giovedì 7 marzo 2019

“Democrazia disorganizzata” - Franco Fortini

Da: Franco Fortini, Extrema ratio. Note per un buon uso delle rovine, Garzanti, 1990 - https://www.facebook.com/notes/maurizio-bosco/da-extrema-ratio -
Franco_Fortini è stato un poeta, critico letterario, saggista e intellettuale italiano. 
Leggi anche: Comunismo*- Franco Fortini**


Per la democrazia liberale, premessa e mèta della propria pratica sono l’autodeterminazione e la “voce della coscienza”. La socialdemocrazia si volle, anche in questo, inveramento della democrazia liberale. Il proletario “evoluto e cosciente” si affiancava, da pari a pari, al borghese nella luce della razionalità. Nel pensiero di Marx (e poi nella pratica dei massimi rivoluzionari del nostro secolo) c’era però proprio quella nozione di origine dialettico-hegeliana, la “falsa coscienza”. Con Lenin e Lukács prende corpo la forma-partito, l’idea che gli intellettuali traditori della loro classe d’origine portino dall’esterno la “coscienza” ad una parte del proletariato perché si costituisca in “avanguardia”.


Sarebbe utile maggiore cautela: non solo la storia del populismo russo ma anche quella di innumerevoli movimenti ottocenteschi, di destra come di sinistra, ci mostrano organizzazioni centralizzate e guidate da “intellettuali”. Gramsci lo sapeva. I problemi insoluti per due secoli si ripropongono oggi per la sua forma nuova. Quella forma-partito ha combattuto, ha compiuto il suo storico “servizio”; la Terza Internazionale ha agonizzato con orribili convulsioni e stragi ed è morta. Ci ha lasciato in eredità una domanda.


Una delle interpretazioni del declino e della sconfitta della forma-partito nata nella e dalla Terza Internazionale ci spiega che l’odierno livello culturale di base sarebbe inconfrontabile con quello di settanta anni fa e che dunque né ha bisogno né consente di proseguire la funzione degli intellettuali  latori di consapevolezza che per un buon secolo hanno formato le avanguardie politico-culturali.


Ho però più di un dubbio, di fronte a quella che viene chiamata la “delega di conoscenze” e la creazione di figure simboliche della “cultura” a opera dell’industria della coscienza. Si ripropone di fatto una avanguardia privilegiata, diffusa nelle nazioni a maggior livello di reddito, scolarizzazione e ricchezza di “media”; senza tuttavia dirci chi in quelle società avanzate ha il compito di distruggere la cortina di falso sapere proposto proprio dalla scolarizzazione e dai “media”. Una cortina incomparabilmente più rigida di quanto non fosse settant’anni fa, perché si è costituita non solo cementando sovrabbondante materiale ideologico ma anche sottraendo esperienza e reificando parti sempre maggiori della esistenza di sempre più estese parti della società.


Chi afferma “... addio democrazia organizzata” si sbaglia o auspica il peggio. Quelle che non deperiscono con la velocità desiderabile sono, certo, le forme finora sopravviventi di democrazia organizzata ossia i partiti politici. Ma c’è da aver paura a ogni proposta di “democrazia disorganizzata”.

Nessun commento:

Posta un commento