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venerdì 13 marzo 2020

Pensare con Hegel - Vladimiro Giacché

Da: https://www.lettera43.it - Vladimiro Giacché, presidente del Centro Europa Ricerche (CER), è un filosofo ed economista italiano.
Leggi anche: NOTE SUI SIGNIFICATI DI “LIBERTÀ” nei Lineamenti di filosofia del diritto di Hegel*- Vladimiro Giacché 
                       "Totalitarismo", triste storia di un non-concetto* - Vladimiro Giacché 
                        DIALETTICA E TEMPORALITÀ, l’immagine di Hegel nella Dialettica della natura di Engels* - Vladimiro Giacché
                        Il concetto di «capitalismo di Stato» in Lenin - Vladimiro Giacché 
                        Note sulla polisemia di «dialettica»: dal quotidiano alla riflessione formale Stefano Garroni 
                        Marx e Hegel. Contributi a una rilettura - Roberto Fineschi
Vedi anche:   La logica di Hegel "una grottesca melodia rupestre"- Paolo Vinci 
                       La dialettica tra Stato e società civile. A partire da Hegel e Marx - Paolo Vinci 
                       Marx e la dialettica - Roberto Fineschi, Carlo Galli



Nel libro Hegel. La dialettica (Diarkos 2020, 2018 pagine, 18 euro) il pensiero del filosofo tedesco è spiegato in termini chiari e accessibili, ripercorrendone lo sviluppo attraverso i contenuti delle opere principali, per poi offrire un rapido quadro d’insieme della fortuna delle teorie hegeliane presso i filosofi successivi. 


Il capitolo conclusivo (Pensare con Hegel) propone una lettura originale delle principali caratteristiche della filosofia hegeliana, con particolare riferimento ai concetti di “dialettica” e “contraddizione”, ed esamina alcuni importanti utilizzi successivi delle categorie hegeliane. Il testo è accompagnato da un’ampia antologia di pagine di Hegel e dei suoi critici, che consentono un confronto diretto con la filosofia del pensatore tedesco. Di seguito l’estratto. 


UNA FINE E UN INIZIO

«La fine di qualcosa»: così il grande pianista canadese Glenn Gould, rivolgendosi al pubblico prima dell’inizio di uno dei suoi più straordinari concerti, definì la musica di Bach. Il pensiero di Hegel rappresenta l’ultimo grande tentativo sistematico della storia della filosofia, un’ambizione che già la generazione di filosofi successiva abbandonò. Da questo punto di vista la filosofia hegeliana è davvero anch’essa «la fine di qualcosa». Ma d’altra parte è innegabile che il pensiero di Hegel abbia esercitato un’enorme influenza sui filosofi successivi. Alcuni aspetti della sua filosofia hanno esercitato un potente influsso sulla storia – non soltanto del pensiero – sino ai giorni nostri. La filosofia di Hegel è quindi sia una fine che un inizio.

HEGEL E NOI

giovedì 5 marzo 2020

"Il pensiero di Ludwig Feuerbach come limite allo sviluppo teorico di Karl Marx" - Roberto Finelli

Da: AccademiaIISF -
Roberto Finelli insegna Storia della filosofia all’Università di Roma Tre e dirige la rivista on-line “Consecutio (Rerum) temporum. Hegeliana. Marxiana. Freudiana” (http://www.consecutio.org
Vedi anche: La linea e il circolo: Hegel nella mente di Marx - Roberto Finelli 

                                                                         

               L’idealismo tedesco nei suoi critici. 
                        Fratture e permanenze? 
                                     Schelling, Feuerbach, Marx, Schopenhauer, Nietzsche. 

(1/5) - Marco Ivaldo "Da Hegel a Nietzsche. Rileggendo Löwith"

(2/5) - "Lo Schelling post-hegeliano" - Paolo Vinci

(3/5) - Matteo d’Alfonso "Schopenhauer e la ragione pratica di Kant"

(4/5) - Roberto Finelli "Il pensiero di L. Feuerbach come limite allo sviluppo teorico di Karl Marx"

(5/5) - Marcello Musté "La volontà di potenza in Nietzsche: genesi, significato, conseguenze"

martedì 17 dicembre 2019

"Hegel e i Greci"

Da: AccademiaIISF


Prima giornata - Sessione I - Presiede Fiorinda Li Vigni.
Paolo Vinci: “Gigantomachia” intorno all’Uno. Hegel e Platone.Massimiliano Biscuso: Hegel e lo scetticismo antico.

                                                                            


Prima giornata - Sessione II - Presiede Dario Giugliano. - https://www.youtube.com/watch?v=m9-llcjC6rw 
Francesca Iannelli: L’estraneo più proprio. Hegel, i Greci e noi. - Paolo D’Angelo Hegel di fronte all’arte greca. 


Seconda giornata - Sessione I - Presiede Gianluca Garelli. - https://www.youtube.com/watch?v=HVsMA7WdbJk 
Enrico Berti: Hegel e il libro Lambda della Metafisica di Aristotele. - Alfredo Ferrarin: Hegel e Aristotele sul pensare.

Seconda giornata - Sessione II - Presiede Dario Giugliano. - https://www.youtube.com/watch?v=ZVmp9SFP_NI
Giuseppe Cantillo: Il giovane Hegel e il mondo greco.

lunedì 1 luglio 2019

"Lo Schelling post-hegeliano" - Paolo Vinci

Da: AccademiaIISF - Paolo Vinci (Sapienza Università di Roma - IISF)
Vedi anche: La logica di Hegel "una grottesca melodia rupestre"- Paolo Vinci                                                                                                                                                                                                                                              
                                             Secondo incontro: 


               L’idealismo tedesco nei suoi critici. 
                        Fratture e permanenze? 
                                     Schelling, Feuerbach, Marx, Schopenhauer, Nietzsche. 

(1/5) - Marco Ivaldo "Da Hegel a Nietzsche. Rileggendo Löwith"

(2/5) - Paolo Vinci - "Lo Schelling post-hegeliano"

(3/5) - Matteo d’Alfonso "Schopenhauer e la ragione pratica di Kant"

(4/5) - Roberto Finelli "Il pensiero di L. Feuerbach come limite allo sviluppo teorico di Karl Marx"

(5/5) - Marcello Musté "La volontà di potenza in Nietzsche: genesi, significato, conseguenze"


mercoledì 19 giugno 2019

- Note sulla polisemia di «dialettica»: dal quotidiano alla riflessione formale - Stefano Garroni

Da: Dialettica riproposta - Stefano Garroni - lacittadelsole a cura di Alessandra Ciattini - Stefano Garroni  è stato un filosofo italiano.  



    Indice:


Nota dell’editore
                                                                                                                                             Stefano Garroni: Dialettica riproposta - Presentazione di Paolo Vinci 









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Una contraddizione, ben bizzarra, del nostro tempo è che l’impegno (l’apparente e sempre proclamato impegno) ad una cultura, che sappia finalmente liberarci da schemi e punti vista, nati e sviluppatisi in contesti storici ormai superati, di fatto si riduce a critica del marxismo e della dialettica, cioè di due momenti della riflessione moderna particolarmente ignorati o fraintesi. Quello che cerco di fare, con queste mie brevi note, è mostrare quanto sia ricca la problematicità della dialettica e come sia sicuramente vero che la sua critica – ovviamente sempre possibile – supponga però una conoscenza larga e profonda della dinamica del movimento storico, sotto tutti i suoi aspetti, notoriamente interconnessi e diversi in contesti diversi.

Un momento di particolare importanza, nella storia del pensiero scientifico, si ha con l’affermarsi del leibniziano «principio di continuità»1. Non è difficile comprendere che questo principio fa parte di una visione del mondo (Weltbild), che nega la possibilità di eventi isolati, i quali non trovino in serie di accadimenti passati, presenti e, perfino, futuri, la spiegazione e il senso del loro esserci attuale. In questa prospettiva non esistono eventi ineffabili, perché al contrario va riconosciuto al «nuovo» la proprietà di essere una combinazione particolare del già noto e, dunque, va altrettanto riconosciuta al linguaggio una plasticità combinatoria, che lo mette in condizione di comunicare novità, servendosi di segni già noti, o di inventare nuovi segni, ma a partire dalla struttura linguistica tradizionale2.

Se questa concezione attribuisce al pensiero ed al linguaggio una capacità inventiva, capace di fare dell’immaginazione scientifica qualcosa di ben più ricco e “imprevedibile” di qualunque coattiva costruzione del mero sentimento (inconscio compreso), dà luogo tuttavia a una difficoltà.

Posto il principio di continuità, va forse affermato che in effetti nulla di nuovo sorge sotto il sole, ovvero, che non esistono fenomeni, anche sociali, in radicale rottura con quelli della tradizione?

Se nella realtà non esiste il gratuito, il casuale, il zufällig, ciò comporta, forse, il pieno dominio del predeterminismo e, di conseguenza, far scienza non significherà che ritrovare nel nuovo, nel sorprendente, nell’inedito, il déjà vu?3

Proseguendo nella nostra ricerca, le sorprese aumentano.

domenica 19 maggio 2019

Osservazioni a proposito di scienza e filosofia - Stefano Garroni

Da: Stefano GarroniDialettica riproposta, a cura di Alessandra Ciattini, (Dialettica riproposta - Stefano Garroni - lacittadelsole).Stefano Garroni  è stato un filosofo italiano.  




      Indice:


Nota dell’editore
                                                                                                                                                                                              
Stefano Garroni: Dialettica riproposta - Presentazione di Paolo Vinci 











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Riproporre, oggi, la questione del rapporto scienze e filosofia è cosa, non solo utile, ma addirittura necessaria1, in particolare se si tengono presenti due circostanze storicamente obiettive.


In Marx, termini come materialismo o materialista sono perfettamente sostituibili con scienza o scientifico – il che significa che, proclamandosi materialista, Marx non sta per nulla riproponendo la disputa speculativo-metafisica tra il materialismo, appunto, e il suo opposto l’idealismo2. E fa molto bene a comportarsi così, se è vero – come è vero – che quelle due espressioni non solo hanno avuto storicamente significati diversi, ma addirittura, in situazioni diverse son servite ad indicare uno stesso atteggiamento. Per fare un esempio a noi molto vicino, si ricordi che nella rivista di Gramsci Ordine nuovo vennero pubblicati articoli, in cui si esaltava l’idealismo di Lenin, intendendo con tale espressione ciò che noi siamo abituati, invece, a considerare il suo materialismo.

D’altra parte è noto, anche, che critici attenti hanno colto, nel lukàcciano La distruzione della ragione, non la ripresa e continuazione della fumosa e difficilmente precisabile contrapposizione e lotta tra materialismo e idealismo, ma – assai più realisticamente – quella tra sviluppo di un pensiero, fondato sulle scienze e capace di mettere in evidenza anche il loro implicito etico-politico, e dall’altra parte, invece, le tendenze irrazionalistiche e formalistiche, promosse – sempre secondo Lukàcs – da necessità interne allo sviluppo imperialistico.3

Dunque no alla contrapposizione metafico-speculativa tra idealismo e materialismo; invece alla perfettamente comprensibile e precisabile opposizione tra sviluppo – anche filosofico – delle scienze, e/o sua riduzione e falsificazione da parte della società imperialistica: come si vede, abbiamo il riproporsi dell’opposizione, di cui diceva Platone, fra amici e nemici delle forme. 

martedì 23 aprile 2019

Per una lettura di Marx - Stefano Garroni


Da: Stefano GarroniDialettica riproposta, a cura di Alessandra Ciattini, (Dialettica riproposta - Stefano Garroni - lacittadelsole).Stefano Garroni  è stato un filosofo italiano. 




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Nota dell’editore 









                                     




Novità e storia 

Solitamente si pensa che la grandezza di uno scienziato o di un filosofo stia in ciò che ha detto, nella parola nuova che ha introdotto, nell’“inedito” che da lui ha inizio.

Si tratta, naturalmente, di un concezione romantica, in un certo senso, oziosa, da “anima bella” e, quello che più conta, di una concezione, che non riconosce il ruolo della storia, dei lunghi, complessi e contraddittori processi, senza cui in realtà non vi sarebbe “nuovo”.

Perché, non inganniamoci, ciò che veramente è serio nella scienza e nella filosofia non ha origine diversa, se non nei problemi, difficoltà e contraddizioni, che gli uomini realmente esistenti incontrano nella loro “fatica di vivere”.

Ed infatti è certo che lo scienziato e il filosofo sono in un certo senso uomini comuni, che conoscono le comuni gioie e sofferenze, aspirazioni, sconfitte, insomma, che vivono nella stessa drammaticità ed incertezza, opacità, in cui vivono gli uomini normalmente.

Tuttavia, come Kant, Hegel e Marx ci hanno appreso, questo ha di caratteristico, di proprio, il filosofo moderno: di essere appunto un uomo, che vive insieme agli altri, che non si considera diverso dagli altri, ma che cerca di capire, le contraddizioni, le difficoltà in cui è immerso, le quali sono poi le contraddizioni, le dissonanze, le disarmonie, di cui vive la società di cui egli è parte.

mercoledì 3 aprile 2019

Scienza e politica in Kant e Hegel - Stefano Garroni

Da: Stefano GarroniDialettica riproposta, a cura di Alessandra Ciattini(Dialettica riproposta - Stefano Garroni - lacittadelsole).Stefano Garroni  è stato un filosofo italiano. 



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Nota dell’editore











                                                           ---------------------------------------------------


È facile comprendere come, quali che siano le tesi, che vengono sostenute a proposito del rapporto scienza – politica, a loro fondamento ci debba essere un certo modo di pensare il rapporto ragione – comportamento pratico. Sappiamo, anche, che la storia filosofica presenta tesi diverse e perfino incompatibili in proposito. Probabilmente è vero anche, però, che, in epoca moderna (dunque, in questo ambito, mi disinteresso del pensiero classico), le due posizioni possibili ed auto-esclusive, circa il rapporto ragione – comportamento pratico, sono state assunte e sviluppate rispettivamente da Kant e da Hegel.

Chiunque, dunque, voglia (o abbia voluto) porsi il primo problema (del rapporto scienza – politica), sul piano logico, deve aver affrontato dapprima l’altra questione, quella del rapporto fra ragione e comportamento pratico: lo scopo di questo scritto è esattamente ricostruire – assai schematicamente in vero – il pensiero in proposito dei due classici citati, che sono ancora una volta Kant ed Hegel.

I – Una curiosa contraddizione in cui viviamo (ma, forse, curiosa non è l’aggettivo esatto, dati i guasti che ne derivano dal punto di vista sia politico, che morale), è quella di scambiare ciò che è nuovo per noi, – nel senso che capita per la prima volta nella nostra esperienza, con ciò che è oggettivamente nuovo, – nel senso che si presenta per la prima volta (nella misura in cui ciò sia di fatto possibile) all’esperienza storica o obiettiva.

La medicina contro tale errore, la terapia contro l’ideologia del novismo, ovviamente è lo studio della storia, attraverso cui possiamo scoprire la piena attualità di certi testi, scritti secoli addietro.

Dico “attualità”, nel senso che quei testi sanno chiarirci i termini di problemi odierni molto meglio di quanto non faccia tanta parte della letteratura contemporanea (che generalmente non è scientifica, ma sì ideologica). Veniamo al punto.