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martedì 5 novembre 2024

La categoria di imperialismo è ancora attuale e quali sono i paesi imperialisti? - Domenico Moro

Da: https://giuliochinappi.wordpress.com - Domenico Moro è sociologo e ricercatore presso l'Istat, dove si occupa di indagini economiche strutturali sulle imprese. Ha lavorato nel settore commerciale di uno dei maggiori gruppi multinazionali mondiali ed è stato consulente della Commissione Difesa della Camera dei deputati. Collabora con quotidiani e riviste nazionali ed è autore di diversi volumi di carattere economico, politico e militare. Negli ultimi anni ha pubblicato il Nuovo Compendio del Capitale. 

Vedi anche: Stagflazione e crisi del dollaro - Domenico Moro  

IL COLONIALISMO di ieri e di oggi. USA, RUSSIA, e CINA: quali sono realmente i PAESI IMPERIALISTI? - Alessandra Ciattini

Leggi anche: L'imperialismo. Fase suprema del capitalismo*- Vladimir Lenin (1916)  

Il capitale finanziario (estratti dal capitolo XXII, 1910) - Rudolf Hilferding 

Esiste oggi un imperialismo europeo? - Domenico Losurdo 

Dal primo dopoguerra al Secondo conflitto mondiale (passando per la grande crisi del ’29) - Mauro Rota e Francesco Schettino 

Sviluppo capitalistico e Guerra. Un testo illuminante di Gianfranco Pala 

Il mito dell’imperialismo russo: in difesa dell’analisi di Lenin - Renfrey Clarke, Roger Annis 

IMPERIALISMO E SOCIALISMO IN ITALIA - Vladimir Lenin (1915)

L’imperialismo nel XXI secolo - John Smith 



Dalla fine dell’Ottocento, l’imperialismo moderno si sviluppa come sistema di dominio economico e politico delle potenze capitaliste occidentali. Oggi, nonostante la decolonizzazione, persistono dinamiche imperialiste che si manifestano tramite il controllo finanziario e geopolitico esercitato da Stati e multinazionali. 


Il termine di imperialismo è associato ai più importanti imperi del passato come quello romano o quello persiano. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento il termine di imperialismo è stato ripreso per descrivere la nuova realtà mondiale, caratterizzata dalla formazione di diversi imperi facenti riferimento soprattutto agli stati dell’Europa occidentale. Per questo il periodo tra la seconda metà dell’Ottocento e il 1945, quando inizia la decolonizzazione, è stato definito l’età degli imperi. L’impero più vasto era quello britannico, seguito da quello francese, spagnolo, portoghese e olandese, che erano gli imperi più antichi. Tra gli ultimi Paesi a partecipare alla corsa alle colonie ci furono gli Stati Uniti, il Giappone, la Germania, il Belgio e l’Italia.

L’imperialismo moderno si differenzia da quello antico perché non rappresenta soltanto un espansionismo militare bensì un espansionismo in primo luogo economico, basato sulla conquista di territori da sfruttare e utilizzare economicamente, le colonie. L’imperialismo è una fase dello sviluppo del capitalismo, caratterizzando in modo peculiare l’economia dei Paesi imperialisti. Dal punto di vista globale l’imperialismo è un sistema basato sulla divisione tra un centro metropolitano, i Paesi imperialisti, e una periferia e una semiperiferia, entrambe sfruttate e oppresse dal centro.

Dal momento che dopo il 1945 è iniziato il processo di decolonizzazione e le ex colonie sono divenute stati indipendenti, si può parlare dell’esistenza di un imperialismo ancora oggi? Riteniamo di sì, ma con delle differenze. Quella di imperialismo rimane, quindi, una delle più importanti categorie di interpretazione della realtà. Per analizzare l’imperialismo attuale e definire le novità rispetto a quello della prima metà del Novecento dobbiamo partire da un testo che fu fondamentale nell’interpretazione dell’età degli imperi, “L’imperialismo. Fase suprema del capitalismo” di Lenin.

martedì 8 ottobre 2024

2024 o 1914? - Incontro con Luciano Canfora, introduce Federico Losurdo

Da: Università degli Studi di Urbino Carlo Bo - Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia, Dedalo Edizioni. (Luciano Canfora Podcast

Il socialismo e la guerra - Vladimir Lenin (1915)  
Better Fewer, But Better*- Vladimir Lenin (1923)

Spesso si ha l'impressione che le classi dirigenti europee stiano preparando popoli e Stati a un conflitto imminente. Anche la recente e molto celebrata Agenda Draghi sembra avere questo obiettivo. Diventa quindi essenziale, prima che sia troppo tardi, individuare le cause di una situazione sempre più fuori controllo e trovare strumenti, non solo politici, per fermare questa corsa folle verso il disastro. Da qui nasce l'idea di proporre una riflessione ponderata sulla forte somiglianza tra l'attuale situazione politica europea e quella che, nel 1914, portò alla Prima Guerra Mondiale. Alla base di questa riflessione c'è la convinzione che l'apparente unificazione globale in un unico sistema economico e sociale – il capitalismo neoliberale – stia scatenando una feroce competizione tra "spiriti animali", la quale, come allora, potrebbe tentare di risolvere le proprie contraddizioni attraverso la guerra. 




                                 

martedì 9 luglio 2024

In ricordo di Gianfranco Pala

Da: https://anticapitalista.org - Gianfranco Pala (1940 - 2023), Economista italiano. Docente di Economia alla Sapienza di Roma. Direttore della rivista LA CONTRADDIZIONE (https://rivistacontraddizione.wordpress.com). Studioso marxista tra i più rigorosi.

Leggi anche: E’ morto il compagno Gianfranco Pala, un marxista rigoroso. - Francesco Schettino

DIALOGO SOPRA UN MINIMO SISTEMA DELL’ECONOMIA, a proposito della concezione di Sraffa e degli “economisti in libris” suoi discepoli * - Gianfranco Pala e Aurelio Macchioro

Il “lupo marxicano” - Giorgio Gattei 

Dal prestito alle “tavolette” dei Sumeri (con le equazioni di Dgiangoz). Cronache marXZiane n. 13 - Giorgio Gattei

Vedi anche: Keynes e le ambiguità della liberazione dal lavoro - Riccardo Bellofiore 

Sraffa tra Ricardo e Marx - Riccardo Bellofiore 

Abbiamo appreso la notizia della scomparsa del compagno Gianfranco Pala. La sua critica dell’economia politica ha rappresentato un pilastro determinante nella formazione di tantissime e tantissimi compagne e compagni. Ci lascia un vuoto teorico e politico impressionante. Ma ci resta anche moltissimo. Ci resta l’enorme patrimonio dei suoi scritti, articoli, libri, opuscoli; ci restano i preziosissimi numeri della sua rivista Contraddizione. Ci mancheranno, però, i suoi convegni, le sue polemiche, le sue invettive e le sue straordinarie e inimitabili lezioni; soprattutto, ci mancheranno le nostre letture collettive del Capitale e quella sua testarda ossessione di leggere e rileggere, direttamente e continuamente, Marx ed Engels, senza mai cedere alle mistificazioni dell’accademia dominante. Ci stringiamo alla sua compagna, Carla Filosa, e alla sua famiglia con un abbraccio militante, comunista e rivoluzionario. Crediamo che il modo migliore per ricordarlo sia quello di riproporre la nostra presentazione alla ripubblicazione del suo capolavoro di critica dell’economia politica, anche grazie allo sforzo e al contributo di Sinistra Anticapitalista e della Biblioteca Livio Maitan. Grazie Gianfranco di tutto e per tutto. (https://anticapitalista.org14 novembre 2023)


Marx: lupus in fabula!

di Olmo Dalcò

Grazie alla volontà di un coraggioso editore, nonché alla pressione militante di Sinistra Anticapitalista, è stato ripubblicato il libro di Gianfranco Pala, Pierino e il lupo, dopo trentaquattro anni dalla sua prima uscita. Pierino e il lupo narra, ripercorrendo Prokofiev, in forma di favola economica, del rapporto tra Sraffa e Marx, che tanto affascinò le cattedre universitarie negli anni settanta, e tanto influenzò il dibattito nell’ambito della sinistra politica e sindacale. Tuttavia, così tanto è mutato il clima culturale e politico, negli ambienti accademici e non, che il dibattito attorno alle tesi di Sraffa ha fatto decisamente il suo tempo, essendo stato dimenticato persino il nome dell’illustre economista italiano. Perché allora la necessità di una nuova pubblicazione?

La prima risposta banale sarebbe quella di rendere omaggio a un vero e proprio capolavoro di critica dell’economia politica, ovviamente coscientemente trascurato dall’accademia dominante, sempre più meschinamente ideologica e oscurantista. La seconda risposta militante è che la crisi economica a cui stiamo assistendo è anche una crisi dell’economia borghese e della sua capacità mistificatoria. Infatti, l’opera, pur narrando di come Pierino, ovvero Piero Sraffa, riuscì a mettere in gabbia Marx, ovvero il lupo, si conclude, tuttavia, con un lupo vivo e agitato all’interno di una gabbia neanche troppo resistente.

domenica 30 giugno 2024

La politica israeliana tra occupazione e massacro - Gideon Levy

Da: Invictapalestina - Evento organizzato a Lucca da Pax Christi il 29 novembre 2014 - Auditorium San Romano: Giornata ONU per i diritti del popolo palestinese. - Gideon Levy è un giornalista israeliano. Dal 1982 scrive per il quotidiano israeliano Haaretz e dal 2010 anche per il settimanale italiano Internazionale. Considerato un esponente della sinistra israeliana, nella sua attività giornalistica è sempre stato molto critico sulla politica israeliana di occupazione dei territori dello Stato di Palestina



“Con il mio lavoro voglio documentare tutto perchè un giorno, quando tutto sarà finito, gli israeliani non possano dire 'non sapevamo'. Sono nato e vissuto a Tel Aviv sentendomi una vittima e non certo un occupante e ho pensato questo fino agli anni '80, quando ho cominciato a lavorare per Haarez, che mi ha inviato nei Territori Occupati. Solo lì ho cominciato a vedere e a capire. Come chiamereste un regime in cui uno dei due popoli gode di tutti i diritti mentre l'altro non ha nulla? Io lo chiamo apartheid”.

                                                                           

domenica 18 febbraio 2024

Le radici valutarie del conflitto in Ucraina - Francesco Schettino

Da: https://www.lantidiplomatico.it - in origine su: https://journals.uniurb.it/index.php/materialismostorico - Francesco Schettino (Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli) è un economista italiano.

Leggi anche: Le caratteristiche economiche della questione palestinese - Francesco Schettino 


1. L’ultima grande crisi e la conflittualità valutaria

Anche il più grande sostenitore delle logiche dell’attuale modo di produzione, se mosso da onestà, non potrebbe negare che da almeno 25 anni il capitale mondiale, nella sua interezza, versa in uno stato di difficoltà, come mostrato dalla Figura 1, seguendo una tendenza ribassista già emersa almeno dalla fine degli anni sessanta, come avremo modo di spiegare più avanti. 

Figura 1 – Tasso di crescita del Pil pro-capite – dato mondiale (1961-2021) – Dollari Usa 2015 costanti. Fonte: World Bank national accounts data, and OECD National Accounts data files.

Il denominatore comune di questa tendenza di medio-lungo periodo può essere individuato nell’eccesso patologico di sovrapproduzione1 che impedisce a tutto il valore prodotto di essere collocato adeguatamente o, in altre parole al plusvalore complessivo di tradursi in profitto a causa della limitatezza del mercato mondiale e della domanda pagante in grado di assorbire tale sistematico eccesso. In questo capitolo tenteremo di focalizzare il nostro campo di indagine sulle evoluzioni del ritmo di accumulazione delle ultime due decadi, ossia a partire dal biennio 2007/2008, periodo ricordato da molti come quello della “crisi finanziaria”. Già l’adozione diffusa di questa limitativa definizione, ormai ampiamente acquisita e sussunta, descrive adeguatamente la natura e l’entità del tentativo di nascondere le vere peculiarità della crisi emersa nel 2008 come epifenomeno di un problema che, come abbiamo già iniziato a vedere è più antico ed endemico al sistema. Del resto, quello di coniare appellativi, talvolta creativi, non è una novità degli ultimi anni. Almeno dal secondo dopoguerra, la classe dominante, assieme ai propri organi di diffusione di massa, ha impiegato molte risorse per negare la specificità principale della crisi – ossia quella di immanente – attribuendogli periodicamente una etichetta in grado di deviare l’attenzione su capri espiatori creati per l’occasione, facendo anche leva su ricostruzioni apparentemente verosimili. Quando la crisi, nella sua fenomenicità emerse violentemente negli anni settanta, fu ricondotta alla crescita dei prezzi dei prodotti petroliferi, mentre il riferimento all’annullamento unilaterale degli accordi di Bretton Woods da parte della nazione fino ad allora egemone (gli Usa) come inevitabile conseguenza degli scricchiolii emersi nel decennio precedente, viene ancora oggi espunto da ogni tipo di discussione “ufficiale” che metta in connessione i fenomeni. E così via negli anni novanta prima con la crisi “delle tigri asiatiche”, poi quella “della new economy”, a fine periodo; poi nel nuovo millennio la crisi “del terrorismo islamico”, alimentata da guerre giustificate da finte provette di armi di distruzione di massa, “quella finanziaria”, quella “della Covid19”, quella della guerra UcrainaRussia e chissà quante altre ancora. Nonostante la consecutività temporale sempre più ravvicinata, la cui evidenza di per sé dovrebbe raccontare una chiara continuità, smascherando la strategia di ricerca dei colpevoli di turno, una lettura complessiva delle crisi è ampiamente negata. Per questa ragione, ci sembra opportuno qualificare innanzitutto la crisi che viviamo come crisi da sovrapproduzione e come denominatore comune dello sviluppo capitalistico globale degli ultimi decenni. Il fenomeno della crisi non è qualcosa di momentaneo o ascrivibile a una o più cause: l’eccesso di sovrapproduzione è difatti sistematico, endemico al modo di produzione del capitale e può assumere molte forme distinte a dispetto della comune radice sostanziale. Che i ritmi di accumulazione si siano assottigliati, questione a cui riesce a porre argine solo la straordinaria esperienza cinese con i suoi tassi di crescita, è cosa ormai visibile e difficile da negare. La Figura 2 mostra chiaramente come almeno dagli anni novanta i ritmi di crescita siano difformi e che, in particolare, il ritmo di accumulazione mondiale è sempre più prossimo allo zero.

giovedì 11 gennaio 2024

PER UNA SPERANZA DI FUTURO - Antonio Minaldi

Da: https://www.pressenza.com/it - https://noteblockrivista.blogspot.com - Antonio Minaldi, militante nei movimenti fin dal 68. Esponente del movimento studentesco del 77 e fra i fondatori dei COBAS SCUOLA nell'87. Si occupa di attualità politica e di studi di filosofia collaborando con varie riviste.
Alessandra CiattiniAlessandra Ciattini (Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni - 


È stato recentemente pubblicato, col titolo “Semi di un mondo futuribile. Note sparse su alcuni problemi internazionali del nostro tempo” l’ultima fatica di Alessandra Ciattini, studiosa e militante politica stimata e a tutti nota nell’ambito della sinistra marxista e radicale


È stata recentemente pubblicata, col titolo Semi di un mondo futuribile. Note sparse su alcuni problemi internazionali del nostro tempo (Multimage, 2023), l’ultima fatica di Alessandra Ciattini, studiosa e militante politica stimata e a tutti nota nell’ambito della sinistra marxista e radicale.

Si tratta di una raccolta di articoli e di saggi che l’autrice, come viene detto già nel titolo, ha dedicato, con uno sguardo proteso a 360 gradi, ai problemi e alle più scottanti questioni che riguardano gli assetti geopolitici del nostro tempo.

Quello che subito colpisce l’attenzione del lettore è la grande competenza sempre messa in mostra, e la specifica conoscenza, delle materie trattate e dei fatti presi in considerazione, sempre suffragati da una dovizia di dati e di precisi riferimenti e rimandi, evidentemente frutto di studio e di attente ricerche, ma anche, come nel caso del Sudamerica ed in particolare delle vicende che riguardano Cuba, di una conoscenza personale acquisita attraverso anni di scambi personali e di viaggi, motivati da una scelta di militanza politica che imponeva il bisogno di andare a verificare di persona senza accontentarsi di ciò che si può acquisire dalla semplice lettura a distanza.

martedì 12 dicembre 2023

Le caratteristiche economiche della questione palestinese - Francesco Schettino

Da: https://contropiano.org - Questo contributo è uscito anche su marxismo oggi.it e lantidiplomatico.it - 

Francesco Schettino (Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli) è un economista italiano. 


Gli eventi del 7 ottobre e quelli che sono avvenuti nelle settimane appena successive sono stati senza dubbio caratterizzati da un livello di violenza senza precedenti.

Per quanto l’attacco palestinese sia stato sicuramente enfatizzato e strumentalmente caricato di brutalità con notizie che al momento non sono state in gran parte verificate (parliamo di stupri, decapitazioni di bambini israeliani ecc.)1, di certo, per mano di Hamas, degli altri gruppi che hanno organizzato l’attacco e dello stesso esercito israeliano2 che è intervenuto, molto sangue è stato sparso3.

Nelle settimane immediatamente successive, la rappresaglia contro Gaza e Cisgiordania è stata estremamente violenta determinando una quantità di vittime che al 27.11.2023 è così contabilizzata secondo l’Osservatorio per i diritti umani Euro-Med: il 61% delle vittime non sono uomini adulti. 8.176 sono bambini e 4.112 donne.

Peraltro, delle 20.000 morti accertate, il 92% sono civili e più dell’80% della popolazione di Gaza (circa 1,7 milioni di abitanti) è stata sfollata dalle proprie case e vive in luoghi non sicuri e pieni di enormi difficoltà, in primis il reperimento di cibo. In altri termini nei primi 50 giorni di aggressione israeliana quotidianamente, in media, sono stati uccisi 167 bambini e 377 civili. Si immagini che in una situazione per alcuni versi simile, quella del conflitto ucraino-russo, in meno di 2 anni di guerra sono stati uccisi meno di 10.000 civili.

Insomma, l’enorme aggressività ha colpito intimamente chi ha provato a conoscere i fatti non abbandonandosi ciecamente alla propaganda dei media occidentali che, monoliticamente allineati alle volontà dei governi, tutti o quasi filo-israeliani, ha tentato di nascondere una verità che via via, divenendo enorme, ha iniziato a sgretolare il muro granitico di silenzio tirato su dalle borghesie occidentali.

Le oceaniche, per certi versi inattese, reazioni di piazza che si sono viste in tutto il mondo – persino in luoghi inusuali come Washington DC e Londra – hanno interpretato questa spinta emotiva a mettere fine a un massacro che avrà una eco al momento del tutto imprevedibile.

martedì 14 novembre 2023

E’ morto il compagno Gianfranco Pala, un marxista rigoroso. - Francesco Schettino

Da: https://contropiano.org - Francesco Schettino (Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli) è un economista italiano. 

Ascolta anche: https://gemininetwork.it/yesterdays-papers-in-memoriam-gianfranco-pala-roma-1940


E’ deceduto dopo una lunga malattia il compagno Gianfranco Pala. 83 anni, economista e studioso marxista tra i più rigorosi. Per anni ha curato la pubblicazione della rivista “La Contraddizione” (https://rivistacontraddizione.wordpress.com) che è stata un punto di riferimento, analisi e documentazione marxista.

Negli anni Novanta ci siamo confrontati spesso in forum pubblici con Gianfranco Pala facendo tesoro di alcune sue tesi come la lettura della crisi capitalistica dei primi anni ‘70 come crisi tuttora irrisolta. Ed anche dei suoi lavori sul rapporto tra Stato ed economia. Non sempre siamo giunti alle medesime conclusioni, ma è stato sempre un confronto di merito e di valore, utilissimo per rielaborare un punto di vista comunista che cercasse di stare all’altezza, appunto, della “contraddizione”.

Sulla vita e il contributo di Gianfranco Pala pubblichiamo un ricordo curato da Francesco Schettino che lo ha affiancato per anni e ha collaborato all’esperienza della rivista “La Contraddizione”.

Alla sua compagna di sempre, Carla Filosa, e alla figlia giunga l’abbraccio della nostra redazione. ( Redazione Contropiano)

In memoriam – Gianfranco Pala (Roma, 1940)

di Francesco Schettino 

Pala ha speso la propria vita innanzitutto nell’affermazione della correttezza della teoria del valore (e del plusvalore) così come scoperta da Marx, «che è divenuta legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata » (Engels 1883) e che «ha subitamente gettato un fascio di luce nell’oscurità in cui brancolavano prima, in tutte le loro ricerche, tanto gli economisti classici che i critici socialisti» (Engels, ibidem).

sabato 23 settembre 2023

Migrazioni. Non c’è “una” soluzione - Sergio Cararo

Da: https://contropiano.org - Sergio Cararo, Rete dei Comunisti, Direttore di CONTROPIANO.

Leggi anche: La migrazione come rivolta contro il capitale*- Prabhat Patnaik**

"CRISI DISUGUAGLIANZE E POVERTÀ" - Sergio Cararo intervista Francesco Schettino - 

La complessità del fenomeno migratorio e le sue determinanti*- Alessandra Ciattini 


Gli arrivi di migranti in Italia, che fanno parlare arbitrariamente la destra e gli idioti di “invasione”, sono un sicuramente un dato rilevante sul piano nazionale, ma che diventa relativo sul piano globale.

I migranti e rifugiati arrivati in Italia nel 2023 sono circa 130.000, partiti soprattutto dalle coste della Libia e della Tunisia. In gran parte si tratta di migranti africani e mediorientali, una cifra più o meno pari allo 0,23% della popolazione italiana.

Per avere un termine di paragone, va segnalato che i rifugiati interni alla sola Africa sono circa 36 milioni, in pratica il 44% dei rifugiati a livello mondiale.

Milioni di persone che sono state costrette a spostarsi per le guerre, la siccità, le violenze tribali. I paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati sono Turchia Iran, Colombia, Germania e Pakistan.

Le Nazioni Unite calcolano che dal 2014 a oggi più di 2,6 milioni di persone hanno attraversato il Mediterraneo in fuga da guerre, violenze e povertà e dirette in Europa. Più di 29.100 sono morti in mare.

venerdì 17 marzo 2023

La riforma del MES



Iniziativa politica sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità MES e le sue ricadute sociali. 
Interventi di Emiliano Brancaccio, Gianmario Cesarini e Marco Veronese Passarella
Introduzione di Pasquale Vecchiarelli. 
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              

martedì 31 gennaio 2023

Il Forum economico di Davos: prospettive per il futuro? - Francesco Schettino

Da: la Città Futura - https://www.lacittafutura.it
Francesco Schettino (Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli) è un economista italiano. (http://www.contraddizione.it/Contraddizioneonline.htm)


Alessandra Ciattini intervista l’economista Francesco Schettino che valuta i risultati del Forum di Davos, avvisandoci che quello che viene detto in pubblico è assai diverso da quello che i partecipanti si dicono nelle segrete stanze. A differenza del moderato ottimismo della Lagarde, il documento, partorito dal Forum, è apocalittico e prospetta una policrisi che investirà ogni aspetto della vita umana, i cui costi più gravosi saranno ovviamente scaricati sulle spalle dei lavoratori. Interrogato sul tema, Schettino ci illustra anche il forte ruolo della tecnologia negli anni venturi, che spinge alcuni ad immaginare una vera e propria fusione uomo-macchina, da cui scaturirà una sorta di superuomo. Tecnologia che sarà sempre più usata per il controllo e la sorveglianza delle popolazioni.

                                                                           

sabato 21 maggio 2022

Sanzionati e sanzionatori - Alessandra Ciattini

Da: https://www.lacittafutura.it - Alessandra Ciattini (collettivo di formazione marxista "Stefano Garroni”) ha insegnato Antropologia culturale alla Sapienza. 

Leggi anche: Le sanzioni logorano soprattutto chi le impone - Guglielmo Forges Davanzati 

Sachs: «Il grande errore degli Stati Uniti è credere che la Nato sconfiggerà la Russia» - Federico Fubini 

La conflittualità valutaria e l’enigma del gas valutato in rubli - Francesco Schettino 

La battaglia del gas. Con la mossa russa in gioco la nostra sopravvivenza - Alberto Negri 

COME DISTRUGGERE UN PAESE: IL NOSTRO - Vincenzo Costa 

Vedi anche: Geopolitica. Gli USA perderanno anche la leadership energetica - Demostenes Floros


L’UE e gli Stati Uniti, re delle sanzioni, hanno preso misure controproducenti per loro e non solo?



L’impiego delle sanzioni per colpire i propri nemici è una pratica antica, che può avere esiti imprevisti. Ricordo per esempio il Blocco continentale, cui aderirono la Russia e l’Austria, deciso nel 1806 a Berlino da Napoleone Bonaparte, con il quale proibiva l’approdo ai porti dei paesi occupati dai francesi alle navi britanniche in analogia al trattamento che ricevevano le imbarcazioni francesi quando si avvicinavano alle coste d'oltreManica. Dopo che la sua flotta congiunta a quella spagnola era stata sconfitta nella celebre battaglia di Trafalgar, nei pressi di Cadice, nel 1805 l’imperatore dei francesi ritenne che quello fosse l’unico mezzo per piegare i suoi più pericolosi nemici; mezzo che d’altra parte, anche se non sempre rispettato, avvantaggiò la Francia, consentendole di esportare i suoi prodotti in tutta Europa.

Anche l’Italia fu sanzionata dalla Società delle Nazioni in occasione della sua espansione coloniale in Etiopia nel 1935 e le fu proibito di importare armi, materiale militare etc., ma poté continuare a ricevere rifornimenti energetici.

Oggi, dal punto di vista del Diritto internazionale, le sanzioni debbono avere come unico obiettivo quello di far cessare “una condotta illecita” e non possono avere una funzione afflittiva e punitiva. Esse non possono comportare l’uso della forza, che può essere deciso solo dal Consiglio di sicurezza delle NU, evento assai improbabile dato il diritto di veto delle grandi potenze. Ne consegue che gli Stati possono applicare “contromisure a fini di autotutela”, ma queste debbono essere rispettose dei diritti umani e non contraddire altre norme sancite dal Diritto internazionale. È cosa dubbia se il diritto di autotutela sia riservato anche agli Stati diversi dallo Stato leso, per colpire chi avrebbe violato gli obblighi procedenti dal Diritto internazionale e che stabiliscono sostegni di tipo solidaristico. E ciò mette in questione la decisione del cosiddetto Occidente di sostenere l’Ucraina.

lunedì 16 maggio 2022

Le ragioni della Russia - Aristide Bellacicco

Da: https://www.lacittafutura.it - Aristide Bellacicco, "Collettivo di formazione marxista Stefano Garroni"

Leggi anche: La fabbrica della “russofobia” in Occidente - Sergio Cararo

Liquidare la Russia e isolare la Cina - Lucio Caracciolo (12.04.2021)

La conflittualità valutaria e l’enigma del gas valutato in rubli - Francesco Schettino

Annie Lacroix-Riz: "C'è un contesto storico che spiega perché la Russia è stata messa all'angolo"

Quale idea di Occidente? Un’analisi filosofica del conflitto - Vincenzo Costa



Un esame delle ragioni del conflitto alla luce non dello “scontro fra potenze” ma della volontà di potenza statunitense.

È necessario che nella questione Ucraina si operi una scelta di campo: non soltanto da parte marxista ma da parte di tutti coloro che sono ancora in grado di confrontarsi col mondo e con la situazione internazionale sulla base di un atteggiamento razionale che tenga conto della natura storica degli avvenimenti in atto.

La fine della seconda guerra mondiale ha decretato il ruolo egemonico degli Stati Uniti d’America e, insieme, un assetto geopolitico che è stato definito “guerra fredda” nei suoi effetti militari e politici e, sul piano ideologico, ha dato luogo alla contrapposizione fra “democrazie occidentali” e “totalitarismi”.

Paradossalmente, ma non tanto, questa visione ha legittimato nel secolo scorso, e segnatamente dopo la fine dell’Unione Sovietica –vale a dire del principale paese classificato come “totalitario”- la libertà degli Stati Uniti di proporsi e agire come poliziotto del “mondo libero” intervenendo militarmente ovunque l’abbiano ritenuto opportuno in base ai propri interessi: Jugoslavia, Iraq (due volte), Afghanistan ecc.

Ma ancor prima che l’URSS implodesse, l’azione dei servizi e dell’esercito nordamericano si era rivolta con estrema determinazione contro varie esperienze riconducibili a movimenti di indipendenza nazionale e di carattere antiimperialista: basti qui ricordare il Vietnam, Cuba e il Cile.

sabato 23 aprile 2022

La conflittualità valutaria e l’enigma del gas valutato in rubli - Francesco Schettino

Da: https://www.lantidiplomatico.it - Francesco Schettino è un economista, docente All’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli e all’Università Popolare Antonio Gramsci di Roma. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni ed è stato uno dei maggiori collaboratori della pregevole rivista marxista La Contraddizione (https://rivistacontraddizione.wordpress.com).

Vedi anche: "CRISI DISUGUAGLIANZE E POVERTÀ" - Sergio Cararo intervista Francesco Schettino

L'attualità più stringente ci induce a pensare che la questione valutaria sia di nuovo al centro dell'attenzione. Non è un caso che essa venga adoperata come arma all’interno di un conflitto esplicito e che sembri essere la reazione più forte e più evidente che il governo russo ha messo in piedi per contrastare le sanzioni che nel frattempo continuano a mutare forma e divenire sempre più coercitive nei confronti della Russia e del popolo russo. Se ne è parlato tanto però sembra opportuno specificare alcuni elementi innanzitutto semplificando all'osso la questione. È pertanto importante tornare un po’ indietro e cercare di delineare dal punto di vista concettuale che cosa è una valuta internazionale e perché appunto il governo russo abbia pensato di attuare una mossa del genere per agire da contrappeso alle sanzioni internazionali. 

Innanzitutto, è importante districarci da quel nodo teorico perlopiù inventato dal mainstream - in altri termini la scuola liberale, conosciuta in dottrina come neoclassica o marginalista - per cui la moneta non possa influenzare le variabili reali come disoccupazione e reddito (il famoso “velo”). A livello capitalistico la moneta è una merce a tutti gli effetti disponendo di tutte le caratteristiche degli altri beni prodotti capitalisticamente e cioè di un valore d’uso, un valore di scambio. Solo le banche centrali hanno l’autorità per emetterle e dunque si può dire che esista un monopolio nella sua produzione.

Semplificando al massimo, dunque, quando si parla di due elementi fondamentali ossia delle riserve internazionali di valuta pregiata e al contempo della valutazione di alcune risorse, come per esempio il caso del gas - o potrebbe essere anche quello del petrolio -, in valute diverse si toccano questioni di un certo rilievo che vanno a far vacillare i gangli del sistema stesso. In sostanza, le riserve internazionali - che quasi tutte le banche centrali del mondo detengono - servono principalmente per tre ragioni 1) Acquistare merci straniere; 2) Agire da potenziale contrappeso (anche come deterrente) per eventuali ondate speculative al ribasso sulla valuta nazionale; 3) Onorare contratti (anche debiti) denominati in valuta pregiata straniera.

venerdì 8 aprile 2022

Gianfranco Pala: L’"AntiKeynes" - Francesco Schettino

Da: Università Popolare Antonio Gramsci - https://www.unigramsci.it - Casa del Popolo "Ladri di biciclette", Val Melaina.
Gianfranco Pala, già docente alla Sapienza di Roma, è un economista italiano. Fondatore della rivista LA CONTRADDIZIONE (https://rivistacontraddizione.wordpress.com). 
Francesco Schettino è un economista italiano, docente All’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli e alla Università Popolare Antonio Gramsci. Redattore della rivista LA CONTRADDIZIONE.


Primo incontro: Keynes contro Marx
                                                                           

Secondo incontro: Stato e mercato. La falsa dicotomia https://www.youtube.com/watch?v=TZV2NX3TUhk 
Terzo incontro: Capitale: unicità e molteplicità 
Quarto incontro: Crisi di sottoconsumo e di sovrapproduzione https://www.youtube.com/watch?v=nTVGq73LNFc 

domenica 12 dicembre 2021

"CRISI DISUGUAGLIANZE E POVERTÀ" - Sergio Cararo intervista Francesco Schettino

Da: casa del popolo ladri di biciclette -  Sergio Cararo, Rete dei Comunisti, Direttore di CONTROPIANO - Francesco Schettino è un economista italiano. 



Francesco Schettino, Fabio.Clementi, Crisi, disuguaglianze e povertà. Le iniquità del capitalismo, da Lehman Brothers alla Covid-19, La Città del Sole, 2020.

                                                                         
Vi sono intere generazioni costrette a scandire l'intera esistenza con le conseguenze di crisi economiche, sociali e ambientali sempre più gravi e ravvicinate. La pandemia ha messo in luce molte iniquità del capitalismo in questa fase, innanzitutto le disuguaglianze: a fronte di un élite sempre più ricca e potente, vi sono nel nostro paese e in tutto il mondo enormi masse che vivono nell'indigenza e che non hanno accesso ai servizi essenziali. Chi desidera conoscere l'origine e l'evoluzione delle ultime crisi mondiali e locali troverà in queste pagine le analisi, le spiegazioni e le evidenze che consentono di rintracciare la verità che le classi dominanti tentano di nascondere. 

Francesco Schettino è professore di Economia politica presso l’Università della Campania “L. Vanvitelli”. È autore di monografie e pubblicazioni di respiro internazionale (World Development, Cambridge Journal of Economics, Review of Income and Wealth, Structural Change and Economic Dynamics, Journal of Economic Inequality, Journal of Policy Modeling). Redattore della rivista “La Contraddizione”(https://rivistacontraddizione.wordpress.com), è coordinatore europeo della RICDP (Rete internazionale per lo studio del debito pubblico), fondatore di Radio Quarantena, è docente e tra i fondatori dell’Università popolare A. Gramsci (https://www.unigramsci.it). 

                          

martedì 7 dicembre 2021

Epidemia di sovrapproduzione - Carla Filosa, Gianfranco Pala, Francesco Schettino

Da: https://www.carmillaonline.com 

Gianfranco Pala è un economista italiano. Direttore della rivista LA CONTRADDIZIONE (https://rivistacontraddizione.wordpress.com).

Carla Filosa insegna dialettica hegeliana e marxismo. Redattrice della rivista LA CONTRADDIZIONE. Docente alla Università Popolare Antonio Gramsci (https://www.unigramsci.it - https://www.facebook.com/unigramsci).

Francesco Schettino è un economista italiano, docente All’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli e alla Università Popolare Antonio Gramsci. Redattore della rivista LA CONTRADDIZIONE. 

Pubblichiamo di seguito un estratto della “Premessa” di Crisi globale. Il capitalismo e la strutturale epidemia di sovrapproduzione (Lad, 2021, pp. 210, € 15,00). 

Il volume affronta da un punto di vista teorico le moderne crisi capitalistiche con riferimento alle dinamiche valutarie transnazionali criticando gli approcci sottoconsumisti e neoclassici. In questo contesto gli autori mettono in discussione l’immagine dello shock pandemico come circostanza esterna alla dinamica dell’accumulazione, esplicitando le modalità con le quali tale evento viene utilizzato per comprimere quote di ricchezza sociale destinate alle classi lavoratrici.(https://www.carmillaonline.com) 

La “missione” del capitale, o più precisamente la necessità di sviluppare incessantemente le forze produttive che la storia sembra avere affidato a questo modo di produzione, presenta sempre più chiaramente l’insieme delle sue contraddizioni. L’allevamento intensivo di animali – come anche lo sfruttamento progressivo e senza remore delle risorse naturali senza ritegno a sconvolgere gli ecosistemi del pianeta – è dettato sicuramente dall’aumento della popolazione mondiale e dallo sviluppo sempre più veloce della molteplicità dei suoi bisogni, ma l’uso tecnologico e organizzativo di questo processo, dettato dal dominio delle cose, è dovuto al perseguimento del fine “miserabile” e contraddittorio della produzione di plusvalore, quale unico fine di questo sistema. La involontarietà poi, quella che invece viene moralisticamente scambiata per crudeltà od anche brutalità, sta a significare qui la incapacità, non individuale ma proprio del sistema, a far emergere una responsabilità umana cioè razionale delle azioni impiantate, unicamente soggette invece alle leggi di sviluppo precipue della produzione di merce in quanto valore, e indipendentemente dal valore d’uso, che viene così a costituire uno scarto da non considerare. Ѐ chiaro che i comportamenti individuali degli operatori possano essere repellenti od anche riprovevoli, ma il problema non concerne i molti singoli resi subalterni, bensì la centralizzazione sempre crescente del comando sulla forza-lavoro e la classe che ne gestisce il pluslavoro, secondo modalità, ritmi, efficienza, comportamenti indotti, anche valutabili come criminali e disumani.

La crisi di capitale, strutturale, è quindi la necessità – finché durerà questo modo di produzione – cui l’eccedente accumulazione di plusvalore va incontro, proprio per l’ottimizzazione del suo riprodursi ad ogni rotazione dei singoli capitali, anarchicamente concentrati e centralizzati. Se dunque l’accumulazione decresce anche per la saturazione dei mercati esistenti, si deve intensificare lo sfruttamento sia delle risorse inorganiche sia di quelle animali e umane, tutte eguagliate nell’unica accezione di merce, cioè veicolo di valore. Per promuovere inoltre tali condizioni che svelerebbero i fini indicibili del sistema, questo deve ammantarsi di rappresentazioni ideologiche rassicuranti in cui si proclamano ed esaltano benefici per tutti, nascondendo i danni che da questi si producono, finché non appaia la contraddizione reale, imponderabile o magari anche messa in conto, ma che non dovrà mai intaccare – al momento – i profitti attesi che si appelleranno all’“emergenza”. Il boomerang economico sotto forma di virus lo diventerà solo quando il numero di vittime si farà troppo alto per non poterlo più affrontare in termini di eccezione, ma si presenterà all’interno della indicibile norma. I morti cinesi, od anche africani, sudamericani preoccupavano, ma poi non eccessivamente, finché non sono diventati anche europei, statunitensi e poi mondiali.

La rappresentazione del capitale anche qui ha dovuto mostrare allarme per il bene dell’umanità tout court, quando al contrario aveva già predisposto investimenti su un mercato ancora inedito per questo promettente livello, quello dei vaccini su scala mondiale presumibilmente per tutti. La cosiddetta vendetta della natura è stata così trasformata in un investimento produttivo (di plusvalore) insperato – una forma di politica espansiva di contrasto alla crisi di capitale -, mentre l’attesa messianica del vaccino da parte delle masse soggette all’infezione e alla morte sarebbe stata mediaticamente percepita solo come una soluzione alla “calamità naturale”, facilmente credibile. I nuovi vaccini sono subito apparsi però per quello che fondamentalmente sono: merce esclusiva. I diritti proprietari o brevetti si sono mostrati diretti all’innalzamento dei prezzi, o alla incetta delle dosi che prioritariamente sarebbero servite alla vantaggiosa ripartenza competitiva delle proprie industrie, a scapito delle altre costrette a rallentare la produzione. L’interesse generale dei “benefattori del mondo intero” si è ristretto nei luoghi della centralizzazione dei capitali egemoni. L’unificazione del mercato mondiale, quale intrinseca legge di sviluppo di questo modo di produzione, impersonale e separata da ogni controllo da parte sia dei produttori sia della popolazione in genere, diventa così la fonte da cui partono tutte le contraddittorietà reali, tra cui l’ipotesi di “un’era di pandemie” come sembra abbia pronosticato l’attuale Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. La crisi di capitale riaffaccia allora anche qui la sua sotterranea presenza nello scambio ineguale di plusvalore contro plusvalore, di scambio tra capitali e non contro consumo finale privato. L’investimento netto di capitale da uno Stato all’altro o da una determinata industria – nel nostro caso farmaceutica – avviene entro le gerarchie dell’imperialismo transnazionale, il che comporta che il vaccino veicolerà il plusvalore prodotto dai lavoratori dei paesi dominati o più deboli verso le proprietà egemoniche, col potere di dosarne l’erogazione in base al maggior profitto.