domenica 5 maggio 2019

"IL RITORNO DELLA RAZZA - ARGINI E ANTIDOTI DALLA CONOSCENZA"

Da: Scuola Normale Superiore - 9 novembre 2018
                                                                          
Iniziativa promossa dal Coordinamento dei Comitati Unici di Garanzia di SNS, SSSA, UNIPI, Comune e Provincia di Pisa, AOUP in collaborazione con il CISP ed il Laboratorio di cultura costituzionale. 


Programma 
0/3,54 Saluti di Vincenzo Barone, direttore della Scuola Normale Superiore 

3,54/10,10 Coordina Daniele Menozzi 
10,10/43,40 Alberto Burgio Per una storia del razzismo italiano 
43,40/1,13,20 Lino Leonardi Razza, storia di una parola italiana 
1,13,20/1,45,40 Luigi Ferrajoli Civiltà giuridica post-bellica e razzismo 

Pausa 

Coordina Gaetana Morgante 
1,45,40/2,18,26 Oreste Pollicino Costituzione italiana, costituzionalismo europeo e razzismo 
2,18,26/2,50,20 Emanuela Fronza I profili del trattamento penale del razzismo nell’ordinamento italiano 
2,50,20/3,18,00 Marcello Flores Le manifestazioni del razzismo nell’attuale società italiana 

3,18,00 Dibattito

CHE RAZZA DI STORIA! 

sabato 4 maggio 2019

A partire dal sottotitolo del 'Capitale': Critica e metodo della critica dell’economia politica - Tommaso Redolfi Riva

Da: http://www.consecutio.org - Tommaso Redolfi Riva ha studiato filosofia e storia del pensiero economico presso le università di Pisa e Firenze. Attualmente impegnato in una ricerca su marxismo ed economia politica in Italia negli anni Settanta, si occupa di temi afferenti al pensiero marxiano e alla teoria critica. Ha pubblicato saggi e articoli su riviste italiane e straniere.

Una prima versione di questo contributo è stata presentata nel giugno del 2017 al Corso di perfezionamento in Teoria critica della società dell’Università degli Studi di Milano Bicocca. Ringrazio vivamente Vittorio Morfino e gli organizzatori per l’invito.





«Il metodo della dialettica,
che cerca di andare al di là della prospettiva specialistica
e circoscritta della logica e dell’epistemologia,
consisterebbe nel non accontentarsi della semplice individuazione
del punto che richiede di essere criticato e poi affermare:
‘Guarda, qui c’è un errore nel ragionamento, sei caduto in contraddizione –
quindi tutta la cosa non vale nulla’, bensì […]
nell’indicare perché, nella costellazione di questo pensiero,
certi errori e certe contraddizioni sono inevitabili,
che cosa li ha generati nel movimento di tale pensiero e
in che senso quindi essi si mostrano significativi,
nella loro falsità e contraddittorietà, nella totalità del pensiero».

(Adorno 2010, 222-3)


1. Introduzione

Le categorie dell’economia politica rappresentano per Marx il luogo di accesso privilegiato alla realtà del modo di produzione capitalistico, non soltanto in quanto momenti di una teoria che rappresenta «il tentativo di penetrare nell’intima fisiologia della società borghese», ma anche in quanto esse sono una prima «nomenclatura» dei fenomeni «economici» che sono così riprodotti nel «processo di pensiero» (Marx 1993b, 168-169). Se è vero che l’oggetto della teoria di Marx è il modo di produzione capitalistico, l’accesso a tale oggetto passa necessariamente attraverso la mediazione concettuale (cfr. Schmidt 2017 e Fineschi 2006, in particolare 131-136). L’economia politica rappresenta proprio questa mediazione concettuale ed è per questo che il confronto con gli economisti assume una tale centralità nell’opera marxiana. Tuttavia, il rapporto che Marx sviluppa con le categorie dell’economia politica è eminentemente critico. In primo luogo, la critica delle categorie economiche si presenta come il ricondurre le elaborazioni teoriche degli economisti alle condizioni storiche dell’accumulazione capitalistica, mostrando lo sviluppo delle idee nella sua stretta connessione con lo sviluppo reale del modo di produzione: in questo modo Marx riconduce le riflessioni teoriche al «nocciolo terreno» da cui si dipartono. Ma questo ricondurre il condizionato alla condizione, seppur imprescindibile, è ancora soltanto generico: poiché «l’unico metodo materialistico» consiste nello «sviluppare dai rapporti di vita di volta in volta effettivi le loro forme trasposte in cielo» (Marx 2011, 407), la critica dell’economia politica quale «critica delle categorie economiche» (Marx e Engels 1973, 577-578) deve essere in grado di pensare le categorie come «modi d’essere, determinazioni d’esistenza» della «moderna società borghese» (Marx 1997a, 34), deve essere, quindi, critica del sapere dell’economia che si costituisce a partire dall’esposizione dell’oggetto di questo sapere, e, da esso, desumere le categorie come momenti della totalità capitalistica stessa. In questo modo l’insufficienza teorica della riflessione dell’economia politica non è più generica, è bensì un portato specifico dell’oggetto stesso a cui l’economia politica si applica.


2. Le condizioni di possibilità dell’economia politica come sapere autonomo

Per comprendere analiticamente il modo di procedere della critica è necessario, in un primo momento, riferirsi all’oggetto della critica e chiedersi perché per Marx sia necessario, per comprendere la forma di moto della società moderna, rivolgersi all’economia politica. Si tratta cioè di dare profondità concettuale all’asserzione marxiana, presente nella Prefazione a Per la critica dell’economia politica, secondo cui «l’anatomia della società civile è da cercare nell’economia politica» (Marx 1979, 4).

venerdì 3 maggio 2019

EUROPEISTI TRADITI: PERCHÉ QUESTA EUROPA HA DELUSO ANCHE NOI - Franco Cardini

Da: byoblu - Libropolis - Franco Cardini è uno storico, saggista e blogger italiano, specializzato nello studio del Medioevo.
Leggi anche: La dignità e l’orgoglio che ci fanno dire siamo tutti bastardi - Franco Cardini 


                                                                        

giovedì 2 maggio 2019

- La Nuova Era cinese tra declino Usa e debolezze Ue -


Da: https://jacobinitalia.it -
Vedi anche: - OLTRE LA GRANDE MURAGLIA. LA CINA E' DAVVERO UN PERICOLO? -
Leggi anche: Questioni relative allo sviluppo e alla persistenza nel socialismo con caratteristiche cinesi - Xi Jinping 
                       Come usare il capitalismo nell'ottica del socialismo - Deng Xiaoping

Il modello cinese, il dominio della politica sull’economia e la piena sovranità politica spiegati dall'ex ambasciatore Alberto Bradanini

Abbiamo fatto qualche domanda ad Alberto Bradanini, consigliere commerciale all’ambasciata italiana a Pechino tra il 1991 e il 1996 e poi ambasciatore a Pechino nel periodo 2013-2015. Parla del modello cinese, di come dominio della politica sull’economia e piena sovranità siano le condizioni per aspirare allo sviluppo mantenendo come obiettivo finale l’affermarsi del socialismo, per quanto il termine sia oggi mescolato a una forte apertura al capitalismo. «Un insegnamento utile anche all’Italia e l’Unione europea» dice l’ex ambasciatore. Che invita a cogliere l’opportunità di interloquire con la Cina e a un atteggiamento meno subalterno tanto agli Usa quanto al dominio tedesco.

Quali prospettive si aprono per l’Italia e per l’Europa con l’ascesa della Cina come protagonista della politica (e dell’economia) internazionale?

L’Europa è un continente politicamente ed economicamente frammentato. Nell’Ue, dove prevalgono le priorità stabilite dal direttorio franco-tedesco, vige la legge della giungla, e non certo quello spirito di solidarietà che pervade le pagine dei Trattati. Sul piano strategico, la Cina avrebbe interesse a dialogare con un’Europa come soggetto politico non solo economico, alla luce della concezione multipolare delle relazioni internazionali che reputa di sua convenienza. Un percorso questo oggi assai improbabile per ragioni endogene, e comunque indipendente dalle scelte cinesi. 

martedì 30 aprile 2019

Alienazione e rivoluzione (digitale) - Enrico Donaggio

Da: Nexa Center for Internet & Society - https://nexa.polito.it/mercoledi-114
Enrico Donaggio, Università degli Studi di Torino - Dipartimento di Filosofia e Scienze dell'Educazione - filosofia morale.
Vedi anche: OFFICINA MARX - https://vimeo.com -
                    "Le nuove forme di controllo sociale nella società artificiale" - Renato Curcio -
                      DEMENZA DIGITALE* - Manfred Spitzer** -
                                                                         
                                        Il video (e la lezione) inizia solo al minuto 7,10...
                                                                         

"Questi dispositivi, questi strumenti, le innovazioni tecnologiche più rilevanti e più potenti della rivoluzione digitale, sono più potenti di noi (Dislivello Prometeico).

Farla finita con quella retorica in base alla quale tutto ciò che passa attraverso uno smartphone è autentico. Che sarebbe una sorta di cattivo surrogato di ciò che è realmente autentico cioè le relazioni umane dirette. 

Le relazioni umane sono complicatissime, pesanti, difficili. Le relazioni con le cose sono infinitamente più semplici." 

mercoledì 24 aprile 2019

La NATO non è un’alleanza - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza.


Gli Stati Uniti hanno bisogno delle basi militari per mantenere il loro dominio imperialista sul mondo. L’occupazione dei paesi che ospitano le sue basi si fonda sulla Nato. Cosa sta alla base della smodata ambizione Usa? 


La NATO non è un’alleanza, costituisce piuttosto un’occupazione militare di quei paesi che furono ‘liberati’ dagli alleati nel corso della Seconda Guerra Mondiale” (di fatto vinta dallo sforzo immane dell’Unione Sovietica), il cui scopo è sempre stato quello di orientare in senso filostatunitense la politica europea e di impedire il sorgere nel nostro continente di governi ostili alla superpotenza oggi in seria crisi.

Questo concetto è ben spiegato da Manlio Dinucci, il conduttore della contro-celebrazione della NATO, il quale scrive sul Manifesto che la “Nato è un’organizzazione sotto il comando del Pentagono… è una macchina da guerra che opera per gli interessi degli Stati Uniti, con la complicità dei maggiori gruppi europei di potere”, la quale può esser giustamente accusata di essersi macchiata di crimini contro l’umanità.
Da qui ha preso le mosse il recente convegno internazionale sul 70° anniversario della NATO, tenutosi a Firenze lo scorso 7 aprile [1], a cui hanno partecipato circa 600 persone, venute da tutta Italia e mostrando che nel nostro paese non tutti si identificano con la politica supinamente allineata dei nostri governi (di vari colori) ai voleri statunitensi, che – dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica e dei suoi stretti alleati – hanno scatenato sanguinose guerre e conflitti ancora in atto

martedì 23 aprile 2019

Per una lettura di Marx - Stefano Garroni


Da: Stefano GarroniDialettica riproposta, a cura di Alessandra Ciattini, (Dialettica riproposta - Stefano Garroni - lacittadelsole).Stefano Garroni  è stato un filosofo italiano. 




    Indice:


Nota dell’editore 









                                     




Novità e storia 

Solitamente si pensa che la grandezza di uno scienziato o di un filosofo stia in ciò che ha detto, nella parola nuova che ha introdotto, nell’“inedito” che da lui ha inizio.

Si tratta, naturalmente, di un concezione romantica, in un certo senso, oziosa, da “anima bella” e, quello che più conta, di una concezione, che non riconosce il ruolo della storia, dei lunghi, complessi e contraddittori processi, senza cui in realtà non vi sarebbe “nuovo”.

Perché, non inganniamoci, ciò che veramente è serio nella scienza e nella filosofia non ha origine diversa, se non nei problemi, difficoltà e contraddizioni, che gli uomini realmente esistenti incontrano nella loro “fatica di vivere”.

Ed infatti è certo che lo scienziato e il filosofo sono in un certo senso uomini comuni, che conoscono le comuni gioie e sofferenze, aspirazioni, sconfitte, insomma, che vivono nella stessa drammaticità ed incertezza, opacità, in cui vivono gli uomini normalmente.

Tuttavia, come Kant, Hegel e Marx ci hanno appreso, questo ha di caratteristico, di proprio, il filosofo moderno: di essere appunto un uomo, che vive insieme agli altri, che non si considera diverso dagli altri, ma che cerca di capire, le contraddizioni, le difficoltà in cui è immerso, le quali sono poi le contraddizioni, le dissonanze, le disarmonie, di cui vive la società di cui egli è parte.

lunedì 22 aprile 2019

ITIS Galileo [25 aprile 2012] - Marco Paolini

Da: elpanda1986 - Marco_Paolini è un drammaturgo, regista, attore, scrittore e produttore italiano. 
Vedi anche: Ausmerzen - Marco paolini
   "      "     : La scienza moderna fra Bacon e Galilei*- Enrico Bellone** 

                                                                         


domenica 21 aprile 2019

Psicologia dell'ex comunista: a proposito di Isaac Deutscher e della «più grande illusione» - Sergio Luzzato

Da: http://www.controlacrisi.org/ - Isaac Deutscher, Profilo dell’ex comunista. Originalmente pubblicato su «The Reporter» nell’aprile 1950, il testo è tratto da A. Saitta, Storia e miti del ‘900, Laterza, Bari 1960, pp. 671-86 (traduzione di Chiara Frugoni).

Ingiustamente dimenticato, il testo che segue – risalente al 1950 – meriterebbe di figurare in un’antologia letteraria della guerra fredda; ma di una guerra fredda particolare, quella che alcuni spiriti magni provarono a combattere, con le sole armi della finezza critica e dell’onestà intellettuale, contro entrambi gli eserciti in lotta: contro i marxisti di stretta osservanza staliniana e contro i liberali di zelante obbedienza maccartista. Si tratta dunque di pagine datate, tanto meglio intelligibili quanto più esattamente le si collochi nella stagione culturale di una guerra senza quartiere fra comunisti e anticomunisti. Eppure sono pagine così felicemente concepite da restare valide quand’anche sottratte alle minute circostanze della loro genesi; sono pagine (avrebbe detto Gramsci) da leggere für ewig.

Nella sua prima versione a stampa, il testo fu pubblicato dalla rivista americana «The Reporter» come recensione di un libro che andava facendo scalpore sulle due sponde dell’Atlantico: Il Dio che è fallito, cosmopolita testimonianza di sei intellettuali – Arthur Koestler, Ignazio Silone, Richard Wright, André Gide, Louis Fischer, Stephen Spender – sulla loro esperienza di adesione e poi di rigetto del comunismo.1 A sua volta, il testo della recensione del «Reporter» corrispondeva al tenore di una conferenza «riservata» che Isaac Deutscher aveva tenuto, durante l’inverno 1949-50, ai docenti dell’università di Harvard.

Ricostruire le singolari vicende di questa lecture è il modo migliore per rendere conto delle sue implicazioni politiche e culturali. Invitando il giornalista e storico polacco – da un decennio emigrato a Londra, dove si era affermato come collaboratore fisso dell’«Economist» e dell’«Observer»2 – a testimoniare lui stesso sul comunismo, l’università di Harvard intendeva probabilmente, nel pieno della stagione maccartista, portare acqua al mulino dell’anticomunismo. In effetti, la reputazione americana di Deutscher era soprattutto legata alla recente pubblicazione di una sua severissima biografia di Stalin.3 Peccato che per un uomo come Deutscher (la cui militanza politica, nella Polonia degli anni Trenta, era stata segnata dalla duplice matrice del trockijsmo e del sionismo), la volontà di denunciare i crimini del comunismo non equivalesse al proposito di alimentare la propaganda anticomunista. Al contrario, il ragionamento sotteso al suo Stalin consisteva proprio in una rivalutazione, di contro alla degenerazione staliniana, dei meriti originari dell’ideologia marxista e della rivoluzione sovietica.

sabato 20 aprile 2019

OFFICINA MARX

Da: https://vimeo.com/pois - http://marxdialecticalstudies.blogspot.com/ - Marx. Dialectical Studies


Ciclo di incontri in occasione del bicentenario della nascita di Karl Marx tenutosi nel 2018 presso le Stanze della Memoria a Siena.


Primo incontro: UN NUOVO MARX - https://vimeo.com/326331071
(Introduzione al ciclo di Roberto Fineschi)

Secondo incontro: IL SOGNO DI UNA COSA - https://vimeo.com/326285923
(Interventi: [0/18] Mario Pezzella, [18/35] Roberto Fineschi, [35/fine] Alberto Burgio.)

Terzo incontro: ATTUALITA' DI MARX - https://vimeo.com/325820213
(Interventi: [0/36] Alfonso Iacono, [36/fine] Alberto Petrucciani.)

Quarto incontro: TRADURRE MARX - https://vimeo.com/325846600
(Interventi: [0/44] Enrico Donaggio, [44/fine] Peter Krammerer.)



venerdì 19 aprile 2019

Cosmopolitismo - Luciano Canfora

Da: Palazzo Ducale - Luciano Canfora è un filologo classico, storico e saggista italiano. 

                                                                        

giovedì 18 aprile 2019

Assange è Colpevole di Aver Rivelato al Mondo Intero l'Anima Malvagia dell'Imperialismo a Stelle e Strisce - Federico Pieraccini


Da: https://www.lantidiplomatico.it - federico-pieraccini, independent freelance writer specialized in international affairs, conflicts, politics and strategies.
Leggi anche: http://misionverdad.com/trama-global/las-10-filtraciones-mas-importantes-de-wikileaks?



Julian Assange è stato arrestato a Londra, portato via dalla Polizia Inglese dopo che il presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno, ha dato il via libera all'espulsione dell’editore di Wikileaks. La vicenda di Assange è tragica ma allo stesso modo estremamente efficace nel dimostrare come il vero giornalismo sia ormai bandito in Occidente e quanto coordinamento ci sia tra politici, giornalisti, agenzie di stampa e think tank per silenziare persone scomode al potere Statunitense come Julian Assange e la sua fondazione Wikileak
 


Assange ha due colpe enormi: aver pubblicato materiale autentico sui crimini guerra commessi degli Stati Uniti in Iraq ed aver contribuito, con la pubblicazione delle mail della Clinton, di Podesta e del DNC a rivelare al mondo intero il malaffare nella politica domestica USA con la frode ai danni di Bernie Sanders nelle primarie Democratiche.
Due vicende che colpiscono le fondamenta su cui si basa la retorica del ‘American exceptionalism’, ovvero la perfetta Democrazia di cui gli americani si vantano e le ‘Guerre giuste’ o ‘umanitarie’ come vengono definite da media e politici, ansiosi di accontentare i produttori bellici che spesso risultano essere anche gli editori dei giornali e i maggiori donatori ai partiti politici.
Rilasciare dei video in cui si vedono soldati Statunitensi trucidare ridendo decine di iracheni da un elicottero di guerra (Apache), nonostante fosse evidente che si trattasse di civili disarmati, è una delle più forti dimostrazioni che mai avremmo potuto avere di quanto sia falsa, artefatta e propagandistico il concetto di ‘guerra umanitaria’ o del ‘R2P’ (diritto di proteggere).
Nell’era della comunicazione in cui viviamo, quel video, quelle immagini, quelle risate, furono un messaggio molto potente contro le menzogne quotidiane a cui veniamo sottoposti. 

mercoledì 17 aprile 2019

Questioni relative allo sviluppo e alla persistenza nel socialismo con caratteristiche cinesi - Xi Jinping

Da: https://medium.com - http://www.marx21.it -
Discorso tenuto dal Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Segretario generale del Partito Comunista Cinese Xi Jinping di fronte al Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese nel 2013 e pubblicato il 1/4/2019 su Qiushi (“cercare la verità”), rivista teorica del Partito Comunista Cinese.

1. Il socialismo con caratteristiche cinesi è socialismo e non un’altra dottrina.

I principi di base del socialismo scientifico non possono essere persi: se sono persi, non è socialismo. Il nostro partito ha sempre sottolineato che il socialismo con caratteristiche cinesi non solo aderisce ai principi di base del socialismo scientifico, ma conferisce anche le caratteristiche distintive cinesi secondo le condizioni dei tempi. Ciò significa che il socialismo con caratteristiche cinesi è socialismo, non qualcos’altro. La chiave per l’implementazione della dottrina in un Paese dipende dal fatto che possa risolvere i problemi storici che affliggono tale Paese. In una povera e debole nazione, calpestata dai tempi, una varietà di dottrina e di pensiero sono stati provati, non passando attraverso la strada capitalista, il riformismo, il liberalismo, il darwinismo sociale, l’anarchia, il pragmatismo, populista e il sindacalismo, ecc., È il marxismo-leninismo e il pensiero di Mao Zedong che hanno portato il popolo cinese ad uscire dalla lunga notte e ad istituire una nuova Cina: è il socialismo con caratteristiche cinesi che ha fatto sviluppare rapidamente la Cina.

Per non parlare del passato, a partire dal periodo di riforma e apertura, soprattutto dopo la disintegrazione dell’Unione Sovietica e i drastici cambiamenti nell’Europa orientale, l’opinione pubblica internazionale di sparlare della Cina non si è mai interrotta. Le varie “teorie del crollo della Cina” non sono mai terminate. Tuttavia, invece di far crollare la Cina, la forza nazionale complessiva della Cina sta aumentando di giorno in giorno e gli standard di vita delle persone sono in costante miglioramento. Sia la storia che la realtà ci dicono che solo il socialismo può salvare la Cina: solo il socialismo con caratteristiche cinesi può sviluppare la Cina! Questa è la conclusione della storia e la scelta della gente.

Negli ultimi anni, alcuni media nazionali ed esteri hanno messo in discussione che la Cina non sia più uno Stato socialista, che è un “socialismo capitalista”. Alcuni hanno addirittura detto di essere “capitalismo di stato”, “nuovo capitalismo burocratico.” Questi discorsi sono completamente sbagliati.

martedì 16 aprile 2019

La teoria marxiana dell’esercito industriale di riserva come teoria della politica economica - Guglielmo Forges Davanzati

Da: http://www.consecutio.org/ - Guglielmo Forges Davanzati Università del Salento, è un economista italiano.

1. Premessa

Ammesso che se ne possa dare una definizione univoca, la c.d. eterodossia, in Economia Politica, non è affatto scomparsa nell’Università italiana. Ciò che realmente è scomparso è il marxismo, come diretta conseguenza del processo di depoliticizzazione del discorso economico. La deriva tecnocratica che ha prepotentemente investito la teoria economica (e l’insieme delle scienze sociali) ha generato tre esiti: i) la Storia del pensiero economico intesa come tecnica archivistica; ii) la teoria economica neoclassica declinata come tecnica econometrica; iii) parte dell’eterodossia (la teoria sraffiana) intesa come critica tecnica a una teoria neoclassica non più esistente o comunque non più dominante. Il resto è divenuto indicibile e, non a caso, questo saggio su Marx è pubblicato in una rivista di Filosofia[1].


2. Introduzione

È ben noto che Marx, opponendosi alla teoria malthusiana della sovrappopolazione assoluta, considera la sovrappopolazione relativa – o esercito industriale di riserva (EIR) – una condizione necessaria per la riproduzione capitalistica. Ed è ben noto che, opponendosi a Malthus, Marx considera la sovrappopolazione relativa come prodotto del capitalismo, non la risultante di un dato di natura: «una sovrappopolazione operaia è il prodotto necessario della accumulazione ossia dello sviluppo della ricchezza su base capitalistica, questa sovrappopolazione diventa, viceversa, la leva dell’accumulazione capitalistica e addirittura una delle condizioni d’esistenza del modo di produzione capitalistico. Essa costituisce un esercito industriale di riserva disponibile che appartiene al capitale in maniera così completa come se quest’ultimo l’avesse allevato a sue proprie spese, e crea per i mutevoli bisogni di valorizzazione di esso il materiale umano sfruttabile sempre pronto, indipendentemente dai limiti del reale aumento della popolazione» (Marx 1972, 82). Una estensione di questa tesi, in parte sviluppata da Kalecki, fa riferimento al ruolo che l’EIR esercita nella sfera propriamente politica: in altri termini, le sue fluttuazioni non determinano solo l’andamento dei salari, modificando il potere contrattuale dei lavoratori nel mercato del lavoro, ma contribuiscono a determinare anche – e soprattutto – la forza contrattuale dei lavoratori nella sfera politica, ovvero la loro capacità di incidere sulla politica economica. Questa tesi verrà utilizzata in questo saggio per mostrare come la teoria marxiana dell’esercito industriale di riserva può essere letta come una teoria della politica economica: il decisore politico non massimizza una funzione del benessere sociale, né agisce esclusivamente per l’acquisizione di consenso (come nella modellistica dominante), ma assume provvedimenti di politica economica – qui, in particolare, di politica del lavoro – per fini ridistributivi[2]. Ne segue che, ad esempio, un aumento del tasso di disoccupazione riduce il potere contrattuale dei lavoratori sia nel mercato del lavoro sia nella sfera politica, rendendo possibili politiche di ridistribuzione a favore del Capitale. Si osservi che, in questa prospettiva teorica, non si sta stabilendo una direzione di causalità univoca fra tasso di disoccupazione e decisioni di politica economica. Può accadere anche il contrario, ovvero che una iniziale misura ridistributiva a vantaggio del capitale indebolisca i lavoratori e renda possibili ulteriori misure di ridistribuzione a favore del capitale: detto diversamente, la relazione fra le variabili considerate è dinamica e biunivoca, secondo un approccio di causazione circolare cumulativa, stando al quale una variabile può essere, al tempo stesso, causa ed effetto di un’altra variabile. Questo presuppone – come verrà mostrato – che il “modello” non è strutturato nella tradizionale forma di una una variabile esogena che determina una variabile endogena. In altri termini, la prima è causa della seconda, così come la seconda è causa della prima. 

lunedì 15 aprile 2019

Lo straniero come portavoce di Platone nei dialoghi: diversità “etnica” e alterità “filosofica” - Francesco Fronterotta

Da: AccademiaIISF - Francesco+Fronterotta è titolare della cattedra di Storia della Filosofia antica presso l'Università "La Sapienza" di Roma.
Vedi anche: La Repubblica di Platone - Francesco Fronterotta
                                                                        

venerdì 12 aprile 2019

Con le bombe su Belgrado moriva l’Europa e nasceva l’Unione Europea - Sergio Cararo

Da: http://contropiano.org - Sergio Cararo è direttore di http://contropiano.org 

 A Bologna si è tenuto il convegno nazionale: “Le bombe sulla Jugoslavia venti anni dopo”, organizzato dal Coordinamento nazionale Jugoslavia presso il centro “Katia Bertasi”.

Particolarmente interessanti gli interventi della delegazione dei lavoratori della Zastava di Kragujevac sulla situazione sociale della Serbia e le condizioni capestro degli operai della grande fabbrica “acquisita” dalla Fiat, di Sergio Bellavita (Usb), del presidente del Forum di Belgrado Zivadin Jovanovic, dello studioso Michael Chossudovski, del responsabile esteri del Partito Socialista dei Lavoratori della Croazia, di Carlo Pona e Alberto Tarozzi attivi nel gruppo degli Scienziati contro la guerra. 

Pubblichiamo qui di seguito il contributo di Sergio Cararo al convegno a nome della redazione di Contropiano:

I bombardamenti delle potenze della Nato su Belgrado e la Federazione Jugoslava venti anni fa sono stati uno spartiacque nella storia europea più recente. La velocità con cui è stata rimossa quella guerra e il silenzio sul ventesimo anniversario,  confermano oggi quanta falsa coscienza e quanti scheletri ci siano nell’armadio delle forze liberali e progressiste europee che vorrebbero rappresentare l’alternativa alle forze reazionarie che vengono crescendo in Europa.

Con i bombardamenti  su Belgrado, una capitale europea, possiamo affermare con le parole dello scrittore Peter Handke, che “è morta l’Europa ed è nata l’Unione Europea”.

Ma quale è stata la colpa della Federazione Jugoslava alla quale per 78 giorni sono stati bombardate le città, le fabbriche come a Kraugujevac e Pancevo, i ponti sul Danubio, le ferrovie mentre transitavano i treni, con centinaia di morti, di feriti, di profughi che nessuno ha voluto vedere?

giovedì 11 aprile 2019

Il "Buco Nero"... - Luca Perri

Da: https://www.facebook.com/luca.perri? - luca-perri (1986) è dottorando in astrofisica all’Università dell’Insubria e all’Osservatorio di Brera e astronomo dell’Osservatorio di Merate.  https://www.youtube.com/watch?v=_I7kkK42Ihw
Vedi anche: https://www.raiplay.it/video

   Arrivo tardi, come al solito.
La foto di destra l’avrete oramai vista tutti. Già la chiamano la foto del secolo.
È la prima foto mai scattata di un buco nero.
Più o meno.

Più o meno perché non è davvero una foto, ma un’elaborazione grafica di dati radio. E più o meno perché il buco nero è letteralmente il cerchietto nero al centro della ciambella, e quindi non si vede davvero. Ma non si vede non per nostri limiti tecnologici, è che non si può vedere: un buco nero è infatti una regione dello spazio (spaziotempo, a fare i pignoli) in cui l’attrazione gravitazionale di una massa risucchia tutto, luce compresa. Nulla sfugge né può sfuggire (Hawking passamela questa, per il momento). Con “nulla” intendiamo anche la luce che ci fa vedere le cose, trasportando informazioni come un postino spaziale.

Il buco nero che (non) vedete è quello di una galassia chiamata Messier 87, o M87, o Virgo A, o ancora NGC 4486. Questo perché a noi astrocosi piace un sacco complicarci una vita già piena di disagi e solitudine dando tanti nomi diversi e complicati alla stessa cosa, manco fossimo un Cracco in Galleria Duomo a Milano.
- Cameriere, mi scusi... cos’è di preciso questo “Trionfo ghiacciato di nettare olmeco e centrifuga di latte in fantasia di cialda dolce e pioggia di nocciolo” da 15 euro?
- Un cornetto Algida.