Da: http://www.consecutio.org/ - Roberto_Fineschi è
un filosofo ed economista italiano.- Siena School for Liberal Arts - r.fineschi@sienaschool.com
Vedi anche:Epoca, fasi storiche, Capitalismi. ("Forme" e "figure" nella teoria della Storia di Marx)*- Roberto Fineschi
Marx e la dialettica - Roberto Fineschi, Carlo Galli
L’accumulazione
nella struttura teorica del capitale costituisce uno snodo
fondamentale, senza il quale l’intero sistema non starebbe in
piedi. Non a caso è una delle parti che è stata soggetta ai
rimaneggiamenti più consistenti man mano che l’intelaiatura andava
definendosi, seconda in questo forse solo alla forma di valore.
Rispetto a questa, tuttavia, sempre collocata all’inizio
dell’opera, l’accumulazione ha via via cambiato posizione, si è
articolata in più passaggi e sezioni nei tre libri, fino a diventare
la vera cifra dello sviluppo della teoria di Marx e dei suoi
cambiamenti tra le varie redazioni.
La
ragione per cui questa parte della teoria è così importante è
legata alla metodologia marxiana,
in questo eminentemente dialettica. In tale prospettiva, nella
propria articolazione interna essa deve produrre come propri
risultati quelli che inizialmente erano dei presupposti da essa
stessa non posti. Realizzare ciò significa produrre dei
“presupposti-posti”: solo grazie a questo il capitale può
effettivamente essere un processo, ovvero muovere da se stesso per
porre se stesso. Questo modo di procedere per cui la teoria, come
dire, ritorna su se stessa autofondandosi è, nell’ottica di Marx,
connesso a un’altra tematica che potrebbe sembrare muovere in
direzione opposta; vale a dire esso solleva il tema dei “limiti
della dialettica” e, più in generale, della concezione
materialistica della storia. Infatti, Marx intende mostrare come il
modo di produzione capitalistico abbia un punto di partenza non posto
da esso stesso, per sostenere come non sia
possibile un corso storico universale a
priori;
le leggi della dialettica teorizzano i rapporti di produzione via via
correnti in virtù della loro logica intrinseca che è storicamente
determinata e non è generalizzabile in astratto: non la si può
estendere come tale ad altri modi di produzione, i quali vanno invece
ricostruiti sulla base della logica loro propria. Se questo pone in
termini radicali la discontinuità, d’altra parte presenta il
rischio teorico di avere una teoria sempre deficitaria in quanto
dipendente da elementi esogeni per cui in ogni istante la sua
coerenza potrebbe venir meno venendo a mancare tale elemento esogeno.
Il
presupposto-posto di cui sopra ovvia a questo problema: grazie a esso
la teoria può muoversi sulle proprie gambe. La posta in gioco,
dunque, oltre che strutturale nel contesto della teoria del modo di
produzione capitalistico, investe un valore metodologico non
indifferente. Non a caso è quella che ha subito più rimaneggiamenti
e sviluppi in questa doppia ottica.