetaria e produzione umana e le conseguenze dell'ordine politico mondiale postcoloniale, ma pur sempre imperialista.

L'erosione delle fondamenta su cui poggia ciascuno di questi processi è in atto dalla fine degli anni cinquanta, ma in tutti e tre in maniera combinata si è ormai raggiunto un "punto critico"; e questa è la natura della crisi attuale.

Cominciamo con il primo, cioè il rapporto ecologico tra natura ed esseri umani. Nelle circostanze immediatamente scaturite dalla pandemia da COVID, esso si è agevolmente imposto su tutte le altre questioni; quindi metterlo al secondo o al terzo posto equivarrebbe a comportarsi come il proverbiale struzzo.

domenica 11 ottobre 2020

Domenico Losurdo: Nietzsche, il ribelle aristocratico - Maurizio Brignoli

 Da: http://www.filosofia.it - 

Vedi anche: Un altro Nietzsche - Domenico Losurdo

NIETZSCHE, Lo scriba del Caos - Carlo Sini

Marx, il liberalismo e la maledizione di Nietzsche*- Paolo Ercolani

Nietzsche e la crisi dell'epoca moderna - Costantino Esposito 

Nietzsche - Antonio Gargano

Leggi anche: 

Storia e oggettività in Nietzsche*- Vladimiro Giacché 

IL LIBRO DEL FILOSOFO* - Stefano Garroni 

Appunti su “la Distruzione della Ragione”, di György Lukács -


Losurdo, Domenico, Nietzsche, il ribelle aristocratico. Biografia intellettuale e bilancio critico. Bollati Boringhieri, Torino 2002, pp. 1167.



Domenico Losurdo sviluppa in Nietzsche, il ribelle aristocratico una scrupolosa e dettagliata ricostruzione del contesto storico e del dibattito culturale coevo quali premesse per comprendere l’evoluzione della carica dissacratoria del pensatore di Röcken.

Fin dalla Nascita della tragedia è possibile vedere come gli spunti politici non siano esterni alla riflessione estetica e come la grecità sia una categoria filosofica elaborata in contrapposizione al mondo moderno, soprattutto alla Francia contemporanea attraversata dalle rivoluzioni. Il pericolo mortale, che sfocia nella rivolta servile della Comune, ha le sue origini nell’illusione moderna della possibilità di conoscere e trasformare la realtà, eliminandone la componente tragica e negativa. Causa di ciò è l’ottimismo, la fede nella felicità terrena di tutti che produce lo scontento nel ceto degli schiavi e li porta a sentire come ingiusta la propria condizione. La crisi della grecità tragica sta nell’ottimismo socratico che crede nell’insegnabilità della virtù e nell’attesa di un mondo felice. Il popolo tedesco, che ha sconfitto la Francia socratica della rivolta servile, deve essere l’erede della civiltà greca. 

Se questa critica alla sovversiva idea di felicità comune è diffusa fra Sette e Ottocento, l’originalità di Nietzsche consiste proprio nel procedere il più indietro possibile nell’individuare l’origine della sovversione. Mentre l’ottimismo moderno porta alla rivolta e il cristianesimo alla fuga dal mondo, l’arte-religione greca promuove la felicità dell’esistenza, nonostante la coscienza del dolore della schiavitù che è a fondamento di ogni civiltà. Riflessione estetica e politica sono così strettamente unite ed è la politica a costituire l’aspetto principale che permette di cogliere l’unità tra i riferimenti al movimento socialista e alla guerra franco-prussiana e le analisi della tragedia eschilea e wagneriana. Siamo in presenza di una filosofia della storia caratterizzata dalla polemica contro lo «spirito del tempo» (Zeitgeist), dalla «critica del tempo presente» (Zeitkritik), in ultima analisi dal rifiuto della modernità (pp. 66-67). Il mondo non necessita di alcuna giustificazione estrinseca: al posto di una teodicea si pone così una cosmodicea che, oltre a eliminare la trascendenza cristiana, elimina anche qualsiasi trascendenza rivoluzionaria. 

Lo stesso concetto universale di uomo è un’astrazione che non appartiene al mondo greco: la differenza tra uomo e uomo emerge nella celebrazione della personalità eccezionale. È però solo con Nietzsche che questa metafisica del genio, presente in Lagarde, Wagner, Schopenhauer, Mill, diviene il centro di un programma politico di contrapposizione radicale alla modernità e alle tendenze sovversive e massificanti ad essa connesse (p. 101). 

Nietzsche spera che con l’affermarsi dell’essenza dionisiaca del popolo tedesco si possano superare le lacerazioni della modernità: la Nascita della tragedia non fa che tradurre in linguaggio dionisiaco questo ideale nato dalla vittoria sulla Francia illuminista e rivoluzionaria. Vi sono però altri miti genealogici che cercano di legittimare il Secondo Reich: quello cristiano-germanico di Wagner, quello puramente germanico dei teutomani e quello ariano-greco-germanico di Schopenhauer. Nella loro diversità, questi miti hanno in comune l’antiebraismo e, nel giovane Nietzsche, le antitesi grecità tragica/modernità e pessimismo/ottimismo coincidono con le dicotomie Germania/Francia e germani/ebrei. Il Nietzsche pre-illuminista è allora un antisemita? È forse più corretto parlare di un antigiudaismo (critica che non mette in discussione l’eguaglianza civile e politica) che può sconfinare nella giudeofobìa (ostilità che porta alla discriminazione politico-sociale); inoltre, l’ebraismo non viene definito da Nietzsche in termini razziali e la successiva presa di distanza da questa giudeofobìa emerge in contrasto con la rozzezza naturalistica dell’antisemitismo wagneriano. L’analisi della modernità, in cui l’antigiudaismo svolge un ruolo significativo, in certa misura si autonomizza rispetto a questi elementi giudeofobi che pure l’hanno accompagnata. 

venerdì 9 ottobre 2020

La battaglia delle idee: come è stata costruita l’egemonia statunitense - Alessandra Ciattini

 Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni) insegna Antropologia culturale alla Sapienza di Roma.

L’egemonia culturale statunitense non è casuale, ma è stata promossa dal secondo dopoguerra da istituzioni ben finanziate e organizzate come la CIA.

È noto che l’espressione battaglia delle idee viene già utilizzata da Marx negli anni ’40 dell’’800 e successivamente da Gramsci allo scopo di sottolineare che la lotta per la costruzione di un nuovo modello di società tocca in maniera profonda anche la coscienza degli individui e il loro modo di concepire la vita collettiva.

Negli anni ’80, all’epoca dello scontro con gli Stati Uniti per la restituzione al padre del piccolo Elián González, Fidel Castro rilancia questo termine e dà impulso ad una serie di importanti misure, il cui scopo è quello di elevare il livello intellettuale dei cubani; tra queste cito lo sviluppo di un programma educativo volto ad estendere la preparazione universitaria, la creazione di un canale televisivo educativo (Universitad para todos), che si è mostrato molto utile in questa fase di confinamento per l’insegnamento a tutti i livelli, l’universalizzazione dell’università; quest’ultima, il cui scopo era quello di consentire l’accesso all’università di tutti i lavoratori sociali con l’aiuto dell’impegno volontario dei docenti, purtroppo non ha dato buoni risultati.

Successivamente, dopo il dissolvimento del blocco dell’est, e quindi con l’impossibilità di contrapporre il capitalismo ad un altro modello di società, il governo cubano decise di incrementare questa politica, passando da un atteggiamento difensivo ad uno aggressivo, colpevolizzando con insistenza l’attuale sistema economico-sociale dei gravi problemi con cui si deve confrontare l’umanità. In questo contesto nel 2003 si costituì ad opera di intellettuali cubani e messicani la Rete degli intellettuali in difesa dell’umanità, che ha avuto un illustre antecedente nell’Alleanza internazionale degli scrittori, il cui primo Congresso si tenne a Parigi nel 1935. La Rete è animata dalla volontà di opporsi alla barbarie, all’ingiustizia, a difendere la pace, la dignità umana e a preservare ciò che caratterizza l’essere umano in quanto tale.

A mio parere e non solo, l’ideologia non è semplicemente falsa coscienza, per la ragione, esposta nell’Ideologia tedesca, che se le idee che gli uomini si fanno derivano dalle condizioni storiche in cui vivono, anche gli errori debbano derivare inevitabilmente da esse. Con ciò voglio dire che hanno una base reale che dà impulso all’elaborazione di idee inefficaci per comprendere l’effettiva dinamica dei fenomeni sociali e generalmente in contraddizione con gli interessi di coloro che le fanno proprie. D’altra parte, se non fosse così come mai disvelare l’errore non è mai sufficiente a che un individuo abbandoni la sua falsa credenza ed anzi persista spesso ciecamente in essa e talvolta non solo in modo passivo, attivando movimenti politici ad essa ispirati?

Faccio rapidamente un esempio, per poi soffermarmi dettagliatamente più avanti parlando dell’egemonia statunitense stabilitasi sul mondo immediatamente dopo la seconda guerra mondiale. Il cosiddetto postmodernismo, con il suo accento sull’individualismo esasperato, con il suo rifiuto degli schemi interpretativi generali, con il suo particolarismo ha sicuramente a che fare con l’individualismo neoliberale, la precarizzazione lavorativa, l’attacco ai contratti nazionali in nome dell’accordo sempre più personalizzato tra le parti. Naturalmente questa relazione non è né diretta né meccanica, e deve essere ricostruita in tutti i suoi passaggi per disvelarne la mistificazione, la quale viene sottilmente rielaborata, presentata come accettabile, trasformata in pensiero quotidiano da intellettuali che, consapevolmente o no, si mettono al servizio delle classi dominanti.

giovedì 8 ottobre 2020

«Stato e rivoluzione» di V. I. Lenin - Angelo D'Orsi

Da: Angelo d'Orsi - Angelo D'Orsi è professore ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino.



                                                                           

martedì 6 ottobre 2020

Verso il centenario del PCI - Incontro con Luciano Canfora

Da: Scuola di formazione politica Gramsci-Togliatti 

Leggi anche: Fascismo. Misurare la parola. - Palmiro Togliatti

Legge elettorale, Costituzione, Democrazia*- Un discorso di Palmiro Togliatti

Il revisionismo storico*- Luciano Canfora

Sul compromesso storico - Aldo Natoli 

Vedi anche: Comunisti, fascisti e questione nazionale 


Partendo dalla visione del documentario di Carlo Lizzani in cui è immortalata la grande festa popolare del 26 settembre 1948 per il ritorno di Togliatti all’attività politica dopo l'attentato del 14 luglio 1948, discutiamo con Luciano Canfora di “via italiana al socialismo”, “partito nuovo” e “democrazia progressiva”

domenica 4 ottobre 2020

Su Gramsci e la fondazione del Pci - PIERO GOBETTI

 Da: https://radicalsocialismo.it - (Storia dei comunisti torinesi scritta da un liberale, La Rivoluzione Liberale, A. 1, n. 7, 2-4-1922) - Piero Gobetti (Torino, 19 giugno 1901 – Neuilly-sur-Seine, 15 febbraio 1926) è stato un giornalista, filosofo, editore, traduttore ed antifascista italiano. 

Il movimento comunista torinese si presenta con un’organicità di pensiero e una serietà di intenzioni che suscitano meraviglia e interesse anche in un avversario. Vi è una rigidezza che, per l’intransigenza, è diventata quasi un mito nel pensiero di chi l’ha considerata da lontano. In realtà dall’esperienza politica torinese è nato il Partito Comunista e se ne possono rintracciare i documenti di tre anni almeno antecedenti alla costituzione ufficiale. Ragioni storiche complesse hanno fissato al movimento operaio torinese caratteristiche originalissime con conseguenze di importanza storica eccezionale.

La teoria di questa nuova realtà economica e ideale fu tentata da un gruppo di giovani oscuri che l’Italia ufficiale non ha conosciuto e non conosce. Essi elaborarono dall’esperienza politica a cui assistevano l’idea di un organismo che sistemasse tutti gli sforzi produttivi legittimi, che aderisse plasticamente alla realtà delle forze storiche ordinandole liberamente in una gerarchia di funzioni, di valori, di necessità. Il consiglio di fabbrica, nel quale le esigenze del risparmio, dell’intrapresa, dell’opera esecutrice, si organizzano secondo le attività che ciascuna riesce a risvegliare, fu la loro idea nuova ed operosa, intorno a cui cercarono di raccogliere il movimento operaio e di dargli una personalità.

La mancanza di idealità corrispondeva alla mancanza di un nucleo di dirigenti colti e operosi. In mezzo a quest’inerzia di pensiero fu notato un giovane solitario, Antonio Gramsci, il quale già mentre compiva i suoi studi letterari all’Università si era iscritto al Partito Socialista, forse più per ragioni umanitarie, maturate nella sua pessimistica solitudine di sardo emigrato, che per una netta concezione rivoluzionaria. Gramsci non tardò tuttavia a formarsi una cultura politica e, nonostante la sua riluttanza e timidezza, Serrati, con notevole perspicacia, lo volle collaboratore e corrispondente politico dell’Avanti! da Torino. La sua nuova attività di teorico della rivoluzione comincia con la sua opera nel Grido del Popolo. Il modesto giornaletto di propaganda di partito diventò per lui una rivista di cultura e di pensiero. Vi pubblicò le prime traduzioni degli scritti rivoluzionari russi. Si propose l’esegesi politica dell’azione dei bolscevichi. A capo di quest’opera, benché direttore apparente fosse altri, si sente il cervello di Gramsci. La figura di Lenin gli appariva come una volontà eroica di liberazione: i motivi ideali che formavano il mito bolscevico, nascostamente fervidi nella psicologia popolare, dovevano costituire non il modello di una rivoluzione italiana, ma l’incitamento a una libera iniziativa operante dal basso. Le esigenze antiburocratiche della rivoluzione italiana erano già state avvertite da Gramsci sin dal 1917 quando il suo pensiero autonomista si concretò in un numero unico La Città futura, pubblicato come modello e annuncio di un futuro giornale di cultura politica operaia. La Città futura diventò, nel 1919, L’Ordine Nuovoil solo documento di giornalismo rivoluzionario e marxista che sia apparso (con qualche serietà ideale) in Italia.